L-intervista-narrativa-atkinson-1 PDF

Title L-intervista-narrativa-atkinson-1
Author Juliana Marinaro
Course Metodologia della ricerca pedagogica
Institution Università degli Studi di Milano-Bicocca
Pages 16
File Size 339.2 KB
File Type PDF
Total Downloads 50
Total Views 140

Summary

Download L-intervista-narrativa-atkinson-1 PDF


Description

Prefazione Claudio G. Cortese Le storie hanno la capacità di generare conoscenza,è proprio in riferimento a questo aspetto che si è concentrato l’interesse di studiosi e ricercatori,che negli ultimi anni hanno espresso opinioni favorevoli o critiche rispetto all’utilizzo delle storie come materiale di ricerca. Vi sono tre temi fondamentali che Robert Atkinson richiama e sollecita senza però prendere posizione: 1. Il primo tema riguarda l’analisi della particolare relazione dialogica che viene utilizzata per raccogliere le storie,ovvero l’intervista narrativa 2. e 3. Il secondo e terzo tema ci riportano a uno specifico ambito di ricerca che negli ultimi anni ha dato alla luce numerosi studi basati sull’utilizzo del materiale narrativo: quello rappresentato dal lavoro nelle organizzazioni. L’intervista narrativa Si possono individuare tre tipi di materiale di ricerca nell’utilizzo dell’intervista narrativa: - la story,ovvero la storia,un breve racconto in prima persona in cui un singolo individuo presenta un’esperienza vissuta in riferimento a uno specifico tema definito dal ricercatore (es. relazione con il capo) - la life story,ovvero la storia di vita,un lungo racconto in prima persona in cui un singolo individuo presenta l’esperienza che ha vissuto nel corso di tutto l’arco della sua vita o di un periodo significativo di essa (la scuola,il lavoro) - la history,ovvero la cronaca,un racconto in terza perosna in cui il ricercatore presenta l’esperienza di un singolo individuo utilizzando le proprie parole (il fallimento di un manager) la produzione di ciascuno di questi materiali ha alla base una modalità di scambio dialogico tra il ricercatore e il soggetto che ha vissuto l’esperienza che può essere definita intervista narrativa: un colloquio finalizzato alla raccolta di storie,in cui il ricercatore ha il ruolo di intervistatore e il soggetto il ruolo di intervistato. Il termine intervista narrativa secondo Cortese è da preferire ad intervista autobiografica o intervista biografica,poiché quest’ultima si riferisce a quei particolari casi in cui l’intervista narrativa è diretta a raccogliere l’intera biografia o autobiografia del soggetto. L’intervista narrativa è caratterizzata da tre aspetti principali: - il ruolo attivo dell’intervistatore,che grazie alla sua competenza ha l’opportunità di scegliere quando e come intervenire a sostenere il racconto. Non è una figura completamente neutra,ma partecipa alla costruzione del materiale di ricerca. - La durata dell’interazione,che richiede un tempo variabile tra mezza giornata e tre giornate - La definizione del formate del materiale atteso dall’intervistatore,che esplicita una consegna in cui richiede all’intervistato di raccontare episodi della propria esperienza di lavoro che considera significativi in riferimento all’oggetto di ricerca. Vi sono alcune regole nel processo di narrazione,quali la definizione dello scenario,personaggi,problema,perizia,soluzione,morale che ne orientano la produzione. L’intervistato è completamente libero di attingere i contenuti delle storie da tutta la sua esperienza di vita,ma per la loro esplicitazione utilizza un “canone” condiviso a priori con l’intervistatore. Le risposte dell’intervistato nell’intervista narrativa vengono formulate come un racconto,assumono la forma di una o più storie. Storie vere o vere storie? L’interrogativo che viene più frequentemente posto dai critici dell’intervista narrativa è “ come si fa ad essere certi che le storie raccolte siano vere?”. Quando si pone tale interrogativo in realtà si possono intendere due cose: - Il soggetto mente deliberatamente?

-

Il soggetto distorce inconsapevolmente la realtà?

