Pompinaro PDF

Title Pompinaro
Author Alessandro Colombo
Course Storia Contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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libro utile, ben scritto e dettagliato...


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SCHEMA MANUALE STORIA CONTEMPORANEA

6. RESTAURAZIONE E RIVOLUZIONI (1815-1848) 6.1 La restaurazione e i suoi limiti Con la sconfitta di Napoleone a Waterloo nel 1815 inizia la fase della restaurazione, ossia della restaurazione del vecchio ordine europeo (ancien regime); anche se, come verrà fuori in questo secolo, sarà un tentativo irrealizzabile: le ideologie e i modelli di governo scaturiti dalle esperienze rivoluzionarie si erano troppo radicate nella coscienza degli intellettuali e delle masse popolari. Era anche difficile da rimuovere l’eredità rivoluzionaria per quanto riguarda le istituzioni politiche e gli ordinamenti giuridici. La borghesia aveva assunto una nuova consapevolezza del suo ruolo nella società. In molti stati la restaurazione si è risolta più che con un ritorno radicale all’antico, con un co promesso tra antico e nuovo. Il terreno su cui la volontà restauratrice si manifestò con più intensità fu quello dei rapporti internazionali. 6.2 Il congresso di Vienna e il nuovo assetto europeo Il congresso venne aperto ufficialmente l’1 novembre 1814 e terminato il 9 giugno 1815. Al dibattito intervennero moltissimi stati, ma le decisioni importanti vennero prese da un gruppo ristretto di stati, ossia le quattro potenze vincitrici, anche se nel dibattito dei grandi si riuscì ad inserire anche la Francia sconfitta rappresentata da Talleyrand, mediate da Metternich ministro degli esteri austriaco. Lo scopo del congresso era quello di cancellare le conseguenze degli eventi rivoluzionari, ed evitare il ripetersi di simili eventi. La nuova delineazione territoriale fu escogitata sulla base di criteri settecenteschi, senza il minimo riguardo per i principi nazionali o per la volontà delle popolazioni interessate. Gli stati che si vennero a formare avevano le caratteristiche di stati moderni, almeno per quanto riguarda l’uniformità e gli ordinamenti. I mutamenti più importanti furono la Russia e la Prussia che si espansero verso occidente. I paesi tedeschi vennero radicalmente diminuiti e riuniti nella confederazione germanica, la cui presidenza era tenuta dall’imperatore d’Austria. L’impero Asburgico, che si affermò sotto la guida di Metternich, si distinse come fulcro dell’equilibrio continentale. Questa però perse Belgio e Lussemburgo che formarono insieme all’Olanda il regno dei Paesi Bassi. Tale perdita fu compensata dall’acquisto del Veneto, e dal riconoscimento di un ruolo egemone sull’intera penisola italiana. L’Italia, a parte il rafforzamento del dominio austriaco causato da una serie di legami militari e dinastici con gli stati della penisola, fu riportata alla situazione precedente le guerre napoleoniche. La Gran Bretagna, anima di tutte le colazioni antifrancesi, più che mirare ad una espansione territoriale si preoccupò di assicurare l’equilibrio. Nacquero delle coalizioni tra stati, la più importante di queste fu la Santa alleanza composta dallo Zar Alessandro I, il re di Prussia e l’Imperatore di Germania, la cui base era composta dalla religione cristiana (più tardi si unì anche la Francia). Il ministro degli esteri inglese Castlereagh si fece promotore di un’alleanza fra le potenze vincitrici, unione contro ogni movimento rivoluzionario che rischiasse di sovvertire l’ordine europeo. Si venne a creare dunque, un direttorio europeo che aveva si impegnava a mantenere la pace sul continente. 6.3 La restaurazione politica In tutti gli stati partecipanti al congresso si ebbe un assestamento degli equilibri interni in senso conservatore. In Gran Bretagna il dominio della Tory si tradusse nel favorire le grandi proprietà terriere addirittura imponendo i dazi sul grano, che portarono a molte agitazioni operaie che vedevano

