Paradise lost appunti PDF

Title Paradise lost appunti
Course Letteratura inglese C
Institution Università degli Studi di Torino
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LETTERATURA INGLESE – Professore Renato Rizzoli Giovedì 18 marzo secondo incontro webex Giovedì 8 aprile terzo incontro webex

J. Milton, Paradise Lost, 1674 Saggi su Milton e (su materiale didattico) dobbiamo sceglierne due, poi gli altri due saggi sul novel (capitolo I e capitolo III), infine gli ultimi due (non ancora caricati). I saggi possono essere esposti anche grazie all’utilizzo di schemi da noi scritti  comprensione del saggio e riassunto dei punti principali, mantenendo una coerenza del discorso.  Luminarium.org, John Milton, Works, Paradise Lost, penultima edizione, Annotated revised edition Book 1: v.v. 1-26; v.v. 91-124; v.v. 242-263. Book 3: v.v. 80-134. Book 4: v.v. 285-342; v.v. 358-392; v.v. 411-439. Book 9: v.v. 679-709; v.v.896-916; v.v. 1067-1082. Book 12: v.v. 575-587; v.v. 632-649. Per ogni libro vi è “THE ARGUMENT” da studiare. Prima lezione Nel 600 in Inghilterra vi è un primo esperimento politico, la cosiddetta rivoluzione puritana. Nel 1642 vi è la fine della prima parte del Rinascimento, la fine dell’età dell’oro, quindi dell’Inghilterra elisabettiana. Elisabetta e la dinastia Tudor, protagonista della transizione dal medioevo al rinascimento, quel grande compromesso della monarchia Tudor, che vedeva nella monarchia uno strumento di mediazione fra l’aristocrazia e il proficuo contributo all’espansione dell’Inghilterra dalla nascente borghesia. Questo “compromesso Tudor” entra in conflitto tra la monarchia stessa e la parte più dinamica e all’avanguardia del paese (la nuova classe borghese); la politica di Elisabetta aveva tenuto insieme questi due parti, ora però, questa nuova borghesia in ascesa vede nella monarchia non più una sorta di sistema di riferimento, ma un conflitto, che scoppierà appunto nel ’42. I grandi commercianti si coalizzano in una forza politico-militare che si radica nel Parlamento stesso, una delle istituzioni millenarie, si viene a provocare una sorta di frattura fra il parlamento e la monarchia che sfocia nella guerra civile. Questa guerra insanguinerà l’Inghilterra fino al 1649, con la sconfitta definitiva del figlio di Giacomo I, ossia Carlo I, il quale verrà giustiziato. Dal 1649, l’Inghilterra fino al 1660 diventerà una Repubblica. La monarchia verrà bandita, i discendenti degli Stuart fuggiranno in Francia, diventa quindi un Commonwealth ( bene comune). Una cosa molto importante da definire è l’aggettivo puritano: religiosa. Perché si tratta anche di una rivoluzione religiosa? L’ascesa del protestantesimo agli inizi del 500 con Lutero va contro all’ide della chiesa come una sorta di Stato. Il protestantesimo vuole invertire questo corso di corruzione della storia della chiesa e ritornare alla

