I-fondamenti-neuropsicologici-dell-educazione-linguistica-daloiso-1 PDF

Title I-fondamenti-neuropsicologici-dell-educazione-linguistica-daloiso-1
Course Linguaggio specialistico e traduzione: spagnolo
Institution Università degli Studi di Palermo
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Daloiso...


Description

I fondamenti neuropsicologici dell’educazione linguistica: obiettivo di costruire un ponte tra neuroscienze e glottodidattica. 1. La rilevanza della neuropsicologia nella glottodidattica La glottodidattica è la scienza dell’educazione linguistica, una disciplina che si interessa di tutte le questione teoriche ed operative legate all’insegnamento della lingua, sia essa materna, straniera, etnica o classica. La glottodidattica si pone come obiettivo primario di delineare e sperimentare approcci, metodi e tecniche didattiche che creino le condizioni migliori per l’apprendimento linguistico glottodidattica elabora modelli di educazione linguistica integrando conoscenze proveniente da altri settori disciplinari. Le dimensioni che caratterizzano l’educazione linguistica sono: 1. Dimensione neuropsicologica: il processo di acquisizione e apprendimento della lingue è possibile grazie a precisi meccanismi di natura neuropsicologica a livello cellulare e sistematico: l’unità minima di elaborazione delle informazioni da apprendere è il neurone, che si organizza in reti modulari interconnesse che processano aspetti distinti del linguaggio comportamentale e cognitivo: l’organizzazione sistematica del cervello consente l’individuazione di aree cerebrali specializzate per il processamento emotivo dell’input, l’attivazione di strategie attentive e la memorizzazione. 2. Dimensione linguistica e comunicativa: l’educazione linguistica si regge su un processo comunicativo tra docente e studenti: la lingua è al contempo mezzo e fine della comunicazione. 3. Dimensione socio-culturale: imparare una lingua significa imparare ad usare un codice verbale che consenta di entrare in relazione con altre persone, all’interno di situazioni comunicative specifiche (modelli culturali precisi, comportamenti e regole condivise). 4. Dimensione educativa: in un contesto di educazione linguistica subentrano fattori di carattere metodologico-didattica (approccio, metodo, tecniche adottate dal docente). 2. Le basi neurobiologiche dell’apprendimento linguistico La ricerca neurolinguistica ha evidenziato l’esistenza di specifiche aree cerebrali deputate all’elaborazione del linguaggio. Il cervello umano è costituito da miliardi di neuroni, ossia cellule nervose interconnesse tra di loro. I neuroni svolgono la funzione di trasportare, scambiare ed elaborare continuamente informazioni. Il passaggio di informazioni si realizza sotto forma di segnali elettrici trasmessi attraverso gli assoni, ossia prolungamenti cellulari le cui terminazioni (sinapsi) creano punti di contatto con altri neuroni. Il compito primario dei neuroni consiste nel coordinare l’attività umana a livello sia di funzionamento degli organi sia di comportamento. I neuroni quindi si organizzano in gruppi cellulari, denominati ‘moduli neuro-funzionali’, i quali si specializzano in una funzione precisa. Vi è una distinzione tra sistemi nervosi denominati geneticamente e quelli denominati dall’interazione con l’ambiente: questo perché esistono processi che attendono l’esperienza e processi che dipendono dall’esperienza L’apprendimento di una lingua straniera è un processo che dipende dall’esperienza, ossia dalle possibilità offerte dall’ambiente educativo. Affinché i moduli neuro-funzionali possano formarsi e stabilizzarsi, è fondamentale l’interazione con l’ambiente: solo in seguito a specifici input ambientali i canali nervosi possono diventare permanenti, rafforzando le connessioni sinaptiche associate a quell’input. Vi è una rete di moduli neuro-funzionali che durante l’acquisizione della lingua materna si specializzano per il processamento di specifici aspetti del linguaggio e ve ne sono quattro in particolare che controllano: 1. La competenza linguistica: sub-sistemi modulari deputati all’elaborazione distinta delle dimensioni