alzarsi il costo della vita. Si ebbero dei parziali miglioramenti negli anni ’20 quando di affermò l’ala più moderata. Negli stati dell’Europa continentale la restaurazione si risolse nella conferma del vecchio ordinamento settecentesco. Per esempio in Spagna dove il re Ferdinando VII portò aventi una durissima repressione contro le correnti liberali. Ma il caso più significativo di restaurazione “morbida” si ebbe in Francia, e costituì il principale banco di prova dell’equilibrio europeo. Appena insediato sul trono (1814) Luigi XVIII promulgò infatti una costituzione che proclamava l’uguaglianza di tutti i francesi davanti a alla legge, garantiva le libertà fondamentali, e prevedeva un parlamento bicamerale, composto da una camera dei pari di nomina regia e una camera dei deputati elettiva. Il carattere liberale era estremamente limitato. La Francia restaurata aveva tenuto invita molte riforme portate aventi nel periodo napoleonico. Le elezioni del 1815 furono vinte dagli Ultras che crearono intralci all’operato del re che fu costretto a sciogliere la camera dopo pochi mesi. Nel 1816 prevalsero i costituzionali moderati e fecero la loro entrata in scena l’opposizione di sinistra. Ma nel 1824, dopo la morte di Luigi, salì il fratello Carlo X, capo riconosciuto dagli Ultras. In Italia la restaurazione delle vecchie unità statali portò ad un rallentamento dello sviluppo civile incrementato durante il dominio Francese. La sosto Pontificio era caratterizzato dalla relativa moderazione del papa Pio VII. Il regno di Napoli, che era influenzato dall’Austria, si unificò dal punto di vista amministrativo con la Sicilia, e dunque prese il nome di regno delle due Sicilie. Le cose andavano meglio negli stati direttamente amministrati dall’Austria e negli stati minori del Nord. La toscana restava arretrata e caratterizzata dalla prevalenza della mezzadria. Regno del Lombardo-Veneto era ben amministrato dagli austriaci, tanto da rendere la Lombardia la regione più avanzata dell’Italia, considerabile quasi moderna. 6.4 Gli aspetti sociali della Restaurazione Sul paino sociale la restaurazione non interruppe quel processo di emancipazione dai vincoli feudali e di ascesa della borghesia, tuttavia questo processo divenne più lento e contrastato: le aristocrazie tornarono ad occupare tutti i posti chiave nella diplomazia e burocrazia, anche se non recuperano lo status potente di cui godevano nell’ancien regime. I diritti feudali erano stati aboliti, ma i contadini erano ancora legati a obblighi di dipendenza nei confronti del padrone. Questa in particolare era la situazione dell’Europa dell’est. In Francia e nei paesi che aveva sentito con forza la dominazione napoleonica ci furono risultati diversi. La rivoluzione antifeudale, si era compiuta in modo irreversibile e la borghesia aveva aumentato considerevolmente la sua quota di partecipazione alla proprietà della terra. Comunque la piccola proprietà contadina fu danneggiata dalla legislazione napoleonica. La fine dei rapporti feudali non solo significò la liberazione dei contadini dalla servitù nei confronti dei signori, ma anche lo scioglimento dei signori dalla tutela delle terre e di chi ci lavora. La Francia dunque stava venendo conoscere quello che si era già avviato in Inghilterra: una massa di lavoratori che dai centri rurali si spostano nelle città verso le nuove opportunità di lavoro nell’industria. 6.5 La cultura del romanticismo Tra il 1815 e il 1830 si diffuse in Europa il romanticismo. Una cultura che si apponeva al razionalismo settecentesco, e all’universalismo illuminista, in quanto esaltava la spontaneità dei sentimenti, la libera creatività individuale, i valori della tradizione e della nazione. 6.6 Cospirazioni e società segrete All’inizio degli anni ’20 l’equilibrio imposto dal congresso di Vienna fu minacciato da una serie di moti insurrezionali che si propagavano da stato a stato. Vi erano infatti organizzazioni clandestine collegate internazionalmente. La più famosa e antica di queste è la Massoneria, ma

