Agalma PDF

Title Agalma
Course Didattica generale
Institution Università degli Studi di Foggia
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Summary

AGALMA1. SULL’EROS PEDAGOGICO1. CRISI PEDAGOGICAOggi la pedagogia è entrata in crisi come sapere umanistico poiché la sua identità è stata ridimensionata a causa dei saperi specializzati e dal tecnicismo che hanno impoverito le teorie pedagogiche e hanno indotto la pedagogia ad abbandonare il suo ru...


Description

AGALMA 1. SULL’EROS PEDAGOGICO 1. CRISI PEDAGOGICA Oggi la pedagogia è entrata in crisi come sapere umanistico poiché la sua identità è stata ridimensionata a causa dei saperi specializzati e dal tecnicismo che hanno impoverito le teorie pedagogiche e hanno indotto la pedagogia ad abbandonare il suo ruolo di veicolo che trasmette valori di uguaglia, dignità e umanità. La pedagogia si è sempre più separata dai bisogni umani divenendo scienza di fatto. E’ necessario che la pedagogia sia in grado di riuscire a ripristinare i propri principi. La pedagogia deve ritrovarsi come pedagogia della vita aprirsi all’esistenza , togliendo maschere a quelle metafore che allontanano l’uomo dalla sua umanità. Per far ciò deve scendere verso l’immaginativo dove nascono gli agalmata. Agalma è un mito narrato da Ovidio che ha come protagonista Pigmalione, scultore che si innamora della sua statua tanto da volerla far divenire reale. Agalma rappresenta un miraggio, è il gioco di un bimbo dinanzi ad un Pezzo di legno, è la parola incomprensibile di uno straniero, potenza dell’eros. Agalma è la didattica senza comandamento che come la carezza cerca libertà. 2. RELAZIONE EDUCATIVA E FENOMENOLOGIA Una risposta alla crisi pedagogica è la pedagogia fenomenologica , trova fondamento nel volume pedagogia e fenomenologia di Paci nel 1958. L’obiettivo di tale pedagogia è doppio: scientificità rigorosa; fondare tale scientificità attraverso esperienze, intenzionalità. La pedagogia fenomenologica ritiene il rapporto educativo fondato sull’esperienza, responsabilità e ritiene che il rapporto tra educatore e educando deve essere aperto affinchè possa l’educazione raggiungere il suo obiettivo. 3. L’EROS PEDAGOGICO E IL CONTRIBUTO PSICO-ANALITICO La crisi attuale delle scienze è testimoniata dal calo di iscrizioni all’università , poiché gli studenti la vivono come un luogo di passaggio non idoneo a formare la propria personalità. Nell’attuale mondo universitario mancano personalità aperte ad un mondo più ricco di carezze e affetti. Gli affetti sono una minaccia per l’attuale tecnicismo, ma per la psico-analisi sono fondamento delle relazioni educative. Freud afferma che il compito della scuola è quello di creare nei giovani il piacere di vivere offrendo loro un sostegno in un periodo in cui necessitano di allontanarsi dalla propria famiglia. Attraverso ciò può essere sgominata la pulsione di morte e l’eros si può trasferire tra l’educando e l’educato. 4. TECNICHE, CORPI, CAREZZA La pedagogia fenomenologica mettendo al centro l’eros dovrebbe rinunciare ad educare il corpo, luogo di pulsioni. Si riferisce anche ai sensi, percezione e pelle. Attraverso la pelle l’uomo si apre all’altro, attraverso il contatto. Il principale contatto è la carezza è la ricerca verso l’invisibile, trasporta il corpo verso l’apertura.