purezza delle origini. In Inghilterra i risvolti politici sono stati ancora più importanti di un discorso riferito alla fede religioso, Enrico VIII ha sposato la religione protestante, si tratta di una sorta di emancipazione dalla chiesa di Roma per prendere decisioni autonome sul piano politico, che potevano essere avversate dal papa stesso. Enrico VIII utilizza la riforma protestante, proclamandosi capo della chiesa di Inghilterra, unendo i due ruoli di capo politico e capo religioso, fondando quindi la chiesa di Inghilterra, che è una liberazione dal giogo di Roma. Elisabetta emerge da un punto di vista religioso, non contempla più una sola chiesa e una sola dottrina, ma contempla invece una pluralità di dottrine. In Inghilterra, infatti, si accoglie la parte di protestantesimo calvinista, istituendo ulteriori sette, chiese autonome, questa ulteriore fede puritana (branca del calvinismo), essa si diffonde soprattutto nei ceti borghesi e piccolo borghesi. Enrico VIII è stato molto attento a dare un’impronta moderata al suo protestantesimo. Senza questo discorso preliminare del puritanesimo e degli sviluppi storici del puritanesimo stesso in Inghilterra, non capiremmo Paradise Lost. I puritani sono soldati di dio, sono contro qualsiasi tipo di gerarchia della chiesa, si considerano gli “eletti”, sono ostili a qualsiasi tipo di divertimento/piacere, essi rappresentano un radicalismo protestante molto pericoloso dal punto di vista politico, dando alcuni concessi ai puritani stessi, come la “Bibbia di Ginevra” tradotta in inglese. Questa setta di puritani predica la verità assoluta della Bibbia che ognuno può leggere e predicare, inoltre predicano anche il lavoro, l’operosità nella vita del fedele e attraverso di esso conseguire ricchezza e benessere economico viene considerato un segno della grazia divina. Lavorare e arricchirsi è già il segno di Dio e della sua grazia sulla Terra. Questo tipo di credo è importante, si accorda a quelle che sono le nuove classi sociali emergenti: la grande e piccola borghesia, i grandi mercanti, ma anche i piccoli artigiani e commercianti di Londra che possono tranquillamente pensare alla loro professione. Si tratta di una borghesia che sa di essere uno dei pilastri economici dello stato, supportata da grandi valori religiosi, volevano essere la forza progressista della storia, legittimata dal volere stesso di Dio. La grande fede religiosa porta a scontrarsi con la monarchia tradizionalista e regressiva rispetto agli Stuart, il conflitto non può che essere radicale e definitivo, soprattutto nel momento in cui il re ha bisogno di risorse per riuscire a perseguire tutti i suoi scopi politici. J. Milton (1608-1674) si trova storicamente ad essere coinvolto in pieno e ad abbracciare tutti i nuovi ideali della rivoluziona, prima religiosi, ma anche gli ideali politici. Lui stesso contribuisce al governo del Commonwealth, viene nominato segretario delle lingue e si incaricherà della corrispondenza diplomatica con gli altri stati europei. A Milton sarà anche attribuito il compito di scrivere in latino delle difese giudiziarie (defentio), le quali dovevano legittimare la scelta dell’Inghilterra stessa di aver giustiziato il sovrano. Milton ha abbracciato il puritanesimo dopo essersi laureato a Cambridge, dopo aver abbandonato l’idea di prendere i voti, perché la chiesa non era da lui considerata una sorta di valore in sé e quindi di meta e obiettivo. Queste idee radicali e democratiche, non ha impedito una

peculiarità, Milton è anche un umanista (≠aristocratico), ossia la sua immagine di uomo di lettere contempla la fede puritana, ma come uomo di lettere può dedicarsi a specializzarsi in tutte le lingue e le letterature europee classiche e contemporanee/moderne. Con questo bagaglio si propone di essere autore consapevole e di essere il nuovo letterato che incarna uno spirito nuovo della nazione, ossia quello della rivoluzione del puritanesimo. Egli non è così radicale e definitivo nel seguire qualcosa che solamente la dottrina impone, Milton da umanista adotta delle posizioni sue personalissime, addirittura talvolta in contrasto con il Commonwealth stesso  Trattato dell’Areopagitica in favore della libertà di stampa, quindi tutte le idee hanno lo stesso diritto di circolare nella società, anche se non corrispondono alle convinzioni di Milton o della società stessa. Lui si scaglia contro la politica stessa di censura su idee non considerate ortodosse. Inoltre, egli era in favore del divorzio, era possibile divorziare solo per ragioni materiali, poteva farlo solo l’uomo; Milton, invece, andando al passo con i tempi, ritiene lecito il divorzio, anche in base a ragioni puramente spirituali, come l’incompatibilità di carattere. Ogni aspetto dell’uomo deve avere dignità, Milton assorbe questa grande lezione di esaltazione dell’uomo nella sua dimensione terrena. Milton può essere considerato la figura letteraria di riferimento nella maniera più nobile gli ideali puritani della rivoluzione affinati da una profonda educazione letteraria e umanista, che lo porta ad avere degli orizzonti di tolleranza. Alla morte di Oliver Cromwell, l’esperienza del Commonwealth viene ad esaurirsi, la parte più moderata delle nuove classi si coalizza e alla fine in questo vuoto di potere, a questo punto vi è una restaurazione completa della monarchia. Milton patisce questa sconfitta, diventando una voce silente, ritirandosi dalla vita pubblica. Nei suoi ultimi anni scrive i suoi capolavori assoluti, come Paradise Lost. Egli scriverà in una situazione di completa sconfitta politica, diventa cieco, in un mondo che non sente più suo. Quei valori che per Milton erano assoluti non dovevano venire meno, ma dovevano invece continuare. I libri sono 12. Il Paradise Lost è il genere eroico, quel genere che è stato considerato il genere più alto e prestigioso, sommo, della letteratura, quando si devono narrare delle grandi gesta o fatti assolutamente eccezionali, ecco che non si può ricorrere ad altro genere letterario che il poema epico. Le grandi gesta epiche che Omero. C’è questo strettissimo legame fra autore epico, il “principe” e il dare legittimità e autorità alla nazione. Il poema epico è sempre apologia nazionale, appunto successivamente l’apologia verrà ripresa nei romanzi cavallereschi. Con il dare legittimità, si dà una patina di lustro e rispettabilità alla nazione inglese. Spencer scriverà negli anni 90 del 500 La Regina delle Fate, un romanzo cavalleresca con valori legati alla corte di Elisabetta. La storia del poema epico è progressiva, coerente e costante, che ha determinati elementi strutturali e coerenti. Milton assume il poema epico, ma allo stesso tempo rompe con quella tradizione, non scriverà un poema di grande inno alla nazione, non tirerà in ballo cavalieri e una sorta di mitologia medievale né di eroi classici. Milton decide di prendere un evento biblico cruciale, ossia paradiso perduto, la storia della genesi raccontata nella genesi, nella corruzione di Adamo ed Eva e la loro cacciata dal paradiso

