Bessoni, Scuderi-Manuale-Storia-Romana PDF

Title Bessoni, Scuderi-Manuale-Storia-Romana
Author Anonymous User
Course Storia Romana
Institution Università di Bologna
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Riassunto manuale ...


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Bessone – Scuderi, Manuale di storia romana Cap. I, Introduzione alla storia romana .......................................................................................................................1 Cap. II, Le origini di Roma e i primi re ......................................................................................................................3 Cap. III, La civiltà etrusca e la monarchia dei Tarquini ..............................................................................................4 Cap. IV, Il passaggio dalla monarchia alla repubblica ................................................................................................5 Cap. V, La composizione della società romana: patriziato e plebe ..............................................................................5 Cap. VI, La lotta per il controllo dell’Italia centrale ...................................................................................................6 Cap. VII, La competizione con Roma: i Sanniti .........................................................................................................7 Cap. VIII, L’affermazione di Roma nell’Italia meridionale: Taranto e Pirro ...............................................................8 Cap. IX, La prima guerra punica e le sue conseguenze ...............................................................................................9 Cap. X, La guerra annibalica. Il recupero dell’Italia settentrionale ........................................................................... 10 Cap. XI, Roma e l’oriente ellenistico ....................................................................................................................... 11 Cap. XII, Graecia capta… ........................................................................................................................................ 12 Cap. XIII, Eversiones Urbium, da Cartagine a Numanzia ......................................................................................... 13 Cap. XIV, Effetti e ripercussioni della conquista: i Gracchi...................................................................................... 14 Cap. XV, Dalla guerra giugurtina alla dittatura di Silla ............................................................................................ 15 Cap. XVI, Lo smantellamento della costituzione sillana: Pompeo ............................................................................ 16 Cap XVII, Cesare dal cosiddetto primo triumvirato alla dittatura ............................................................................. 17 Cap. XVIII, Il secondo triumvirato e l’affermazione di Ottaviano ............................................................................ 19 Cap. XIX, Augusto e l’istituzione del principato ...................................................................................................... 20 Cap. XX, I Giulio-Claudi eredi di Augusto .............................................................................................................. 22 Cap. XXI, La crisi del 69 e la dinastia Flavia ........................................................................................................... 23 Cap. XXII, Gli albori del cristianesimo (I-II sec. d.C.) .............................................................................................24 Cap. XXIII, Gli imperatori per adozione .................................................................................................................. 25 Cap. XXIV, Da Commodo alla monarchia militare dei Severi .................................................................................. 26 Cap. XXV, Crisi e anarchia nel III secolo ................................................................................................................ 27 Cap. XXVI, L’impero fra invasioni e lacerazioni .....................................................................................................28 Cap. XXVII, Diocleziano e l’esperimento della tetrarchia ........................................................................................30 Cap. XXVIII, La rivoluzione costantiniana. Giuliano ............................................................................................... 31 Cap. XXIX, L’impero cristiano-barbarico. Teodosio ................................................................................................ 32 Cap. XXX, La fine dell’impero romano d’occidente ................................................................................................ 33

Cap. I, Introduzione alla storia romana 1. Le fonti Primarie (contemporanee ai fatti) e secondarie (storia ricostruita da autori). Secondarie: solo dalla II Punica, in greco per pubblicizzarsi; in latino le Origines di Catone. Inizialmente annalistica, poi anche monografie (Sallustio), biografia (Nepote, Igino), letteratura esemplare (fatti memorabili, Valerio Massimo). Polibio e Dionigi di Alicarnasso scrivono in greco. Livio: Annales. Con l’impero si censura la letteratura d’opposizione, rimangono conformisti (Velleio Patercolo) e disimpegnati (Curzio Rufo, Arriano). Perduto Plinio in Vecchio, perché offuscato da Tacito. Numerose le biografie, fatte da Svetonio, Mario Massimo, Aurelio Vittore. I-II sec: Plutarco, Vite Parallele, confronto coi grandi greci. Si deve applicare critica storica perché gli storici romani sono tutti politici, tranne Livio, e deformano.

