Diatopia PDF

Title Diatopia
Author Lorenzo Miguel Mendoza
Course Linguistica italiana
Institution Università degli Studi di Milano
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Summary

Appunti di lezione sulla Diatopia...


Description

La diatopia è la variazione linguistica legata al fattore spaziale, è il fenomeno per il quale le persone che vivono in luoghi diversi si esprimono attraverso lingue diverse o varietà di lingue diverse. Questa variazione è storicamente originata da fenomeni di contatto e interferenze tra lingue e soprattutto dai fenomeni che vengono chiamati meccanismi di sostrato e meccanismi di superstato linguistico. Meccanismo di sostrato: fenomeno per il quale una lingua che si afferma in un territorio viene influenzata dalla lingua originaria del territorio. La lingua precedente è chiamata lingua di sostrato, la nuova lingua invece è detta lingua di superstrato. È quello che è successo con il latino, il latino volgare ha cominciato a diffondersi i popoli conquistati dai romani che parlavano lingue diverse, dovevano imparare il latino; ma la loro lingua originaria ha influenzato il loro uso del latino: a livello di pronuncia, lessico e di strutture. Quando viene normata e diffusa la lingua nazionale, si determinano 2 nuovi fenomeni: 1. I volgari assumono una posizione di subalternità di usi e prestigio rispetto alla lingua nazionale, e vengono chiamati dialet 2. Italiani regionali, ovvero dialetti che sono influenzati dall’italiano parlato in base alla regione in cui vive una persona Dialetto: sistema linguistico definito diatopicamente, quindi tipico di una regione o località, e con una differenza di raggio funzionale, sociale e comunicativo rispetto ad una lingua standard nazionale nei confronti della quale il dialetto è diventato un sistema secondario. I dialetti italiani non sono varietà dell’italiano, sono varietà geografiche parallele del dialetto di cui si è sviluppata la lingua standard (fiorentino); o non sono tra lingua e dialetto non c’è una differenza strutturale, una lingua e un dialetto non sono distinguibili solo sulla base delle loro caratteristiche linguistiche. Ma la distinzione si basa su criteri di tipo storico e sociolinguistico (criteri di tipo geografico, sociale, funzionale e gerarchico) Un dialetto è un sistema linguistico divenuto secondario rispetto a uno dominante, con secondario si intende subordinato non inferiore, dotato di diverso prestigio e diverso ruolo. Il dialetto si caratterizza:  geograficamente, si usa in aree circoscritte  Socialmente, usato in ambiente sociali culturali  Funzionalmente, non utilizzato in ambiti scientifici e tecnici Pellegrini divide l’Italia in 5 grandi aree, in cui si parlano diversi dialetti:  Area settentrionale  Area toscana  Area centrale-meridionale  Area sarda  Area friulana Oggi il sardo e il friulano non sono più considerati dialetti, perché hanno fenomeni tali e propri da configurarsi come lingue proprie ed autonome. All’ interno di ogni area distinta da Pellegrini, possiamo individuare diversi gruppi, chiamati gruppi sotto-dialettali, nell’area settentrionale distinguiamo i dialetti gallo-italici (il lombardo, il piemontese, il ligure e l’emiliano-romagnolo); nell’area centrale ci sono i dialetti mediani (il laziale settentrionale, l’umbro centro-settentrionale e il marchigiano centrale), i dialetti meridionali e i dialetti meridionali estremi (il calabrese centro-meridionale, il salentino e il siciliano). Le grandi aree dialettali italiane sono delimitate da 2 confini linguistici, noti come:  Linea La Spezia-Rimini, corrisponde alla catena dell’Appennino tosco-emiliano, fa da confine tra i dialetti settentrionali e quelli centrali  Linea Roma-Ancona, coincide con il Tevere, divide i dialetti centrali da quelli meridionali

Questi confini sono costituite da fasci di linee, isoglosse, una isoglossa è una linea immaginaria con la quale si collegano le estremità di un’are geografica caratterizzata dalla presenza di uno stesso fenomeno linguistico.

FENOMENI CARATTERIZZANTI DELL’AREA SETTENTRIONALE  Lenizione, cioè il passaggio da sorda a sonora delle consonanti intervocaliche  Scempiamento delle consonanti rafforzate  Avanzamento di /tʃ/ e /dʒ/  Abbondanza di pronomi clitici, anche in funzione di soggetto Fenomeni caratterizzanti i dialet gallo-italici rispetto ai veneti  Vocali turbate /ö/ e /ü/  Caduta delle vocali finali diverse da -a

TRATTI DEL DIALETTO TOSCANO      

1.Dittongamento toscano e monottongamento fiorentino 2.Passaggio del nesso rj > j (tipo fornaio) 3.Desinenza -iamo per la prima persona plurale 4.Gorgia 5.Perdita dell’elemento occlusivo nella pronuncia delle affricate palatali 6.Anafonesi= chiusura di /e/ tonica in /i/ davanti ai suoni palatali provenienti dai nessi latini /lj/ e /nj/; chiusura di /e/ e /o/ toniche davanti a nasale velare

