GeopoliticaRedaelli PDF

Title GeopoliticaRedaelli
Course Geopolitica
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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appunti per il superamento dell'esame di Geopolitica del prof Redaelli. voto 29...


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1) Parla del concetto di Geopolitica. Definizione e storia. Concezione classica e moderna. La geopolitica nasce alla fine dell'800 durante l'imperialismo, nel momento in cui ci si rende conto che il mondo è finito, nel senso che non c'è più spazio per l'espansione, ed è in questo periodo che si sviluppa lo scramble for Africa, cioè le rivendicazioni europee su territori africani. Per capire come sia nata la geopolitica infatti bisogna considerare lo struggle for life degli stati che per crescere hanno bisogno di spazio che non hanno e quindi lo cercano a discapito degli altri stati. Essendo una disciplina fortemente imperialista, la geopolitica crede nel darwinismo sociale e lo applica al mondo politico, nel senso che considera la vita come una competizione in cui il più forte sopravvive. Inoltre la geopolitica non è una disciplina neutrale, ma è sempre ideologizzata perchè riguarda i meccanismi di potere e difende l'interesse nazionale; infine non guarda solo al passato, ma usa il passato per spiegare il presente e anche per prevedere il futuro e dare consigli su come affrontarlo, perciò la geopolitica è sia predittiva che prescrittiva. Il termine geopolitica viene utilizzato per la prima volta nel 1899 dal sociologo e politologo svedese Kjellen per indicare una disciplina che analizza i condizionamenti che i fattori spaziali fisici e le relazioni di interdipendenza tra entità politiche esercitano sulla politica. Ancora oggi non esiste ancora una definizione chiara del termine, ma si può definire come una disciplina che analizza la proiezione del potere nello spazio, cioè l'influenza che determinati fattori geografici hanno sulle scelte politiche, in relazione anche ad altri attori politici operanti sullo stesso territorio. La geopolitica dunque non è una scienza, ma una disciplina, un approccio per definire la realtà, che non descrive in modo statico la distribuzione geografica del potere politico ma tende ad individuare gli interessi di un particolare attore politico tenendo conto degli altri attori che operano su quello stesso territorio. È una geografia volontarista, volta a individuare gli interessi nazionali e definire le politiche per modificare gli assetti geografici esistenti. La geopolitica ha grande popolarità nel primo dopoguerra grazie all'impulso della scuola tedesca, popolarità che crolla rapidamente nel secondo dopoguerra. Il termine stesso viene praticamente bandito, perchè associato alla Germania nazista, e solo a partire dagli anni '70 il termine viene lentamente rivalutato. Nonostante il termine fosse stato bandito, la geopolitica ha continuato ad essere utilizzata nella riflessione politica durante tutti questi anni. Secondo Lacoste la riscoperta della geopolitica nel pensiero europeo si ha nel 1978, con l'invasione vietnamita della Cambogia e il suo attacco alla Cina, che contraddiceva il dogma dell'impossibilità della guerra tra due Stati comunisti. Per spiegare questo conflitto prescindente dalle ideologie la cultura europea si rivolge proprio a quella disciplina che prescinde essa stessa dalle ideologie. La ricomparsa del termine geopolitica deriva da vari fattori: la fine delle ideologie del mondo bipolare, il frantumarsi dei blocchi, la difficoltà di stabilire un ordine internazionale, dalla contrapposizione tra globalismo e etnonazionalismi, dalla comparsa di nuovi attori internazionali e dall'erosione dello Stato dalle istituzioni sovranazionali, dai localismi e dalle forze transnazionali. E' un modo per fronteggiare le incertezze dei cambiamenti e dei nuovi assetti del mondo, cercando di definire i propri interessi nazionali in un sistema mutato nel profondo.