2. IL SIMPOSIO RAPPRESENTATO ALL’UNIVERSITA’ : UN ESPERIMENTO DIDATTICO 1. DIDATTICA AL LIMITE Marchetti si è occupata dell’eros pedagogico nel suo corso dal titolo Erotica e didattica, prendendo spunto da 4 modelli d’insegnamento: modello psico-analitico di Recalcati; modello didattico di Freire; modello di Socrate come presente nel Simposio di Platone ; modello di Cristo come si presenta nel vangelo di Matteo rivisitato da Pasolini. Per quanto riguarda il primo modello critica l’attuale digitalizzazione nella trasmissione del sapere affermando l’importanza della fisicità dell’ora di lezione, ossia l’incontro tra il corpo dell’insegnante e quello dell’allievo . Lo strumento erotico in ambito formativo è la voce dell’insegnante che dà spesso ai saperi trasmessi agli allievi, così come ha fatto Marcuse. Per quanto riguarda il simposio di Platone si mette in evidenza l’insegnamento di Socrate che ritiene che il principale desiderio umano sia la conoscenza. Socrate in quanto insegnante imita una madre che segue il figlio fin dalla gravidanza per poi allontanarlo nel corso della crescita senza fargli abbandonare il desiderio di autonomia. Per quanto riguarda il modello di Freire egli contrasta quell’educazione in cui la qualità dell’istruzione è misurata sulla quantità di conoscenze trasmesse dall’insegnante all’allievo. Bisogna contrastare ciò con l’amore. Infine la pedagogia di Cristo è lo sguardo e il riso dello stesso nei confronti dei bambini, garanzia che il mondo sarà anche dei piccoli. 2. LA PESTE, TEATRO, EDUCAZIONE Massa, maestro di Recalcati evidenzia lo stretto nesso tra educazione e teatro , infatti incentra le sue lezioni sulla peste luogo di erotismo. Il teatro per Artaud è una forma di peste poiché libera la vita dalle certezze. Massa fa riferimento al teatro educativo, dove il teatro è in grado di trasformare la vita in esperienze così come l’educazione. Il teatro così come l’educazione non segue regole troppo rigide, né fa riferimento a schemi prefissati poiché tiene conto della precarietà. Il programma educativo deve essere copione teatrale in cui educatore ed allievo recitano ognuno la propria parte mettendo in atto nuovi significati che non è facile cogliere con la sola lettura. 3.LABORATORIO TEATRALE E DIDATTICA IN AZIONE Sulla base dei modelli didattici analizzati in precedenza Marchetti ha dato vita ad un laboratorio teatrale. Il copione scelto è stato il simposio integrato con alcune parti dei testi di Freire, Pasolini, Recalcati e Marcuse. Il laboratorio è stato diviso in2 parti lettura e scrittura dove gli allievi si occupano di analizzare le parole del Simposio e recitazione e scenografia si occupano di assegnare le parti. 4.IL CORPO VIVENTE DELL’ATTORE Il corpo attraverso il teatro prende consapevolezza che la vita può essere compresa mettendosi nei panni dell’altro, così come fa l’attore. Il laboratorio ha sostenuto il lavoro degli attori, ha lavorato sulla sua formazione. In questo modo ogni attore si è identificato con il personaggio che ha interpretato , nel senso che tramite il personaggio ha raccontato sé.

5. IL TEMPO CORALE DELLA FESTA Nel teatro il singolo attore non deve compiacersi ma entrare in collaborazione con gli altri. Nel corso del laboratorio ogni studente si è preso cura del corpo e della recitazione dell’altro, trasformando l’evento teatrale in una festa. La festa è l’azione collettiva da cui nasce il teatro, è l’azione psicologica di condivisione, di apertura al futuro. 6. SPETTACOLO, UN ESAME CORALE Tenendo conto dell’indicazione dell’unesco la Marchetti nel suo corso di didattica generale ha introdotto la valorizzazione del teatro al fine di promuovere un percorso che esalta il talento dell’allievo. Ciò è stato fatto realmente nel 2016 quando gli studenti anziché sostenere un esame classico, si sono cimentati nella rappresentazione del Simposio. 7. MAGISTRA/MATER Nel corso del suo laboratorio teatrale la Marchetti ha sempre mantenuto l’autorità come madre e maestra per promuovere cambiamenti , valorizzazione delle differenze e originalità dell’allievo.

3. TESSERE, NARRARE, OSPITARE 1. IDENTITà NARRATIVA E OSPITALITA’ Nonostante i continui cambiamenti tecnologici la narrazione non ha perso il proprio valore grazie all’identità narrativa. Quest’ultima secondo Ricouer consente esperienze molteplici delle nostre vite, rimanendo se stessi nonostante i cambiamenti della vita. Bruner invece afferma che ogni uomo è dotato di identità narrativa nonostante le incertezze della vita stessa. L’identità narrativa si esplica attraverso la capacità di ascoltare le storie degli altri ecco perché non può fare a meno dell’ospitalità narrativa, ossia dell’altro. 2.NAZIONE E NARRAZIONE Spesso chi racconta le storie tende ad inserire al loro interno falsità creando così falsi miti. Ciò non solo viene messo in atto dal singolo individuo ma anche da intere nazioni che creano patrie immaginate. Di queste storie sono privi i bambini immigrati ecco perché la scuola deve promuovere identità e ospitalità narrativa attraverso l’educazione. 3. LA VOCE, DONO FEMMINILE In origine della narrazione rappresentava un dono femminile poiché le donne attraverso la loro voce sono riuscite a sottrarsi ovunque vi era una società patriarcale. Le donne infatti hanno adottato la voce per tramandare storie cancellate o dimenticate nel tempo. 4. DIDATTICA DELLA CAVERNA

