MIRACLE, MISTERY AND MORALITY PLAYS- FROM MIDDLE AGE TO GLOBE PDF

Title MIRACLE, MISTERY AND MORALITY PLAYS- FROM MIDDLE AGE TO GLOBE
Course Letteratura inglese II
Institution Università della Calabria
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DAL MEDIOEVO AL GLOBE...


Description

MYSTERY PLAYS, MIRACLE PLAYS E MORALITY PLAYS. Dopo la caduta dell’Impero Romano, fu la Chiesa ad occuparsi dell’attività di intrattenimento del popolo, in quanto il potere politico era abbastanza debole. Pertanto l’attività teatrale divenne strumento di divulgazione religiosa e consisteva principalmente nella messa in scena di vicende bibliche. Così, nacque il Medieval Theater, fondato mediante la fusione di due tradizioni teatrali molto popolari nel Medioevo: gli spettacoli di strada e le drammatizzazioni religiose. Gli artisti di strada (cantanti, ballerini, mimi, cantastorie, acrobati e giullari) viaggiavano per la Gran Bretagna intrattenendo la gente, mentre nelle Chiese iniziava a svilupparsi un tipo di teatro più formale. La maggior parte dei fedeli era analfabeta e aveva una scarsa educazione religiosa. Per coinvolgere la gente nella celebrazione in lingua Latina, la Chiesa iniziò ad aggiungere elementi drammaturgici ai suoi servizi religiosi, come la musica, e subito dopo il Latino si adattò alle melodie, le quali vennero cantate dai preti e dai fedeli. Questa forma primitiva di dramatic dialogue gettò le basi per il liturgical drama, su cui si svilupparono due tipologie di religious drama: Mistery plays e Miracle plays. I Mystery Plays (definiti tali in quanto si focalizzavano sulla misteriosa natura del potere divino) si basavano sulle storie bibliche e ogni messa in scena rappresentava un singolo episodio. I più frequenti erano il Diluvio Universale, la Caduta di Lucifero, la Passione di Cristo (Crocifissione e Resurrezione), la Natività. Messi insieme, questi formavano i cosiddetti “Mistery Cycle”, che raccontavano la storia del Cristianesimo (e della cristianità) dalla creazione del Mondo al Giudizio Universale. In Inghilterra sono stati ritrovati manufatti che testimoniano 4 importanti cicli: o Primo ciclo o ciclo di Wakefield: consta di 32 mystery plays sviluppati in relazione alla Festa del Corpo di Cristo probabilmente a Wakefield, dalla metà del XV secolo al 1576. Si tratta di rappresentazioni della Natività. o Secondo ciclo o ciclo di York: costituito da 48 mistery plays, sono rappresentazioni sulla storia che va dalla Creazione al Giudizio Universale, rappresentati durante la festa del Corpus Domini tra la metà del XIV secolo al 1569. o Terzo ciclo o ciclo di Chester: formato da 25 mistery plays tra il XIV e il XVII secolo. I testi parlano della Creazione, del Giudizio Universale, del Peccato Originale, di Noè e di altre scene sulla vita di Cristo. o Quarto ciclo o ciclo di Coventry, costituito da 42 mistery plays, nel XV secolo a Coventry, con testo nato da una combinazione di latino e middle English con cui si descrivono azioni (ad esempio, ebrei che danzano attorno alla Croce). I miracle plays, invece, erano drammatizzazioni della vita dei Santi e venivano usati per celebrare i due più grandi eventi cristiani: la Natività e la Resurrezione di Cristo, rispettivamente messi in scena nel periodo di Natale e di Pasqua. Divennero sempre più popolari e l’aumento degli spettatori portò ad uno spostamento della messa in scena della performance nei cortili delle Chiese. Successivamente, il latino venne sostituito dal volgare e presero parte della messa in scena anche attori laici. Questo tipo di liturgical drama divenne enormemente popolare e le Chiese divennero sempre più gremite di gente, tanto che le performance vennero spostate nel cortile delle Chiese; inoltre, il Latino venne rimpiazzato dalla lingua volgare (usata dal popolo) e gli attori non erano più soltanto monaci e preti ma anche laici. In seguito i miracle plays furono sostituiti dai Morality plays che non traevano più spunto dalle Sacre Scritture, ma trattavano temi allegorici contenuti nei sermoni medievali e nella letteratura devozionale e, a differenza dei miracle plays, venivano rappresentati tutto

