Prima-lezione-sulla-televisione-aldo-grasso Pagato PDF

Title Prima-lezione-sulla-televisione-aldo-grasso Pagato
Course Cinema fotografia e televisione
Institution Università degli Studi Gabriele d'Annunzio - Chieti e Pescara
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riassunto completo e ben fatto...


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PRIMA LEZIONE SULLA TELEVISIONE – Aldo Grasso INTRODUZIONE Racconto David Sedaris, raccolta “Mi raccomando tutti vestiti bene” personaggio sig. Tomkey, famoso tra i vicini perché non credeva nella televisione. La televisione forma gli italiani, è un linguaggio popolare capito da tutti, uniforma l’agenda settimanale del popolo ed è medium generalista di flusso Essa ha funzione sociale: bar, latterie, case private diventano luoghi di ritrovo. Giovanni Bechelloni ha scritto che la televisione ha reso gli italiani visibili gli uni agli altri. Si è creato un noi, generato da sapere che altre persone stanno guardando contemporaneamente lo stesso programma. Nicholas Negropone, televisione ha 4 significati e tutti stanno cambiando: - contenuti - trasmissione segnale - apparecchio - business

I - LE ORIGINI DELLA TELEVISIONE Esposizione Universale di NYC nel 1939 dal titolo “Costruire il mondo di domani” La Generale Electric presenta Elektro, robot che fa cose divertenti come fumare sigaretta, la General Motors presenta animazione con auto comandate a distanza. La RCA (proprietaria NBC) presenta la televisione. Appare per primo il sindaco NYC La Guardia, poi il presidente Roosevelt tiene un discorso di inaugurazione. David Starnoff, proprietario Rca dice che si sta assistendo ad una rivoluzione. Tappe scoperta televisione (progetto collettivo) 1870 - 1890: trasmissione immagini a distanza come tecnologia a se stante 1920 - 1935: accelerazione grazie allo sviluppo della radiofonia 1935 - guerra: primi servizi di diffusione pubblica dopo la seconda guerra mondiale: decollo La paternità della TV è contesa tra Stati Uniti e GB, ma ruolo importante anche degli scienziati di origine russa. 1873 - Joseph May scopre le capacità fotoelettriche del selenio. 1884 - Nipkow (ricercatore tedesco di origine russa) inventa un disco rotante con fori equidistanti in una figura a spirale, qualche metro oltre un altro disco si muove in sincronia filtrando la luce su uno schermo di selenio fotosensibile. 1

Boris Rosing a San Pietroburgo inserì tubo a raggi catodici (o tubo di Braun) e chiamò la sua invenzione “occhio elettrico”, ma il suo lavoro venne interrotto dal primo conflitto mondiale e dalla rivoluzione russa. Nel corso degli anni venti i progressi della televisione seguirono quelli della radio, che si conquistò il futuro del nuovo business. 1926 lo scozzese John Baird usa per la prima volta il termine televisore, che presentò nella vetrina di un negozio usando una versione modificata del disco di Nipkow, consentendo alla GB di conquistare insieme agli USA la leadership della nuova tecnologia. Negli Stati Uniti la nuova tecnologia fu guidata da Charles Francis Jenkins, già noto per essere riuscito a spostare il motore dell'automobile da sotto i sedili alla parte anteriore. Questo studioso trasformò in business la nuova tecnologia, anche se inizialmente limitata a ricercatori e pochi ricchi eccentrici. La grande depressione frena la diffusione della televisione. La Gran Bretagna inizia la sua programmazione regolare nel 1936, inaugurando la prima trasmissione della BBC con un'ora di programmazione nel pomeriggio ed una la sera, che copriva solo Londra e gli immediati dintorni. Purtroppo il 1 settembre del 1939 la guerra bloccò questo processo, che riprese solo nel 1946, facendo accumulare alla TV inglese circa 10 anni di ritardo rispetto a quella americana. Le trasmissioni ripresero dove erano state interrotte: con un cartoon con Topolino come protagonista. Negli Stati Uniti invece si avviò una programmazione regolare di 10 ore alla settimana e si capì che per sviluppare il business era necessario migliorare il mezzo dal punto di vista tecnologico. Al 1941 risale la nascita negli Stati Uniti della TV commerciale e la trasmissione del primo spot, che raffigurava un orologio Bulova e che costò alla società 4 dollari. La seconda guerra mondiale ebbe un doppio effetto sullo sviluppo della televisione, da un lato frenò le stazioni, molte delle quali vennero chiuse, dall'altro lato i più importanti scienziati furono impegnati nello sviluppo delle tecniche di trasmissione del segnale, poi utilizzate dalla televisione stessa nel dopoguerra.

