Mozi, mencio, xuanzi PDF

Title Mozi, mencio, xuanzi
Author Sharon Dell'Amico
Course Storia della cina
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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M E NC I O Mencio visse nella seconda metà del IV secolo. Anche lui, come Confucio, visitò alcune corti feudali nella speranza di trovare un sovrano che fosse disposto a chiamarlo al suo servizio e a mettere in pratica i suoi programmi politici, ma non riuscì nel suo intento e fu costretto a ripiegare sull'insegnamento.

Per Mencio la natura dell'uomo è fondamentalmente buona. Tutti gli uomini nascono con una inclinazione naturale e spontanea verso il bene, come l'acqua che scende naturalmente e spontaneamente verso il basso. Il male proviene dagli uomini e la loro bontà innata viene in qualche modo offuscata per dimenticanza o trascuratezza, ma basterà tornare alla loro vera natura per far scomparire il male.

E così nel governo dello stato: dobbiamo ritornare agli ordinamenti del passato per liberare la società dai mali che lo affliggono.

XUNZI Il maggiore avversario di Mencio è il filosofo Xunzi. Egli sostiene l'esatto contrario: la natura dell'uomo è cattiva, malvagia – l'uomo nasce cattivo e soltanto per mezzo della cultura e dell'educazione, l'uomo può diventare buono e ragionevole. La filosofia di Xunzi è cinica perché giudica la natura umana come cattiva; ma è anche ottimista perché attribuisce allo studio il potere miracoloso di correggerla.

Lo studio --> mentre per Mencio è il mezzo per ricondurre l'uomo alla bontà originaria, Xunzi invece sostiene che lo studio è l'unico mezzo a disposizione per vincere la propria natura, malvagia e bestiale. Non si deve mai smettere di studiare.

L'opera di Mencio entra a far parte dei Classici confuciani, mentre quella di Xunzi, considerata come non ortodossa, non ottenne un riconoscimento così importante.

MOISTI Mo Di / Mozi (479 – 381 a.C.) è il sostenitore e il fondatore di una scuola che sosteneva una dottrina ispirata al pacifismo. Egli pone al centro l'ideale dell'amore onnicomprensivo, in base al quale di devono amore e rispettare tutti gli esseri umani in egual misura.

Se tutti si amassero reciprocamente, senza distinzioni, allora dominerebbe l'ordine; se invece ci si odia, domina il caos.

Mozi fu avversario dei confuciani, li attaccò con tanto accanimento da far pensare che egli rappresentasse una corrente eretica, staccatasi dalla loro scuola.

Cosa sostiene? •

mentre Confucio sostiene che i sovrani dovevano essere assistiti da saggi consiglieri, Mozi arrivava a dire che essi dovevano cedere il trono a chi era più preparato di loro;



mentre Confucio le istituzioni della dinastia Zhou erano un modello che i governanti dovevano seguire, per Mozi tale modello era costituito dalla più antica dinastia Xia;



mentre Confucio si concentrava sulle relazioni tra gli esseri umani e quindi faceva una sorta di gradazione degli affetti dipendente dalle particolari relazioni esistenti, Mozi raccomandava agli uomini di praticare l'amore universale seguendo l'amore del Cielo che ama incondizionatamente tutte le sue creature.

L'applicazione di certi pensieri alla politica --> i governanti dovevano cercare di soddisfare gli imminenti bisogni della popolazione e a rinunciare al superfluo (quindi a tutte quelle attività e spese che non servivano a nutrire, vestire, alloggiare il popolo).

Tutto il complesso apparato ritualistico di Confucio è considerato come inutile, dispendioso di tempo e denaro, e la guerra è condannata come il massimo di tutti gli sprechi. La sua ostilità nei confronti della guerra lo porta a studiare i principi della guerra difensiva, considerata come il miglior modo per scoraggiare le aggressioni.

Il linguaggio utilizzato è appesantito da continue ripetizioni e esemplificazioni. Il popolo cinese, al tempo pratico, lo respinsero come troppo utopistico e troppo estremista, preferendo ad esso le dottrine confuciane, più moderate e più realiste.

L A O Z I e il D A O I S M O

Dopo il Confucianesimo abbiamo la più grande corrente di pensiero della filosofia cinese. Il daoismo ha goduto di tanto successo perché:



innanzitutto, difronte al rigido moralismo del confucianesimo, il daoismo presenta uno spirito libero da convenzioni e da ipocrisie, soddisfacendo quelle aspirazioni all'affiancamento dei vincoli imposti dalla società, proprio dell'animo cinese;



inoltre, al posto dello stile confuciano, tavolta freddo e pedante, il daoismo utilizza uno stile ricco di aneddoti, paradossi, iperbole, fantasie riuscendo a catturare l'attenzione del lettore più di quanto lo facesse il confucianesimo.

Con il termine indichiamo le dottrine a carattere filosofico esposte nelle opere di Laozi, Zhuangzi e di Liezi; e la religione daoista Daojiao

, ritenuta come una degenerazione delle prime. I

pensatori sono detti Daojia – Scuola del Dao.