l’anno. Ciò permise lo show on tour, ovvero la rappresentazione in diverse località. I morality plays erano opere a scopo didattico e allegorico, con l’obiettivo di dare un insegnamento morale, in cui si personificavano i vizi e le virtù umane come il bene, il male e la giustizia. Tra gli argomenti trattati, rilevante è il tema della psicomachia, che rappresenta il conflitto tra i sette peccati capitali e le sette virtù per il possesso dell’animo umano. . La vicenda si articolava generalmente in tre fasi: 1- Tentazione 2- Caduta in tentazione 3- Pentimento La figura più famosa tra i morality plays è “Everyman”, infatti il protagonista dei morality plays rappresenta l’intero genere umano, ma “Everyman” è il titolo del capolavoro del genere (scritto nel 1485 circa) dell’epoca dei Tudor. Si tratta di un dramma di 921 versi, in cui Everyman, alla fine del suo viaggio terreno, spaventato davanti alla morte, troverà soltanto “buone azioni” disposto ad accompagnarlo nella tomba. Altrettanto importante è “The Castle of Perseverance” pervenuto per intero, in forma anonima (risale al 400), in cui si racconta la storia dell’Umanità dalla nascita fino al giorno del giudizio. Lo stesso Shakespeare fu influenzato dai morality plays in alcune opere. Ad esempio: o nel III Atto, Scena III di Hamlet, assistiamo alla lotta tra bene e male con l’anima di Claudius; o in Macbeth, Macbeth lotta contro se stesso prima di soccombere al male; o nel II Atto, Scena I di Measure for Measure, Escalus si riferisce ai caratteristici personaggi dei Morality Plays quando chiede: “Which is the wiser here, Justice or Iniquity?” (qual è la cosa più saggia qui, la Giustizia o l’Iniquità?)

GLOBE VS NEW GLOBE A differenza dei mistery plays, i morality plays hanno una caratteristica che poi verrà ripresa dal teatro moderno: il poter essere rappresentati on tour. Per questo tipo di rappresentazioni diventò essenziale uno spazio limitato, così come i plays contenuti in se stessi. Questo offrì la possibilità di allestire lo spettacolo in uno spazio fisso a forma circolare - theatre in the round- in modo da consentire una maggiore mobilità agli attori e rappresentare più scene contemporaneamente. Questa nuova organizzazione dello spazio sarà alla base del teatro elisabettiano. Durante l’età elisabettiana, il teatro divenne il fenomeno culturale più importante. Vide la sua nascita nel 1576 con la costruzione del primo teatro pubblico The Theatre, precursore del famoso Globe. Nel nuovo teatro era centrale l’idea della mutabilità della fortuna e del posto dell’uomo nell’ordine gerarchico dell’universo. Il Theatre fu costruito da James Burbage, padre di uno degli attori della compagnia di Shakespeare. Nel 1599, a causa di difficoltà economiche, i figli di Burbage abbatterono l’edificio e trasportarono tutti i materiali verso la parte sud del Tamigi, dove costruirono un nuovo teatro, The Globe. -ROUND/PIT: al piano terra; riservato alla plebe. Non solo luogo di perdizione e di malattia, a causa delle scarse condizioni igieniche, ma anche spazio utilizzato a scopo commerciale. -UPPER STAGE: parte alta dove si trovava il balcone o anche la torre. -MAIN STAGE: contrapposto all’Upper stage, era la parte piana in cui si svolgeva la rappresentazione.

THE TRAP DOOR: la botola, spesso utilizzata per la ricostruzione degli Inferi. - TWO DOORS dalle quali potevano entrare ed uscire i personaggi e collegavano stage e tiring rooms. -TIRING ROOMS: i camerini. -HUT: luogo in cui si racchiudevano i pochissimi effetti teatrali. -GALLERY: luogo riservato ai nobili che in alcuni casi potevano assistere alle rappresentazioni direttamente dallo stage. -DISCOVERY SPACE/INNER STAGE: usato per rappresentare scene che si svolgevano in luoghi chiusi e per le “revelation scenes” quando venivano aperte le tende e l’attore appariva all’improvviso. -FLAG: usata per indicare che all’interno si stavano svolgendo elle rappresentazioni e il tipo di performance in base al colore utilizzato. Nel Globe, le rappresentazioni avvenivano solo nel periodo estivo mentre in inverno, si recitava all’interno del Blackfriars Theatre, situato sull’altra sponda del Tamigi. Nel XVII secolo, i teatri erano situati fuori dalle mura della città in quanto considerati luoghi di perdizione e poco igienici perché frequentati dai membri appartenenti a diverse classi sociali. Caratteristica fondamentale del Globe era la multidimensionalità, riguardante la struttura del palco e la sua articolazione nello spazio. Le dimensioni dello stage erano circa 13 metri in larghezza e circa 8 metri in profondità. La grandiosità del palco rispettava le esigenze della performance, permettendo a tutti gli attori di essere presenti contemporaneamente sullo stage quando richiesto; inoltre le grandi dimensioni del palco servivano a riprodurre la grandezza del mondo. Appunto il teatro, prendeva il nome di Globe perché rappresentava il mondo intero, alludendo al concetto di teatrum mundi , un teatro del mondo capace di riprodurre tutte le tipologie e i comportamenti del genere umano. Sullo stage, gli attori non si limitavano a recitare ma, tramite le loro stesse parole, invitavano l’audience ad utilizzare la propria immaginazione per creare la scenografia che ancora non esisteva (ad esempio un albero poteva rappresentare una foresta, così come un attore con una candela in mano indicava che la scena si svolgeva di notte). La rappresentazione non era divisa né in atti né in scene ma l’alternarsi dei gruppi di attori indicava la fine e l’inizio di una determinata situazione. In questo periodo, alle donne non era consentito di recitare perché, interpretare un’altra personalità, era considerato poco virtuoso. Per questo motivo, le nobildonne andavano a teatro indossando delle maschere. Le parti femminili erano dunque assegnate ai cosiddetti boy-actors cioè ragazzini che, per la loro età, possedevano ancora una voce delicata. Il 29 giugno del 1613, il malfunzionamento di un cannone utilizzato per gli effetti speciali provocò l’incendio, che distrusse il teatro. Un anno dopo il teatro venne ricostruito e rinominato The Globe II. Con la cacciata della dinastia Stuart, l’avvento del Commonwealth e l’affermazione del Puritanesimo, i teatri vennero chiusi per la loro immoralità; ciò causò il dissenso della gente che guardava con orgoglio questa grande forma d’arte. Nel 1644, il Globe fu demolito.

