Fenici PDF

Title Fenici
Course Archeologia Fenicio-Punica
Institution Università Ca' Foscari Venezia
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storia dei fenici ...


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Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

I FENICI IL POPOLO FENICIO PRIMA DELL’ETÀ DEL FERRO: LE CITTÀ STATO L’ETÀ DEL FERRO: SI SVILUPPA LA CIVILTÀ FENICIA IL LORO TERRITORIO LA RELIGIONE LE CERIMONIE RELIGIOSE

LA SCRITTURA LA SCRITTURA FENICIA IMPORTANZA DELLA SCRITTURA FENICIA

L’ARTE

L’ARTIGIANATO FENICIO LA CERAMICA E LE MASCHERE I GIOIELLI GLI AVORI LE SCULTURE E LE STELI LE PROTOMI E GLI AMULETI L’ARCHITETTURA

LE INDUSTRIE L’INDUSTRIA VETRARIA L’INDUSTRIA DELLA PORPORA L’INDUSTRIA NAVALE

PROVETTI NAVIGATORI E ABILI COMMERCIANTI

GLI INSEDIAMENTI COME AVVENIVANO GLI SCAMBI: DAL BARATTO ALLA MONETA

LE VARIE FASI DELL’ESPANSIONE FENICIA NEL MEDITERRANEO

PRIMA PERIODO PRECOLONIALE: CREAZIONE DI PUNTI DI APPRODO (I FONDACI) DOVE SI CONCENTRÒ L’ESPANSIONE FENICIA E PERCHÉ SI SPINSERO COSÌ LONTANO LA SUPREMAZIA COMMERCIALE DEI FENICI SECONDO PERIODO: LA COLONIZZAZIONE ED IL CONSOLIDAMENTO DEI PUNTI DI APPRODO TERZA FASE DELL’ESPANSIONE: CARTAGINE CENTRO DI GRAVITÀ

LE ROTTE COMMERCIALI I FENICI IN SICILIA

MOTHIA: LA PIU' IMPORTANTE SEDE FENICIA LA STRUTTURA URBANA L’ARTIGIANATO E FINE DEL DOMINIO CARTAGINESE IN SICILIA

I FENICI IN SARDEGNA LA CIVILTÀ NURAGICA I NURAGHI VILLAGGI NURAGICI INIZIO DELLA PRESENZA FENICIA IL DOMINIO CARTAGINESE I PRINCIPALI INSEDIAMENTI COLONIALI FENICI E PUNICI THARROS: IL PIÙ IMPORTANTE SISTEMA DIFENSIVO DEL MONDO PUNICO THARROS GRANDE VIA MARITTIMA IL TOPHET DI THARROS.

I FENICI A MALTA

LA TIME-LINE LA DOMINAZIONE FENICIO-PUNICA IL SANTUARIO DI TAS SILĠ I CART-RUTS

LA FINE DELLA CIVILTÀ FENICIA GLOSSARIO - BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

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Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

IL POPOLO FENICIO.

La storia non ci ha tramandato fonti dirette sul popolo fenicio. Ad oggi non esistono testi scritti da Fenici, si possiedono solo alcuni frammenti, citati da autori tardi o di altra civiltà, che parlano di loro. La fonte più importante è la Bibbia. Bisogna dire che tra i 4500 e i 2500 anni a. C., cambiamenti climatici sfavorevoli e probabilmente invasioni straniere costrinsero i popoli stanziatisi nella Russia meridionale a ricercare nuove terre. Queste migrazioni non furono continue, ma si svilupparono in occidente in

tre distinte ondate. Prima ondata (4400 a.C.-4300 a.C.) Seconda ondata (3500 a.C.-3000 a.C.) Terza ondata (3000 a.C.-2800 a.C.) Un primo gruppo (detto indoeuropeo) si diresse verso l’Europa, dove differenziandosi diedero inizio alla formazione degli antichi popoli europei, come: Balti, Germani, Celti, Italici, Slavi, Illiri, Achei, Traci, Sciti; altri verso il vicino oriente, come: gli Ittiti, Armeni, Frigi, Iranici, Medi; altri ancora verso l’Asia meridionale, come: gli Indoariani. Un secondo gruppo di popoli, i Semiti, si stabilirono, invece, nella penisola arabica, da cui raggiunsero le coste del Mediterraneo orientale (Ebrei e Fenici) e la Mesopotamia (Assiri, Babilonesi, Accadi). Un terzo gruppo i Camiti si stabilirono nell’Africa settentrionale dove diedero origine alla civiltà egiziana. L’arrivo di queste popolazioni provocò notevoli cambiamenti sia in Europa, che nel bacino del Mediterraneo e nell’Africa settentrionale.