2. La famiglia e il diritto privato Pater familias: ha pieni poteri sui figli: abbandonarli, venderli come schiavi, uccidere una figlia adultera, stabilire matrimoni e divorzi. 1

Le donne non erano mai sui iuris, ma avevano un tutore. Potevano sceglierlo; se quello era condiscendente, avevano libertà e potere. Matrimonio: il più arcaico è la manus maritalis. Il vincolo poteva essere più religioso (confaerratio) o un “acquisto” laico (coemptio). Un altro vincolo si stabiliva con l’usus (tipo usucapione); le XII tavole la resero evitabile con l’assenza da casa della moglie per tre notti. Il divorzio era previsto e frequente. Le nozze erano valide solo tra cittadini, chi non lo era praticava il concubinato. Schiavi: condizioni migliori in casa. Per Varrone, “instrumentum vocale”. Giustizia: anticamente risolta a livello personale con legge del taglione definita dalle XII tav, che tuttavia incoraggiano i risarcimenti pecuniari. Poi la repressione diventa responsabilità della collettività; nascono i processi. Nel 367 a. C. si istituiscono i pretori, per la giurisdizione civile. Emanano editti che sono dichiarazioni di principi ed entrano nella giurisprudenza. IV-III sec. a. C.: primo trattato giuridico e raccolta di legis actiones, di Appio Claudio Cieco. Avvia laicizzazione diritto, prima affidato ai pontefici. Con l’impero, la decisioni del princeps fanno giurisprudenza. Testi diritto romano: Institutiones di Gaio (II sec.) e Corpus iuris civilis di Giustiniano.

3. La istituzioni dello Stato Dittature: 6 mesi; scompare nel 202 a. C, poi ripristinata da Silla; Cesare si fa dittatore a vita, Antonio allora la abolisce nel 44 a.C. Censura: prestigio più alto, perché di solito si dà ad ex consoli. Dura cinque anni (cerimonia lustrum). Giudica moralità dei cittadini (una sua condanna poteva far perdere diritti politici) e li inserisce nel loro livello di censo; aggiorna liste senatori, amministra il patrimonio statale, appalti e imposte. Consolato: due consoli, un anno, governo civile e comando militare. In caso di morte, sostituiti da un consul suffectus - con l’impero se ne succedevano normalmente più coppie in un anno; il consolato aveva perso potere politico, ma non prestigio. Pretura: istituita nel 367 a.C.; nel 242 il praetor peregrinus, per controversie fra Romani e stranieri. Il numero di pretori aumenta con Silla e poi con Cesare. Compiti giudiziari, a volte anche militari. Oltre alla potestas (autorità riconosciuta) comune alle altre cariche, dittatori, consoli e pretori avevano l’imperium (imporre la propria volontà a nome dello Stato), che si prorogava se, scaduta la carica, il magistrato era ancora impegnato in battaglia. Così nascono proconsoli e propretori, che governano le province senatorie. Quelle imperiali hanno legati scelti dall’imperatore. Edilità: approvvigionamenti, polizia urbana, edilizia, spettacoli. Tribuni della plebe: potevano bloccare le decisioni dannose alla plebe ed erano inviolabili. L’imperatore ne assumerà le prerogative. Questura: aiutanti dei consoli. Senato: convocato da un magistrato con imperium. Molta autorità in epoca medio-repubblicana, a fine repubblica i populares lo ridimensionano usando i plebisciti, con l’impero dipendeva dall’imperatore, che poteva inserirci chi voleva. Assemblee: comizi curiati, centuriati, tributi. Sistema municipale: quattuorviri o duoviri a dirigere ogni città. Senato cittadino con un centinaio di decurioni (spt ex magistrati). L’assemblea popolare eleggeva i magistrati.