La geopolitica può essere divisa in due macroperiodi: • geopolitica classica, 1870-1945 • geopolitica contemporanea, dal 1945 in poi. (O'Laughlin invece ne identifica 4: geop. Classica 1870-1920; geop. Fascista e antifascista 1920-1945; geop. Democratica 1945-1980; geop. Critica 1980-). Le differenze principali tra le due visioni stanno nel modo di concepire lo spazio e di il rapporto tra politica e geografia. La geopolitica classica è ossessionata dallo spazio: considera lo spazio geografico come chiuso, claustrofobico. E' una disciplina determinista, che vede il mondo come un sistema-mondo, cioè un sistema unico a cui si applicano teorie globali. Considera determinanti gli elementi naturali, tenendo conto dell'impatto della tecnologia, e dà grande importanza alla contrapposizione terra-mare. Gli apporti principali provengono dalla scuola tedesca (Ratzel, Haushofer) e da quella anglosassone (Mackinder, Mahan, Spykman). La geopolitica contemporanea invece vede lo spazio geografico come un'opportunità e non come un vero e proprio condizionamento politico. Ha una visione più olistica e completa, poichè non guarda solo ai rapporti di potere. Le sue teorie non sono più solo globali, ma anche regionali e locali, e si passa dalla visione top-down a quella bottom-up. Più che ai fattori geografici spaziali, viene data grande importanza ai fattori geografici umani, come la sociologia e l'antropologia. Si può dire che esistono vari pensieri geopolitici: si dovrebbe parlare di geopolitiche al plurale poichè il significato di geopolitica adottato di volta in volta riflette non solo le condizioni specifiche di un determinato momento storico ma anche le preoccupazioni e gli interessi che hanno motivato quella sua definizione. Determinismo: tipico della geopolitica classica, significa attribuire alle caratteristiche fisiche e demografiche di uno stato la capacità di determinare le sue possibilità di sviluppo e di successo (visione organicistica dello stato). La corrente opposta è quella possibilista. 2) Definizioni di geografia/geografia politica/geostoria/geostrategia/geoeconomia -Geografia: disciplina che studia la distribuzione spaziale dei vari aspetti geografici fisici e umani, il loro raggruppamento in aree omogenee, la spiegazione delle loro relazioni e la previsione delle loro possibili evoluzioni. -Geografia politica: studia gli effetti delle azioni politiche sull'ambiente geografico fisico e umano, cioè l'influenza della politica su ambiente e popolazione, interessandosi della distribuzione spaziale dei fenomeni politici e della loro influenza sui fattori geografici (la geopolitica studia l'opposto). Riguarda la politica avvenuta (la geopolitica quella del futuro). -Geostoria: studio della storia tramite la geografia, cioè viene effettuato per macroregioni e mira a capire l'importanza della valenza strategica di certi luoghi geografici.

-Geostrategia: il termine viene coniato dall'italiano Giacomo Durando, che la definisce come una disciplina che analizza gli aspetti militari della geopolitica. Nonostante ci siano molte somiglianze tra le due discipline, si può affermare che la visione della geostrategia è più riduttiva, in quanto si focalizza principalmente sugli aspetti militari del ragionamento geopolitico Nel corso degli anni sono state date diverse definizioni della geostrategia e delle sue differenze con la geopolitica: • La Fondation pour les etudes de Defense Nationale afferma che, mentre la geopolitica si occupa di interesse nazionale e zone di influenza, la geostrategia studia i conflitti di faglia e le buffer zones, le zone cuscinetto tra paesi ostili, anche se queste ultime in caso di conflitti diventano teatri operativi e sono comunque sempre zone di influenza. • Secondo Lacoste, invece, il termine geopolitica va riferito alla situazione interna a ciascuno Stato, riguardante l'interesse nazionale e la politica interna, mentre il termine geostrategia si riferisce ai rapporti tra gli stati e alle loro relazioni internazionali di politica estera, sicurezza ed economia. • Cohen, infine, dà una definizione più moderna, dividendo il mondo in due geostrategic realms, quello americano capitalista e quello sovietico comunista, all'interno dei quali si trovano diverse regioni geopolitiche. La geostrategia riguarda il campo della sicurezza e studia le relazioni tra le linee di frattura (shatterbelts) tra i due realms, perchè è qui che si sviluppa il conflitto. La geopolitica invece si occupa di aree più piccole all'interno di ciascun realm, più compatte e omogenee sotto il profilo economico, sociale e culturale. -Geoeconomia: studia l'influenza dell'economia sui comportamenti politici degli stati. • Secondo Taylor i rapporti economico-finanziari hanno un peso rilevante nei rapporti politico-militari, perchè le forze che modellano la scena politica sono in primis di natura economica. A seconda di come gli stati riescono a insediarsi nelle regioni più economicamente privilegiate, essi godono di una potenza reale o illusoria. • Secondo Luttwak con la fine della guerra fredda e del bipolarismo la competizione tra stati diventa competizione economica e le questioni economiche vengono poste in primo piano, occupando un ruolo dominante nella politica estera degli stati. In pratica l'economia sostituisce la forza militare. • Secondo Lorot la geoeconomia studia le strategie economiche e commerciali che servono a uno stato per acquisire il controllo di tecnologie o prodotti, che gli permettono di avere un potere internazionale. Perciò non si parla più di un'economia nazionale, ma di un'economia con una dimensione a matrice, non basata su un sistema gerarchico, ma a network interattivo. Kjellen: nel 1916 pubblica “Lo stato come forma di vita”, in cui espone la sua visione organicista dello stato, cioè lo stato è visto come un organismo vivente, che nasce, si sviluppa e muore in uno spazio competitivo che è il mondo. Perciò il compito della geopolitica è quello di studiare l'unione tra spazio, ambiente e popolo all'interno dello stato e il modo in cui lo spazio e le relazioni tra stati influenzano le decisioni politiche di ogni stato (puro darwinismo sociale).