È probabile quindi che il popolo dei Fenici si sia formato nel 3.500 a.C. in seguito a diverse fase di migrazioni di popoli semiti, provenienti dall’Arabia, verso quella fascia di terra e di costa che comprendeva, grosso modo, l’attuale: Giordania, Libano, Israele e parti della Siria-Palestina. Da queste migrazioni germogliarono poi diverse civiltà. 2

28/06/2018 Autore: Giacomo Giampiccolo Erano noti all’epoca con il nome di cananei. L’arrivo degli ebrei determinò una serie di conflitti a seguito dei quali i cananei di Palestina si fusero con le genti di Israele mentre quelli stanziati in Libano continuarono la vita di sempre e divennero la popolazione nota come

fenici (termine greco) o sidoni (termine biblico). I Greci usarono il nome Phoinikes per il popolo e Phoinike per la regione.

Secondo alcuni, il termine Phoinikes non deriverebbe né dal colore della porpora, né dalla sua produzione (come invece affermano altri), ma molto

probabilmente potrebbe avere avuto origine dal colore della loro pelle, resa rossa dal sole. I Greci chiamavano infatti i Fenici "Uomini rossi". Prima dell’ascesa della città di Tiro, la città dominante era proprio Sidone. Tiro fu la città fenicia di riferimento, fino al VIII secolo. Una vera e propria zecca d’oro del Mediterraneo, da qui passavano le merci di tutto il vecchio mondo, dal lino egiziano ai tappeti Mesopotamici, al cuoio e alle pecore d’Arabia, avorio e pavoni africani e ancora metalli preziosi, cavalli e anche schiavi. INDICE

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Autore: Giacomo Giampiccolo PRIMA DELL’ETÀ DEL FERRO: LE CITTÀ STATO.

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La conformazione della regione, parte montagnosa e parte desertica, priva di confini naturali ben definiti, non favorì il sorgere di uno stato unitario, quanto piuttosto di numerose piccole monarchie cittadine (Arado, Biblo, Berito, Sidone, Tiro), accomunate comunque dalla lingua e dalla cultura. Queste città-stato erano circondate da un limitato territorio sul quale il sovrano, che le reggeva, esercitava il suo potere.

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28/06/2018 Autore: Giacomo Giampiccolo Per il periodo della storia antecedente all’età del Ferro (dal 3.550 al 1.200 a.C.) in realtà non si

potrebbe nemmeno parlare di civiltà fenicia o di stato unitario o di nazione fenicia in senso proprio in quanto le loro cittàstato Ugarit, Biblo, Arado, Tiro, Khaldè, Sidone, Sarepta rimasero quasi sempre indipendenti l’una dall’altra, spesso si alleavano, si combattevano, gravitavano ora in un’orbita ora nell’altra, mancavano

di una coscienza politica nazionale. Ogni città-stato era governata da una monarchia, in genere ereditaria, che esercitava il suo potere su un regno territorialmente piccolissimo. La società fenicia era così suddivisa in: il re (a capo della città-stato con potere politico, religioso e legislativo), i mercanti con il potere economico, alti funzionari (formato dai nobili, che affiancavano il re e formavano il Consiglio degli anziani), il popolo libero costituito da: commercianti, agricoltori, artigiani (erano una categoria di dipendenti del re), marinai, pastori che avevano il diritto di assemblea, e per ultimo gli schiavi, provenienti dalla pirateria fenicia.

Furono queste caratteristiche geografiche e politiche della Fenicia che resero la regione il naturale obiettivo dell’espansionismo egizio da sud a partire dal III millennio a.C. e di quello hittita da nord, a partire dalla metà del II millennio a.C.

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Autore: Giacomo Giampiccolo

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INDICE

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Autore: Giacomo Giampiccolo L’ETÀ DEL FERRO: SI SVILUPPA LA CIVILTÀ FENICIA.