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4. L’economia Basata sull’agricoltura. Nel 218 a. C. un plebiscito vieta ai senatori di possedere navi per commercio. Nei primi secoli non ci sono grandi differenze di reddito; alcuni iniziano ad arricchirsi solo con le conquiste (nel 280 a. C., Sabina) di terre e schiavi, e soprattutto con le conquiste di province dal II sec. a. C.. Ricchezza giustificata usandola per opere pubbliche. Scambi commerciali (e quindi città) lungo vie d’acqua, molto più economiche; via terra solo seta e spezie, abbastanza costose perché convenisse il trasporto. Poca tecnologia per mentalità tradizionalista e disponibilità di schiavi.

5. La religione Numina indefiniti da propiziarsi tramite rituali; la fede del singolo è accessoria. Importati gli dei antropomorfi greci, cui si aggiungevano dei per ogni aspetto della vita, genii personali, lari e penati. Vari tipi di sacerdoti; pontifex maximus a capo del collegium pontificum, decemviri sacris faciundis a custodire i libri sibillini, auguri (con auspici in genere favorevoli, durante le lotte politiche usati sfavorevoli per bloccare attività). Tolleranza: gli altri dei venivano “inglobati”. Repressi solo i baccanali, perché frutto non di scelte statali ma individuali e rischiose per l’ordine pubblico. Imperatori divinizzati solo dopo la morte, mentre in oriente anche in vita. Influsso divinità orientali (come Mitra e teologie solari) e filosofie (che sottolineavano gli aspetti morali).

Cap. II, Le origini di Roma e i primi re 1. Tra leggenda e storia Gli storici romani spiegano l’origine di Roma fondendo il mito locale di Romolo e Remo con quello “importato” di Enea, che rendono progenitore di Romolo. Tra il 1000 e l’800 a. C. due gruppi distinti di allevatori provenienti dai monti Albani e Sabini si insediano su Palatino ed Esquilino. Piccoli insediamenti sui colli Albani, i cui nomi sono elencati da Dionigi d’Alicarnasso e Plinio il Vecchio; alla loro testa c’era Alba Longa.

2. La Roma primitiva L’origine albana è rivendicata da alcune gentes romane; quella sabina da alcuni re di Roma e dall’origine di certi vocaboli, ad es. quirites dal sabino curis, “asta”. Roma si costituì attorno all’isola Tiberina, che rendeva facile attraversare il Tevere, il quale segnava il confine tra Lazio ed Etruria. Roma è quindi nel Lazio, abitata da Latini, ma molto vicina all’etrusca Veio, sulla riva destra.

3. L’ordinamento romuleo Secondo l’annalistica, popolazione divisa in tre tribù e trenta curie – i nomi delle tribù sono però etruschi, perciò probabilmente si riferiscono alla seconda fase monarchica, in cui molti etruschi arrivarono a Roma. Curia non verrebbe dal sabino curis ma da coviria, riunione di uomini. E’ impensabile che dall’inizio ogni curia fornisse cento uomini all’esercito, lo schema 30 curie è arrivato gradualmente. La sede del senato si chiama curia: forse perché il senato primitivo era composto dai capi delle singole curie? Probabilmente i senatori iniziali erano meno dei 100 citati da Livio; a loro spettava il comando militare e religioso, mentre la vita cittadina era guidata da capifamiglia e capiquartiere.

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4. I re indigeni I sette re furono inventati per colmare il tempo tra la fondazione a metà VIII sec. e la prima data sicura, l’inizio dell’era capitolina coi Fasti, nel 501/509. La monarchia era elettiva; lo si deduce dall’istituto dell’interregnum citato dalle fonti: morto Romolo, in attesa dell’elezione i senatori regnavano a rotazione. Si sceglieva il re fra comandanti di esperienza, perciò non più giovani  regni brevi  più di sette re, in realtà. I loro nomi sono cmq storici; scelti tra quelli rappresentativi e alternati tra sabini (Numa) e latini (Tullo Ostilio) per simboleggiare l’integrazione tra i gruppi. Metà VII sec.: distruggono Alba Longa; poi si assicurano il controllo del Tevere e delle saline col porto di Ostia. Anco istituisce i feciali, addetti a dichiarare guerra (“res repetere”: erano abituati a controversie per richiedere cose rubate…).