Il problema sollevato dalla prima formulazione riguarda ogni strumento di ricerca (questionari,osservazioni,diari…): i soggetti avranno sempre la possibilità di mentire,simulare,nascondere. L’attenzione posta nel ricercatore nella definizione del contratto iniziale con l’intervistato ha proprio lo scopo di limitare il più possibile situazioni di questo tipo. La seconda formulazione evidenzia una questione ben più complessa. Per quanto riguarda “nel mondo là fuori” possa esistere una realtà di fatti,la verità è invece presente solo nel mondo del confronto tra enunciati che rappresentano tale realtà. Raccogliendo storie abbiamo una accesso diretto all’interpretazione dei soggetti: a quella che Gabriel chiama esperienza,e anche quando questa presenta un discorso sulla realtà,una verità,che ci appare distorto,manipolato rimane pur sempre esperienza,ovvero l’oggetto della nostra ricerca. In quest’ottica è la distinzione fra fatti e storie a essere problematica: non è possibile dare un resoconto puramente fattuale di un evento,perché ogni resoconto è verità (soggettiva) ma non è e né può essere realtà,è esperienza dell’evento ma non è né può essere l’evento. Nessun racconto può dunque essere la realtà: solo storie e sempre storie,mai fatti. L’utilizzo delle storie per la ricerca organizzativa Attualmente sono tre i principali tipi di ricerca nelle organizzazioni: David Boje per quanto riguarda lo studio dei conflitti di interesse nella dimensione politica dell’organizzazione,Yiannis Gabriel per quanto riguarda lo studio delle vicissitudini affettive degli individui e Barbara Czarniawska per quanto riguarda lo studio del farsi e del disfarsi dell’identità organizzativa. Secondo David Boje l’organizzazione è un’arena politica,ovvero un luogo caratterizzato dal permanente conflitto tra la coalizione dominante e le coalizioni dominate,in cui gli interessi contrapposti non possono trovare une mediazione e l’unica possibilità evolutiva è rappresentata dalla ciclica alternanza della distribuzione del potere tra le varie parti. Le storie vengono dunque utilizzate per ascoltare le voci provenienti dai diversi individui e gruppi che mettono in scena questo gioco di oppressione,dominio,riscatto ecc. Boje ha condotto due ricerche molto importanti. La ricerca presso la Walt Disney gli ha consentito di constatare che le storie organizzative pronunciate dai differenti attori non sempre la raccontano alla stessa maniera. La narrazione organizzativa è un evento polifonico,privo di consenso collettivo. Nel corso della ricerca condotta presso la Nike Boje ha riconosciuto come nelle attuali organizzazioni non esista una grande storia da raccontare,ovvero una storia capace di esprimere il significato di un fatto,di un episodio in un modo in cui tutti si riconoscono,ma solo storie locali,in molti casi individuali,incomplete. Le storie sono difficili da raccontare in quanto l’esperienza è così frammentata e caotica da rendere una funzione il tentativo di immaginare significati o di dare coerenza. A partire da tale convinzione la ricerca in Nike è orientata a cercare storie che si oppongono a quella dichiarata dal vertice utilizzando alcune specifiche tecniche: - Ricerca della duplicità: fare una lista di tutte le dicotomie che sono utilizzate nella storia - Ascolto delle voci dissonanti: amplificare le opinioni delle comparse che risultano indebolite o cancellate da quelle dei protagonisti delle storie - Lettura tra le righe: verificare che cosa non è stato detto,quali sono gli spazi da riempire,cosa il narratore lascia immaginare - Osservazione da più lati: rovesciare le storie,mettendo al centro ciò che stava sullo sfondo e viceversa La ricerca di Yiannis Gabriel si ispira a una concezione di organizzazione come iceberg,ovvero come luogo in cui a una realtà manifesta rappresentata dalle attività dirette agli obiettivi di produzione fa da