Quando si parla di didattica della caverna si fa riferimento ai racconti delle donne che si trovavano nella caverna, prendendosi cura delle persone malate e iniziarono a dar vita i loro racconti per dargli conforto. Attraverso l’immaginazione le donne delle caverne con le loro storie hanno espresso bisogni biologici e l’interazione della donna con la natura. 5. DIDATTICA DEI FILATOI Questa didattica fa riferimento ai racconti delle donne nei filatoi, che tramandavano storie ai propri figli cariche di falsità come duelli ed eroi. Tali storie destarono preoccupazione durante il periodo repubblicano ad Atene perciò si decise di relegare tutti i filatoi. Le storie delle donne impegnate nei filatoi ricongiungevano la donna alla natura poiché era in grado di intrecciare filo del tempo e dello spazio. L’uomo derideva le storie della donna, fu questo il motivo per il quale apprese il kilim, ossia iniziò a tessere le proprie storie di quotidianità sui tappeti. 6. DIDATTICHE DELLE CUCINE Questa didattica fa riferimento alle storie narrate dalle madri o nonne impegnate a cucinare accanto al focolare. Il fuoco proiettava sul muro delle ombre e sulla baste di queste che le donne davano vita ai propri racconti . Il fuoco è sacro perché è possibile evincere l’anima e i segreti di una persona . Infatti in alcune città il focolare divenne pubblico per comprendere l’identità di un intero popolo. 7.DIDATTICHE DELLE FORESTE I fratelli Grimm nel 1806 si sono recati nella foresta nera per acquisire da Dorothea le fiabe che la donna conosceva e che le raccontava con molta sacralità. Pertanto i fratelli grimm iniziarono ad affermare che la fiaba era un mito che aveva perso la sacralità . Le fiabe di Dorothea furono raccolte dai fratelli grimm in una delle raccolte di fiabe più belle del mondo, intrise di poesia naturale espressione dell’uomo che vive in comunanza con la natura. Tale poesia rischia oggi di sparire per via della disneyzzazione. Per contrastare ciò bisogna mettere in atto una didattica viva che si basa sulla carezza e affetto. La fiaba deve essere viva , deve insegnare ai bambini le emozioni e che ci si può salvare solo con aiutanti magici per garantire il lieto fine. 8.DIDATTICA DELLE TERRAZZE La voce della notte era proibita di giorno nel mondo arabo ecco perché la si poteva ascoltare solo all’ombra della luna durante il samar, ossia una cerimonia araba notturna dove le donne narravano i propri racconti cariche di speranza e paura. Samar è il mondo dell’immaginazione che riguarda la donna, la sua prigionia rappresentata dall’harem. Le donne di notte salivano sulla terrazza e raccontavano alla luna le loro storie di infelicità così come ha fatto nonna jasmina , che di giorno tesseva il tappeto magico e di notte sulla terrazza immaginava di volar via con il suo tappeto. Anche Sherasad ha messo in atto delle storie durate per mille e una notte raccontate come stratagemma al califfo suo carnefice per sabotarlo. La tecnica di Sherasad è di sopravvivenza ma anche di strategia politica poiché riesce a contrastare la violenza con la non violenza. 9.DIDATTICA NELLE PIAZZETTE

Questa didattica è osservabile nell’atteggiamento delle donne anziane meridionali. Marchetti narra di una vicenda vissuta personalmente negli anni 80’ quando è stato avvertito il terremoto in lucania ed insieme ad un gruppo di volontari si recarono in queste terre per dar conforto e aiuti ai terremotati. In particolare ricorda quando un gruppo di anziane donne si erano rifiutate di indossare dei caldi piumini che gli erano stati portati dai volontari, perché non volevano togliere il loro scialle nero sinonimo di lutto. Le donne esprimono il lutto nel meridione sempre attraverso i medesimi segni scialle nero, battersi il petto e un lamento corale che permetteva di accompagnare il caro defunto fino alla casa perpetua. 10.AULE. PER UNA DIDATTICA DEL FILATOIO ALL’UNIVERSITA’ Per molti secoli la didattica è stata relegata nei filatoi, cucine e piazzette. Deve essere riscoperta la didattica viva, quella di Socrate e di Cristo , i quali insieme alle madri possono insegnarci ad insegnare tramite una didattica viva anche nelle aule universitarie. In tal modo l’insegnare diventa un avento narrativo e l’apprendere un atto affettivo solo se si è consapevoli che in ogni lezione che noi facciamo c’è nostra madre e nostro figlio, curiosità e nostalgia.

