Discoli Incorreggibili PDF

Title Discoli Incorreggibili
Author Elisa Pitta
Course Storia dei servizi educativi e dell'immaginario infantile
Institution Università di Bologna
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DISCOLI INCORREGGIBILI La diffusione delle case di correzione a partire dal caso inglese

Le case di correzione si svilupparono con estrema rapidità durante il XVI secolo, a seguito della spinta data dalla preoccupazione etico-religiosa, ma anche politico-sociale, rispetto agli oziosi e ai mendicanti, accomunati in unica grande categoria in quanto riconosciuti come soggetti socialmente pericolosi o potenzialmente tali (mutata percezione sociale del rapporto tra lavoro e povertà). Vi sono molti studi sull’argomento, due i più importanti: 1. RICERCHE DI GEORGE RUSCHE e KIRCHHEIMER  il fenomeno della nascita delle case di correzione è inserito all’interno del contesto socio economico più ampio, in quanto i metodi punitivi cominciarono essere rivalutati quando si cominciò a considerare la possibilità di sfruttare il lavoro dei detenuti all’interno dei luoghi di internamento. 2. DARIO MELOSSI E MASSIMO PAVARINI  qui si individuano le connessioni tra carcere e organizzazione economica e politica, dove si compara carcere e fabbrica, detenuto e lavoratore, contratto di lavoro e pena retributiva Tuttavia le case di correzione non ebbero nessun ruolo nell’inaugurare il sistema FORZA-LAVORO A DISPOSIZIONE DELL’APPARATO AMMINISTRATIVO, in quanto le cause della sua nascita furono diverse. Come evidenziato nella ricerca storica, nel XVI secolo si registrano profonde e radicali trasformazioni nelle politiche riguardanti poveri e negli atteggiamenti verso i vagabondi e gli oziosi; è a partire dal 500 che i sovrani e le istituzioni si trovarono nella necessità di prendere iniziative concrete in risposta a processi, piuttosto estesi, di pauperizzazione e disorganizzazione sociale. Questo per diversi fattori:    

aumento demografico della popolazione (che aveva accentuato alcune problematiche sociali, come vagabondi e mendicanti) periodo di forte crisi economica disoccupazione che aveva colpito larghi strati della popolazione trasferimento in massa dei centri rurali a quelli urbani

in questo clima nascono le proposte, i progetti, e le istituzioni volte a combattere l’OZIO (che si esprimeva secondo due principali tipologie: specifici gruppi che vagavano per le vie della città senza lavoro o una dimora, e individui che conducevano una vita di dissolutezza e disobbedienza rigettando i propri compiti e doveri), con l’obiettivo di liberare la città dalla presenza dei “devianti”. Le prime città che si dotarono di queste nuove strutture furono i centri protestanti, e questo potrebbe convalidare l’ipotesi relativa all’influenza della Riforma sul cambiamento di mentalità nei confronti di problemi sociali, come la povertà; tuttavia essi si diffusero e coinvolsero rapidamente anche centri di fede cattolica (1613 ad Aversa, nel 1656 in Francia venne creato l’Hopitale generale, con una finalità di assistenza verso i poveri). Simultaneamente governi elaborarono nuovi programmi e cercarono di rivedere gli assetti sociali politici in modo da agire concretamente per un effettivo miglioramento della popolazione più povera. Un cambiamento che si manifestò in quegli