contraltare una realtà invisibile,costituita dai desideri e dai bisogni individuali,dalle dinamiche di relazione e influenza,dalle emozioni e dagli affetti,dalle ambivalenze e dalle contraddizioni. Gabriel utilizza le storie per esplorare questo lato invisibile delle organizzazioni. Gabriel ha dedicato uno studio all’analisi delle emozioni nella vita organizzativa e in particolare alla comprensione del sentimento che viene ritenuto il vero e proprio perno della lettura affettiva dell’esperienza di lavoro: la nostalgia,che deriva dal confronto tra un presente svalutato e un passato idealizzato. Sempre in tema di emozioni è la ricerca che Gabriel ha dedicato a conoscere i caratteri che qualificano le relazioni con i leader a partire dall’analisi di storie riportate da tirocinanti e stagisti nel corso della loro prima esperienza di lavoro. L’approccio di Gabriel si è diretto in modo sempre più preciso all’esplorazione della soggettività nelle organizzazioni di lavoro.

Capitolo 1 Contesti e utilizzi delle narrazioni autobiografiche La narrazione è una forma primaria della comunicazione umana. Può assolvere una funzione essenziale della nostra vita. Noi pensiamo spesso in forma narrativa,parliamo in forma narrativa,e cerchiamo di dare un significato alla nostra vita attraverso il racconto. La narrazione,nella sua forma quotidiana più comune,consiste nel raccontare in forma strutturata un evento,un’esperienza,o qualunque altro fatto della nostra vita. Siamo in grado di raccontare questi fatti perché sappiamo esattamente cos’è accaduto. È la conoscenza sostanziale di un evento che ci consente di riferirlo e ci induce a narrarlo. La narrazione autobiografica è un racconto in prima persona,il cui testo esclude il più possibile l’intervento del ricercatore; generalmente è una breve autobiografia guidata,ma in alcuni casi può svilupparsi una vera e propria autobiografia assistita. La narrazione autobiografica è uno strumento polivalente che ha un’infinità di applicazioni. La narrazione autobiografica nel contesto disciplinare specifico L’autobiografia in forma narrativa ha subito un’evoluzione storica che passa attraverso la tradizione orale,la mitologia e gli altri approcci etnografici e settoriali. Oggi è un metodo qualitativo di ricerca per la raccolta di informazioni sull’essenza soggettiva dell’intera vita di una persona. Il metodo dell’intervista autobiografica è diventato un elemento centrale nell’ambito dello studio dinamico delle vicende esistenziali grazie alle applicazioni interdisciplinari che permettono di comprendere in dettaglio le singole vite e la pluralità dei ruoli che l’individuo ricopre nella società. L’uso delle narrazioni autobiografiche ai fini di un serio studio accademico trova le sue origini nella psicologia,con l’interpretazione psicoanalitica effettuata da Freud su dei singoli casi di studio,basati su documenti di seconda mano. Gordon Allport ha utilizzato dei documenti personali per studiare lo sviluppo della personalità negli individui,concentrandosi su una documentazione di prima mano che comprendeva delle narrazioni autobiografiche. Questo metodo raggiunse la piena maturazione con gli studi di Erikson,il quale utilizzò la narrazione autobiografica per studiare l’influenza del momento storico sulla vita esistenziale. Henry Murray fu uno dei primi a studiare la vita individuale usando la narrazione autobiografica,allo scopo di comprendere lo sviluppo della personalità. Il recente interesse per la narrazione autobiografica da parte degli psicologi comportamentisti,di altri studiosi di scienze sociali e di esperti di altre discipline riflette l’incremento dell’interesse per la narrazione come mezzo per evidenziare il ruolo delle persone nella società.