morfosintattica, lessicale-semantica e fonologica 2. La competenza metalinguistica: intesa come conoscenza esplicita delle regole di funzionamento della lingua 3. La pragmatica: influenza le scelte ad ogni livello di elaborazione linguistica 4. Le dinamiche emotive e motivazioni, che controllano e valutano emotivamente l’input Durante l’apprendimento di una seconda lingua si ritiene che all’interno di ciascuno di questi macrosistemi si formino dei sub-sistemi neuronali che processano in modo specifico il nuovo codice linguistico. La velocità di attivazione ed efficienza dipende da numerosi fattori, quali l’età iniziale di apprendimento della nuova lingua, la frequenza di esposizione e le effettive possibilità d’uso della lingua, il coinvolgimento emotivo durante l’apprendimento, la correttezza dell’input linguistico e le predisposizioni intellettive I principi regolatori del processamento linguistico Le relazioni tra i moduli neuro-funzionali ed i loro sub-sistemi sono regolate da specifici principi, che ne determinano il funzionamento: la soglia di attivazione linguistica, l’accesso alle lingue e il rapporto tra lessico e sistema concettuale. La soglia di attivazione linguistica: ciascun neurone presenta una soglia, un livello di attivazione, che deve essere raggiunta in modo che la cellula cerebrale possa generare un potenziale d’azione e ciò è possibile solo quando vi è una quantità sufficiente di impulsi neurali positivi. La soglia di attivazione della seconda lingua può essere ridotta grazie alla frequenza (opportunità di utilizzare la lingua in contesti quotidiani), la recenza (tempo trascorso tra le diverse attivazioni della lingua) e il coinvolgimento emotivo.

L’accesso alle aree che processano le lingue: l’accesso ai moduli neuro-funzionali che elaborano una lingua dipende largamente dal periodo durante il quale è iniziata l’acquisizione della lingua stessa. I soggetti che acquisiscono più lingue entro i sette/otto anni di vita hanno un accesso tendenzialmente più diretto ai sub-sistemi neuro-funzionali che processano le lingue acquisite. Sono anche possibili fenomeni di convergenza tra le aree che processano la lingua materna e quelle che elaborano la seconda lingua. Inizialmente le aree cerebrali deputate all’elaborazione del codice in via di apprendimento sarebbero diverse da quelle che processano la lingua materna. In un secondo momento può accadere che le aree specifiche per la seconda lingua convergano verso quelle della lingua materna. Rapporto tra lessico e sistema concettuale: per quanto riguarda il cervello bilingue sono state avanzate diverse ipotesi, ma attualmente la maggior parte degli studiosi afferma l’esistenza di un sistema-concettuale tripartito, che comprenderebbe due magazzini distinti per il lessico delle due lingue e un sistema concettuale unico per entrambi i codici. Vi è però una differenza tra: bilingue precoce: esposto alle due lingue nei primi anni di vita; accede al sistema concettuale direttamente attraverso le due lingue diverse, evitando qualsiasi forma di traduzione mentale bilingue tardivo: ha imparato la lingua durante l’adolescenza o l’età adulta; accede al sistema concettuale attraverso la lingua materna L’acquisizione della lingua materna avviene in un contesto naturale, che consente lo sviluppo della competenza linguistica e comunicativa attraverso l’interazione spontanea con parlanti nativi. Lo studio formale della lingua materna in contesto scolastico dovrebbe quindi avere come obiettivi primari: • lo sviluppo della competenza linguistica: capacità di scoprire meccanismo che sottendono alla comunicazione e all’uso della lingua materna • l’affinamento della competenza linguistica: promuove un affinamento della competenza linguistica sul piano diamesico (rapporto e differenze tra oralità e scrittura), diastratico (scelta di registri e stili) e diafasico (relazione tra lingua, contesto ed argomento) • lo sviluppo di abilità cognitive superiori: ad esempio l’abilità di studio (prendere appunti, riassumere, schematizzare, costruire mappe concettuali) e abilità integrate (organizzare e condurre un monologo, argomentare, negoziare…) Nell’insegnamento della