terreste. Si vede un doppio indizio di rottura radicale: non solo il tema puramente religioso, ma è il mito della cristianità stessa desunto dalla genesi. Inoltre, non è la celebrazione dell’eroe, ma si tratta di una sconfitta, l’eroe non è più un eroe particolare, ma è invece l’umanità in senso assoluto, impersonata da Adamo ed Eva. BOOK 1 Il Verbo e il soggetto dobbiamo andare al verso 6, sono tutti esortativi, anche nel verso 19, prima del soggetto e del verso, però vi è la presentazione di tutto l’argomento. Esso è sintetizzato nei primi cinque versi. A differenza dei nomi degli eroi, qui non vi sono nomi, ma vi è solo l’uomo. Il protagonista non è il migliore eccezionale come l’eroe del poema epico, ma diventa l’uomo stesso, tutti gli uomini. Gli eroi siamo noi, l’eroe è l’umanità, non vi è uno iato in cui noi lettori in posizione subordinata e l’eroe posto sul piedistallo da ammirare, ma è il lettore stesso che diventa l’eroe nel momento in cui legge i versi, ogni lettore è l’eroe. Nel presentare questo verso Milton ci fa carico di una funzione didattica, quando leggiamo impariamo delle cose attraverso le parole e i gesti dei protagonisti stessi (Adamo ed Eva). La prima disobbedienza è il frutto di quell’albero proibito, il cui gusto mortale portò morte nel mondo, e di conseguenza tutto il nostro dolore, con la perdita del giardino dell’eden (paradiso terrestre). Non solo questo, la storia è basata sulla trasgressione ma prosegue fino a che Gesù ci salverà, la chiave di speranza è l’evento cruciale è la nascita di Gesù Cristo. La tragedia alla fine ha in sé gli elementi della rigenerazione, di andare oltre la morte e quindi verso una nuova vita. Egli ci risana e ci rimette nello stesso luogo, fino a che un uomo più grande non ci ridia la salvezza e non ci ricollochi nello stesso posto, fino a riconquistare quel luogo di felicità. Molto spesso il verso miltoniano non finisce con la lunghezza stessa del verso, è l’endecasillabo sciolto non rimato  ogni scelta stilistica è una scelta ideologica, non si tratta della sola bellezza stilistica, la sua scelta ha a che fare con la società, ossia la tradizione dell’epica è caratterizzata dal verso rimato, Milton invece, rifiuta la rima perché la considera parte di una tradizione epica che vuole sovvertire, e utilizza un verso non rimato che si ri fa al teatro shakespeariano. La rima non deve essere contemplata perché è legata a quei valori che Milton rifusa. Egli riprende un verso che al momento era stato abbandonato, quello del grande teatro elisabettiano di Shakespeare, facendone il metro costante del suo Paradise Lost. La musa è celeste (v.6), ossia una musa religiosa biblica, si tratta di una rivisitazione classica nello spirito cristiano; essa si trova nella cima segreta del monte Oreb di Sinai, didst è una forma di arcaismo, precede il verbo, usato così per enfatizzare l’azione della musa, la quale inspirò veramente il pastore che per primo insegnò al seme scelto. Il pastore è Mosè, è con egli che Dio si palesa per la prima volta. Il pastore/il conduttore/ il profeta  Milton si pone al di là di qualsiasi autore epico, mai nessun autore epico si è mai costruito come autore identificandosi il profeta per eccellenza delle figure sacre. Insegnò come all’inizio i cieli e la terra sorsero dal caos (v.10). Mosè è colui che è ritenuto l’autore del genesi della Bibbia, se la Musa ha ispirato Mosè è l’inizio del genesi stesso. O se la collina di Sion ti piace di