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Intorno al 1200 a.C. l’equilibrio politico che intanto si era determinato in tutto il vicino oriente intorno alle due potenze si spezzò a causa di una violenta invasione dei “ popoli del mare” provenienti dalla penisola balcanica. Gli attacchi cominciarono dal mare, lungo la costa siriana, crebbero progressivamente d’intensità e si estesero nell’entroterra. Costoro non erano popoli pacifici, ma dei predoni del mare che, navigando su imbarcazioni alla volta del Mar Mediterraneo orientale, si versarono verso il corridoio siropalestinese e sull'Egitto e occuparono con la forza l’Anatolia, la Siria, la Palestina, Cipro e parte dell’Egitto. Il panico si diffuse dall’Anatolia all’Egitto i popoli che erano stanziati in quell’area non ebbero il tempo di approntare una valida difesa, anche perché questi “popoli del mare” erano bellicosi e ben armati. Crollò l’impero hittita a nord; gli egiziani riuscirono a fermare i nemici

alle porte del loro paese, ma furono costretti a lasciare tutta la zona siro palestinese. Lo sconvolgimento provocato dall’invasione dei “Popoli del mare” permise alle città fenicie, tra il X e l’VIII secolo a.C., di riorganizzarsi e di rendersi indipendenti. Approfittando quindi di questo favorevole momento le città fenicie iniziarono un’era di indipendenza. INDICE

IL LORO TERRITORIO. Costretti a vivere in un lembo di terra che a Sud era delimitato dal Monte Carmelo, a Nord dalla Siria, ad est dalla catena del Libano e ad ovest dal mare, la Fenicia rappresentava un stretto passaggio fra l’Africa e l’Asia. Al di là del Libano si estendeva il grande deserto della Siria, ad est delle città costiere c'era la fertilissima vallata della Béqà, percorsa dal fiume Oronte e chiusa ad est dalla catena dell'Antilibano (alti oltre i 1.000 metri), al di là del quale si estende prima la steppa e poi il deserto. A sud della Béqà, la vallata del Giordano, che sbocca nella desolata regione del mar Morto. Gli abitanti erano quindi addensati in una fascia di terra molto stretta perché la catena del Libano dista dal mare soltanto 50 Km nel punto più lontano ed una quindicina nel punto più vicino. 7

28/06/2018 Autore: Giacomo Giampiccolo Lo stesso territorio era diviso in parecchi settori isolati e avendo dietro i monti che, in diversi

punti si spingeva a strapiombo sul mare, le comunicazioni fra una città e l’altra avvenivano spesso via mare. La loro terra distava dal mare dai 10 ai 50 Km e in alcune zone presentava montagne che si spingevano fino al mare, formando imponenti promontori che interrompevano la continuità territoriale. Le città sorgevano prevalentemente su questi promontori ed erano dotate di due porti, uno a sud, l’altro a nord, usati in rapporto ai venti e alle stagioni e si affacciavano su un mare che era fra i più pescosi di tutto il mediterraneo. Alcuni centri (come per esempio: Tiro e Arado), sorgevano su isole antistanti la costa. La conformazione del territorio quindi non consentiva a questo popolo di poter contare su sufficienti risorse agricole. Dove però l'agricoltura era possibile la terra produceva cereali, viti e olivi. L’impellente bisogna di materie prime costrinse i Fenici a ricercare ciò di cui avevano bisogno in altri parti del Mediterraneo. Furono quindi le avversità ambientali a costringere i Fenici a dedicarsi alle attività del commercio, dell’artigianato e della navigazione dando vita ad

uno spettacolare sviluppo commerciale e culturale, pure senza giungere mai un’unità politica. Le città fenicie riuscirono a diffondere le loro attività commerciali nel Mediterraneo, grazie anche al fatto che potevano contare su ampie zone boschive che ricoprivano la fascia interna fornivano legname in abbondanza per la costruzione delle navi. L’avvento dell’età del Ferro determinò quindi la civiltà fenicia sia dal punto di vista della popolazione, della cultura, della lingua, dell’arte e del territorio. Nel giro di poco tempo i Fenici estesero la loro influenza in buona parte del bacino del Mediterraneo installando empori e colonie a Cipro, sulla costa nord-africana, sulla costa meridionale della Spagna, Malta, Pantelleria, in Sicilia ed in Sardegna. INDICE 8

Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

LA RELIGIONE.

Per quanto riguarda la religione non si hanno molte notizie, e la gran parte delle nostre conoscenze si basano essenzialmente su riferimenti biblici. I testi epico-mitologici di Ras Shamra (Ugarit), unitamente ai riferimenti biblici, sono in pratica le uniche fonti di conoscenza della religione fenicia.

