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Title riassunto-il-gioco-e-il-giocare-elementi-di-didattica-ludica-g-staccioli
Author Alice Strappafelci
Course Pedagogia E Didattica Del Gioco
Institution Università degli Studi di Siena
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Riassunto - Il gioco e il giocare. Elementi di didattica ludica - G. Staccioli Metodologia del gioco Alma Mater Studiorum – Università di Bologna 14 pag.

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METODOLOGIA DEL GIOCO E DELL’ANIMAZIONE CAP 1 TRA GIOCO E LAVORO Per i romani il termine ludus sta ad indicare un comportamento di adulti o di bambini incentrato nell’improduttività sul piano pratico, era un agire per divertimento. Il termine ludus può essere collegato al termine otium (=interruzione del lavoro) perché l’attività di gioco e quella di lavoro si intersecano, e una persona può avere la percezione di trovarsi in un tempo “libero” quando si trova in un tempo “lavorativo”. C’è da sottolineare che nel linguaggio corrente del nostro tempo il termine gioco ha significati plurimi,molto differenti tra loro, a volte spesso contrastanti. Gioco e giocare sono due termini che oggi si mescolano:noi usiamo i termini gioco e giocare per indicare lo sport,le attività di tempo libero,attività della vita civica. Ciò che sta alla base del gioco è la volontà dell’individuo. Le caratteristiche fondamentali del gioco sono indicate da CAILLOIS,esse sono sei: 1)il gioco è un’attività libera,nessuno può essere obbligato a giocare se non vuole, quando si è obbligati scolpare il divertimento. 2) è un’attività incerta,perché lo svolgimento ed il risultato del gioco non possono essere determinati in anticipo. 3) è un’attività separata,ovvero circoscritta in limiti precisi di tempo e di spazio fissati in anticipo. 4) è un’attività improduttiva,che non crea ricchezze ed elementi materiali. 5)è un’attività regolata,caratterizzata da regole che si instaurano momentaneamente. 6)è un’attività fittizia,cioè chi gioca è consapevole di star giocando,quindi sa che si trova in una realtà diversa o in una irrealtà rispetto alla vita normale. L’attività ludica per VISALBERGH I ha le seguenti caratteristiche: -è impegnativa. -è continuativa. -è progressiva. - il gioco è caratterizzato da dei fini decisi anticipatamente,il loro raggiungimento segna la fine del gioco. Egli ritiene che le attività ludiche sono riconoscibili perché hanno questi caratteri: -caratterizzato da un totale impegno da parte del giocatore. -si sviluppa continuamente nella vita del bambino. -raggiunto il fine il gioco è terminato. -sono trasformabili progressivamente così da diventare sempre più articolati e complessi. Visto che un’attività ludica è progressiva,ciò implica un cambiamento,una continua trasformazione. Non si può definire attività ludica un gioco se esso si ripete in maniere uguale,se diventa abitudine,routine,il vero gioco è quello caratterizzato dall’inserimento di nuove variabile,novità. Il gioco che si trasforma via via favorisce il cambiamento,la crescita della persona,è un modo per divertirsi. Il fine del gioco è considerato un mezzo procedurale,ovvero un mezzo per raggiungere un determinato obiettivo. Però il fine può trasformarsi e diventare un mezzo materiale che da vita ad altre attività(processo definito come continuità),o che permette di raggiungere tramite il gioco obiettivi esterni al gioco,obiettivi prefissati dagli adulti. Un’attività ludica ha la tendenza di divenire un’attività lavorativa, ovvero un attività che si pone uno scopo,delle finalità. Ludiforme è un’attività che possiede tre dei quattro requisiti esplicitati Visalberghi(impegnativo,continuativo,progressivo) e manca del quarto ovvero il fine,perché il fine del gioco non coincide con l’arrivo della fine dell’attività, ma ad una finalità che ci si pone,ovvero che si vuole ottenere con il gioco,il quale è determinato dall’adulto. Per questo motivo le attività ludiformi possono anche essere definiti come giochi didattici. IL GIOCO AL CALEIDOSCOPIO Nei confronti del gioco,le scuole possono attuare 4 diversi tipi di atteggiamenti:

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1-la condiscendenza,il gioco viene considerato come un momento di rilassamento,un modo per scaricare,un momento di evasione dal lavoro scolastico verso l’immaginario. Questo atteggiamento è caratterizzato da un gioco libero,spontaneo. 2-la confisca,il gioco accolto solo se utile didatticamente e quindi è utile per apprendimenti scolastici. 3-il lasciar giocare,l’adulto consente ai bambini di agire secondo i loro progetti e secondo i materiali disponibili. L’adulto non interviene,fa l’osservatore. 4- la fiducia “pedagogica”nei confronti del gioco e di ciò che riesce a fare , la quale prevede che l’adulto deve accogliere il gioco,accettarlo,ma deve anche rilanciarlo valorizzando quei giochi che possono potenziare determinati scambi relazionali o specifiche prestazioni cognitive,e che fan si che i ragazzi apprendano divertendosi,in questo modo le finalità dell’insegnamento dell’insegnante non saranno vane. Ci sono 3 angolazioni che mettono in risalto gli aspetti educativi del gioco: 1-la persona che gioca. 2-le regole del gioco. 3-il contesto(cultura)in cui si svolge il gioco. Ciascuno di questi elementi può essere portatore di un’azione formativa,di un cambiamento nella persona che gioca. Le regole producono determinati comportamenti e sono in relazione con il contesto,la cultura(o contesto)modella i giochi e crea aspettative,il giocatore agisce sul contesto e può modificare le regole. Quando qualcuno inizia un gioco si trova a gestire specifiche necessità personali(affettive,motorie,di fuga),quindi non ci può essere un gioco uguale ad un altro,o lo stesso gioco non viene mai affrontato allo stesso modo perché i ragazzi,nel gioco,inseriscono queste necessità personali ogni volta in maniera diversa. Questa imprevedibilità e irripetibilità che caratterizza il gioco rappresenta il punto di forza del gioco. Le persone-giocatori non rendono mai finito un gioco,anzi il gioco continua anche dopo la partita:ne parla,ci ripensa,si confronta con gli altri,quindi questa imprevedibilità e irripetibilità rendono il gioco un momento infinito. Oltre alle regole,le quali modellano i comportamenti dei soggetti,anche le strutture internazionali influenzano i comportamenti dei giocatori. Per quanto riguardo il rapporto tra gioco e contesto,c’è da dire che i giocatori sono diversi nei diversi secoli,questo perché i loro valori ludici risentono degli ideali,dei modelli,delle scelte socioeconomiche della loro epoche. IL GIOCO UNUM E TRUNUM Una persona importante,nel 700’, era un sacerdote il cui nome è Francois Fènelon. Egli critica la vita scolastica e collegiale: egli ritiene che in esse vi è un inadeguato utilizzo delle energie che stanno negli allievi. L’educazione secondo Fènelon dovrebbe essere meno autoritaria. Secondo lui i bambini hanno un cervello molle,su cui si imprime facilmente ogni cosa, e hanno un gran calore,per cui sprizzano sempre di energia e movimento. Ne consegue che il bambino non può essere obbligato a fare esercizi noiosi e ripetitivi(aspetto presente nell’educazione comune). Secondo lui è possibile usufruire di questo calore e movimento in uno studio in cui gli alunni imparano divertendosi,quindi lui è favorevole ad in apprendimento didatticamente ludico. Egli nota che i giochi che i bambini amano di più sono quelli prevedono il movimento. Occorre far sentire ai ragazzi il piacere che l’apprendimento può donare. Secondo Fènelon esiste un gioco per apprendere ed un gioco per giocare. Nel primo si può far apprendere rendendo l’insegnamento divertente,facendo apprendere determinate cose divertendosi e non annoiandosi,quindi vengono utilizzati dei giochi didattici. Il secondo è caratterizzato da attività ludiche che non sono legate all’apprendimento,esse rispetto allo studio sono digressive ma sono utili perché rallegrano lo spirito. Ma c’è un terzo tema che troviamo in Fènelon,ovvero il tema etico-morale. Secondo lui occorre togliere dai giochi tutto ciò che può appassionare troppo questi ragazzi o che consente la presenza contemporanea di maschi e femmine. Questo perché secondo lui il gioco può far perdere la testa se ci abbandona o può essere fonte di pensieri e atti peccaminosi a sfondo sessuale. Secondo Fènelon il gioco ha 3 funzioni: 1. contribuisce all’educazione del corpo. 2. Contribuisce all’educazione degli affetti(ovvero allo sviluppo della morale). 3. 3-contribuisce all’educazione della mente.