anni fu il progressivo interessamento delle autorità politiche alle sorti delle secolari istituzioni di beneficenza, decidendo che l’assistenza diventava qualcosa di cui doveva occuparsi chi aveva responsabilità di governo (anche Umanesimo e Rinascimento contribuirono a queste modifiche nei confronti delle politiche sociali, che esercitare una forte pressione sui governi affinché iniziassero a far rientrare tra le loro priorità quelle che noi oggi chiameremmo POLITICHE DI WELFARE). I maggiori paesi europei produssero nuove politiche per il sostegno e la regolamentazione degli indigenti; le misure erano caratterizzate da aspetti molto simili e prevedevano che l’elemosina fosse severamente proibita o ristretta esclusivamente a particolari gruppi. Furono inoltre promulgati leggi e decreti affinché per le vie della città si potesse incontrare un numero minore di oziosi (Enrico II nel 1547 ordinava di combattere l’ozio di mendicanti validi, ed Enrico VIII nel 1531 ordinava un censimento dei validi e degli invalidi al lavoro, dove i primi dovevano essere frustati e obbligati a esercitare un’attività lavorativa). Tutto questo mostra come le scelte dei governi europei del XVI secolo fossero accomunati da un piano che si delineava su un triplice livello: 1. ELARGIRE SOSTEGNO AI POVERI NON ABILI AL LAVORO 2. ASSICURARSI CHE CI FOSSE ABBASTANZA LAVORO PER GLI ABILI AL LAVORO 3. FARE IN MODO CHE CI FOSSERO ADEGUATE POLITICHE PER MANTENERE IL CONTROLLO DEI POVERI DALLA CONDOTTA IRREGOLARE La casa di Correzione come Rimedio Sociale L’istituzione delle case di correzione, che si impongono immediatamente quale modello paradigmatico di rieducazione, trovano comunque un suo antecedente nel Medioevo, quando si faceva ricorso a internamento nelle torri, nelle segrete, per impedire al criminali la fuga in attesa del processo o dell’esecuzione della sentenza (spesso accompagnato ad altre misure punitive, come i castighi corporali), ma che vedeva limitato l’uso dell’imprigionamento inteso come punizione. Il cambiamento nella crescente propensione per una penalità meno cruenta, sia nell’evoluzione del concetto di castigo troveranno la massima espressione nelle case di correzione; si sperava che l’isolamento e il tipo di educazione avrebbero portato i detenuti a pensare i falli commessi e a cambiare le loro abitudini. La nascita della prima casa di correzione si fa risalire alla metà del XVI secolo in Inghilterra, la Bridewell, sorta Londra nel 1557 nel Royal Palace of Bridewell, appena fuori le mura della città. In questo periodo Londra è la città più popolosa dell’Inghilterra, con un numero sproporzionato di accattoni e oziosi, e l’istituzione londinese aveva un chiaro scopo punitivo. Come abbiamo visto la visione che si affermò in Inghilterra e in genere nei maggiori paesi europei era quella di collegare strettamente la spesa per l’assistenza al lavoro obbligatorio, provando a soddisfare le esigenze di limitare il più possibile la carità privata (giudicata generatrice di ozio) e indirizzare la carità pubblica soltanto verso un numero di persone effettivamente incapaci di svolgere qualsiasi lavoro  i vagabondi e gli oziosi all’interno delle case di correzione dovevano provvedere al proprio automantenimento attraverso il lavoro obbligatorio. Questi anni rappresentano a livello europeo il periodo di GRANDE INTERNAMENTO, in quanto sull’esempio dell’Inghilterra nel volgere di pochi anni altre strutture sorsero ad Amsterdam, Amburgo, Svizzera, e in Italia a Roma, Milano, Palermo e Bologna (1822). La casa di correzione non è stata concepita come semplice luogo di detenzione, non avrebbe dovuto PUNIRE E RIFORMARE l’animo di coloro che divenivano internati; essi venivano frustati, sottoposte lavoro cotto e a una

