Cammarosano PDF

Title Cammarosano
Course Filologia Ed Esegesi Neotestamentaria
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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ITALIA M EDIEVA EDIEVALE LE Struttura e geografia delle fonti scr scritte itte

Capitolo uno L ’E GE MONIA DE L L A TR ADIZIONE E CCL E SIASTICA DAL L ’AL TO ME DIOE V O AL L ’XI SE COL O 1.1 L a crisi delle scrit scritture ture o rdinarie nel passaggio dall’ dall’antichità antichità al medio evo Dalla tarda età imperiale (IV – V secolo) fino al pieno consolidamento del dominio longobardo e dell’avvento carolingio (secoli VIII e IX) c’è un’enorme lacuna documentaria che si può colmare soltanto con le fonti archeologiche. In questi secoli non ci fu un tracollo generale della produzione scritta; ci fu infatti una ricca produzione legislativa, teologica e dottrinale, poetica e letteraria. Generale fu però il decadimento delle scritture correnti e inoltre venne estromessa dalla pratica della scrittura la maggioranza delle persone (à carattere elitario della scrittura). Poco sappiamo della scrittura nell’antichità, ma l’attitudine ad essa doveva essere larghissima: sapevano scrivere anche persone di condizione culturale e sociale mediocre. Nell’antichità usavano moltissimo le epigrafi, ma non è corretto pensare che fossero le uniche forme di scrittura utilizzate, solo sono le uniche conservate. Il decadimento della scrittura andò di pari passo con il decadimento della vita urbana.

1.2 L e narr narrazio azio ni sto riche medievali e il co ncentrars ncentrarsii delle scritture presso i v ertic i istituzion ali della Chiesa Le culture greca e romana aveva visto fiorire: • scritture storiche di ambito locale à poi surclassate dalle… • scritture della “grande storia” à imperniate sui vertici del potere politico (quindi su Roma). Da questo filone si sviluppano le “storie nazionali” incentrare sulle origini, le migrazioni e le conquiste, la vicenda politica generale dei popoli germanici: Goti, Franchi, Longobardi, Angli. Tra queste opere la più importante è la Histo ri ria a L ango bardo rum di Paolo Diacono. L’autore inizia con le origini mitiche dei Longobardi e dalle saghe di ambito scandivano, segue le vicende della migrazione fino all’insediamento in Pannonia e all’avvento del re Albonio con parentesi su Giustiniano e sulla grandezza di San Benedetto. Questo è un testo di grande ricchezza. Accanto a questa “grande storia” i primi secoli del medioevo videro però anche narrazioni legate alle celebrazioni di vescovi e quindi di singole città (ambito più definito). Talora queste narrazioni si dilatano nel senso di una descrizione encomiastica della sede episcopale: le laudes civitatum. Inoltre ci sono anche rari esempi di narrazioni incentrare su alcuni importanti monasteri.

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Momento di frattura in questo quadro di elaborazioni di memoria storica: clericalizzazione della produzione letteraria e narrativa in ambito latino. Dal VI secolo sono solo gli ecclesiastici a redigere scritture che non abbiano carattere privato. Le scritture episcopali e monastiche, di qualsiasi genere, hanno degli elementi in comune: • utilizzo esclusivo di latino e greco à divaricazione tra lingua parlata e scritta • continuità con i quadri istituzionali e sociali dell’Impero romano La sede episcopale più importante dell’Occidente latino è Roma e anche Roma produce delle narrazioni storiche legate all’ambito locale: i L iber Po ntifical ntificalis is della Chiesa romana. Questi sono delle sequenze biografiche dei papi elaborate dall’inizio del IV secolo e costantemente aggiornate fino al pieno ‘400. Grazie a questi libri si segue la crescita del ruolo e dell’influenza dei papi, che per tutto l’alto medioevo erano lontani dalla supremazia istituzionale. L’egemonia culturale e politica della Chiesa romana si affermò tra fine VI e fine VIII secolo. Tutto ciò determinò la quantità e l’influenza delle scritture elaborate dalla sede romana: al Liber Pontificalis si aggiunge una serie di altre produzioni letterarie e documentarie. Gregorio Magno (papa dal 590 al 604) intuì lo stato di analfabetismo ormai diffuso nel laicato e ricorse, per la propaganda religiosa, alle immagini, alle cerimonie e alle narrazioni semplici e incisive. Gregorio Magno in persona poi produsse: • leggende agiografiche confluite nei Dialoghi • lettere ai vescovi à sulla cura e organizzazione della vita religiosa I vescovi furono coloro attorno a cui si organizzarono le narrazioni storiche tradotte in scrittura. Ad essi si affiancano alcuni monasteri. Si può parlare quindi di un ritorno alla tradizione storica di ambito locale ma è molto rigida, poiché legata alla Chiesa. La rigidezza è accentuata da 2 fatti: • solo un’élite di sedi episcopali e monastiche si occupa di queste scritture • il predominio élitario riguarda tutti i tipi di scrittura (narrativo, storiografico, letterario, documentario)