importante per quest’epoca, la Carboneria, ispirata ad ideali di costituzionalismo e liberalismo moderato. I confini fra le società segrete erano incerti: sia perché le diverse associazioni erano unite e disunite tra loro, sia perché la struttura verticistica e clandestina delle organizzazioni favoriva la coesistenza nella stessa setta di diversi progetti. Le società segrete poggiavano tutte su una base ristretta: studenti, intellettuali e soprattutto militari. 6.7 I moti del ’20-21 in Spagna e in Italia I moti partirono dalla Spagna, dove le repressioni contro i liberali erano state particolarmente dure. Un altro elemento critico era costituito dalla rivolta delle colonie latino-americane che il re Ferdinando VII cercò di soffocare inviando oltre oceano forti contingenti di truppe. L’1 gennaio 1820, a Cadice, alcuni reparti del porto della marina in attesa di partire per l’America si ribellarono. La ribellione si espanse anche in altri territori spagnoli e il re fu costretto a costituire un governo liberale. Gli avvenimenti in Spagna ebbero come generale ripresa una ripresa delle attività rivoluzionarie, stimolato anche dalle società segrete. Nell’estate del 1820 scoppiarono moti rivoluzionari nel regno delle due Sicilie e in Portogallo, dove il re Giovanni VI fu costretto a concedere una costituzione simile a quella spagnola. Anche la rivoluzione del regno delle due Sicilie seguì un corso analogo a quella spagnola e si trovò davanti a esiti molto simili. Il 15 luglio, poco dopo lo scoppiò della rivoluzione a Napoli, si verificarono dei moti anche a Palermo, nella quale parteciparono in gran numero masse popolari, ma queste rivoluzioni furono domate in pochi giorni. In Piemonte e Lombardia intanto si era costituita la Federazione italiana che agiva, insieme alla carboneria, per scacciare gli austriaci dalla penisola e per costituire un regno indipendente dell’Italia settentrionale. In Piemonte i moti scoppiarono nel 1821, e rivoluzionari costrinsero Vittorio Emanuele I ad abdicare in favore del fratello Carlo Felice, ma dal momento in cui il sovrano si trovava lontano dal regno la reggenza fu data a Carlo Alberto. Carlo Alberto si impegnò a concedere una costituzione simile a quella spagnola, ma poi con il ritorno di Carlo Felice i rivoluzionari guidati dal conte di Santorre e di Santarosa vennero scacciati. Dunque la storia liberale del piemontese si concluse con un fallimento. Questi rivoluzioni furono sentite dei conservatori di tutta Europa come una minaccia all’equilibrio dato da Vienna. Dunque Metternich convocò le potenze europee a Troppau, in Moravia, nell’autunno del 1820. In questo incontro l’austriaco sosteneva che si dovesse intervenire militarmente nel napoletano. Nel 1821 Ferdinando I invocò le potenze alleate, quindi gli stati della Santa alleanza intervenirono, l’Austria entrò a Napoli e restaurò il potere di Ferdinando. Restava aperto per le potenze restauratrici il problema della Spagna, questa volta fu la Francia ad assumersi l’incarico di ripristinare l’ordine. In Portogallo nel 1823 l’ordine fu ristabilito dal re stesso. 6.8 L’indipendenza greca La rivoluzione dei greci contro la Turchia fu l’unica degli anni ’20 a concludersi con un sostanziale successo. Pur essendo nata dalle società segrete (Eteria) finì per avere il carattere di guerra di popolo. comunque il successo della Grecia fu dovuto anche ad aiuti di carattere internazionale: l’impero turco non era uno stato europeo, ne era cristiano, dunque non rientrava nell’area di appoggio della Santa alleanza. Inoltre l’impero ottomano faticava sempre più a tenere sotto controllo i suoi possedimenti. Nel 1815 già i serbi erano riusciti a cacciare i turchi conquistando autonomia. Nel 1821 insorsero i greci che svolgevano un ruolo chiave nella vita economica dell’impero. I turchi per fermare i moti greci operarono delle crudelissime repressioni che suscitarono condanna e riprovazione in tutta l’Europa. Da tutto il continente accorsero volontari in aiuto dei greci. Inoltre la spinta dell’opinione pubblica condizionò anche l’operato dei governi: la Russia ruppe nel 1822 i rapporti diplomatici con la Turchia, e la UK riconobbe