II - PICCOLA STORIA DELLA TV ITALIANA In Italia le trasmissioni iniziano il 3 gennaio del 1954. Il paese era semi analfabeta, dove viaggio di nozze e servizio di leva erano uniche occasioni per uscire dal paesello di provenienza. La TV svolge un ruolo aggregativo, nei bar e nelle latterie come nelle case di coloro che si possono permettere una televisione. Cartelli con “consumazione obbligatoria” e “non toccare la televisione” sono indicativi dell'epoca. La TV italiana nasce nell'ostilità degli intellettuali: Alberto Moravia considera l'Italia televisiva di serie B, altri si limitano a considerarla un fenomeno passeggero. 1 dicembre 1973 - 2 giugno 1974 il regime di austerità decretato dal governo per risparmiare energia elettrica obbliga la RAI a bloccare la programmazione entro le 22,45. 2

La riforma del 1975 sposta dal governo al parlamento la gestione della televisione, con l'intenzione di garantire il pluralismo della comunicazione, ma consentendo di fatto la lottizzazione delle reti. Il PCI poté rivendicare quella che sarebbe diventata Rai Tre. La trasmissione a colori della RAI cominciò solo il 1° settembre 1977 (negli Stati Uniti già nel 1955). Il senatore La Malfa pensava che la trasmissione a colori potesse sviluppare tendenze consumistiche e inflazionistiche. Insieme al colore arriva il telecomando, emblema della libertà del telespettatore. La RAI ha così poca fiducia nel mezzo televisivo che continua a finanziare il cinema. Nel 1980 Telemilano, si collega con altre 23 emittenti per trasmettere "sogni nel cassetto" decretando la nascita ufficiale di canale 5, che strappa alla RAI Mike Bongiorno. Con la nascita delle piccole televisioni commerciali si da spazio alle piccole imprese che prima non potevano promuoversi tramite il carosello. La televisione diventa un grande supermercato. Sempre nel 1980 nasce la NET, una catena di 18 emittenti private legate al PCI il cui direttore è Walter Veltroni e la Rizzoli ha una propria rete con un telegiornale diretto da Maurizio Costanzo. Berlusconi acquista i diritti di Mundialito, un torneo di calcio che si tiene in Uruguay, ma potrà trasmettere solo in differita le partite minori, mentre la RAI quelle dell'Italia e la finale. La nascita della TV commerciale modifica il palinsesto, prima basato su appuntamenti settimanali come il film del lunedì, il quiz del giovedì, il varietà del sabato, inserendo lo stesso programma alla stessa ora tutti i giorni e puntando all'estensione delle ore di programmazione. La logica commerciale sostituisce l'intento pedagogico ed è quindi necessario studiare una programmazione che attiri lo spettatore/consumatore. Periodi della televisione italiana. 1954-1975 televisione del monopolio come istituzione Uso della televisione come strumento pedagogico, serve ad orientare al consumo e non può essere orientata da questo. La TV produce i propri contenuti con una struttura a grande fabbrica, con un grande centro decisionale (Roma) stabilimenti decentrati (Milano, Torino, Napoli). La TV attinge al cinema per reclutare professionalità specifiche. 1975-1995 avvento e sviluppo della TV commerciale. La televisione cambia la propria missione. La nascita delle TV commerciali, la diffusione del mezzo televisivo che ormai è in tutte le case; l'aumento della programmazione ed il telecomando caratterizzano il nuovo approccio, che deve necessariamente essere basato sulle tecniche di marketing e focalizzare la propria attenzione allo spettatore. La televisione si fa quindi più autoreferenziale, parla di sé per poter attestare la propria verità. Sempre più spesso vengono inquadrati i cameramen e si diffonde la pratica del fuori onda. Nello stesso tempo diminuisce sensibilmente la distanza tra emittente e ricevente. Il ruolo istituzionale della televisione va perduto e questa si avvicina allo spettatore, creando sempre maggiori occasioni di interazione, (come attraverso la telefonata a casa, ma anche attraverso la partecipazione alle trasmissioni televisive dell'uomo comune con le proprie storie). 1995-futuro televisione. La parola chiave è convergenza (far viaggiare i contenuti su diverse piattaforme). Il futuro della televisione sarà profondamente condizionato dalle nuove opportunità offerte dalle evoluzioni tecnologiche. 3