1.3 L e scritture do ccumentarie umentarie e la lo ro mediazio ne ecclesiastica: vesco vi, capito li, m o nas naster ter terii Do c um ent ento o à testo prodotto da una persona o un ente, o che a essi furono destinati, per sanzionare e certificare un qualche diritto, un qualche rapporto di natura giuridica o anche politica: sia documenti pubblici, sia redazioni di sedute giudiziarie, sia scritture tra privati. I documenti sono scritture diversissime per natura e solennità, ma hanno dei tratti comuni: • redatti da un tecnico (notaio o funzionario di curia) • scritti seguendo delle formule legali ed inquadrato in un protocollo • sottoscritti da testimoni e dal notaio • invocano la divinità • indicano data e luogo in cui sono stati redatti à certifica la validità I documenti sono, durante la dominazione longobarda una tipologia di fonte di crescente importanza quantitativa e di crescente articolazione di tipi; sono realizzati su pergamena (foglio

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sciolto arrotolato su se stesso). Fini all’undicesimo secolo la loro produzione è legata alle maggiori strutture ecclesiastiche, che hanno permesso la conservazione di documenti ecclesiastici, imperiali, e di privati. La scrittura nell’alto medioevo era legata alla lingua latina, che si imparava solo nelle scuole ecclesiastiche e notarili. Le due categorie si dividono così la produzione: • chierici e monaci à tutte le opere di carattere dottrinale, narrativo e letterario • giudici, notai, cancellieri regi e papali à documenti riguardanti rapporti tra privati tra di loro e con autorità pubbliche/enti diversi. Il notariato era spesso esercitato da ecclesiastici, più normalmente da laici. La maggior parte dei documenti riguarda il trasferimento, l’uso o i diritti connessi ai beni fondiari. I documenti seguivano il bene a cui si riferivano, la loro conservazione dipendeva dal possessore ma, prima del XII secolo non ci sono giunti documenti se non per tramite di un ente religioso. Quindi gli enti ecclesiastici controllano sia la produzione che la conservazione di documenti. Le sedi ecclesiastiche che conservano documenti sono di 3 tipi: • chiese cattedrali • capitoli delle chiese cattedrali • monasteri i primi due tipi dimostrano una predominanza cittadina che viene attenuata dai monasteri, i quali si trovano sia in città che nei territori rurali.

1.4 Fo rme dell delle e scritt scritture ure do cumentarie alto mediev medievali ali Dal punto di vista del contenuto e della struttura dei documenti, non si sono differenze tra glia archivi episcopali, capitolari e monastici: in tutti predominano gli atti notarili relativi alle vicende della proprietà fondiaria. Questi conservano principalmente documenti di acquisti compiuti da loro, mentre è più rara la memoria delle loro alienazione o di stipulazioni compiute tra laici. Tra i documenti che costituiscono le scritture ordinarie altomedievali si distingue in: • “pesanti” à riguardano il trasferimento di proprietà e il possesso • “leggeri” à riguardano la gestione corrente della proprietà. Cartul Cartulari ari à in Italia (molto di più in Francia e altre aree d’Europa) si diffuse l’abitudine di trascrivere le pergamene possedute da una ciesa in un unico codice, raggruppando i documenti secondo un ordine topografico. I cartulari non comprendevano la totalità dei documenti, privilegiavano quelli “pesanti” (ci sono giunti comunque alcuni documenti “leggeri”). Una volta compilato il chartularium i documenti originali venivano tenuti con poca cura, e rischiavano di perdersi o distruggersi. Nei documenti intervengono sempre 3 protagonisti: • autore à colui che compie l’azione giuridica • destinatario • “rogatorio” o estensore del documento