TRATTI DEI DIALETTI CENTRO-MERIDIONALI Fenomeni caratterizzanti dell’area centro-meridionale  Metafonesi: trasformazione di E e O toniche se la parola terminava in latino in –U o –I  Betacismo (passaggio da -v- a -b-)  Assimilazione progressiva dei nessi -nd- e -mb Possessivo enclitico con i nomi di parentela  Avere non ausiliare è sostituito da tenere  A livello lessicale, il passaggio al tipo femmina, frate Fenomeni caratterizzanti i dialet alto meridionali  Vocale finale indistinta /ǝ/ Fenomeni caratterizzanti i dialet meridionali estremi  Sistema vocalico siciliano (con 5 vocali toniche e tre vocali atone)  Pronuncia retroflessa Bilinguismo: compresenza nel repertorio di u parlante o di una comunità, di due sistemi linguistici diversi. Il bilinguismo può essere con o senza diglossia, si ha diglossia quando le varietà presentano un differente prestigio e una specializzazione di funzioni. Dilalia: situazioni di compresenza di 2 sistemi linguistici con status diversi, in cui la varietà dominante è diffusa e considerata accettabile anche in contesti informali. Dominio: insieme di situazioni che appartengono allo stesso campo d’esperienza e hanno

alcune caratteristiche in comune. Alternanza di codice: il parlante sceglie un codice o un altro in relazione al dominio (lavoro, casa, religione…). Esempio: si usa il dialetto in famiglia e l'italiano al lavoro. Cambio di codice: si avvia una conversazione in un codice e poi si passa all'altro (vari motivi: arrivo di un nuovo interlocutore, cambio di argomento, passaggi da discussione seria a scherzosa ecc.) Questo cambio di codice può avvenire in 3 modalità: 1. Code-switching: passaggio da un codice a un altro all'interno della stessa situazione comunicativa. Avviene sempre al confine tra una frase e un'altra (è interfrasale).

2. Code-mixing: commistione di due codici a tutti i livelli d'analisi: fonologico, morfologico e sintattico. Si verifica all'interno della frase (è intrafrasale). 3. Prestito: passaggio di una parola da un codice a un altro, limitatamente al livello lessicale. L’italiano e i dialetti non vanno considerati come sistemi chiusi, sistemi che sono indipendenti fra di loro, sono sistemi in comunicazione osmotica, formano un continuum ininterrotto di varietà. Si può immaginare come una linea alle cui estremità si dispongono da una parte il dialetto e da una parte la lingua, nel mezzo si collocano varietà intermedie, che possono essere più vicine alla lingua e sono varietà della lingua; oppure possono essere più vicine al dialetto e sono quindi varietà del dialetto. Queste varietà vanno concepite come delle realtà contigue in parte sovrapposte. Secondo Berruto la diatopia costituisce l’elemento principale della variabilità della lingua e, nell’uso orale, questo asse si sovrappone a tutti gli altri assi. Ci sono punti del sistema in cui la marcatezza diatopica è più intensa, è più intensa nell’oralità rispetto allo scritto, è più intensa in contesti formali, ed è più intensi in classi sociali più basse. Dialet italianizzati: varietà di dialetto nato dall’influenza dell’Italiano in un meccanismo di superstrato. Questa influenza si può notare soprattutto a livello lessicale. L’ingresso di parole nuove è determinato da:  Necessità di designare nuovi referenti  Sostituzione di una parola in declino con una più vicina alla lingua nazionale Italiani regionali: varietà di italiano che mostrano a tutti i livelli del codice caratteristiche peculiari di un’area geografica. Possiamo distinguere 4 varietà regionali:  Settentrionali: Piemontese, Ligure, Lombarda, Veneta-friulana ed Emiliano-romagnola  Centrali: Toscana, Mediana (Marche, Umbria, Lazio esclusa Roma) e Romana  Meridionali: Campana, Abruzzese-molisana, Pugliese, Meridionale estrema (Salentina, Calabrese e Siciliana)  Sarde: Sarda Le varietà regionali dell’italiano si differenziano per la presenza di varianti che sono: fonetiche, morfologiche, sintattiche e lessicali. Non tutte le varianti presentano una stessa frequenza di tratti, ad esempio le varianti fonetiche e lessicali sono più frequenti rispetto a quelle sintattiche e morfologiche, sono quelle che permettono ad ogni parlante di riconoscere immediatamente la provenienza geografica dell’interlocutore. I dialetsmi sono dei lessemi di origine dialettale entrati in italiano, non da confondere con i regionalismi, che sono invece lessemi non diffusi sull’intero territorio nazionale ma solo nelle varietà parlate in alcune regioni. Geosinonimi: parole che hanno lo stesso significato ma che vengono usate solo o prevalentemente in una certa area linguistica

I TRATTI DELLA VARIETÀ Varietà settentrionale  Diversa distribuzione delle vocali aperte e chiuse

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Mancanza di raddoppiamento fonosintattico /s/ intervocalica sempre sonora Affricata dentale iniziale sempre sonora Uso sistematico passato prossimo Nomi di persona preceduti da articolo Rafforzamento della negazione con

Varietà meridionale  Diversa distribuzione delle vocali aperte e chiuse

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Vocali atone finali > voc. indistinta Impiego transitivo di verbi intransitivi Uso dell’imperfetto congiuntivo al posto del presente (venisse pure!) Uso del Voi come pronome di cortesia Stare per essere; tenere per avere Geosinonimi (far filone, melone ecc.)



mica Geosinonimi (bigiare, cornetti ecc.)...


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