3) Parla della geopolitica della scuola tedesca: Haushofer e Ratzel La geopolitica della scuola tedesca si sviluppa tra il 18° e il 20° secolo, in un periodo in cui la Germania tenta di affermare il proprio ruolo e la propria missione nel mondo. Gli elementi caratterizzanti infatti sono la volontà di espansione della Germania, il suo sentimento di oppressione e la sensazione di essere schiacciata dalle altre potenze che si erano già ripartite lo spazio e le risorse. Friedrich Ratzel (1844-1904) ha una visione organica ed evoluzionista dell'uomo e dello stato, ha un forte spirito nazionalista ed è profondamente pangermanista e fautore della riunificazione del popolo tedesco. Nel 1897 pubblica “Geografia politica”, che contiene il cardine del suo pensiero. La Germania per Ratzel è ben rappresentata da 3 elementi: • è uno stato in crescita, ma comunque in ritardo rispetto agli altri, perchè l'unificazione nazionale arriva molto dopo. • è svantaggiata dal punto di vista territoriale, perchè è geograficamente chiusa dagli altri stati all'interno dell'Europa e l'unico sbocco sul mare è su un mare chiuso. La percezione generale è che sia lo spazio che le risorse siano già stati spartiti tra gli altri stati, perciò si sente soffocata dentro le sue frontiere, ossessionata da questa mancanza di spazio. • È la nazione della scienza, proprio perchè è nata in ritardo. C'è una forte spinta alla modernizzazione e al progresso, ma anche all'istruzione. È la prima nazione in cui la geografia politica viene insegnata nelle scuole, il che porta alla diffusione del pangermanesimo, cioè che tutti i popoli germanici debbano essere riuniti all'interno di un'unica nazione, in un Lebensraum (spazio vitale) riservato a loro. E da qui nascerà l'aggressività tedesca e la spinta a espandersi nei territori circostanti. Questa ossessione per lo spazio influenza profondamente il pensiero di Ratzel, che si basa principalmente sulla concezione di stato come “organismo legato al suolo”, cioè che ha bisogno di spazio per svilupparsi e sopravvivere. La sua non è ancora geopolitica, ma geografia politica, che si occupa di individuare i rapporti tra territorio, popolo e stato. Secondo Ratzel è nella natura degli stati entrare in competizione con gli stati vicini nel tentativo di occupare territorio in una lotta per lo spazio vitale. All'interno della “Geografia politica” Ratzel individua 7 leggi di espansione, delle leggi universali che regolano i rapporti tra gli stati: 1. l'espansione degli stati aumenta con l'aumento della loro cultura. 2. la crescita spaziale degli stati si accompagna ad altre manifestazioni del loro sviluppo. 3. gli stati si espandono assimilando o assorbendo le entità più deboli. 4. la frontiera è un organo posto alla periferia dello stato, che ne indica la crescita e la forza. 5. nell'espansione lo stato privilegia le aree più importanti (coste, fiumi) e non la fa in modo uniforme.