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L’ATTENZIONE AL FISICO 1-Per quanto l’educazione del corpo c’è da sottolineare l’educazione greca,la quale era incentrata sulla formazione del fisico,perciò nelle scuole veniva privilegiato il gioco che aveva come fine la formazione del fisico,ma anche il carattere del ragazzo,il ragazzo doveva sviluppare un carattere forte. Il gioco,nelle attività didattiche,nella realtà greca,aveva le seguenti caratteristiche: -doveva privilegiare il movimento. -doveva svilupparsi in gruppo,in modo da accrescere la competizione ,e ciò portava anche ad uno sviluppo cognitivo. -doveva mescolare maschi e femmine. -essere vegliato da un adulto,in modo che venissero rispettate le regole del gioco. L’attenzione allo sviluppo corporeo è presente anche nel medioevo. Nelle scuole medioevali il gioco veniva utilizzato come svago per dare agli studenti un po’ di riposo,e erano anche caratterizzati da un alto controllo. La Chiesa cercava di negare ogni forma di gioco,imponendo divieti e proibizioni. Dopo questo proibizionismo e questa riduzione del gioco,la Chiesa si rende conto che non si può impedire il gioco. Nelle prime scuole nobili si presenta il gioco,il quale,come l’educazione greca,darà molta attenzione al corpo,nella convinzione che lo sviluppo del fisico contribuisca alla formazione di un buon cittadino. Nel 500’ i giochi presenti nei curricoli scolastici sono caratterizzati dalla presenza di regole perché il ragazzo deve saper giocare. In questo periodo il gioco è incentrato sullo sviluppo fisico. E su: -sull’arte della guerra. -sulla formazione dell’uomo di corte. -sulla ginnastica media. Sempre nel 500 i Gesuiti introducono lo sport come completamento allo studio,sfruttando la naturale propensione del ragazzo al gioco. Nel 600’ le scuole sono accessibili a più strati della società,solo che il gioco viene utilizzato per ricreare lo spirito, in questo secolo però il corpo viene educato secondo la pedagogia delle buone maniere. Un autore molto importante nel 600’ era Locke , il quale riteneva che nella formazione del bambino era importante la salute e l’efficienza del corpo attraverso una sana alimentazione,un’educazione severa,ma non autoritaria e la valorizzazione delle attività ludiche. Secondo Locke l’educazione doveva fortificare il corpo,ma allo stesso tempo doveva essere piacevole,non pesante,doveva essere basata sulla libertà,sulla naturalità e sull’interiorizzazione delle regole del buon comportamento. Secondo Locke i giocattoli dovrebbero essere semplici,non acquistati,e costruiti dagli stessi bambini con l’aiuto degli adulti. Oltre alla costruzione dei giochi dagli stessi ragazzi,Locke privilegia le attività all’aria aperta in modo da fortificare il fisico. Egli ritiene che il piacere del gioco doveva essere simile a quello dello studio,in modo che i ragazzi possono passare indifferentemente dall’uno all’altro. Egli ritiene che se i ragazzi vogliono continuare a giocare vuol dire che non sono ancora pronti per lo studio. Un punto centrale nel pensiero di Locke è il rispetto per la crescita naturale del bambino, una crescita che va indirizzata e sostenuta dagli adulti, i quali devono trovare il modo di sostituire attività ludiche con quelle di studio in modo da apprendere divertendosi, e sostituire i divertimenti con gli esercizi fisici. Nel 700’ nei programmi di diverse scuole vennero inseriti attività ludiche e fisiche. Pochi anni più tardi nelle scuole venne adottato un programma di educazione corporea che prevedeva il completamento dello sviluppo naturale del bambino con un’adeguata educazione fisica. Niemeyer considera il gioco,nell’infanzia,uno strumento utile per lo sviluppo fisico,mentale e morale. Egli ritiene che tutti i bambini apprendono,senza il bisogno di addestramento o istruzione,certi movimenti e certi esercizi con il corpo;i bambini non possono stare fermi soprattutto quando sono giovani. Essi camminano,corrono,saltano,s’arrampicano,lottano insieme. Queste attività compongono la ginnastica naturale. Sarebbe una crudeltà impedire loro tutto questo,bloccare questi movimenti naturali. (SCOUTISMO)La ginnastica naturale verrà sviluppata da diversi autori per tutto l’800’. Hèbert ritiene che l’allievo,per sviluppare il corpo,cammini,marci,corri e salti stando a contatto con la natura. Lo sviluppo fisico è strettamente legato allo sviluppo morale e sociale. La ginnastica naturale è quella ginnastica che