Cap. III, La civiltà etrusca e la monarchia dei Tarquini 1. Gli etruschi a contatto con Roma Sugli antichi abitanti neolitici si innestano due migrazioni: prima dei “villanoviani” dai Balcani, poi di esuli dall’Asia Minore, quelli che per Erodoto erano guidati da Tirreno. Questi ultimi portarono religione, tecnologie, arte, passaggio da villaggi a città. Gli Etruschi avevano auguri e aruspici; il re era il “lucumone”, capo militare e religioso; la produzione era ottima, per la fertilità e le miniere; commerciavano con Fenici e Greci.

2. Tarquinio Prisco Etruschi a Roma dalla fine del VII secolo, per ragioni commerciali. E’ probabile che una personalità etrusca forte abbia trasformato la monarchia in un primato del proprio casato: in questo può trovare fondamento la storia di Tarquinio Prisco, che secondo la tradizione avrebbe ottenuto successi militari, avviato opere pubbliche, ecc.. In questa fase la popolazione (e i senatori) aumenta, nasce un quartiere etrusco; forse è ora che avviene la tripartizione nelle gentes dei Tizi, Ramni, Luceri.

3. Il fregio della tomba François di Vulci Mostra l’uccisione di un re Tarquinio, mentre Servio Tullio libera un prigioniero. Servio Tullio sarebbe dunque un etrusco di umili origini divenuto poi re; il nome Servio potrebbe richiamare la sua condizione servile o derivare dal verbo servo, “salvare”.

4. Servio Tullio Le fonti concordano nel considerarlo un re illegittimo ma positivo. Organizzò la città in 4 tribù urbane, col Campidoglio come terra comune. Con l’espansione in Italia si aggiunsero via via tribù rustiche, fino alle 35 del 241 a. C.. Trasformò il sistema dei comizi curiati (che pur rimasero) in quello dei centuriati. Secondo la tradizione, c’erano 193 centurie, suddivise in 5 classi che ne comprendevano 80, 20, 20, 20, 30, più 18 di cavalieri e 5 di inermes. Prima classe e cavalieri, insieme, avevano dunque la maggioranza – si votava per centurie. Chi non poteva procurarsi un’armatura non aveva diritto di voto. Dall’esigenza di verificare la ricchezza dei cittadini nacque, nel 443 a. C., la censura.

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Cap. IV, Il passaggio dalla monarchia alla repubblica 1. Tarquinio il Superbo La riforma centuriata di Servio intaccava il monolitismo del potere regio, restaurato dal Superbo. Considerato un despota, ottenne vittorie militari e promosse opere pubbliche per la cui costruzione si ridussero i cittadini a manodopera forzata. Affermò la supremazia di Roma sugli Albani, e stabilì alleanze – in realtà protettorati – con le comunità circostanti.

2. L’anno cruciale 509 a. C. La tradizione colloca in questo anno eventi in realtà ascrivibili a un periodo più lungo: la cacciata dei Tarquinii con l’instaurazione della repubblica, la dedicazione a Giove del tempio sul Campidoglio, che dà avvio all’era capitolina con regolare conteggio degli anni e trascrizione nei registri dei nomi dei magistrati. Secondo la tradizione, Tarquinio fu cacciato per lo stupro da parte Sesto Tarquinio di Lucrezia, il cui marito Collatino, insieme a Bruto, avrebbe fomentato la rivolta. La realtà storica potrebbe essere una faida familiare che portò i due a controllare il potere, pur senza ancora il titolo di consoli. Collatino fu presto cacciato; sostituito da Publio Valerio “Publicola”, sostenitore del popolo; questi, alla morte di Bruto, non si fece affiancare subito da un altro  collegialità ancora non definita. Poi si affiancano altri aspiranti al potere.