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l'impulso che spinge lo stato ad espandersi non viene dall'interno, ma dall'esterno, in quanto lo stato è fortemente attratto dalle civiltà inferiori. 7. la tendenza verso l'assimilazione dei territori più deboli moltiplica l'appropriazione dei territori, dando origine a un processo che si autoalimenta. Appare chiaro che Ratzel nell'opera cerca di usare la geopolitica per giustificare le ambizioni espansionistiche tedesche, ma in realtà il suo criterio scientifico è fragilissimo. Nonostante questo, le sue previsioni sull'espansione europea nelle colonie si sono rivelate corrette, infatti le grandi crisi tra le potenze europee avverranno soprattutto in ambito coloniale. Il suo errore però è stato di cercare di rimediare al ritardo della Germania aumentando il potere coloniale tramite la creazione una grande flotta. L'effetto invece è quello di spaventare la GB, alleata fino a quel momento, che sentendosi minacciata si allea con Francia e URSS. Ratzel muore nel 1904, poco prima dello scontro tra le ambizioni delle potenze europee e la sfida tedesca all'impero britannico. Karl Haushofer (1896-1946) nasce a Monaco, vive in prima persona la sconfitta tedesca nella Prima Guerra Mondiale ed è ossessionato da questa umiliazione. Nel 1924 crea uno dei cardini della scuola tedesca di geopolitica, la rivista “Zeitschrift für Geopolitik”. Sviluppa un forte rapporto con Hess, uno degli intimi di Hitler, che lo metterà in contatto con Hitler più volte. Nonostante Hitler rappresenti per Haushofer il sogno di una Germania ordinata che unisca il popolo tedesco, non fa parte del partito fascista. La sua è l'ingenuità dello studioso, inesperto di politica. [Facente parte del nazionalismo conservatore, anche il suo lavoro viene preso di mira man mano che passano gli anni e le produzioni della rivista dal 33 in poi vengono scritte sotto pressione. Gli viene ucciso un figlio dalla Gestapo, viene arrestato dagli americani con l'accusa di aver favorito il nazismo e perde la cattedra. Nel 1946 si suicida con la moglie.]

Con Haushofer si sviluppa la vera geopolitica tedesca: egli ha una visione metafisica della geopolitica, è influenzato dal determinismo geografico e dalla visione organicistica dello stato di Ratzel. Il punto di partenza dell'analisi di Haushofer è il perchè della sconfitta ingiusta della Germania. La risposta che lui dà è che la Germania non ha saputo leggere geopoliticamente la Guerra, considerandola europea e non mondiale, perciò si è posta in una condizione geopolitica sfavorevole. L'errore fondamentale è stato il non mantenere l'alleanza di Bismark con la Russia e di aver intrapreso contemporaneamente una guerra su due fronti. L'obiettivo di Haushofer è di fornire una giustificazione all'espansione della Germania per riconquistare il predominio europeo, perciò insiste sulla necessità del Lebensraum, lo spazio vitale. Proprio perchè la Germania è geograficamente schiacciata, è fondamentale per la sua sopravvivenza riconquistare la sua area di espansione naturale al centro dell'Europa. Elemento fondamentale del pensiero di Haushofer è la sua teoria delle pan-idee e dei paninsiemi. Secondo il mondo è diviso in paninsiemi, grandi insiemi all'interno dei quali si sviluppano le panidee, principi comuni che sono la rappresentazione geografica e politica dei popoli. Perciò popoli appartenenti allo stesso ethnos fanno parte della medesima panidea. Queste panidee necessitano quindi di uno spazio vitale all'interno del quale sopravvivere: il pangermanesimo dunque non implica un'espansione tedesca illimitata (come voleva Hitler) ma solo all'interno della panregione di pertinenza. [Il vero nemico