lingua seconda in ambito scolastico, l’insegnante deve promuovere uno sviluppo armonico che includa la competenza pragmatica, la competenza linguistica (per la comunicazione quotidiana) e la competenza metalinguistica lingua materna dell’allievo straniero, però, deve essere coltivata e promossa al pari della lingua seconda: ciò è importante sul piano affettivo e cognitivo (stimola la crescita complessiva dell’allievo). Il compito della scuola è promuovere il plurilinguismo. Nell’insegnamento della lingua straniera è centrale l’analisi dei bisogni all’interno dei contesti specifici, dando la priorità agli obiettivi di apprendimento. Nei contesti di educazione pl ngue in tenera età sono assolutamente prioritarie le competenze linguistica e pragmatica; nella scuola media e superiore deve assumere un ruolo più rilevante la competenza metalinguistica; quando si lavora con adulti la priorità delle dimensioni linguistiche dipende dagli obiettivi e dalle aspettative degli studenti. 3. Emozioni, sentimenti e motivazione Al centro del processo di apprendimento ci sono i meccanismi emozionali, che svolgono un ruolo determinante nella selezione e nella fissazione delle informazioni nei magazzini di memoria. La volontà di apprendimento si realizza grazie al coinvolgimento dell’allievo a livello di: • emozioni: sono risposte spontanee, inconsce nell’organismo a determinate condizioni ambientali, legate a mutamenti somatici del sistema nervoso; alcune emozioni sono innate (emozioni primarie, come la gioia, la tristezza, la paura) altre sono determinate dal contesto socio-culturale di appartenenza (emozioni secondarie, come la vergogna, l’ansia, il senso di colpa) • sentimenti: sono la rielaborazione e rappresentazione cosciente delle emozioni (sentirsi felice) • motivazione: è una serie di dinamiche psicologiche coscienti che consentono al soggetto di voler apprendere, compiendo scelte precise finalizzate al soddisfacimento dei propri bisogni. Sul piano neuropsicologico le tre dimensioni sono regolate da un meccanismo di controllo, il sistema limbico, di cui fanno parte tre elementi fondamentali: 1. l’amigdala: definita il computer dell’emozionalità, crea due tipo di circuiti neuronali a. il circuito subcorticale: trasmette le informazioni direttamente dal talamo sensoriale, valutando in modo immediato l’input e predisponendo risposte tempestive b. il circuito corticale: connette l’amigdala ai sistemi sensoriali e permette i processi cognitivi superiori di valutazione degli evento emotigeni e attribuzione di un significato emotivo. 2. l’ipotalamo: svolge la funzione di coordinamento del sistema autonomo e regola i rapporti tra ambiente ed organismo, producendo risposte automatiche rispetto a determinati stimoli e controllando gli istinti naturali (autodifesa, aggressione). 3. l’ippocampo: è la struttura fondamentale per i meccanismo di apprendimento ed è alla base della memoria esplicita, consentendo l’immagazzinamento delle informazioni nel cervello. La trasformazione delle emozioni in sentimenti coscienti e spinte motivazionali viene spiegata nella teoria della valutazione emotiva dell’input (Stimulus Appraisal Theory), secondo cui il cervello dello studente riceve continuamente input proveniente dall’ambiente circostante. Le informazioni ambientali vengono poi

giudicate in modo positivo o negativo, secondo diversi criteri: la novità, la piacevolezza suscitata dall’input, la pertinenza rispetto ai bisogni e agli obiettivi, la realizzabilità e la sicurezza psico-sociale. A livello glottodidattico è importante costruire un ambiente di apprendimento positivo e motivante, per cui è essenziale la presenza di un equilibrio tra diversi fattori: • sicurezza-sfida: le attività devono essere commisurate alle effettive capacità degli allievi sul piano linguistico-comunicativo e sul piano cognitivo • rapporto tra docente ed allievi: va basato sulla fiducia reciproca • le situazioni di apprendimento proposte devono garantire la sicurezza psico-sociale degli allievi • novità-ricorrenza: il fattore novità consente di risollevare l’attenzione degli allievi (utilizzare tecniche glottodidattiche diverse, dando