La narrazione autobiografica è sempre stata una metodologia primaria anche negli studi antropologici. Alcune narrazioni autobiografiche però vengono pesantemente rielaborate dall’etnografo,mentre altre vengono presentate nella stessa forma in cui è avvenuta la registrazione. Attualmente si può affermare che le narrazioni autobiografiche hanno ottenuto rispetto e accettazione in molti circoli accademici. Gli psicologi riconoscono e apprezzano il valore della narrazione personale per la comprensione dello sviluppo e della personalità. Gli antropologi usano questo tipo di narrazione come riferimento preferenziale per la valutazione delle affinità e delle differenze culturali. I sociologi usano la narrazione creativa per capire e definire le relazioni e le interazioni di gruppo,nonché le logiche di appartenenza ai gruppi. Nella formazione scolastica,la narrazione autobiografica è stata usata come mezzo innovativo di conoscenza e d’insegnamento. Gli storici ritengono le narrazioni autobiografiche una fonte importante per l’approfondimento della storia locale. Il movimento che propugna la narrazione autobiografica ha il suo esponente di punta in Jerome Bruner: questo psicologo cognitivo ha dimostrato che il significato personale si costruisce effettivamente durante la concettualizzazione e l’esposizione della propria narrazione; che le nostre esperienze assumono la forma delle narrazioni che usiamo per descriverle,e che i racconti sono il nostro modo di organizzare,interpretare e dare significato alle esperienze che abbiamo vissuto,e di assicurare loro un senso di continuità. Cos’è la narrazione autobiografica? La vita individuale e il ruolo ricoperto all’interno della comunità si comprendono al meglio attraverso la narrazione autobiografica. Prendiamo piena coscienza,piena consapevolezza,della nostra vita attraverso la sua ricostruzione in forma narrativa. È attraverso la narrazione che diamo una prospettiva e un significato alla nostra vicenda esistenziale. La narrazione rende esplicito l’implicito,dà forma a ciò che non ha forma,e porta chiarezza dove c’è confusione. La narrazione autobiografica può coprire il periodo che va dalla nascita al presente o una porzione di vita più limitata. Comprende gli eventi più importanti,le esperienze più significative e i sentimenti più intensi che il narratore ha provato nell’arco della sua esistenza. C’è pochissima differenza fra una narrazione autobiografica (life story) e il resoconto storico della propria vita (life history). A volte le due espressioni vengono usate per indicare la stessa cosa. La differenza fra una narrazione autobiografica e un resoconto storico sta nell’enfasi e nella portata. Il resoconto storico si concentra quasi sempre su un aspetto specifico della vita di una persona,come la vita lavorativa o un ruolo particolare che il narratore ha ricoperto nella vita di una comunità. Il resoconto storico riguarda quasi sempre la comunità o ciò che riguarda il soggetto di un evento,di un fatto,di un luogo. Quando l’intervista orale si concentra sull’intera vita di una persona,si parla quasi sempre di narrazione autobiografica. La narrazione autobiografica può assumere una forma fattuale,metaforica,poetica o qualunque altra forma di espressione creativa. La cosa importante è che assuma la forma,l’aspetto e lo stile che più si addice al narratore. Nell’intervista autobiografica l’intervistato diventa il narratore della vicenda,mentre l’intervistatore funge da guida,o da facilitatore del processo. I due soggetti collaborano a comporre e costruire una storia che può dare soddisfazione al narratore. In quanto facilitatore di un processo aperto,il ricercatore-guida non assume mai pienamente il controllo della vicenda narrata. Non sempre il processo si svolge con linearità. Capita spesso che le persone intervistate sono distaccate,laconiche,prive di emozioni. Ciò produce degli elenchi

sintetici dei fatti principali che hanno segnato la vita del narratore. In alcuni casi,il ricercatore potrà fare qualcosa per aiutare il narratore a sviluppare un racconto ricco di emotività. Le funzioni classiche dei racconti -