della Germania è la Francia, che sfida i tedeschi con una panidea diversa nel ristretto spazio europeo che non ammette la presenza di più di una.] La vera innovazione del pensiero di Haushofer è l'idea dell'assetto verticale delle panidee: il mondo attuale funziona per paralleli, secondo un'organizzazione spaziale orizzontale, mentre dovrebbe essere organizzato in verticale lungo i meridiani, seguendo le panidee. La Germania deve dunque sviluppare una politica che rafforzi l'assetto verticale e indebolisca quello orizzontale: deve fare leva sulle contraddizioni interne agli imperi coloniali, che tagliano orizzontalmente diversi paninsiemi, per scardinarli e rafforzare la Germania. Tramite l'assetto verticale si vengono così a creare dei paninsiemi più congruenti e coesi: • l'URSS • gli USA con le panregioni a nord e sud • l'area asatico-giapponese • il subcontinente indiano • l'Europa con la Germania come perno. Un grande pregio della teoria di Haushofer è stato proprio quello di individuare la debolezza degli imperi coloniali in un periodo in cui si pensava che sarebbero durati a lungo, ma diversi sono anche i limiti di questa teoria: • il fatto che le regioni non sono mai abitate da un solo popolo, perchè nella realtà i popoli sono sempre mescolati. • l'aver sottovalutato il ruolo degli USA, considerati troppo lontani e isolazionisti. • il parallelo con il nazismo, che si serve di queste teorie geopolitiche come propaganda e sostegno scientifico al proprio programma politico. 4) Mahan-Potere navale/marittimo/Sea power Alfred Mahan (1840-1914) è uno storico, stratega navale e ammiraglio statunitense, definito come il primo geopolitologo anglosassone, seppur inconsapevole in quanto il termine “geopolitica” non viene mai usato effettivamente da lui. E' il primo ad introdurre le cosiddette teorie binarie, delle opposizioni dicotomiche, nel suo caso terra/mare, tipiche della geopolitica anglosassone. [Tra gli elementi di potenza della nazione riconosce la geografia come il più importante in quanto più permanente.] L'obiettivo principale dei suoi scritti è politico: Mahan infatti è contrario all'isolazionismo e ritiene che gli USA invece debbano intervenire nelle vicende europee per poter diventare una grande potenza marittima, perciò cerca di influenzare il dibattito politico statunitense. Al centro del suo pensiero c'è la teoria del seapower, in cui seapower si può tradurre in due modi diversi: • potere navale, cioè la strategia militare e operativa delle flotte. • potere marittimo, cioè l'insieme delle politiche, strategie e alleanze che rafforza la capacità di un paese di dominare il mare. Non è un potere solo militare, ma anche politico (si avvicina di più al concetto inglese). Mahan considera il mare come un'unica grande strada naturale, anche se non tutta l'acqua ha lo stesso valore. Alcune zone hanno un'importanza maggiore perchè rappresentano delle linee di comunicazione di grande valore strategico ed economico (per es. Malta,

Gibilterra, Suez), perciò il valore strategico-militare del mare è inseparabile da quello economico-commerciale. Per questo gli USA devono seguire l'imperativo geopolitico di diventare una potenza di seapower, sfruttando la loro posizione geografica e utilizzando le vie di comunicazione del Pacifico e dell'Atlantico, al contrario della politica adottata fino a quel momento di creare una grande potenza navale commerciale ma con scarso potere militare. La GB invece è stata in grado di seguire la propria vocazione di diventare una potenza di seapower perchè uno stato insulare è maggiormente portato a concentrarsi sullo sviluppo delle risorse marittime. Per convincere il Congresso a stanziare i fondi necessari a creare una grande flotta, Mahan individua i 6 fattori che influenzano il seapower: 1. posizione geografica. 2. conformazione fisica del territorio e sua relazione col clima e le risorse naturali. 3. estensione del territorio (secondo i geopolitologi classici in un territorio t...


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