importanza all’input di partenza dell’attività). • bisogni oggettivi-soggettivi: l’allievo giudica l’input rapportandolo sempre ai propri desideri e bisogni (valorizzare gli interessi degli allievi, creare un clima di collaborazione e condivisione tra docente e studenti, offrire una risposta equilibrata alle esigenze contrastanti della classe). La psicogeografia della classe è una risorsa emotiva e motivazione: il modo in cui vengono disposti i banchi e sfruttati gli spazi dell’aula in cui si fa lezione può instaurare un clima positivo o negativo. Per la creazione di ambiente motivante l’ideale sarebbe una disposizione a cerchio o a isole di lavoro. 4. I processi di attenzione L’attenzione è un insieme di processi neuropsicologici diversificati, tra i quali rientrano i fenomeni di: • sollecitazione: preparazione fisiologica a ricevere stimolazioni dall’ambiente circostante • attenzione sostenuta: capacità di tenere alto il livello di concentrazione per un arco di tempo prolungato. Può essere sostenuta attraverso la novità dell’input, l’intensità dell’input (carico emotivo e potenziale di coinvolgimento contenuto in un compito), il coinvolgimento e l’interazione e il decentramento dei punti di vista (esaminare lo stesso problema da diversi punti di vista) • attenzione selettiva esogena: si verifica quando alcuni input ambientali catturano l’attenzione del soggetto indipendentemente dalla sua volontà. • attenzione selettiva endogena: capacità di selezionare determinati input per poterli elaborare più approfonditamente in un secondo momento. È volontario perché determinato da fattori psicologici come le aspettative, i desideri, i progetti e gli obiettivi del soggetto. • attenzione distribuita: consiste nella capacità di prestare attenzione a più input contemporaneamente Tra i fattori psico-fisici che influiscono sull’attenzione in ambito educativo ci sono lo stato di riposo della persona e la presenza di un clima sereno. Inoltre risulta difficile prestare attenzione a più input per interferenze a livello strutturale (i due compiti richiedono l’attivazione delle medesime aree cerebrali e degli stessi circuiti neurali) e da risorse (i due compiti richiedono una quantità troppo elevata di risorse attentive cognitive) cuni fattori neuropsicologici legati all’attenzione sono quindi: • l’interferenza strutturale o da risorse: evitare di chiedere allo studente di esercitare diverse abilità linguistiche simultaneamente • un calo di attenzione sostenuta: l’insegnante dovrebbe promuovere una metodologia caratterizzata da auto-apprendimento, momenti di didattica differenziata, flessibilità e varietà delle tecniche glottodidattiche, rilevanza psicologica, linguistica, socio relazionale e culturale delle attività e dei materiali proposti in classe • l’incapacità di focalizzare l’attenzione selettiva volontaria correttamente rispetto agli obiettivi di una determinata attività didattica: l’insegnante deve mirare a stimolare il controllo volontario e la focalizzazione consapevole dell’input da parte dell’allievo. Il docente deve educare l’allievo ad una corretta focalizzazione dell’attenzione chiarendo fin dal principio l’obiettivo glottodidattico di ciascuna attività, proponendo attività più strutturate in modo da guidare gli studenti all’uso di specifiche strategie di selezione dell’input e aprendo momenti di riflessioni meta-glottomatetica sulle strategie messe in atto, sulla loro utilità e sui risultati ottenuti. 5. La memoria nell’apprendimento linguistico Esistono diverse tipologie di memoria 1. la memoria sensoriale: comprende i registri visivi e auditivi e consente una prima elaborazione delle informazioni ambientali sulla base delle loro caratteristiche fisiche. Riesce a trattenere solo il 25% dell’informazione ambientale per un arco di tempo limitatissimo (tre secondi al massimo). L’input è destinato ad essere cancellato se non viene trasmesso agli altri magazzini di memoria per essere rielaborato in modo più profondo. 2. la memoria di lavoro: registra le informazioni temporaneamente. Sul piano neuroanatomico la memoria di lavoro coinvolge le aree dell’emisero sinistro (l’area di Broca e la zona del lobo parietale). Presenta queste caratteristiche: • attivazione subordinata all’attenzione: è necessario attivare l’attenzione selettiva, identificando gli aspetti rilevanti dell’input e inibendo gli stimoli distrattori • limiti quantitativi: non è possibile trattenere un numero superiore di otto, nove elementi • limiti temporali: i dati possono essere trattenuti per non più di trenta secondi