4. NECESSITA’ DELLA FIABA 1. LA FIABA E L’ASCOLTO DEL CONSIGLIO Il concetto di fiaba si distingue da quello di favola, poiché nel primo caso secondo Propp si tratta di un racconto fantastico frutto di un lavoro collettivo dove si possono evincere bisogni e valori di un popolo. La favola, invece si tratta un racconto fantastico realizzato da un unico autore. Altra differenza è che nella favola sono possibili infinite varianti cosa che non può avvenire nella fiaba altrimenti si rischia di non riuscire a cogliere i valori contenuti al suo interno. Il narratore deve essere colui il quale ha cucita addosso la propria esperienza. Secondo Benjamin il mestiere di narratore viene messo a repentaglio dalle tecnologie. Infatti la Marchetti afferma che il miglior modo per essere narratori è non far ricorso a tali tecnologie e attivare la didattica della carezza. L’insegnante infatti deve riuscire a rimodulare spazi e tempi scolastici pere creare un clima familiare per l’allievo. 2.LA FIABA E LE EMOZIONI Uno degli obiettivi centrali della fiaba è quello di fare in modo che i bambini siano in grado di riconoscere le emozioni più complesse anche traumi. La fiaba infatti deve aiutare il bambino ad individuare e superare il proprio trauma. Molti insegnanti sono scettici nel raccontare storie aventi contenuto pauroso ai bambini, ma secondo Bettlleim è fondamentale ciò perché permette la terapia della paura , ossia la capacità di individuare e superare la paura attraverso l’abreazione. Attraverso le fiabe il bambino viene educato alla speranza. Secondo Rodari affinchè i bambini non abbiano paura delle fiabe è necessario che siano realizzate attraverso un linguaggio familiare al bambino. Lenzi invece ha fatto superare la paura nella fiaba attraverso la musicalità.

3.LA FIABA E LA POESIA Nel 1800 e 1900 poeti come i fratelli grimm e Rosseau definirono la fiaba poesia popolare perché non ha limiti spazio – temporali. Secondo Novalis la fiaba è poesia perché adotta la medesima metrica della poesia stessa , e la poesia è fiaba perché in grado di ripristinare le condizioni originarie dell’incantesimo. Pascoli invece afferma che per essere narratore bisogna essere bambino ossia possedere la voce del fanciullino , la voce inascoltata dagli uomini impegnati negli affari quotidiani. Infatti questa voce è già posseduta dai bambini che sono in grado di evidenziare le poesie che prediligono: ninnananne costruite in base al suono delle parole, filastrocche costruite in base al ritmo delle parole, contina utilizzata per stabilire le regole in un gioco e la preghiera insegna un senso di compostezza. 4.LA FIABA E L’INTERCULTURA La fiaba è un oggetto intercultura. Propp infatti la definisce come oggetto glocale ossia locale strettamente legata al luogo in cui nasce e globale adotta strutture universali. Attraverso le fiabe si possono scoprire caratteristiche di un popolo. Le fiabe pur avendo lingue diverse presentano i medesimi valori. Ciò è comprensibile confrontando la fiaba di una cenerentola italiana con una araba che hanno lingue diverse ma i medesimi valori. Propp successivamente ha confrontato una fiaba russa con una europea , notando che nonostante avevano lingue diverse presentavano le medesime funzioni( aiutante, donatore, oggetto magico. Ecc. ). Secondo Propp tali funzioni sono legate alla formazione dell’individuo. 5. FIABA E SCIENZA Secondo Luthi la fiaba ha il compito di organizzare gli orrori del mondo, e secondo Enzo Marchetti questo è possibile attraverso il trixster, un trasgressore colui il quale è in grado di uscire da situazioni ingarbugliate attraverso l’astuzia. Oltre a ciò nella fiaba abbiamo la logica deweiana ossia l’uomo và alla ricerca delle migliori condizioni per superare gli ostacoli, ma dinanzi ad un ambiente sconosciuto si attua la tecnica dell’inferenza ossia garantire l’equilibrio con tale ambiente attraverso l’anticipazione del protagonista. Secondo Levistrauss le scienze umane devono adottare quindi il metodo del gioco per garantire unità. Infine secondo i fratelli Grimm sia le scienze umane che quelle naturali devono basarsi sulla logica della fiaba. 6. FIABA E DIVERSA ABILITA’ I bambini spesso sono i protagonisti delle fiabe dotati rispetto all’adulto di maggior capacità cognitiva e affettiva. I bambini all’interno delle fiabe devono riuscire a superare le avversità attraverso l’esperienza. I bambini hanno un’intelligenza ecologica che si distingue da quella logica degli adulti ecco perché sono stati considerati folli. Nell’800 la borghesia ha infatti ridefino l’infanzia affidando ai genitori il compito di educarli e amarli. Nelle fiabe spesso ritroviamo il popolo dei piccini, un popolo di strani che vengono derisi dal popolo colto , ma riescono a superare ciò attraverso l’esaltazione della loro diversa abilità. 7.FIABA E FEDE

