Husserl PDF

Title Husserl
Author Lucrezia Lombardi
Course Filosofia teoretica
Institution Università degli Studi di Firenze
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Summary

riassunto della vita e dell'opera principale di Husserl...


Description

HUSSERL- L’IDEA DELLA FENOMENOLOGIA (1906-1907) L’epochè fenomenologica (riduzione) => nel pensiero di Edmund Husserl (1859-1938) l’epochè è il mezzo per giungere all’atteggiamento filosofico (cioè l’atto di sospensione del giudizio che secondo gli scettici era necessario ad assicurare al saggio l’imperturbabilità (atarassia). In altre parole l’epoche è l’astensione da un giudizio, la sospensione di un giudizio o di una valutazione, qualora non risultino disponibili sufficienti elementi per formulare il giudizio stesso. H. Non perde mai occasione per ricordare che l’inizio fenomenologico è un inizio Cartesiano: Cartesio rimane sempre e comunque l’originario genio fondatore della filosofia moderna nel suo complesso. L’ulteriore elaborazione del cartesianesimo alla quale H. Si riferisce riguarda soprattutto la relazione tra scetticismo e fondazionalismo: per Cartesio la conoscenza filosofica è assolutamente fondata e cioè deve basarsi su un fondamento conoscitivo ed immediato che nella sua evidenza escluda qualsiasi dubbio possibile. In questa situazione è inevitabile che Cartesio, come chiunque che voglia diventare seriamente filosofo, cominci con una specie di epoche scettica che pone in questione l’universo di tutte le sue precedenti convinzioni, che evita di usarle in un modo qualsiasi nei giudizi, che sospende qualsiasi presa di posizione rispetto alla loro validità o non validità. H. Condivide con Cartesio la necessità di un inizio assoluto e radicale della filosofia e condivide l’istanza fondazionalista e quindi la ricerca della certezza mediante lo strumento dell’evidenza. Quindi sia per Cartesio che per Husserl il fondazionalismo conoscitivo comporta una critica metodica all’apparente certezza dell’esperienza naturale e attraverso questo terreno i due filosofi giungono a dimostrare che ciò che è evidente di per se non ha bisogno di dimostrazione oppure, se dimostrato che è logicamente inconfutabile (apodittico). Il cogito, le cogitationes sono quindi un terreno apodittico. Dobbiamo notare che il mondo come è dato nella vita naturale nello stadio iniziale deve restare senza valore. Il che lascia verosimilmente intendere che ad uno stadio successivo questo valore possa essere recuperato. Questa osservazione rende l’espressione “restare senza valore” dotata di una valenza semantica (di significato) profondamente differente da quella associata all’espressione dubitare ed in effetti è proprio così: il dubbio cartesiano non è l’epoche fenomenologica infatti il suo scopo è la negazione del mondo (sia nella sua dimensione sensibile che nella sua dimensione geometrico-matematica) mentre l’epochè fenomenologica è la provvisoria sospensione del mondo. Per affrontare la questione della sospensione dell’atteggiamento naturale dobbiamo capire cosa intende Husserl per atteggiamento naturale l’idea di Husserl sull’atteggiamento naturale è molto simile a quella cartesiana e parte dalla constatazione appunto naturale che esista un mondo davanti a me, un mondo fatto di cose, persone, eventi ddi cui io non ho alcun motivo per dubitare. Tuttavia proprio in riferimento a questo mondo e dal suo presentarsi indiscutibilmente di fronte a me la fenomenologia applica una radicale sospensione. L’inizio radicale al quale Husserl fa riferimento è solo in apparenza un inizio cartesiano e la differenza sostanziale riguarda il ruolo che la nozione di mondo e di realtà svolgono nel processo conoscitivo. Per Husserl il primo passo da fare è distinguere atteggiamento naturale (o non riflessivo) e atteggiamento innaturale (o riflessivo). L’atteggiamento innaturale o filosofico esercita una sorta di “astensione” nei confronti di ciò che è intuito: Husserl usa infatti espressioni come sospendere, inibire, disinnescare ogni 1