Il punto di partenza del pensiero daoista è lo scopo della preseveranza della vita e di evitare ogni ingiuria alla propria persona: quindi è una concezione individualista ed egoista che fin dall'antichità si manifestò con la fuga dal mondo da parte di individui che sceglievano la vita eremita e ricercavano la pace dello spirito e la salute del corpo.

Verso la seconda metà del IV secolo a.C. fu composto il Daodejing – attribuito a Laozi – personaggio di cui sappiamo ahimè molto poco. Nel Daodejing vengono esposti i principi della prudenza, umiltà e sobrietà. Il libro appare come una esposizione del principio Wuwei, dell'inazione, nel senso di non strafare, di far poco. La semplicità e l'innocenza del bambino sono caratteristiche che ogni uomo dovrebbe avere: mentre però per il bambino sono doni naturali, per il saggio è una conquista dello spirito, è la conseguenza di un processo di autoeducazione. Laozi sviluppa queste teorie fino al paradosso:

Non fare nulla e nulla vi sarà fatto.

Politica --> applicando questi concetti alla politica ne consegue che il governatore saggio è colui che:



governa poco e lascia che il popolo faccia quel che può e quel che vuole;



emana poche leggi;



non incoraggia lo studio e l'istruzione;



bandisce dal suo regno gli intelligenti e i capaci.

In un' epoca di disordini come quella del III e IV secolo a.C., in cui tutti gli stati erano in lotta tra di loro, il daoismo si oppone alle dottrine confuciane. Secondo Confucio infatti sulle azioni umane vi è un controllo del Cielo, che provvede agli uomini e ricompensa la virtù e punisce le cattive azioni; per il Daoismo invece non c'è nessuno che provvede agli uomini tanto meno il Cielo e sono gli uomini stessi che devono inserirsi nel corso dell'universo, senza ostacolarlo con tentativi di riforma.

Anche se molto breve, nel Daodejing possiamo distinguere varie parti:



le concezioni cosmologiche dell'autore e la descrizione dei caratteri e degli aspetti del Dao*;



il comportamento del Saggio;



i princìpi politici sui quali i daoisti basavano i loro sistemi di governo.

*Gli aspetti del Dao: il Dao è immutabile: resta sempre lo stesso, anche se muta d'aspetto. Esso non può essere descritto da parole, esisteva ancora prima del nulla, ancora prima che dal nulla nascessero le cose. Esso si manifesta mediante i suoi prodigi. Il Dao viene prima del Cielo, della Terra e di tutto il creato e nella gerarchia dei valori esso occupa il primo posto.

Il Saggio è colui che governa senza strafare, che lavora il minimo indispensabile, è indifferente: attribuisce lo stesso valore al bene e al male; emana poche leggi e si preoccupa magari di migliorare le condizioni materiali ma non di elevare il livello culturale dei suoi sudditi. Lo Stato ideale per i daoisti è un piccolo regno con pochi abitanti.

ZHUANGZI Una lunga esposizione del pensiero daoista è esposto nell'opera intitolata Zhuangzi – il maesto Zhuang – in trentatré capitoli. Esso è così composto:



sezione interna --> sette capitoli;



sezione esterna --> quindici capitoli;



sezione miscellanea --> undici capitoli.

Zhuangzi oltre ad essere un opera avvincente e profonda per il pensiero daoista, lo è anche per la letteratura cinese: lo stile brillante, profondità di pensiero, fantasia illimitata.

Essa consiste in numerosi piccoli racconti, trattati, aneddoti, favole, detti memorabili che servono all'autore per esporre in maniera viva e comprensibile le tue tesi. Spesso viene citato anche Confucio a sostegno di tesi totalmente in contrasto con i princìpi da lui sostenuti.

La differenza tra Zhuangzi, Confucio e Mencio è che mentre questi ultimi erano interessati alla carriera politica e avevano atteso invano la grande occasione di divenire qualcuno a corte, Zhuangzi non è interessato a niente di ciò, ma vuole raggiungere la libertà dello spirito, ottenibile solo isolandosi dal mondo. La sua è una filosofia dell'eremita, distaccato e indifferente a tutto. Indifferente anche alla morte che lo definisce come un processo naturale e necessario che segue la vita e precede l'annullamento del Dao.

Zhuang Zhou, il presunto autore, afferma i principi del daoismo, dichiarando che preferirebbe rivoltarsi come una tartaruga nel fango piuttosto che accettare un impiego. Nel suo capolavoro letterario egli deride tutte le ambizioni mondane. Ignora il potere, diprezza i libri, deride i confuciani e si fa beffe degli altri pensatori. Addiriturra mette in dubbio la possibilità fondamentale della conoscenza, la quale è mediata dal linguaggio. Infatti le categorie del linguaggio e le sue differenze sono artificiali. Il linguaggio rimanda solo a se stesso e impedisce l'accesso alla realtà.

In Zhuangzi notiamo:



una padronanza linguistica eccezionale, che riesce a esprimere i sofismi e i pensieri più sottili;



notevole interesse per i fenomeni naturali, con una serie di interrogativi sul sistema cosmologico;...


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