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Autore e destinatario possono essere singoli, enti o comunità. Nel placito (redazione di una sessione giudiziaria) ai 3 già citati si aggiunge un collegio giudicante ed inoltre allo scrittore del documento spettava il compito non solo di redigere la volontà dei contraenti o di una pubblica autorità, ma anche di tradurre per iscritto una serie di dichiarazioni verbali Brevari Brevarium um de dic dictamine tamine di Alberico di Montecassino à riguarda modi retorici per la stesura di epistole tra persone di rango elevato, con attenzione particolare ai modi grammaticali e alle forme retorica. Alberico considera anche scritture di tipi diplomatistico, ma solo di natura pubblica: privilegi papali e imperiali, con analisi delle loro modalità di composizione.

1.5 L a to po grafia della p ro prietà fo ndiaria e gl glii ass estam enti territ oriali da l X al XII seco lo La gran parte dei documenti altomedievali consiste in trasferimenti o conferme di beni fondiari. Questi beni possono riguardare: • grandi entità patrimoniali e strutture istituzionali e di inquadramento • singole aziende agrarie contadine • componenti singole o individuali della proprietà (pezzi di terra, pezzi di bosco ecc.) à sono le più frequenti Elemento essenziale per questi documenti era l’individuazione topografica dei beni, che avveniva su quattro livelli, in una gerarchie che dal generale andava al particolare: • città • pieve/castello/corte • nucleo di insediamento collettivo al cui territorio i beni erano riferiti (casale, villaggio) • locus L’identificazione dei luoghi per gli studiosi moderni è molto complicata perché si confrontano documenti medievali e cartografie medievali (non sono oggettive ma ricche di errori), è quindi un confronto tra fonti storiche diverse. La documentazioni di territori appartenuti a laici è ancora più lacunosa di quella appartenuta ad ecclesiastici.

1.6 L a geo grafia dei ttesti esti co mmemo rativi e narrati narrativi vi tra XI e XII seco lo Per tutto l’alto medioevo in Italia ci sono scarsissime fonti narrative; c’è una ripresa nell’XI secolo ed una vera e propria rinascita nel XII secolo. Questa ripresa si realizzò ancora nel quadro dell’egemonia culturale ecclesiastica. Inoltre essa segnò un accentuarsi della dimensione locale della scrittura storica, nel senso di un attaccamento molto forte delle narrazioni alle loro sedi di produzione. Le memorie di carattere anniversario hanno un referente locale in una chiesa o monastero, e una funzione partica e strumentale: ordinano i fatti in funzione della loro ricorrenza annuale. Sono quindi codici nei quali viene predisposto un calendario annuale e liturgico, per raccogliere i documenti secondo una struttura calendaristica/ciclica.

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Oltre a questi le chiese produssero anche memorie costituire in maniera continuativa, cioè per successive registrazioni di eventi, ma con una struttura annalistica o comunque lineare. Questa tipologia, che metteva in sequenza vescovi e abati, si prestava bene a riordinamenti e rielaborazioni, passando così da una forma di registrazione corrente a una redazione retrospettiva, magari con inserzioni di documenti e con dilatazioni storiografiche. Un’integrazione tra narrazione e documenti si trova anche nelle cronache, prodotte dai monaci soprattutto dell’Italia centro-meridionale, che hanno a fondamento la raccolta di documenti pubblici e privati destinati alla fondazione. Queste sono le cro nache - cartulario , o cronache con documenti, che dispongono gli atti in una sequenza cronologica (serie degli abati). Tra di loro si distinguono per le diverse forme di giustapposizione o di integrazione fra testi documentari e tessuto narrativo.