presa di posizione di fronte al mondo oggettivo dato e queste espressioni si contrappongono alla nozione Cartesiana e scettica di “dubbio”. Infatti la fenomenologia non nega l’esistenza degli oggetti esterni ma si limita a non perdere posizione nei confetti di tali oggetti e questa epoche fenomenologica, questo mettere dentro una parentesi il mondo oggettivo, non ci pone di fronte al nulla. Così mentre il dubbio cartesiano comporta la negazione di ciò di cui si dubita, cioè la vinificazione o l’annichilamento della trascendenza, l’epoche fenomenologica non annichila né vanifica la trascendenza. Al contrario la trascendenza è a tutti gli effetti evidente perché è connessa essenzialmente all’immanenza. Il metodo fenomenologico sottintende una visione molto più complessa della nozione di evidenza che non coinvolge più solo la pura sfera immanente del cogito e ciò pone il problema di cercare se si possano scoprire evidenze che contengano la convinzione che esse stesse come evidenze in se per se precedano tutte le altre evidenze possibili e delle quali ci si possa al contempo convincere che siano apodittiche. Qualora queste conoscenze fossero inadeguate dovrebbero avere almeno un contenuto conoscibile apodittico, un contenuto di essere che in virtù della sua apoliticità sia assicurato una volta per tutte ossia assolutamente. Husserl distingue così fra: 1) EVIDENZE PRIME (quelle isolate da Cartesio mediante l’utilizzo dello strumento dubitativo), ossia perfettamente adeguate 2) EVIDENZE SECONDE (quelle reintrodotte dalla fenomenologia mediante lo strumento dell’epochè), inadeguate, essenzialmente parziali ma IN SE E PER SE INDUBITABILI (cogitata qua cogitata) L’approdo cartesiano viene da Husserl totalmente salvaguardato ma concepito come incompleto perché l’evidenza per Husserl non è solo nell’immanenza ma anche nella trascendenza fenomenologica; l’evidenza non è propria solo del contenuto dei vissuti ma anche dell’oggetto dei vissuti e cioè di ciò che si manifesta alla coscienza esattamente nel mondo in cui si manifesta. Per cui l’unica datità realmente intelligibile in-dubbia, assolutamente evidente è per Husserl quella del momento materialmente contenuto nell’atto di conoscenza e quindi tutto ciò che di una oggettualità conosciuta non è in essa materialmente contenuto rappresenta qualcosa di enigmatico e di problematico. Questo fu per Husserl un errore fatale perché è anche chiaro che le cogitationes rappresentano una sfera di datità assoluta immanente in qualsiasi senso noi interpretiamo l’immanenza e nella fenomenologia gli oggetti hanno già in se un’essenza, una ragione di essere per cui sono datità assolute e Husserl dice che proprio l’immanente puro da caratterizzare in primo luogo attraverso la riduzione fenomenologica e che sono necessari nuovi passi e nuove riflessioni perché attraverso una critica della conoscenza si possa giungere ad un inizio, una terraferma di datità della quale dobbiamo per disporre per fondare l’essenza della conoscenza. In altre parole Husserl evidenzia che è necessario possedere come datità la conoscenza in tutte le sue forme questionabili in modo che questa datità non abbia in se nulla della problematicità che la rimanente conoscenza. Il campo della pura conoscenza ce lo siamo assicurato e da li Husserl parte per studiare la conoscenza e stabilire una scienza dei puri fenomeni: la fenomenologia. Quello che permette alla fenomenologia l’estensione della nozione di evidenza dalla sfera immanente delle cogitationes alla sfera trascendente dei cogitata qua cogitata è una concezione più strutturata e articolata della nozione di dato. Nella prospettiva fenomenologica tale nozione ha un carattere prioritario ed infatti una delle parole che 2