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nasce dallo sviluppo naturale del bambino,quindi anche dal gioco e dai movimenti che stanno alla base di diversi divertimenti infantili. Hèbert però ritiene che questa ginnastica naturale si debba esercitare e lasciar esprimere nelle palestre,nelle performance. Nel 900’ anche Powell propone lo sviluppo corporeo in diretto contatto con la natura,tale sviluppo avverrà con dinamiche di gruppo,con giochi, e gli educatori avranno il compito di un’educazione morale dei giovani. Egli ritiene che la formazione del bambino avvenga tramite giochi ed attività che,oltre ad essere attraenti per bambino, lo educheranno la punto di vista fisico,mentale e morale. Ma lo sviluppo del fisico avviene soprattutto con giochi che dovranno essere fisicamente duri. I giochi di gruppo,il confronto tra squadre avevano lo scopo di sviluppare il carattere. Nei vari periodi il rapporto tra gioco del bambino e l’attenzione del fisico nelle istituzione educative non rimane sempre identico. Laddove si ha una maggiore consapevolezza dell’importanza del gioco nello sviluppo del bambino, si tenderà ad identificare il gioco e l’attività sportiva,a distinguerli. Quando l’educazione pone ostacoli o limitano il gioco,il gioco tenderà ad essere trasformato in attività ginnica. IL LATO MORALE 2-Per quanto riguarda lo sviluppo della morale, nel medioevo, i giochi venivano limitati ed esclusi perché la chiesa considerava i giochi come oggetti demoniaci,fatti per distogliere l’attenzione del credente dalla preghiera. Solo nel 1300 gli scacchi verranno guardati con occhi più benevoli,questo grazie ad un predicatore domenicano che cerca di far apparire gli scacchi come fonte di insegnamento morale. Nel 400’ ci sarà un atteggiamento più aperto nei confronti del gioco. I bambini devono praticare il gioco commisurato ai bisogni dell’età,ed il gioco avrà una funzione morale e d’insegnamento. Toccava ai genitori,prima di tutti, far giocare i propri figli e guidare il gioco,ciò implica la presenza dell’adulto,in modo da rendere il gioco onesto,in modo da sviluppare un caratteri giusti ed onesti. Tra il 400’ e il 500’ Aretino sostiene che le carte non sono un’invenzione del demonio,come sostiene la chiesa,ma sono volute dal cielo e sono state create da Dio per confermare le virtù della prudenza,della fortezza,della temperanza e della pazienza. Egli ritiene che il gioco sia utile per liberare l’animo dalle varie fatiche. Quindi si nota il cambiamento che mette in risalto la valutazione del gioco,il quale pian piano viene considerato come mezzo educativo. Sempre tra il 400-500’ gli scacchi subiscono delle variazioni, ovvero essi esaltano il ruolo della donna, quindi essi mostrano il cambiamento del ruolo della donna nel gioco. Quindi si nota come un gioco cambi in base al tipo di cultura, e che le regole del gioco variano in base ai convincimenti etici e morali e alle regole sociali e comportamentali di una determinata epoca. Nel 500’ l’aspetto morale del gioco è sotto il controllo degli adulti che sorvegliano le attività ludiche nei momenti di tempo libero, e non si stancano mai di raccomandare un uso ragionevole e corretto delle attività motorie. Nel 800’ Necker mette in risalto l’importanza della spontaneità dell’educando, la quale deve essere associata allo sviluppo morale del bambino, il quale deve essere guidato da un’educazione positiva da parte dell’educatore. Perciò è necessario un costante controllo da parte degli adulti,i quali obbligano a non giocare in