Più tardi, i teatri furono banditi dalla città di Londra e gli attori vennero persino considerati dei fuorilegge. A riaprire i teatri fu Carlo II con la restaurazione della monarchia, anche se il Globe non venne più ricostruito fino al 1997. Il New Globe fu costruito alla fine del XX secolo, circa quattro secoli dopo la sua prima costruzione. La nuova struttura riprende numerose caratteristiche del Globe elisabettiano. Tra queste troviamo: - la pianta: un poligono di venti lati con un diametro di 30 metri; - i materiali: legno di quercia, mattoni di cotto, cannicci e uno stucco speciale ottenuto mescolando sabbia, calce spenta e crine animale. Il nuovo teatro rinacque sotto l’influenza delle nuove tecnologie, adattandosi alle esigenze della società moderna . Per esempio, una delle differenze principali tra il Globe del 1599 e del 1997 è l’impianto di sicurezza, infatti, mentre il primo possedeva un tetto che ben presto sarebbe andato in fiamme, il secondo fu dotato di un più solido tetto di tegole. Un’altra differenza è la capienza che passò dai tremila spettatori del vecchio Globe agli odierni millecinquecento. Rispetto al 1599, non c’è più quel rapporto di complicità tra l’attore e il pubblico, distrutto dalla presenza della cosiddetta “quarta parete”. La quarta parete viene definita come un muro immaginario di fronte lo stage in una tradizionale struttura a tre pareti, situato in una parte del proscenio, attraverso il quale l’audience guarda l’azione che si svolge nel mondo dell’opera rappresentata.

INTERLUDI Dalla traduzione del termine interlude (=intervallo, intermezzo), possiamo già intuire la natura di questa rappresentazione teatrale. A differenza delle altre forme teatrali, gli interludes si svolgevano al chiuso (nelle corti, nelle sale dei banchetti e nelle dimore signorili) interpretati da giullari professionisti o dilettanti. Gli interludi sono spesso definiti elementi folkloristici tipici degli spettacoli popolari. Essi, infatti, venivano messi in scena come apertura o chiusura di rappresentazioni teatrali o nelle pause tra un drama e un altro (o altre forme di intrattenimento), oppure tra un atto e un altro della stessa rappresentazione ed erano inizialmente usati per cercare di ravvivare l’interesse del pubblico. Avevano una struttura abbastanza semplice, erano di breve durata, trattavano argomenti religiosi o profani e molto spesso includevano l’elemento polemico. Con essi, infatti, si hanno brevi accenni di quelle che poi saranno le commedy of manners, in quanto si iniziava a capire che per attirare l’attenzione degli spettatori era fondamentale che l’opera teatrale assumesse i toni della polemica religiosa, ma anche sociale e politica. Alcuni interludes sono considerati morality plays per via della rappresentazione e personificazione dei vizi e delle virtù umane. Esistevano due tipologie di compagnie di interludi: -

non itineranti, dunque composte da attori occasionali che svolgevano altre attività; itineranti, ovvero attori o aspiranti attori, spesso al servizio di un nobile o sovrano. Autori di interludi furono John Heywood, John Bale e John Skeleton.

Il teatro del tempo (XIV-XV secolo) presentava alcune caratteristiche che avrebbero condizionato molto anche quello elisabettiano.  I ruoli femminili erano interpretati da uomini  Non vi era alcuna scenografia

 Fusione tra tragico e sacro con il comico  Svilimento per le tre unità Aristoteliche di tempo, luogo e azione....


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