rigida pratica della religione (si pensava che l’operosità e la totale sottomissione avrebbero sostituito e sradicato di subordinazione e l’oziosità). Vi era quindi una doppia modalità nelle pratiche e nelle norme, tese da una parte a VIGILARE, CONTENERE, CORREGGERE E CASTIGARE, dall’altra orientate a RIPLASMARE LA PERSONALITA’ DEL RECLUSO. Bridewall e House of Correction: Genesi e Sviluppo in Inghilterra (1555-1820 1 ) Si possono rintracciare quattro momenti principali nella storia delle istituzioni correzionali inglesi: 1. LA FASE URBANA (1555-1575)  in questo periodo si verificò una cacciata dai contadini dalle terre e migliaia di questi lavoratori espropriati erano diventati accattoni o vagabondi. Diventarono quindi oggetto di una durissima repressione e di un forte controllo, ma rientrarono anche nelle politiche di soccorso per i poveri (il programma della Bridewell era compreso in quello più generale che aveva portato alla nascita di quattro HOSPITALS). I reclusi potevano essere internati contro la loro volontà e la loro ammissione era spesso seguita da una fustigazione tanto che essa divenne una delle maggiori attrazioni della capitale. Completata la prima fase i reclusi entravano nel complesso meccanismo correzionale e attraverso lavori preghiera venivano educati a condono stile di vita più ordinato e disciplinato. La detenzione all’interno della Bridewell era di breve durata, mediamente un mese o poco più. La casa era amministrato da un corpo di governatori, eletto ogni due anni, che doveva garantire una certa trasparenza nel suo operato (si cercava di impedire qualsiasi introito finanziario a chi era incaricato di amministrarla, infatti attraverso il lavoro degli internati l’istituzione avrebbe dovuto assicurarsi il proprio sostentamento, insieme alle imposte prescritte alla popolazione civile). A partire dal 1560 nacquero due progetti differenti nella struttura londinese: una parte della Bridewell venne utilizzata per impiantare una scuola di addestramento al lavoro per i ragazzi appartenenti alle classi meno abbienti (filatura, battere la canapa, raccolta della stoppa, macinazione del grano), la restante parte accoglieva i cosiddetti idle e disordedly (auto e di piccoli reati, prostituti, ubriaconi, coloro che siano anche di adulterio, bigamia). Il lavoro veniva ad assumere un triplice aspetto: ERA LA FORMA PRINCIPALE ATTRAVERSO LA QUALE SI PENSAVA DI PUNIRE I RECLUSI, ERA IL MEZZO ATTRAVERSO IL QUALE I DETENUTI AVREBBERO RIPAGATO L’OSPEDALE DEI COSTI DEL LORO MANTENIMENTO E AVEVA UNO SCOPO ALTAMENTE RIEDUCATIVO. 2. LA DIFFUSIONE SU TUTTO IL TERRITORIO NAZIONALE (1575-1630)  sull’esempio della Bridewell londinese un atto diffuse le case di correzione in altre città inglesi, come Oxford, Norwich, Salinsbury. Un tratto distintivo riguarda la loro espansione su tutto il territorio inglese (nel 1630 esse coprivano l’intera area anglosassone, in misura molto maggiore del resto d’Europa), reso possibile e promosso da una parte alcune precise caratteristiche che connotava il governo inglese dall’altra da alcuni elementi distintivi delle politiche sociali; la loro diffusione su tutto il territorio era stata inoltre garantita anche da un atto del parlamento nel 1610, preposto a multare le contee che non avevano istituito una casa di correzione. 3. il consolidamento e la diversificazione (1630-1720)  le motivazioni alla base dell’internamento arrivarono a coprire un’ampia gamma di reati e le Bridewell persero la 1 anno in cui le case di correzione persero la loro identità e vennero fuse con le carceri prendendo il nome di LOCAL PRISON

connessione con le Poor Law e con il progetto di regolari poveri, cominciando invece offrire un’appropriata alternativa alla semplice detenzione nelle carceri (il legame traesse le prigioni fu riconosciuto rafforzato con un atto del 1720 che ordinava ai magistrati di condannare gli autori di piccoli reati a un’istituzione o all’altra in base a criteri di pura discrezionalità) 4. Le persistenze e i cambiamenti- la Bridewall nell’era della riforma delle prigioni (1720-1800)  Prison Act del 1865 elimina ogni differenza tra GAOL e Bridewall. Limiti e Criticità dell’esperienza anglosassone l’apertura delle case di correzione rappresentava un primo tentativo di assegnare alla reclusione un intento strettamente rieducativo, ragione per la quale le Bridewell sono considerate il primo esempio della moderna incarcerazione. Nel caso di correzione fallirono tuttavia nel tentativo di mettere in pratica ciò che statuti e regolamenti prescrivevano per diversi motivi (John Howard contribuì a rilevare l’inadeguatezza delle case correzionali) 