3. La politica estera del Superbo e le sue conseguenze Cartaginesi ed Etruschi verso il 535 costrinsero i Focei ad evacuare la Corsica; tra i beneficiari indiretti ci sarà anche il Superbo. Quando questi venne cacciato, il re etrusco Porsenna tentò di occupare il vuoto di potere. Sappiamo che riuscì a vietare a Roma la fabbricazione di armi. Intanto molti centri del Lazio si divisero tra fautori del ritorno dei Tarquini e del distacco da Roma. Accordo con Cartagine: non doveva danneggiare i Latini, né stabilirsi nel Lazio. Temendo Porsenna, alleato ai Latini nostalgici del Superbo, i Latini chiedono aiuto alla potente colonia greca di Cuma, che vince (504). 493, foedus Cassianum: pacificazione generale, Roma riammessa nella lega latina.

4. Gli ordinamenti della repubblica nascente Fondamentali comizi tributi (territoriali) e centuriati (censitari); il senato, di 300 membri, comprendeva i patres (romulei), conscripti delle minores gentes immessi dal Prisco, e gli ultimi entrati, tra cui Appio Claudio. Coagula nobiltà antica e recente. Gli esclusi davano vita alle rivendicazioni “plebee”. Difficile sapere quali fossero i magistrati iniziali. Forse c’era un praetor maximus di origine militare che prendeva poteri amministrativi, staccandosi dagli altri due praetores rimasti alla guida dell’esercito, e poi definiti consoli; i quali nel tempo avrebbero scavalcato nei fatti la carica formalmente più alta (come avvenne al rex sacrorum, sopraffatto dal pontifex maximus).

Cap. V, La composizione della società romana: patriziato e plebe 1. La formazione dei due ordini e la secessione della plebe del 494/3 a. C. Patrizi: discendenti dai senatori nominati da Romolo; proprietari terrieri. Plebei: tutti gli altri; artigiani e mercanti. Adsidui: proprietari di beni immobili, partecipano all’esercito, a differenza dei capite censi o infra classem. Mentre la prima distinzione è fissa, la seconda deriva dal censo, quindi consente mobilità sociale.

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494: Secondo la tradizione, la plebe protestò contro il nexum (schiavitù per debiti) ritirandosi sull’Aventino per significare il rifiuto di partecipare alla vita politica. Menenio Agrippa li convinse a trattare; l’anno dopo ottennero l’istituzione dei tribuni della plebe, con intercessio (diritto di veto) e sacrosantitas (inviolabilità). Erano eletti dai concilia plebis, che prendevano decisioni dette plebiscita. I contrasti sociali certamente esistiti sono stati reinterpretati in leggende.

2. Le leggi delle XII tavole Nel 450 a.C il collegio dei decemviri legibus scribundis, formato da patrizi, scrive le prime dieci; l’anno dopo un nuovo collegio, che comprendeva anche cinque plebei, termina le ultime due. La tradizione afferma contraddittoriamente che proprio questo secondo collegio fu più antiplebeo e soggetto agli abusi di Appio Claudio; i decemviri aspiravano al potere tirannico. E’ invece confermata dai Fasti l’interruzione dei consoli nel 450-1, sostituiti dai decemviri. L’unico vantaggio di queste leggi per i plebei fu il fatto che fossero scritte e uguali per tutti: dal mos al ius. Pesanti punizioni per chi violava la fides ai patti.

3. Le leggi Canuleia (445) e Licinie-Sestie (367) Il tribuno Canuleio permise i matrimoni tra patrizi e plebei. I patrizi concessero ai plebei l’accesso a questura e tribunato militare con “potestà consolare” (cosa che li faceva poi entrare in senato), ma non al vero consolato, concesso solo nel 367 a. C. dal dittatore Furio Camillo che accolse le leges Liciniae Sextiae: prevedevano anche che uno dei due consoli fosse sempre un plebeo, rateazione dei debiti, obbligo di assegnare ai nullatenenti parte del terreno pubblico. Nello stesso anno nascono edili e pretori. La classe dirigente si apre: mentre le gentes vanno es...


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