ricorrono maggiormente nei testi husserliani è DATITA. Sono tre le tesi fondamentali che ruotano intorno alla nozione di datità: 1) la tesi della generalità 2) La tesi della indubitabilità 3) La tesi della analizzabilità del dato. Bisogna comunque tenere presente che la nozione fenomenologica di dato non è solo ciò che si manifesta nella percezione ma anche ciò che si manifesta nel ricordo, nella fantasia, nell’immaginazione e che “dati” sono anche gli oggetti culturali, estetici, sociali ma anche gli oggetti non intuitivi del pensare formale e puramente concettuale. Per Husserl l’intento della fenomenologia è quindi non tanto mettere a fuoco dati prioritari nel senso di dati neutrali e immodificabili quanto l’analisi del dato, qualsiasi dato anche teorico esattamente come esso si da nella sua evidenza e nella sua purezza. La descrizione del dato in quanto dato, descrizione che costituisce l’essenza della fenomenologia, ha non solo il compito di rilevare ciò che si da nella sua piena evidenza ma anche come si manifesta, come si da. Il dubbio cartesiano viene sostituito da meccanismi che Husserl definisce riduttivi e le principali riduzioni fenomenologiche sono per lui 2: 1) la riduzione riflessiva (articolata in: riduzione noetica e noematica) 2) Riduzione eidetica. La prima riduzione riflessiva cioè quella noetica permette a Husserl di affermare che non esiste dato, fenomeno o oggetto che non sia relativo ad uno stato di coscienza corrispondente. Per cui per Husserl non si danno oggetti che non siano intesi ed è impossibile svolge una analisi noematica senza connetterla all’indagine noetica e questa impossibilità è dovuta al fatto che nell’oggetto fenomenologico è contenuto il rimando a uno stato di coscienza (il rosso che io vedo rinvia necessariamente ad una determinata sensazione di rosso, la sedia che vedo rinvia necessariamente a un determinata percezione di quella sedia ecc..). La constatazione del fatto che nel dato sia effettivamente contenuto non il vissuto ma il rimando al vissuto legittima Husserl a parlare dell’enigma della trascendenza. Il fatto che per Husserl l’oggetto inteso non sia effettivamente contenuto nello stato di coscienza (il canto della cantante dice Husserl è distinto dall’atto del cantare) pur essendo ad esso essenzialmente vincolato (non esiste canto della cantante che prescinda dall’atto del cantare), comporta la distinzione tra due distinti ambiti oggettuali: 1) l’ambito degli oggetti immanenti (intendiamo con ciò gli stati di coscienza insieme a ciò che in esse è effettivamente contenuto) 2) L’ambito degli oggetti trascendenti (gli oggetti intesi insieme a ciò che in essi è effettivamente contenuto). Gli oggetti immanenti sono per Husserl dati adeguatamente e cioè in modo completo, senza residui. Al contrari gli oggetti trascendenti sono per lo più inadeguati nel senso che sono incompleti e quindi ne consegue che saranno oggetti adeguati la sensazione di rosso, l’udire il suono di un violino o l’immaginare il Dio Giove mentre inadeguati saranno oggetti come il rosso che io vedo, il suono eseguito dal violino, il dio Giove che io immagino. Le differente rispetto a Cartesio sono due e cioè: il rifiuto della tesi che la conoscenza operi mediante idee intese come immagini del mondo e l’affermazione della coscienza che ha una funzione costitutiva del mondo una portata trascendentale. Quindi Husserl da una parte rifiuta la tesi della conoscenza come immagine del mondo e dall’altra afferma la tesi della 3