strategia di ripetizione: il mantenimento dell’informazione in questo magazzino avviene attraverso la semplice ripetizione, che coinvolge la dimensione fonetica dell’input 3. la memoria implicita: consiste nella memoria di procedure, sequenze motorie, complessi comportamentali di azione reazione che il corpo ha imparato a mettere in atto in forma sempre più automatica ed inconscia. Questi comportamenti vengono immagazzinati nelle strutture sottocorticali e nelle aree percettive e motorie. La memoria implicita consente l’interiorizzazione di routine linguistiche, ossia insieme di atti linguistici associati stabilmente ad un’azione frequente e ripetuta all’interno di un contesto comunicativo specifico. Le caratteristiche essenziali della memoria implicita sono: automatismo, casualità, inconsapevolezza, livelli attentivi minimi e trasversalità (è possibile memorizzare nuove conoscenze durante lo svolgimento di altre attività). 4. la memoria esplicita: consente di immagazzinare sia eventi ed episodi di vita (memoria episodica) sia conoscenze dichiarative, nozioni, informazioni (memoria semantica). La memoria esplicita è depositaria del sapere appreso in modo cosciente e controllato attraverso lo studio, la ripetizione e la rielaborazione delle conoscenze. Si caratterizza per consapevolezza, capacità attentive elevate, multifunzionalità, volontà di apprendimento Esistono alcune tecniche glottodidattiche per sollecitare le memorie, fondate su: • organizzazione di informazioni: brainstorming, diagramma a ragno, tecniche di insiemistica, griglie, associazione parola-parola, cloze, riempimento spazi • lo stimolo visivo: associazione parola-immagine, poster, cruciverba, mnemoteniche • la ripetizione: ripetizione ad intervalli di tempo regolari, creazione di elenchi Anche le tecniche di natura ludica possono essere ripensate con la finalità di sviluppare e rafforzare le strategie di memoria, per esempio giochi simbolici (costruire un racconto), tecniche di drammatizzazione e rappresentazione teatrale, routine linguistiche e attività di risposta fisica totale, attività educative e disciplinari in lingua veicolare, recitazione di filastrocche, giochi funzionali, giochi di memoria o enigmistica. L’insegnante deve promuovere la riflessione sulle strategie cognitive attivate dagli allievi durante le attività didattiche: è essenziale stabilire momenti di riflessione più guidata, finalizzati a rendere gli allievi consapevole dei loro i di memorizzazione attraverso diversi strumenti (questionari, test psicologici, schede di riflessione). •

6. Stili di apprendimento linguistico L’intelligenza è una capacità umana, legata all’esperienza e all’attivazione di processi cognitivi e metacognitivi per migliorare l’apprendimento e aumentare la capacità di adattamento all’ambiente. Lo stile cognitivo, invece, è la modalità preferenziale di organizzazione, elaborazione e gestione delle informazioni: è il ponte tra intelligenza e personalità, in quanto ogni persona tende a sviluppare strategie cognitive particolari grazie alle quali poter sfruttare al massimo le proprie capacità intellettive. Infine, lo stile d’apprendimento è la tendenza personale a preferire un certo modo di apprendere e studiare; coinvolge aspetti cognitivi, sociale, affettivi, caratteriali e culturali ed è l’applicazione dello stile cognitivo. Le principali dimensioni che influiscono sulla formazione di uno stile di apprendimento linguistico sono: 1. dimensione percettiva: vi sono persone che adottano • strategie percettive globali: consentono di confrontare l’input ricevuto con le conoscenze pregresse, lavorando sulle somiglianze e sulla semplificazione dell’input • strategie percettive analitiche...


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