nello stesso la Grecia come paese belligerante. Nel 1827 in soccorso dell’impero ottomano accorse il pascià d’Egitto, ma la situazione fu capovolta dall’intervento delle potenze Europee. Il tutto si concluse con la pace di Adrianopoli nel ’29, nella quale la Turchia riconosceva l’indipendenza della Grecia. La rivoluzione greca, oltre a constatare la fragilità dell’impero turco, segnò la fine della Santa alleanza. 6.9 La rivoluzione di luglio in Francia e le sue conseguenze Fra il 1830 e 1831 l’Europa fu attraversata da una nuova ondata rivoluzionaria, anche se meno estesa e complessa dei moti degli anni ’20, anche se ebbero conseguenze più concrete e durature. Il primo moto ebbe luogo in Francia, e tale moto si concluse con un sostanziale successo: la cacciata della dinastia Borbone. La rivoluzione del 1830 fu diretta risposta al tentativo di Carlo X e degli Ultras di praticare la restaurazione integrale, che già si erano distinti per il continuo tentativo di far acquisire potere all’aristocrazia. Dopo che le elezioni del 29’ non ebbero successi, e l’opposizione continuava ad avere più consensi, Carlo fece un vero e proprio colpo di stato emanando quattro ordinanze che sospendevano la libertà di stampa, scioglievano la Camera neoeletta, modificavano la legge elettorale e le rendevano più restrittiva ed infine convocavano nuove elezioni. Dopo tali ordinanze Parigi (tre gloriose giornate) scese in piazza e costrinse il re a lasciare la capitale. Le Camere riunite e il Parlamento in seduta comune dunque dichiaravano la decadenza della dinastia borbonica e nominavano re Luigi Filippo d’Orleans (la guida del governo fu affidata al Laffitte e quella della guardia nazionale al generale La Fayette). La Francia aveva dunque cessato di essere una delle potenze conservatrici. La tensione rivoluzionaria dilagò tanto che in Belgio, insoddisfatto in quanto nazione cattolica di essere stato forzatamente inserito nel regno dei Paesi Bassi, scoppiò la rivoluzione. L’Olanda chiese subito aiuto alle potenze europee. Le potenze si incontrarono e riconobbero dal 1831 l’indipendenza del Belgio, e ne affidò la corona al principe tedesco Leopoldo di Sassonia. Questo episodio segna la fine dell’equilibrio proposto da Vienna nel 1815. Esito negativo ebbero invece i moti scoppiati negli stessi anni in Italia settentrionale e in Polonia, che vennero sedati rispettivamente da austriaci e russi. 6.10 Le monarchie liberali La monarchia di luglio finì per identificarsi con l’alba dei borghesi. Sul fronte dell’opposizione dunque troviamo i nuclei socialisti che minacciavano la nuova monarchia con delle rivoluzioni. La corona rispose con alcune misure che limitavano la libertà di stampa e di associazione. Tutto questo venne accentuato da Guizot che porto avanti una politica alla ricerca dell’ordine e della stabilità. Negli stessi anni in UK stavano iniziando ad avere enormi progressi nel settore industriale, tanto che addirittura questo episodio viene definito con il titolo di rivoluzione industriale. In UK già dagli anni ’20 si era affermata l’ala più moderata. Negli anni della rivoluzione i rappresentanti più importanti di quest’ala erano Canning e Peel. Canning si occupò della politica estera e cerco di sradicare la UK dai vincoli di Vienna, Peel fu protagonista di una serie di riforme interne: nel 1824 riconobbe ai lavoratori il diritto di unirsi in libere associazioni, allargò il diritto di voto, alleviò le condizioni delle classi più disagiate e dei lavoratori nelle fabbriche. Negli anni ’30 una delle Trade Unions si oppose al suffragio universale perché pensavano fosse uno strumento del governo per acquisire consensi, dunque scrissero la carta del popolo divisa in cinque punti, ma il movimento cartista non riuscì a ottenere nessuno dei suoi obbiettivi. Alla fine degli ’30 i Whig e gli intellettuali progressisti richiesero energicamente al governo l’abolizione del dazio sul grano. La battaglia fu vinta nel 1846 dagli antiprotezionisti che videro la definitiva abolizione del dazio. 6.11 Le monarchie autoritarie