conoscenza come costituzione del mondo e sintetizza queste due tesi attribuendo al processo conoscitivo una funzione trascendentale cioè il processo conoscitivo opera un superamento della conoscenza intesa come immagine di qualcosa di esterno e questo superamento per Husserl avviene mediante la nozione di intenzionalità. L’INTENZIONALITÀ (pagina 60) Per Husserl esattamente come per Kant l’immaginazione che in Hume forniva integrazione e continuità a una successione di impressioni e di idee di fatto intermittenti e spezzate viene sostituita dalla sintesi unificatrice che da unità e continuità all’oggetto del conosce al variare dei modi in cui l’oggetto stesso può essere appreso. Sia Kant sia Husserl superano la nozione di conoscenza come immagine di qualcosa di esterno al conoscere stesso ma mentre Kant elabora una teoria relativa a principi categoriali a priori, cioè universalmente validi per ogni esperienza Husserl imposta il problema conoscitivo prendendo le mosse dal concetto, ereditato da Brentano, di intenzionalità. Primo scopo dell’intenzionalità è quello di proporre una trattazione articolata di esperienza che distingua tra processo soggettivo dell’esperire e oggetto esperito, tra sentire e sentito, tra percezione e percepito. Questa distinzione è assente in tutto l’empirismo classico. La teoria husserliana dell’intenzionalità, teoria che possiamo definire contenutistica, ha le seguenti caratteristiche: 1) il contenuto dell’atto è rigorosamente distinto dall’oggetto inteso o oggetto dell’intenzione 2) Il contenuto è il solo elemento in grado di conferire intenzionalità a un atto cioè la possibilità di indicare qualcosa al di fuori di esso 3) Uno stato mentale sarà intenzionale solo in virtù dell’avere un contenuto a prescindere dal fatto che esista effettivamente un oggetto corrispondete 4) Il contenuto varia in conformità ai differenti modi di concepire o apprendere l’oggetto dell’intenzione determinando cosi non solo che cosa viene inteso ma anche il modo in cui viene inteso Il contenuto dell’atto, la sua NOESI, si compone dei seguenti elementi: 1) modi di datità e cioè l’attenzione, l’attribuire un oso particolare ad un oggetto o a una sua caratteristica; il grado di credenza; la chiarezza o la pienezza intuitiva; il carattere posizionante 2) Senso: ciò che fornisce all’atto la sua specifica direzione intenzionale e all’oggetto certe determinazioni piuttosto che altre 3) Il contenuto iletico: percezioni sensibili, dati di colore di suono, di tatto, distinti dai momenti oggettuali come colorazione ruvidezza ecc; le impressioni sensibili del piacere e del dolore ecc; i momenti sensibili della sfera degli impulsi Il contenuto presenta l’oggetto secondo modalità determinate: dato è ciò che si da nei modi in cui si da e d’altro canto non c’è dato che risulti svincolato da certi modi del darsi. Un dato è percepito, immaginato, pensato, desiderato; è appreso come chiaro o come scuro, come dentro o come fuori del raggio dell’attenzione. Oppure è legato alla messa a fuoco di alcuni aspetti dell’oggetto piuttosto che altri: l’oggetto percepito sarà percepito da una certa angolatura piuttosto che da un’altra, l’oggetto immaginato avrà alcune determinazioni e non altre (edipo potrà essere inteso come l’assassino di laio o come l’amante di Giocasta); le entità astratte saranno terminate in certi modi piuttosto che in altri (lo stesso triangolo potrà essere determinato come triangolo equilatero o come triangolo equiangolo) e così via. 4

Al contenuto intenzionale corrisponderà l’oggetto inteso in quanto inteso, il correlato della noesi, il noema. La struttura del noema è per Husserl così articolata: 1) noema nella sua interezza (cioè l’oggetto in quanto percepito, chiaro o oscuro e così via) 2) Noema come senso o nocciolo noematico (l’oggetto che rimano lo steso puro al variare dai suoi modi di datità) 3) Noema come oggetto in quanto tale (l’oggetto identico al variare delle sue determinazioni, proprietà, prospettive, al variare die molteplici e indefiniti modi in cui esso viene rappresentato). Nel raffronto con Kant due sono gli aspetti particolarmente significativi che richiamano la nostra attenzione: 1) la nozione fenomenologica di oggetto come sintesi unificatrice 2) La nozione di soggettività o io trascendentale. Questi due temi sono strettamente connessi: l’oggetto viene inteso da Husserl come polo identico di sensi noematici. L’identico oggetto intenzionale si distingue evidentemente dai mutevoli e alterabili predicati: si distingue come momento noematico centrale per cui l’oggetto è il puro X in astrazione da tutti i suoi predicati e contemporaneamente si distingue da questi predicati, anzi dai Noemi predicati. L’oggetto è il punto in cui i predicati si annodano, è il supporto dei predicati ma non è l’unità dei predicati stessi; sebbene l’oggetto non sia né separabile né collocabile accanto ai suoi predicati esso va tenuto necessariamente distinto dai predicati così come i suoi predicati stessi sono impensabili senza l’oggetto anche se distinti dallo stesso oggetto. Bisogna capire in cosa consiste la distinzione, per Husserl, dell’oggetto dalle sue proprietà: 1) Husserl dice che l’oggetto è il punto centrale di unità di tutti i sensi noematici che ad esso si riferiscono 2) Che l’oggetto è il portatore dei predicati che costituiscono il senso noematico e che proprio per questo risulta distinto dai predicati 3) Che l’oggetto è l’identico, il puro X. Per Husserl quindi l’oggetto è un fascio di sensi noematici in cui si verifica una concorde connessione in unità di senso e in cui non solo ogni senso ha il suo oggetto ma divisi sensi si riferiscono al medesimo oggetto. Sorge ora il problema di capire quale sia la natura di tale unità, di capire in virtù di cosa sensi noematici differenti convergono nello stesso oggetto. Ci sono oggetti che non possono essere dati con piena determinatezza tuttavia come “idea” (in senso kantiano) la perfetta datità è pre-delineata e questa idea designa un sistema assolutamente determinato nel suo tipo eidetico all’interno del quale hanno continuamente luogo processi fenomenici indefiniti in un continuum fenomenico determinato a priori con dimensioni diverse ma determinate e governato da una rigida legalità eidetica. Husserl formula le seguenti tesi: 1) l’oggetto è un’unità sintetica, una sintesi unificatrici tra Noemi differenti e fra loro coerenti 2) L’unità, la sintesi è primaria e prioritaria rispetto ad ogni possibile aspetto o complesso di aspetti dell’oggetto, quindi rispetto ad ogni possibile noema che in quella unità converge 3) L’unità o sintesi è aprioristicamente determinata 5