Propp e levistrauss hanno affermato che la fiaba era un mito che aveva perso la credenza. Tale mito ha origine nella religione pagana dove vi era l’esaltazione della natura. Il paganesimo unisce le vite di alberi, fiumi, animali e uomini. Quindi la natura vuole garantire un pieno equilibrio tra tutti gli esseri viventi attraverso un ‘atteggiamento empatico. Il bambino ha sviluppato tale comportamento perché è l’unico essere ad avere un cuore puro riuscendo a migliorare la figura dell’adulto. Questo modello è stato seguito da Frobel attraverso l’azione educativa ha ripristinato nell’adulto l’autonomia che aveva da bambino. 8. FIABA E ALLEANZA CON LA NATURA La fiaba ha lo scopo di suscitare un senso di meraviglia per chi la ascolta. Meravigliosa per l’uomo è la natura, le stelle, l’interazione tra l’animale e l’uomo, il bosco oscuro e scorrevole allo stesso tempo.

5. EDUCAZIONE ALLA COMPLESSITA’ 1. MORTE DELLA NATURA E L’ECOLOGIA PROFONDA Sempre più spesso si sente parlare di ecocidio ossia la marte della natura, dovuta all’inquinamento, cambiamenti climatici, ecc. Questo perché l’uomo tende sempre più a dominare la natura infatti Cartesio la considera come una macchina che ha perso la fertilità. 2.PARADIGMA ERMENTEUTICO In base a quanto detto in precedenza quindi si può affermare un nuova etica che ritiene che la natura vita ecco perché si viene a realizzare il paradigma della complessità. Quest’ultimo serve proprio per contrastare tutto ciò che incide negativamente sulla natura e costruire un pieno equilibrio tra gli esseri viventi in un unico sistema. 3.ECOPEDAGOGIA E CITTADINZNA GLOBALE La pedagogia che si occupa del rapporto tra l’uomo e l’ambiente deve tener conto dell’ecologia profonda dove vi è l’esaltazione della natura. Su tale ecologia si fonda l’ecopedagogia che si rifà alla carta della terra che invita l’uomo ad un atteggiamento di amore e rispetto verso la terra. L’ecopedagogia sulla base di ciò attribuisce agli esseri viventi che convivono cibo, acqua , ecc una cittadinanza globale.. Ciò porta la pedagogia ad educare alle differenze e ospitalità. 4.ALFABETI ECOLOGICI Nel 2007 è stato affidato alla Marchetti il mandato di realizzare linee guida per l’integrazione dell’educazione ambientale a scuola. Tale progetto prenderà il nome di alfabeti ecologici ossia un manifesta per l’ educazione ambientale per il futuro. Ciò non solo voleva promuovere

l’integrazione dell’educazione ambientale ma anche riuscire ad attraversare trasversalmente testi e discipline.

6. L’ORTO NARRATIVO 1.IL PROGETTO DI ORTO DIDATTICO L’orto didattico è un orto realizzato negli spazi educativi e nelle scuole. Il progetto di orto didattico realizzato dalla Marchetti coinvolge i bambini di una quarta elementare che dovevano occuparsi della coltivazione del terreno e di una seconda superiore che dovevano occuparsi dell’analisi chimica delle piante. Inoltre sono stati coinvolti anziani della comunità che hanno...


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