Capitolo due CE NT R I E P E R IFE R IE : L A R IOR GANIZZAZIONE P OL IT ICA D’IT AL IA E L E SCR IT T UR E DE L L E AUT OR IT A’ P UBB UBBL L ICHE (SE COL COLO O XII – XV ) Tra la fine del XI e gli inizi del XIII secolo si avviarono grandi mutamenti nella fisionomia della documentazione scritta: si realizzò la fine del monopolio chiericale e monastico della scrittura, la ripresa di una tradizione scritta laica ed emerge la lingua volgare nei testi scritti. I professionisti della scrittura, notati e cancellieri, assunsero un ruolo sociale di primaria importanza.

2.1 Il Mezzog iorno Normanni à impresa di guerra nella Sicilia musulmana e nell’Italia longobardo-bizantina con l’esito di un’unificazione dell’isola e nel Mezzogiorno continentale in una monarchia unitaria. Tutto questo avvenne con il sostanziale appoggio della Chiesa di Roma. Ruggero II decise di fare una recensione sistematica delle forze militare del Regno: un elenco dei titolari dei feudi e delle rispettive capacità di contribuire all’esercito. Questo Catalo gu guss Bar Baro o nu venne aggiornato ed adeguato anche dopo la morte di Ruggero II ed offre una nitida immagine della struttura feudale impostata dai normanni e dell’articolazione degli insediamenti nel sud continentale. Al Catalogus sfuggono però alcune grandi chiese e abazie e quelle comunità di città e castelli che costruivano proprie autonomie di governo. L’esito documentario di questi movimenti di autonomia locale sono le carte di franchigia franchigia, emanate dai re o dai signori ecclesiastici a riconoscimento di • consuetudini e prerogative delle comunità, • privilegi concessi dai principi e dai re normanni ad alcune città eminenti • patti di natura economica stretti fra queste città e altre. 1220 à innesto della dinastia sveva sul regno dei Normanni contribuì ad accentuare il carattere autoritario e centralizzatore. La politica degli Svevi si incentrò su: • intensa attività di legislazione

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• •

organizzazione territoriale per grandi province controllo dei privilegi rilasciati dall’autorità imperiale a città e signori feudali

Gli Svevi centralizzano anche il campo delle scritture pubbliche: organizzarono un archivio e una cancelleria del Regno ed introdussero una registrazione sistematica degli atti regi presso la cancelleria. Purtroppo quasi nessuna traccia è arrivata fino a noi. La crisi svevo-normanna (1260 circa) comportò una ripresa di impulsi autonomistici locali. L’instaurazione della monarchia angioina nel 1266 segnò l’inizio di una dialettica tra un impulso monarchico centralizzatore e autoritario e uno sviluppo delle autonomie comunali urbane. Del movimento centralizzatore l’espressione documentaria di maggiore rilievo fu l’organizzazione di una cancelleria, della cui ampia produzione ci è rimasta una parte cospicua. La maggior parte dei documenti prodotti sono di natura fiscale. L’accentramento monarchico che si crea nel Mezzogiorno costringe lo studioso locare a ricorrere sempre a fonti emanate dall’autorità regia e dai suoi uffici e cancellerie. Il tipo di informazioni che questi documenti forniscono si riassume nel definire i rapporti giurisdizionali tra il luogo e la corona. Nonostante ciò, anche nel sud le chiese e le città convogliarono una massa documentaria crescente a mano a mano che si procede verso la fine del medioevo.