I fenici furono politeisti, non svilupparono mai il concetto di un solo dio o di una divinità suprema e per quanto riguarda la religione si possono distinguere tre diverse fasi: La Fase dell’Età del Bronzo, la Fase dell’Età del Ferro e la fase del primo millennio. La prima Fase, fu caratterizzata da una forte accentuazione delle singole tradizioni cittadine, con la presenza di un dio protettore della città in posizione preminente rispetto ad altre divinità minori, come Melqart a Tiro, Eshmun a Sidone, ADONIS a Biblo, Baalshamem a Biblo e a Tiro. Si ipotizza anche una struttura di divinità a coppie per cui accanto al dio principale compare una dea che è spesso sua sposa o compagna e che riflette il culto della terra feconda (Baalat, Astarte). Molto discussa e non del tutto dimostrabile è la tesi della triade, formata da un dio Sovrano, una dea Madre della fecondità e un giovane dio destinato a morire ogni anno per rinascere così come la vegetazione nel corso delle diverse stagioni. Le figure principali in questa ipotetica triade erano: Baal Hammon (protettore della città, e/o creatore del mondo, un Dio lontano dall’uomo, in quanto inafferrabile e imperscrutabile), Baalat signora della fecondità, la grande madre che dava calore, fertilità e sicurezza all’uomo) e Melqart (la cui sorte era, ogni anno, quella di nascere, morire e di rinascere durante le stagioni, (perpetuando il periodico ristabilimento dell’ordine e del benessere in tutto il paese). La seconda Fase, presentò diverse novità nel campo religioso: 

Comparvero nuove divinità: Melqart e Baalshamen oppure altre divinità assunsero una forte preminenza come Astarte, Bes e Tanit.

 

Scomparvero figure eminenti: Dagan e Shapash ad Ugarit Il sacrificio dei fanciulli, attribuito ad influenze anatoliche.

La terza Fase, presentò altri cambiamenti, quali:  

La diffusione per le divinità di nomi doppi: Eshmun-Melqart, Milk-Astarte. La diffusione di figure divine guaritrici: Shadrapa, Horon, Sid.

  

L’affermazione della figura di Bes e l’ascesa di Tanit La scomparsa del sacrificio umano intorno alla metà del 1° millennio L’influsso del mondo greco in Oriente e delle culture locali nelle colonie.

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Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

LE CERIMONIE RELIGIOSE.

I sacerdoti, vestiti con ornamenti molto semplici e accompagnati da musicanti, compivano le loro funzioni religiose in santuari costituiti da un recinto nel cui centro si situava un betilo (in Sardegna chiamate Betile), dove, secondo i Fenici, vivevano le divinità. Spesso questi santuari erano costruiti in zone elevate all’aperto. Alle divinità venivano sacrificati prodotti della terra, animali e bambini. Il sacrificio dei bambini, chiamato moloch, per quanto possa sembrare oggi raccapricciante, rappresentava un momento importante per il sistema religioso fenicio.

I Fenici erano convinti che sacrificando i bambini nel fuoco, avrebbero ottenuto protezione per la famiglia e per la comunità in generale e prosperità dagli dei. Il fuoco era l’elemento ravvivante per Baal, in quanto simbolo di rigenerazione e di resurrezione. Si credeva inoltre che il dio Baal volesse il sorriso sulle labbra per una madre che sacrificava il figlio e per questo erano vietati pianti e lamenti in queste circostanze. Le urne con le ceneri dei bambini erano quindi seppellite sulle pendici di piccole alture, chiamate tofet, (o anche tophet) che diventavano poi luoghi di culto.

Presso la cultura fenicia si celebrava anche una cerimonia che si potrebbe definire come prostituzione sacra. Era una funzione sacra che aveva come scopo quello di liberare le forze del sesso e del potere fecondante. Ogni donna, una volta all’anno, ed in occasione di particolari festività, concedeva il proprio corpo al fine di consentire all’uomo che ne avrebbe usufruito di collegarsi direttamente con la divinità. Sviluppato era anche il culto dei morti. Il defunto veniva interrato in tombe ricavate nelle rocce e custodito all’interno di singolari sarcofagi. Accanto ad esso venivano poi disposti cibo, vestiti e oggetti vari che lo avrebbero aiutato nell’altro mondo. Successivamente, invece di sacrificare i bambini, vennero sacrificati i primogeniti di animali. I rinvenimenti effettuati e le analisi svolte sulle ossa trovate ci fanno pensare che il tophet era una necropoli dove si seppellivano i bambini nati morti o morti subito dopo la nascita insieme ad animali sacrificati per auspicio. Ci sono elementi che provano l’una e l’altra ipotesi, ma molti esperti propendono per la seconda.” Louvre Museum Statuetta in bronzo raffigurante il dio Baal, rinvenuto presso Ras Shamra (Ugarit)- Scavi Schaeffer-Chenet, 1934- XIV-XII S.a.C.AO 17330 Dip. Antic.Orientali. Da Wikipedia