maniera non eccitata o vivace. Necker ritiene che il bambino cresce sospinto da istinti costruttivi e distruttivi,sta all’educatore controllare le spinte e dirigerle verso un apprendimento significativo. Nel 900’ Piaget ritiene che le regole morali varino in base al tipo di cultura entro il quale il bambino cresce. Egli ritiene che le regole siano dei contratti relativi,contestualizzati. Egli ritiene che per far interiorizzare al bambino le regole morali, esso non deve essere lasciato da solo,ne bisogna imporgli queste regole morali. L’individuo,da solo,rimane egocentrico. Il rapporto tra genitori e bambino basato sul rispetto unilaterale e sulla costrizione contribuisce allo sviluppo morale del bambino,però questo rapporto non basta ad eliminare l’egocentrismo. La soluzione del problema sta nel confronto tra bambini, nel loro giocare e lavorare insieme,nella cooperazione. Egli sottolinea l’importanza della cooperazione,del rapporto con i coetanei,nell’interiorizzazione delle regole. Piaget ritiene che il gioco ed il giocare,caratterizzati da aspetti come la cooperazione, siano importanti nell’educazione del ragazzo per lo sviluppo mentale,fisico e morale. LA MENTE IN GIOCO

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3-per quanto riguarda l’importanza del gioco nello sviluppo mentale, possiamo notare come nel 400’ e nel 500’ il gioco delle carte sia importante per lo sviluppo della mente,per accrescere la memoria, quindi notiamo l’importanza educativa di questo gioco. Nel 600’ è importante il contributo di Locke il quale ritiene che il bambino posso apprendere giocando. Egli nota la volontà,l’interesse,l’impegno, la curiosità che mettono i bambini nel gioco. Mentre nota come i bambini perdono interesse e piacere quando sono costretti ad imparare qualcosa per forza. Quindi secondo Locke,per ottenere un buon apprendimento , occorre che i ragazzi siano occupati in attività interessanti e che gli insegnamenti acquistino un carattere ludico,in questo modo si può far nascere nei ragazzi il desiderio di imparare tutto. Successivamente le scuole saranno caratterizzate da didattiche ludiche,in modo che gli entusiasmi e le energie che i bambini mostrano naturalmente per il gioco si trasferiscano nell’apprendimento scolastico. Nel 700’ è importante il contributo di Basedow, il quale sostiene che le scuole debbono essere dirette dagli Stati per il bene di tutti i cittadini e che devono essere sottratte alla chiesa. Egli fonda il Philanthropium, un istituto dove i ragazzi non erano obbligati a sedersi durante l’insegnamento ma si muovevano liberamente; studiavano e compivano passeggiate e giochi all’aperto seguiti da un istruttore che li segue. Egli cercava di collegare gioco,apprendimento ,attività di vita(sviluppo morale) e di studio,egli ritiene che bisogna far di tutto perché i bambini imparino anche nei momenti di riposo. Anche lui è favorevole alla crescita “naturale” dei bambini. Molti giochi didattici da lui proposti partono dall’apprendimento della lingua. Il possesso della lingua è sempre stato un requisito importante. L’apprendimento della lingua veniva insegnato tramite alcuni giochi linguistici. Le caratteristiche principali che l’apprendimento deve avere: 1)valorizzazione del gruppo. 2)uso dei giochi simbolici. 3)essere divertente,questo grazie al gioco. I giochi Basedowiani sono quindi caratterizzati da: 1. competizione:la competizione fa parte della natura del gioco,il gioco consente al bambino di mettersi alla prova,di confrontarsi con gli altri in un contesto controllato. 2. Uso dei giochi simbolici,di giochi di finzione. La finzione consiste nel imitazione,nell’essere capace di eseguire gesti copiati da altri. 3. Divertimento ludico,ovvero dall’esaltazione del ridere,del gioco-scherzo. IL GIOCO TROVA ASILO I primi asili infantili avevano un carattere assistenziale,la dimensione del ludico non aveva molta importanza. Nella prima metà dell’ 800’...


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