più (è per te meglio), il fiume Siloa che scorre vicino all’oracolo di Dio, da lì io invoco (narratore in prima persona) il tuo aiuto al mio canto avventuroso, il quale narra di avventure, ma allo stesso tempo è un’avventura la narrazione stessa, l’invocazione alla musa parte da un presupposto di impossibilità, sensazione di disagio e di incertezza, sarò io in grado? Vi è un riferimento alla narrazione come forma, peculiare della poesia. Il canto avventuroso senza alcun registro medio intende librarsi al di sopra il monte Aonion, ossia il monte delle muse stesse, significa anche oltre poema epico. (v.15) Mentre il canto avventuroso propone cose mai prima tentate in rima: al verso 16 abbiamo il primo punto, qui troviamo il senso dell’orgoglio di una lingua, quella inglese, Milton forgia questa lingua che nella sua narrazione diventa tanto importante e sofisticata, tanto efficace sul piano letterario, come quella delle lingue classiche. Nel momento in cui l’epica va al di là dell’epica tradizionale, nel campo della religione, perché egli rinarra ciò che è già stato raccontato dalla Bibbia (things unattempted). In questo momento Milton lo fa da un punto di vista forma con tutto l’armentario dell’inglese moderno che sta forgiando alla pari come raffinatezza delle lingue classiche. Nel verso 17, si riferisce non solo più alla musa, ma allo spirito santo, e soprattutto tu O Spirito, che preferisci a tutte le costruzioni dedicate alla fede, preferisci il cuore retto e puro  tutti gli uomini e i loro sentimenti più semplici e democratici, senza gerarchie e mediazioni del clero superfluo. L’uomo non ha bisogno di una mediazione, il lettore puritano a cui Milton si rivolge lo fa perché pensa che quelle letture puritane siano le più ideali. O spirito insegnami, (v.19) poiché tu sai, tu dall’inizio eri presente e con ali potenti e dispiegate come una colomba che cova sul vasto abisso e lo ha creato pregno  metafora della creazione dell’universo. Illumina ciò che in me è oscuro, perché è ancora tutta da narrare. Ciò che è basso, ossia la sua condizione umana, vi è una coscienza della propria inferiorità per poi attingere a cose più alte. che sostiene e supporta affinché alla somma altezza di questo argomento. Al culmine di questo nobile argomento io possa asserire/affermare la provvidenza divina. La provvidenza divina è quindi affermare tutto ciò che è successo secondo la volontà di dio stesso che opera nel mondo e non giustificare, ma di rendere chiare e di illuminare e rendere convincente la volontà divina. Questo finale invoca addirittura lo spirito, si pone sullo stesso piano del profeta, di Mosè stesso, non solo poeta, ma addirittura profeta, non solo profeta che veicola la parola di dio, ma che giustifica, rende chiara la provvidenza divina, cosa che neanche il profeta ha fatto. Rendere chiaro quindi il disegno divino.