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Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

LA LINGUA

Il popolo fenicio parlava una lingua che assomigliava molto a quella ebrea, araba e aramaica. La lingua fenicia era strettamente consonantica, senza vocali. Solo in epoca tarda (specie nel tardo punico) e con parole straniere si utilizzarono alcuni caratteri per rappresentare le vocali. Per convenzione però, solo dopo il XII sec. a.C. si parla di lingua fenicia. Lo sviluppo cronologico della lingua fenicia presentò 4 fasi:  Fenicio antico, XI-VII sec. a.C. (all’interno del quale si può individuare un “dialetto” antico di Biblo).

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28/06/2018 Autore: Giacomo Giampiccolo  Fenicio classico, VI-I sec. a.C. (alcuni suddividono il fenicio classico in medio e tardo fenicio), (vedi figura sopra).  Punico, dal VI sec. a.C. e fino al II sec. a.C. presso le colonie occidentali sottomesse a Cartagine, la lingua fenicia subì alcune modificazioni e fu denominata punica.



Tardo punico dopo la caduta di Cartagine, 146 a.C., nell’Africa settentrionale il punico subì un’ulteriore evoluzione ed è denominato tardo punico. INDICE

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Autore: Giacomo Giampiccolo

28/06/2018

LA SCRITTURA

Fin dal paleolitico superiore 40.000-30000 anni fa, l'uomo ha cominciato a tracciare graffiti e pitture su rocce e pareti di caverne e più o meno allo stesso periodo risalgono i più antichi frammenti di ossa e di ciottoli con tacche che, molto probabilmente, dovevano essere una rudimentale rappresentazione grafica dei numeri. L'invenzione della scrittura avvenne molto dopo nel corso di tre millenni dal 5000 al 2000 a.C. in modo indipendente e in quattro diversi continenti: in Medio Oriente, in Egitto, in Cina e nell’America precolombiana, seguendo in genere le stesse tappe evolutive. La sua invenzione è avvenuta dopo un lungo processo evolutivo che, con il passare degli anni, si arricchiva sempre più di nuove conquiste. Appartengono alla civiltà dei Sumeri varie tavolette che contengono i più antichi segni numerali usati dall'uomo e risalgono al 3500-3000 a.C. SCRITTURA PITTOGRAFICA-IDEOGRAFICA. Inizialmente la comunicazione, fra umani, si espresse con la pittografia, cioè con dei segni grafici che rappresentavano gli oggetti visti o da indicare e non con suoni usati per identificarli. All’uomo primitivo veniva spontaneo comunicare con la rappresentazione diretta dell’oggetto e/o del concetto. Così si rappresentava la forma più o meno stilizzata di temi universali: il sole, le stelle, il mare, la terra, i piedi, i sessi ecc… L'oggetto era quindi più importante del suono. Il più antico sistema di scrittura conosciuto fu il cuneiforme mesopotamico-sumerico (4.000/3.000 a.C.). Alcuni di questi segni avevano valore fonetico (suoni), altri invece ideografico. La sua prima attestazione risale al 3100 a.C. circa e proviene dalla città di Uruk (un'antica

città dei Sumeri e successivamente dei Babilonesi, situata nella Mesopotamia meridionale), dove nel grande santuario cittadino, sono state trovate tavolette che registrano le attività economiche e i movimenti dei beni del tempio.

Iniziarono così le registrazioni, su tavolette di argilla, di transazioni commerciali e con esse emerse l'esigenza di dare un nome agli oggetti e ai numeri. Ovviamente questo modo di scrivere presentava delle difficoltà notevoli: infatti occorreva un disegno per rappresentare ogni cosa, sicuramente più di mille per riuscire ad articolare un discorso, mediamente complesso, per iscritto. SCRITTURA SILLABICA. In seguito i sistemi di tipo pittografico-ideografic...


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