III - PENSARE LA TELEVISIONE Analisi della televisione passa attraverso due diverse concezioni: - televisione come offerta o prodotto (che produce effetti sociali); - televisione come specchio o canale (che diventa linguaggio attraverso il quale la società parla di sé stessa) Importante riflessione della scuola di Francoforte, che si rivela piuttosto critica verso la standardizzazione e la produzione in serie della cultura, oltre che dall'unidirezionalità del mezzo televisivo e dalla progressiva perdita del senso critico da parte dello spettatore, tanto che si può quasi parlare di morte dell'arte. Meno apocalittica la posizione di Edgar Morin, che riconosce al telespettatore un ruolo meno passivo, in quanto la televisione è posta al servizio dell'immaginario collettivo, divenendo interprete di desideri e bisogni. Interessante anche la posizione di Roger Silverstone, che considera i media una sorta di estensione dei nostri sensi, in quanto proprio attraverso di questi noi possiamo fare esperienza di realtà che altrimenti non potremmo mai conoscere. Nonostante chi pensa che la televisione possa vedere usurpato il suo ruolo a causa delle nuove tecnologie, rimane l'unico medium generalista che parla un linguaggio universale in grado di raggiungere in maniera efficace tutte le fasce sociali. Anche la trash TV del talk show americano secondo lo stesso Silverstone, fa parte del ruolo della televisione, in quanto offre un prodotto culturale in cui ciascuno di noi in qualche modo si riconosce, perché mette in scena la quotidianità. La nascita della televisione come servizio pubblico viene in parte giustificata dalla scarsità delle frequenze a disposizione, che implica una responsabilità dello Stato nella gestione di questa nuova risorsa comunicativa. La digitalizzazione e la nuova abbondanza di mezzi di diffusione mette in crisi la TV pubblica, che può ancora avere un senso solamente se si dimostra in grado di adeguarsi alle nuove tecnologie. In Inghilterra nella concezione di John Reith, servizio pubblico significava innanzitutto garanzia di arrivare a dare informazioni ad un'audience sempre più ampia, in modo da creare una società di elettori più consapevoli, per questo il servizio pubblico, pur dipendendo dallo Stato, doveva sottrarsi alle pressioni dei gruppi politici. Anche dopo l'avvento delle TV private, la BBC è stata in grado di definire e rimodulare il suo ruolo, continuando ad essere un punto di riferimento per la massa dei consumatori. Anche se in Italia la separazione tra servizio pubblico e politica non è stato così netto, il ruolo della RAI può comunque essere fondamentale per evitare che si formi un nuovo monopolio, questa volta privato e che si verifichi un divario tra la TV di serie A, a pagamento e di serie B, gratuita per coloro che non possono permettersela. Uno degli strumenti fondamentali perché il servizio pubblico trovi ancora la sua legittimazione è l'informazione, che però deve essere effettivamente autorevole e imparziale. Nel 1973 Umberto Eco distingueva tre finalità culturali della critica televisiva: - critica normativa: un'opera considerata perfetta, quindi critica basata sul rispetto delle regole; - critica fiancheggiatrice o militante: quella che porta avanti un determinato orientamento; - critica orientativa: si pone al servizio del pubblico che vuole guidare nelle scelte. La critica orientativa è difficilmente applicabile al mezzo televisivo, dove il prodotto viene spesso recensito dopo essere stato consumato. Altra difficoltà è che spesso i critici fanno parte di quello 4

stesso sistema televisivo che dovrebbero giudicare. Interessante il pensiero di Lec il quale sostiene che il critico deve stare sul palcoscenico o in platea, se sta nel mezzo il sipario diventa una sorta di ghigliottina. A volte la televisione critica se stessa, con programmi come blob, che si limitano a mettere insieme pezzi in un montaggio, lasciando, parzialmente, al pubblico l'onere di esprimere giudizi.