4) L’unità è un fatto primitivo 5) Il concetto di oggetto è assimilabile alla nozione kantiana di idea che è a sua volta comprensiva di due aspetti: il primo è la trascendenza della cosa, il suo carattere essenzialmente incompleto cioè il fatto che i nessun caso una singola intuizione di cosa o una continuità o collezione finita e conclusa di intuizioni sono sufficienti a cogliere adeguamene l’essenza desiderata in tutta la pienezza delle sue determinazioni essenziali; il secondo è il carattere determinato a priori della sintesi costituiva. RIPRENDERE DA PAGINA 63 (POST-IT BLU)

RIASSUNTO LIBRO: LINEA ARGOMENTATIVA DELLE LEZIONI —>Il pensiero naturale: Per Husserl, nella vita come nella scienza, il pensiero filosofico o pensiero naturale è la possibilità di prendere posizione sui problemi. La domanda che l’autore si pone è: “come può la conoscenza divenire certa di un suo accordo con le cose che sono in se, ossia come può la conoscenza cogliere l’essenza delle cose?” Altra domanda è: “che cosa importa alle cose in se dei movimenti del nostro pensare e delle leggi che li regolano?” Queste leggi Husserl riconosce che sono leggi del nostro pensare, leggi psicologiche come leggi di adattamento. Da queste domande nasce un controsenso: riflettendo nel modo naturale sulla conoscenza ed inquadrandola, insieme col suo operato nel sistema di pensiero naturale proprio delle scienze, ci si imbatte sulle prime in teorie seducenti che finiscono però ogni volta in una contraddizione o in un controsenso. Già quel sentivo di una presa di posizione scientifica di fronte a questi problemi può essere chiamato gnoseologia. Si fa in ogni caso strada l’idea di una gnoseologia come di una scienza che sciolga le difficoltà che abbiamo di fronte e fornisca un ultima, chiara e quindi in se stessa univoca e diretta intuizione dell’essenza della conoscenza e della possibilità del suo operato. In conclusione la critica della conoscenza è in questo senso condizione della possibilità di una metafisica. Il metodo della critica della conoscenza è quello fenomenologico, la fenomenologia in cui si inquadra la dottrina generale delle essenze, la scienza che ha per oggetto l’essenza della conoscenza. Ma che specie di metodo è questo? Come possiamo stabilire una scienza della conoscenza, quando la conoscenza in assoluto viene posta in questione riguardo al suo senso ad al suo operato? In altre parole quale metodo può condurre a questo scopo? Sul cominciare stesso ci si trova a dubitare seriamente che possa essere possibile una tale scienza. Infatti se essa pne in questione ogni conoscenza come può cominciare, visto che ogni conoscenza scelta come punto di partenza è essa stessa posta in questione? Questa è una difficoltà solo apparente infatti p...


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