Al dinamismo delle monarchie liberali si oppose l’immobilismo delle monarchie centromeridionali, in particolare di Austria e Russia, che bloccavano ogni processo civile e inasprivano le tensioni sociali ed economiche. In Russia l’avvento dello zar Nicola II coincise con la dura repressione di una cospirazione democratica dell’esercito, da qui in Russia si apri una stagione di autoritarismo. L’impero asburgico era provato, ma non vinto, dalle tensioni autonomistiche delle diverse componenti etniche che avevano tutte come avversario comune il centralismo austriaco. La Prussia e gli stati della Confederazione germanica invece si coalizzarono; le ispirazioni della borghesia tedesca si concentravano sull’attuazione di un’unione doganale (Zollverein) fra tutti gli stati della Confederazione. L’abolizione dei dazi doganali, non solo rappresentò un avanzamento sulla via dell’unificazione, ma anche un fattore di sviluppo economico dei paesi di lingua tedesca, che avrebbero potuto fondare il loro decollo industriale su un ampio mercato nazionale. 6.12 Gli equilibri internazionali dopo il 1830 Nel decennio 1830-40 fu caratterizzato dall’intesa di due potenze liberali: UK e Francia. Tale che esercitò anche una grande influenza sulle monarchie iberiche che furono sconvolte da contese dinastiche e politiche. Ma questa coalizione si interruppe già nel 1839 per un contrasto relativo all’Oriente. La politica estera francese, guidata da Guizot, si caratterizzò per un netto riavvicinamento all’Austria. La svolta si manifestò in occasione di una guerra civile che scoppiò nella Confederazione elvetica nel 1845 tra cantoni cattolici e protestanti. UK si schierò a favore dei protestanti invece la Francia e l’Austria a favore dei cattolici. Nel 1847 i protestanti ebbero la meglio.

7. LE AMERICHE 7.1 Le due rivoluzioni americane Mentre in Europa le potenze della Santa alleanza cercavano di mantenere l’equilibrio conservatore, le colonie spagnoli e portoghesi in America Latina portavano a compimento la loro lotta per l’indipendenza. Si sarebbe voluto formare una grande unione di Stati liberamente associati da un vincolo federativo; ma la realtà fu molto diversa. Mentre in America settentrionale gli Usa si espandevano, e rafforzavano il loro vincolo unitario: fino a proporsi come potenza egemone. 7.2 l’indipendenza dell’America Latina Alla fine del ‘700 l’America Latina svolgeva un ruolo di notevole importanza nell’economia mondiale. Era comune nelle diverse zone del continente aziende di grandi dimensioni, che impegnavano manodopera indigena oppure di neri provenienti dall’Africa. La stratificazione sociale coincideva quasi perfettamente con la divisione sociale (creoli, meticci, indios, neri). La spinta di indipendenza venne proprio dai creoli, desiderosi di liberarsi dei funzionari governativi europei. Queste tendenze autonomiste si manifestarono già alla fine del ‘700 dopo la rivoluzione americana e la diffusione delle società segrete. L’occasione di iniziare la rivoluzione si manifestò quando la Spagna fu invasa dalla potenza napoleonica. A partire dal 1808 le colonie spagnole furono governate da giunte locali di creoli; nate dallo scopo di sopperire al vuoto di potere divennero presto centri di rivendicazione indipendentista. Dal 1810, dopo che la Francia ebbe scacciato la dinastia Borbonica dalla Spagna, le giunte delle principali città dell’America Latina deposero i rappresentanti europei e assunsero loro i poteri governativi. Nel 1811 la giunta di Caracas, sotto la guida di Miranda, proclamò l’indipendenza della repubblica del Venezuela.

La lotta di liberazione subì una grave battuta d’arresto nel 1814-1815 in coincidenza con la restaurazione della monarchia spagnola, e di conseguenza, l’invio di truppe che sedarono i ribelli, ma la rivoluzione riprese solo l’anno dopo con il contributo di UK che voleva diventare il principale partner commerciale dell’America. Due furono i centri principali del movimento indipendentista: i paesi della costa caraibica, dove, dopo la morte di Miranda, la guida fu assunta di Bolivar; e a sud le province del Rio de la Plata, dove era attivo San Martin. Nel 1816 i patrioti argentini proclamarono l’indipendenza del paese. Nel 1817 le forze di San Martin liberarono il Cile, mentre Bolivar liberava le province settentrionali dando vita nel 1819 alla repubblica della gran Colombia. Nella fase finale del conflitto i territori de...


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