Seconda lezione Milton scrive un poema epico con tutte le convenzioni che la tradizione gli consegna, che lui accoglie nel suo disegno, ma allo stesso tempo, rivitalizzando queste convenzioni, immette nella sua narrazione nuovi valori. L’incipit è stato un inizio completamente coerente con la convenzione poetica del poema eroico, essa contempla l’invocazione alle muse. Queste muse, però,

si sono trasformate in alto rispetto all’idea classica, esse diventano muse religiose. Qui vi è la costruzione della voce poetante, Milton nel poema epico diventa la voce poetante, quindi la costruzione della voce autoriale è una costruzione che Milton persegue e offre al lettore, andando a cercare dei modelli altri. In questo si delinea la strategia poetica miltoniana: prendi queste convenzioni, ma rinnovarle e sovvertirle, per creare la propria identità, basata sulla ricerca di un modello e quindi sull’abbandono di un altro modello. Un’altra delle convenzioni da cui parte Milton è l’inizio in cosiddetta medias res, ossia nel mezzo delle cose, ovvero una narrazione epica non parte da un principio per poi proseguire in un mezzo, per finire nel cosiddetto scioglimento. Questa narrazione consecutiva, parte da un principio e arriva da una fine con un tempo progressivo di eventi, nel poema epico questa modalità viene ribaltata. È sempre stata una convenzione iniziare nel mezzo delle cose, quindi non dal principio. Milton riprende questa convenzione e nel mezzo delle cose colloca le risultanze e gli effetti della ribellione di Satana, nel cielo della sua sconfitta e della sua cacciata in quello che Milton definisce come luogo sconosciuto, tenebroso, informe chiamato caos. Gli elementi narrativi e i personaggi diventano molteplici, l’epos ha l’idea di una narrazione ampia e diversificata. Egli decide quindi di narrare anche la storia di Satana, quando egli nell’empireo era il cosiddetto “Lucifero”, il portatore di luce preso dalla sua superbia è invidioso della decisione di Dio di innalzare sopra tutte le altre creature non lui, ma il figlio di Dio, ecco che allora questa sorta di onta che subisce Satana, secondo la sua prospettiva, lo fa ribellare e coinvolgendo con lui una schiera di angeli che si ribellano e che lo seguono. Decide di muovere guerra a Dio, Satana viene sconfitto dopo tre giorni di battaglia molto incerta sui bastioni del cielo, viene sconfitto con la discesa in battaglia del Figlio di Dio, il quale lo sconfigge con la sua potenza. Il libro prima inizia dopo la battaglia (v.v.91-124), quest’ultima verrà narrata successivamente, in questo momento abbiamo subito Satana e le sue schiere sono sconfitte, vengono “gettate”. La battaglia in armi diventa una metafora di quello che è uno scontro teologico alla radice della dottrina cristiana che vede contrapporsi da una parte il bene (Dio) e il male (Satana). Questo pertiene ad un tema morale e filosofico, un tema che sta alle origini della dottrina cristiana: il tema è quindi il problema del conflitto fra bene e male. Ecco che la convenzione del poema epico, quella delle guerre e delle battaglie, viene “trattata” metaforicamente per rappresentare un punto teologico molto importante e controverso. La domanda è “come è possibile che nasca il male nell’universo creato da Dio?”. Satana inizia a prendere coscienza dopo lo shock dovuto alla sconfitta da parte di Dio, egli è gettato nell’abisso al di là dei bastioni del paradiso. Vi è un discorso diretto, non in terza persona, ci dà l’idea se la narrazione epica è un’enciclopedia di tutte le forme narrative possibili, nel momento in cui i personaggi parlano in prima persona è come se assistessimo ad una narrazione drammatica, oltre l’imitazione di Shakespeare, vediamo come Milton costruisca i personaggi e li faccia parlare in prima persona, con grande impatto drammatico, senza alcuna mediazione. Questi personaggi rimandano sempre ad un grande precedente, Shakespeare come

modello di imitazione di Milton stesso.  la sintassi: il soggetto e verbo è al verso 96. Nel “lustro”, satana come tutte le creature celesti che appartengono all’empireo è immortale e dunque, anche lui, in un certo senso, perfetto, viene rappresentato come una sorta di guerriero che si oppone, che mantiene quella perfezione, ferite che saranno poi ovviamente rima...


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