2.2 Auto no nom m ie e go verni del delle le c iittà ttà Nell’Italia settentrionale e centrale c’erano forme di organizzazione territoriale articolate su una pluralità di livelli: c’era ancora un accentuato localismo e una capillarizzazione dei poteri. Dall’inizio del XII secolo si ebbero sempre più spesso definizioni circostanziate dei rapporti fra i residenti rurali e i signori dei castelli, ecclesiastici o laici. Queste definizioni emergevano in fase di contenzioso tra signori diversi, o tra signori e loro vassalli o amministratori, o ancora nel quadro di contestazioni delle impostazioni signorili da parte dei residenti locali. Queste erano situazioni di conflitto che lasciavano una traccia di scrittura in diverse forme: • denunzia di una delle parti in causa • verbali di testimoniane • redazione di una transazione/accordo tra i contendenti (rogato da un notaio). Fino a tutto il XII secolo questa documentazione assume le forme notarili ed è tramandata quasi esclusivamente dagli enti ecclesiastici. Non ci sono invece rimasti archivi né delle signorie ecclesiastiche né dei comuni rurali. Nel corso del XII secolo tutte le città comunali svolsero una politica di autonomizzazione e di conquista del territorio. La storia dello svolgimento comunale è una storia di antagonismi e di guerre. Al contempo, nuove risorse e nuovi problemi erano creati dallo sviluppo demografico ed economico delle città à inurbamento. Espressione dell’evoluzione delle città fu l’istituzione della magistratura suprema del po destà destà. Il podestà è una carica annuale e ordinaria, impersonata inizialmente da un membro dell’aristocrazia del Comune e più avanti da un forestiero. Il podestà doveva avere una competenza amministrativa

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e legislativa oltre che saper usare le armi. Il podestà era assistito da una familia: un apparato di uomini d’arme e di funzionari. Prima del podestà la documentazione comunale si risolve quasi esclusivamente in una serie di atti “diplomatistici”: insieme di pergamene sciolte nelle quali si sancivano e si documentavano acquisti del Comune, patti di sottomissione o di alleanza, patti con il vescovo, patti tra comuni, privilegi di imperatori, lettere di papi ecc. Alla figura del podestà si connette una nuova articolazione degli uffici giudiziari e amministrativi cittadini, una strutturazione della finanza pubblica e un clima culturale nuovo che si manifesta con evidenza nella struttura delle fonti. Con il podestà si assiste a: • migliore ordinamento della documentazione già esistente • affermazione di scritture di altra natura • nascita delle prime scritture di natura fiscale L’evoluzione “popolare” dei comuni (à dialettica aristocrazia – società urbana si vivacizza) portò dalla metà ‘200 a un incremento delle scritture pubbliche. Ci furono: • sistemazione di leggi cittadine • istituzione di registri che riportano discussioni e delibere dei consigli comunali • registri di giurisdizione criminale e civile • registri di amministrazione finanziaria e fiscale Questi mutamenti si traducono in un affermarsi degli scritti in forma di quaderno e di libro. Le fonti scritte aumentano per quantità e natura. I modi scrittura sono più disinvolti e si afferma l’uso del volgare al posto del latino. Questa è la situazione generale ma si possono notare differenze tra i comuni di struttura signorile e oligarchica e quelli a struttura “democratica”. Confrontandola con l’espansione documentaria urbana, la tradizione delle scritture delle comunità rurali, di castello e di villaggio è molto modesta. In questo ambito sono sopravvissuti in quantità rilevante solo dei testi di natura legislativa: gli statuti rurali. Le scritture private sono quasi un esclusiva delle città.

2.3 L e scrit scritture ture delle ci città: ttà: ffo o nti diplo matisti matistiche che e libri iurium I più antichi archivi cittadini (fine XI secolo – inizio ’200) constano di un insieme di “diplomi” dove si stipulano negozi giuridici diversi tra il comune cittadino e altre autorità con lo scopo di definire modi di subordinazione politica alla città. Alle varietà delle formulazioni con cui si presentano le subordinazioni si aggiungono le complessità che derivano dalla presenza di mediatori e garanti e dal carattere triangolare di molte stipulazioni. Questi archivi sono stati tramandati con continuità fino ad oggi e sono confluiti nel settore dei documenti in pergamena sciolta: il “Diplomatico”: Nei secoli XI e XII questi documenti erano prodotti in forma singola e autonoma. A cavallo tra XII e XIII secolo in molte città si iniziò la trascrizione di questi documenti in quaderni; poi legati in codici (à analogia con i cartulari). Questi codici vengono tecnicamente definiti libri iurium , perché contenevano la documentazione dei di...


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