IV - I GENERI DELLA TELEVISIONE I telefilm costituiscono uno dei prodotto più tipici della televisione moderna. Dotati di una buona sceneggiatura, i loro autori conoscono la letteratura più classica, dalla quale attingono nella creazione del tema. Gli argomenti dei telefilm hanno normalmente un risvolto pubblico, ovvero un tema di interesse per la comunità, ed uno maggiormente intimo. Gli americani li usano come esempi di educazione civica. Umberto Eco ha proposto una differenza tra la serie e la saga. La serie ha personaggi fissi che si trovano in situazioni simili, con piccole variazioni, secondo uno schema narrativo che si mantiene costante, come avviene ad esempio in CSI e negli altri polizieschi. Nella saga invece i personaggi sono inseriti in una storia lunga e complessa, che si dipana in maniera che il telespettatore non può immaginare all'inizio, come nelle soap opera americane o brasiliane. Nelle serie i personaggi non muoiono e non invecchiano, ma rimangono congelati in una sorta di epoca immobile. Oggi si preferisce distinguer tra: - serie: episodi come segmenti narrativi chiusi; - serial: puntate con sviluppo narrativo aperto, lineare nel tempo; - miniserie: sviluppo narrativo aperto per un periodo limitato, numero limitato di puntate; - film per la TV: storia compiuta che non presenta serialità e la cui trama si svolge nei 90 minuti. Questi generi sono in realtà più complessi, il serial si può dipanare come continuous serial chiuso (prevede una chiusura narrativa), come accade nelle telenovelas sudamericane, o prendere la forma di continuous serial aperto (non prevede una chiusura narrativa), come per le soap opera americane ed inglesi. Alcune serie poi hanno un running plot, quindi un filo narrativo che si dipana lungo i vari episodi, che dunque non sono completamente indipendenti gli uni dagli altri. Dal punto di vista della qualità possiamo sostenere che il telefilm è un prodotto d'arte in quanto implica valori da condividere con lo spettatore, ha regole narrative e di produzione che lo differenziano da altri prodotti televisivi come il talk show. Steven Johnson, ricercatore americano stimato negli studi sul funzionamento del cervello, ha messo a punto la curva del dormiglione, che prende spunto dal film il dormiglione di Woody Allen. Il protagonista del film si risveglia dopo molti anni per scoprire che le merendine e le creme, considerate dannose, vengono invece concepite come salutari dalla nuova scienza. La curva del dormiglione è quindi un paradosso che fa capire che le cose assumono significati diversi una volta che attraversano la prova del tempo. La televisione, anche con i suoi limiti e le sue banalità, ha messo a disposizione dell'individuo medio una quantità di stimoli tale da aumentare il suo quoziente di intelligenza. 5

