Autoritratto PDF

Title Autoritratto
Author Veronica Tozzi
Course Letteratura italiana
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 3
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autoritratto manzoni...


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LEZIONE 26.02.20.

ALFIERI, FOSCOLO, MANZONI: AUTORITRATTO IN VERSI Tre sonetti che descrivono le caratteristiche fisiche e psicologiche degli autori. Questo tipo di sonetto diventò una vera e propria moda derivante da un trattato di fisiognomica pubblicato in germania di Lavater, amico di goethe chiamato “frammenti di fisiognomica” pubblicato in 4 volumi tra il 1775-78. La fisiognomica è una scienza antica, il primo trattato risale all’epoca di Federico II (michele escopolo). Molti poeti e scrittori si dilettano in questi esercizi di autritratto allo specchio. Non è chiaro l’ordine cronologico di questi 3 sonetti ma è chiaro il loro collegamento. Dei 3 il primo sonetto è quello di Alfieri, il dubbio concerne invece il rapporto tra il sonetto di foscolo e di manzoni, probabilmente il sonetto di manzoni è una variazione sul modello foscoliano. VITTORIO ALFIERI, Sublime specchio di veraci detti [1801] Sublime specchio di veraci detti, Mostrami in corpo e in anima qual sono: Capelli or radi in fronte, e rossi pretti; Lunga statura e capo a terra prono; [si rivolge allo specchio chiedendogli di descriverlo sia dentro che fuori, la fronte scoperta con pochi capelli rossi. Alto e il capo rivolto verso terra. Giaà questi primi versi ci danno delle prime informazioni sul tipo di ritratto che si sta creando: è il ritratto di una persona austera, un uomo di intelletto (secondo il trattato di fisiognomica queste sono le caratteristiche di un’intellettuale in particolare la fronte alta). Il capo rivolto verso terra è simbolo di rifiuto della superbia] Sottil persona in su due stinchi schietti; Bianca pelle, occhi azzurri, aspetto buono; Giusto naso, bel labro, e denti eletti; Pallido in volto, più che un re sul trono. [persona esile, il pallore è segno di nobiltà d’animo, più di un re sul trono riprende le tragedie di alfieri di temi anti monarchiche, il trono inteso come nobiltà spirituale] Or duro, acerbo, ora pieghevol, mite, Irato sempre, e non maligno mai, La mente e il cor meco in perpetua lite;

[iniziano due terzine dove sono descritte le qualità interiori; si pone l’accento sulle contraddizioni, animi tormentati e divisi tra sentimenti contrastanti: ora aspro ora bonario, l’ira è un tratto tradizionale dell’uomo di scienza, il poeta è spesso irato perchè si pone come guida morale del pubblico al quale si rivolge quindi incline all’ira dell’ingiustizia. È un periodo in cui si ritorna a leggere con passione l’orazio satirico a cui spesso è associato il nome di dante e le sue invettive contro l’italia, che viene riscoperto in questi anni. Anche in Manzoni nel trionfo della libertà appare un poeta irato. Ritornando ad Alfieri si definisce sempre irato ma mai maligno. La mente e il cuore messi in contrasto, tipico contrasto. Non siamo ancora nel momento in cui questo contrasto è emblematico come nel romanticismo, ma comunque si da un forte rilievo tra il contrasto razionale e sentimentale. Il tema del contrasto viene risolto nel neoclassico (es nelle grazie) con un equilibrio. Successivamente in manzoni questo equilibrio avrà una drastica divisione nel “fermo e lucia”, dove arriverà alla conclusione di lasciar perdere le passioni nelle opere]. Per lo più mesto, e talor lieto assai, Or stimandomi Achille, ed or Tersite. Uom, se’ tu grande, o vil? Muori, e il saprai. [ritatto canonico del magnanimo  gli spiriti magni del limbo dantesco hanno un’aria mesta, nel senso di triste, poiché il sapiente non è incline al riso. Ha un’aria seria ma a volte si abbandona ad un’allegria esagerata (contrasti dominati soprattutto dall’amarezza). Il ritratto si conclude con una domanda retorica: a volte si considera Achille (eroe) ma a volte si considera come Tersite (un indovino, ingannatore). Qui i due personaggi sono evocati per indicare da una parte il massimo eroismo dall’altra archetipo dell’uomo pauroso e vile. L’autore non sa come definirsi, questo interrogativo si scioglierà solo con la morte  alfieri aveva una discreta opinione di sé, quindi la domanda è retorica. La citazione di achille e tersite viene da un passo delle confessioni di Rousseau: la contraddittorietà di queste due nature tra un eroe epico e un personaggio comico è in R. evocata per esprimere un conflitto spirituale mentre in Alfieri la nota è potenziata da un riferimento politico perché A. si era autorappresentato come il campione della lotta alla tirannide, aveva rappresentato figure che si oppongono ai tiranni. Dopo la rivoluzione francese ebbe posizioni più ripiegate, perse lo slancio eroico, una delusione di una rivoluzione popolare. Rousseau è un autore che circola molto in questi anni, oggetto di ammirazioni per alcuni e di polemica per altri (come in Manzoni e Foscolo)]. 35:46 UGO FOSCOLO, Solcata ho fronte [1801] Solcata ho fronte, occhi incavati intenti,

Crin fulvo, emunte guance, ardito aspetto, Labbro tumido acceso, e tersi denti, Capo chino, bel collo, e largo petto; Giuste membra; vestir semplice eletto; Ratti i passi, i pensier, gli atti, gli accenti; Sobrio, umano, leal, prodigo, schietto; Avverso al mondo, avversi a me gli eventi: Talor di lingua, e spesso di man prode; Mesto i più giorni e solo, ognor pensoso, Pronto, iracondo, inquieto, tenace: Di vizj ricco e di virtù, do lode Alla ragion, ma corro ove al cor piace: Morte sol mi darà fama e riposo. A. MANZONI, Capel bruno: alta fronte: occhio loquace [1801] Capel bruno: alta fronte: occhio loquace: naso non grande e non soverchio umile: tonda la gota e di color vivace: stretto labbro e vermiglio: e bocca esile: lingua or spedita or tarda, e non mai vile, che il ver favella apertamente, o tace. giovin d'anni e di senno; non audace: duro di modi, ma di cor gentile. La gloria amo e le selve e il biondo iddio: spregio, non odio mai: m'attristo spesso: buono al buon, buono al tristo, a me sol rio. A l'ira presto, e più presto al perdono: poco noto ad altrui, poco a me stesso: gli uomini e gli anni mi diran chi sono....


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