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Istituzioni Completamente Abbandonate A Se Stesse (cattiva amministrazione, corruzione di coloro che le governavano, stato degli ambienti interni degradati, promiscui, insalubri, spesso ricettacolo di malattie: FEVER GAOL) Presenza Costante Di Vagabondi Che Pullulavano Le Vie Della Città (continuo flusso di immigrati che arrivavano a Londra) Limitato Successo Nel Riformare I Reclusi (tra il 5 e il 10% di coloro che erano stati condannati ai lavori forzati o ritornavano nelle case di correzione oppure venivano implicati) Misure Diverse Di Impiego Dei Prigionieri Nell’esercizio Di Un Lavoro (vi erano case di correzione all’interno delle quali non veniva effettuata nessun tipo di attività lavorativa, oppure tale attività produceva poco profitto)  a tal proposito significativo risulterà l’impegno educativo sociale di Elizabeth Fry, filantropo e riformatrice delle carceri inglesi che introdusse nuovi regolamenti finalizzate a superare la concezione custodia istiga delle prigioni e a trasformarle in una “manifattura ben regolata”

A questi ordini di problemi, nel corso degli anni, se ne aggiunsero altri, come l’utilizzo delle case di correzione come prigioni ordinarie con uno scopo custodialistico (es. nel periodo elisabettiano serviva come prigione per puritani, cattolici, prigionieri di guerra spagnoli). Altre Forme di Internamento Coatto: le Workhouse Le workhouse nascono grazie al contributo congiunto della COORPORATION FOR THE POOR (compagnia con il potere di arrestare vagabondi, offrire loro la possibilità di scegliere di lavorare o essere frustati e impiegava al lavoro obbligatorio tutte le persone povere, inclusi i bambini, che non avevano alcun mezzo di sostentamento) e le PARROCCHIE. A seguito della OLD POOR LAW del 1601, in cui lo Stato aveva acceso di occuparsi dei cittadini bisognosi (fornendo lavori disoccupati, assistendo gli anziani, i malati, gli inabili al lavoro e educando e insegnando un mestiere ai bambini appartenente le classi meno abbienti), rendendo autonoma ciascuna parrocchia nella gestione delle politiche di aiuto verso i poveri, proseguendo in maniera preminente la pratica dell’aiuto esterno, la cosiddetta OUTDOOR RELIEF, attraverso sussidi.

Tuttavia nel volgere di pochi anni le workhouse cominciarono a diffondersi in alternativa alla outdoor relief, sia per favorire un risparmio nell’assistenza ai poveri sia come deterrente per gli abili al lavoro (una volta entrati nella struttura essi venivano impiegati forzatamente inoccupati azioni tra le più disparate senza percepire salario e con obbligo di risiedere all’interno della struttura  INTERNAMENTO), e a quei poveri che si rifiutavano di entrare nelle case di lavoro le parrocchie potevano negare la concessione di aiuti. Queste strutture, nel corso del loro funzionamento, registrarono molteplici cambiamenti. Originariamente le workhouse non erano considerate come luoghi di punizione (gli internamenti erano per di più di tipo volontario, a differenza delle case di correzione), ma come opera di aiuto verso le classi più povere e disagiate. Tuttavia con il tempo esse cominciarono assumere caratteristiche del tutto differenti, caratterizzandosi sempre di più nella direzione della deterrenza (1770: workhouse definite come HOUSE OF TERROR). Varcata la porta d’ingresso, l’internamento vero e proprio avveniva solo dopo l’autorizzazione da parte di una Commissione appositamente scelta che sottoponeva gli individui che si rivolgevano struttura per registrarne le generalità e soprattutto per constatare l’effettivo stato di miseria. Successivamente un medico effettuò una visita per rilevare la presenza di qualche malattia (l’internamento nelle workhouse per molti comportava l’accesso le cure mediche), completata questa prima fase l’individuo veniva svestito dagli abiti per indossare l’uniforme della casa i detenuti venivano poi rigorosamente divisi in classe: i bambini, insieme alle donne, rappresentavano la percentuale maggiore delle persone internate. I motivi della presenza cospicua dei bambini erano diversi: alle volte e si entravano insieme alle loro famiglie (un uomo abile al lavoro che veniva internato era costretto a portare con sé moglie e figli), alcuni erano orfani, altri nascevano nelle workhouse, in altri casi si trattava di misure temporanee in cui alcuni genitori decidevano di internarli affinché potessero ricevere un pronto riparo. Anche nelle workhouse quanto prescritto dagli statuti e dai regolamenti non rispecchiava spesso la realtà (23 bambini che dormivano in un’unica stanza, numerosi casi di crudeltà e di abusi nei loro confronti,ecc…). Nella seconda metà del settecento, in Inghilterra,il GILBERT’S ACT attenuò fortemente il principio del ricovero nelle case di lavoro, che cominciarono ad accogliere quasi unicamente i vecchi, i malati e i fanciulli, e per contenere il diffondersi dei principi rivoluzionari si diffuse un sistema di sussidi. L’atto autorizzava i magistrati e gli overseers delle parrocchie a trovare un lavoro salariato ai lavoratori sani e, in mancanza, ad assisterli al domicilio (veniva quindi legalizzato l’OUTDOOR RELIEF). In questo periodo si affermarono con più forza le POORHOUSE (un cottage o più, usati come domicilio gratuito per qualche pensionato, come ricovero occasionale per invalidi e malati, come rifugio temporaneo di girovaghi o poveri in attesa di essere tradotti in altre parrocchie).