Man mano che il telespettatore si fa più maturo, il serial si dota di strutture narrative sempre più complesse, che replicano alcune figure della letteratura classica. Lost per esempio mette in scena il topoi (schema) del naufragio, e recupera il flashback, tramite il quale lo spettatore viene a conoscenza delle storie dei singoli personaggi. La necessità di inserire il personaggio in una situazione estrema che gli consenta una completa introspezione è presa anche questa dai classici, come Robinson Crusoe. Interessante anche Desperate’s housewife, che mette a confronto l'apparente banalità del contesto di riferimento con l'eccezionalità degli avvenimenti narrati. L'uso della voice over femminile è comune ad altre serie commento grey's anatomy e sex and the city. Se il telefilm è il prodotto della TV a pagamento, il talk show ed il reality lo sono della TV gratuita, che intende rappresentare la realtà o piuttosto mettere in scena una rappresentazione della realtà, nel più pirandelliano dei modi, dove ciascuno interpreta se stesso o il se stesso che vorrebbe apparire. Lo sport è un genere fondamentale per la televisione, ma ci sono sport che possono essere più facilmente rappresentati di altri dalla TV o che si devono adattare ai nuovi media. Nel ciclismo si tende ad esempio a dare maggiore enfasi a partenza ed arrivo, visto che i km intermedi possono più difficilmente essere catturati dalle telecamere. La rappresentazione televisiva è destinata a cambiare significati e prospettive ed è parte integrante dello sport stesso. La moviola rende ora visibile quello che prima l'occhio umano dell'arbitro non riusciva a catturare ed anche la tifoseria, con i propri colori, il prima ed il dopo la partita assumono la propria importanza. Il pallone è ora chiaro per renderlo più facilmente visibile allo spettatore e nell'era della globalizzazione gli sport locali tendono a perdere mordente, come è accaduto per esempio al ciclismo. Gli orari delle partite vengono spesso decisi per adeguarsi ai tempi della televisione. In occasione dei mondiali di calcio del 1990 è stata poi introdotta la “visione HD” per cui vedere in televisione è addirittura meglio che stare allo stadio. Gli anni 80 hanno visto la nascita della TV verità, intesa sia come televisione che racconta la vita reale, che come televisione che racconta se stessa. La sua prassi comunicativa è presentare come “veri e contemporanei” i suoi personaggi, gli eventi e le location. La TV verità traghetta storie di gente comune per farle uscire dall’anonimato, ma “spogliandole” della loro identità e assegnandone una ridefinita sulle regole televisive. Il reality show si è assunto il compito di dare voce alla “parola debole”. Uno degli aspetti più significativi del Grande Fratello è la multimedialità, ovvero la capacità di sfruttare diverse piattaforme mediatiche, rappresenta quindi uno degli esempi più evidenti di convergenza. La fase più importante è il casting, a dimostrazione che non osserviamo persone, ma personaggi. Fortemente legato al reality è il talent show, che trova origine nel telefilm “Fame” degli anni ottanta. In Italia i due generi si sono praticamente fusi, per cui il talent show diventa una sorta di lungo reality, anche se originariamente nato da una sua costola. Il talk show nasce in Italia con Bontà loro di Maurizio Costanzo nel 1976, caratterizzato dal budget ridotto e da una scenografia meno che essenziale. E' il trionfo della gente comune che si racconta e, con Samarcanda, anche il confine tra pubblico e privato dei personaggi politici viene a cadere. Questa la differenza fondamentale: se la palesotelevisione (prima dell’avvento della tv commerciale) trasmette contenuti, la neotelevisione (da tv commerciale in poi) è basata sull'interazione, lo scambio, l'empatia. Creare una intimità con il telespettatore significa anche renderlo partecipe della macchina televisiva, facendo diventare personaggi un cameraman o un autore, facendo accenni alla regia, non nascondendo gli apparati tecnici ma anzi facendoli 6

diventare parte del pacchetto. Con il talk show, la neotelevisione mette in scena la relazione fiduciaria con il telespettatore. Altro importante genere televisivo è l'informazione, a cui appartengono i TG ma anche programmi di intrattenimento. Questi sono una finestra sul mondo, che però seleziona a monte le notizie che vengono messe a disposizione del pubblico (news values) e quindi costituiscono un importante e pericoloso filtro della realtà che ci circonda. Ci sono criteri comuni di notiziabilitá, gli eventi devono essere recenti, vicini, inattesi, rilevanti, chiari, ma la scelta si basa anche su altri elementi. L'informazione si fonde sempre più decisamente con l'intrattenimento, scadendo nell'infotainment. In Italia poi il giornalismo televisivo non ha mai assicurato l'imparzialità della comunicazione politica che caratterizza ad esempio la cultura anglosassone. La lottizzazione delle reti televisive ne è una chiara dimostrazione. L’informazione è ovviamente molto mutata anche con l’avvento di internet. L'evento mediale è un evento considerato importante, unico, addirittura...


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