-

-

-

Funzione psicologica: i racconti,con gli elementi e i motivi profondamente umani che contengono,possono guidarci,fase dopo fase,in tutto l’arco della nostra vita. Stimolano l’estrinsecazione del sé, e ci aiutano a definirci e integrarci attraverso una più chiara decifrazione delle nostre esperienze,dei sentimenti che proviamo riguardo a esse,e del significato che rivestono per noi. I racconti mettono ordine nella nostra esperienza,e ci aiutano a vedere la vita da un’angolazione contestualmente soggettiva e oggettiva. L’intero processo di sviluppo psicologico s’impernia su una dialettica di conflitto e risoluzione,di cambiamento e di crescita. La persona attraverso la narrazione, rivivendo i conflitti che ha vissuto, le esperienze,i sentimenti possono diventare più chiari,offrendo così al ricercatore un profilo più preciso del soggetto studiato. La narrazione autobiografica può essere un modo per impadronirsi,una volta per sempre di tutti i valori,atteggiamenti che si sono mutati nell’arco di una vita,dalla famiglia o dall’ambiente. Per alcuni narrare la propria vita significa rafforzare la propria immagine e l’autostima. Quando l’approccio narrativo viene utilizzato dagli psicologi,dai counselor o da altri professionisti come mezzo strutturato per aiutare le persone a recuperare dei dettagli della loro vicenda esistenziale, si verifica un processo di storicizzazione o di ristoricizzazione. Il ricercatore potrebbe esaminare il processo e il testo,alla ricerca di eventuali indicazioni e di nuove prospettive,per capire in che misura la ricostruzione di eventi remoti,e la riflessione su di essi attraverso la narrazione hanno contribuito a chiarificare quei problemi o hanno apportato un maggior senso d’integrità alla vita del soggetto narrante. La funzione sociale: i racconti autobiografici ci aiutano a capire cosa abbiamo in comune con gli altri e cosa ci distingue,consolidano il nostro ruolo nell’ordine sociale delle cose e aiutano a capire il processo che è stato utilizzato per ottenere quell’integrazione tra persona e sistema. Funzione mistico-religiosa: i racconti ci possono mettere di fronte al mistero supremo. Suscitano sentimenti di timore,meraviglia,umiltà,rispetto,gratitudine nella contemplazione dei misteri che abbiamo attorno. I racconti ci portano al di là del “qui e ora” e ci consentono di entrare nell’ambito del sacro e della spiritualità. Funzione cosmologico-filosofica: i racconti possono descrivere una cosmologia,un’immagine complessiva che interpreta l’universo,in linea con il senso del tempo; una visione del mondo che spieghi efficacemente i meccanismi naturali con cui funziona l’universo.

L’intervista autobiografica: un’arte e una scienza

Capitolo 2 Pianificare l’intervista Tutti gli esseri umani hanno una storia o molte storie da raccontare sulla vita che stanno vivendo. Tutto ciò che avviene,avviene in forma narrativa. Tutti gli eventi,le situazioni e tutte le esperienze hanno un inizio,uno svolgimento e una fine che porta a un altro inizio. In genere alle persone piace raccontare le loro esperienze,narrare le vicende che hanno vissuto perché è ciò che conoscono meglio e ciò che le interessa maggiormente. Attraverso il racconto autobiografico la persona trasmette la sua verità personale. Un’esperienza equivalente al raccontare o scrivere la propria autobiografia è intervistare qualcuno che ci racconti della sua vita. Quando si compie un’intervista autobiografica si fa una delle esperienze interpersonali più soddisfacenti e appaganti che si possano vivere; inoltre si ha la possibilità di aiutare l’altro guidandolo a una comprensione più profonda della sua vita. E’ impossibile prevedere come si svolgerà l’intervista autobiografica,non tanto nella pratica,ma per la forza intrinseca di quell’esperienza. In un’intervista autobiografica non è importante l’aspetto cronologico degli eventi,fondamentale è invece la prospettiva e l’opinione che le persone hanno di se stesse e come vogliono essere viste dagli altri. La durata dell’intervista autobiografica può variare considerevolmente. A volte vi sono delle circostanze come per esempio la lontananza o la difficoltà di convogliare gli impegni che fanno restringere la durata dell’intervista a un’ora o anche meno. In questo caso vengono trattati solo gli elementi essenziali della vita dell’intervistato,ma ciò è molto lontano da ciò che viene considerata l’intervista autobiografica ideale. Il modello tipico dell’intervista autobiografica consiste in almeno due o tre interviste con la persona della durata di un’ora,un’ora e mezza ciascuna. Si tratta sempre di una breve intervista,sufficiente per scopi didattici. Alcune interviste autobiografiche possono durare anche 24-36 ore,si parla quasi di una vera e propria autobiografia assistita. Le interviste possono essere estese anche per anni attraverso interviste ripetute. I possibili...


Similar Free PDFs