Progetti di Internamento Coatto in Italia tra Settecento ed Ottocento

Anche nella realtà italiana si cercò di dare una risposta al fenomeno allarmante della devianza tramite l’istituzione delle case di correzione. Nel contesto italiano, fin dagli inizi del XVI secolo, furono promosse iniziative assistenzialistiche (ecclesiastiche e laiche) come istituti di beneficenza,

ospizi, conservatori, alberghi per i poveri. Le autorità governative cominciarono a considerare la povertà come una questione politica. Così, tra 500 e 600 continuarono a consolidarsi una serie di istituzioni, spesso di dimensioni ridotte, sostenuta dall’intervento sia pubblico che privato, che erogano assistenza (il più delle volte vi si entrava su richiesta e non per obbligo imposto da un intervento di tipo repressivo). In un simile contesto costituito da individui fragili ed emarginati, nel corso dei secoli il problema che assunse dimensioni sempre più consistenti fu quello che riguardava i gruppi di DEVIANTI e MARGINALI. Accanto a iniziative di assistenza di cura, sorsero istituti di correzione e di rieducazione, con i quali cercava di dare una pronta risposta ai problemi emergenti (gli archivi restituiscono una società che si sentiva minacciato dal crimine e guardava con estrema preoccupazione alla crescita del fenomeno della devianza), e alla repressione andavi inevitabilmente affiancata la prevenzione. In questo clima nascono le proposte, i progetti, e le istituzioni destinate al “rinchiudimento” di masse di oziosi, vagabondi e mendichi. Una delle prime esperienze carcerari moderne in Italia è senza dubbio quella costruita nella metà del XVII secolo, per volontà dell’abate Filippo Franci, che aveva già fondato un orfanotrofio, lo “Spetale di San Filippo Neri”, e istituì il carcere minorile di Firenze, conosciuto come “Casa Pia del rifugio di poveri fanciulli” o “Casa dei Monellini” (accoglieva i minori di 16 anni che la notte dormivano per strada, nei cimiteri, nelle osterie). Nel 1677 venne fatta costruire la sezione della casa di correzione, destinate ai ribelli all’autorità paterna con l’intento di separare tali soggetti dei veri e propri delinquenti che ne avrebbero corrotto l’animo; questa sezione era costituita da otto cellette singole dove i ragazzi venivano internati per volontà dei loro genitori (sia perché mostravano inclinazione ai vizi ma anche perché erano disobbedienti indisciplinati), in isolamento costante (visitati unicamente da un direttore spirituale e uscivano solo per partecipare alle funzioni religiose, con un elmo di latta con la visiera abbassata). Il Contesto Sociale di due Realtà Urbane: Roma e Milano La strada delle case di correzione a Milano e a Roma illustra il sistema del “SORVEGLIARE E PUNIRE” italiano: si evidenzia come, pur in presenza di realtà socio-politiche differenziate, il minimo comune denominatore fosse rappresentato dal “rinchiudimento” in strutture che presentavano numerose analogie nelle finalità e nella tipologia di interventi educativi. L’idea di fondo era quindi superare la semplice misura detentiva (e per John Howard esse rappresentavano strutture altamente all’avanguardia sia dal punto di vista architettonico sia da quello normativo, tanto che mi fece dei modelli su cui sarebbe basata l’elaborazione teorica della riforma del sistema carcerario inglese sfociò, nel 1779, nel Penitentiary Act). La Casa di Correzione nel s...


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