Riassunto-libro-capire-la-politica-di-lanza-di-grilli-di-cortona PDF

Title Riassunto-libro-capire-la-politica-di-lanza-di-grilli-di-cortona
Author Chiara Foschi
Course Scienza politica
Institution Università degli Studi della Tuscia
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Riassunto del testo di Scienza della politica...


Description

Scienza politica Dispensa Capitolo 1: La politica dimensione interna e dimensione internazionale 1.1 Spiegare la politica Linguaggio comuneIl termine “politica” ricorre generalmente per indicare un insieme di soggetti (i politici) che gode di una posizione privilegiata rispetto agli altri individui che configura il contesto specifico (la politica) nel quale si muovono sia coloro che ne sono responsabili, sia coloro che ne subiscono le conseguenze. Linguaggio scientificoil termine assume, al contrario, un connotato neutrale. Designa un oggetto d’indagine e viene spesso accompagnato da aggettivi che ne precisano e al tempo stesso, ne delimitano il significato: politica interna, politica esterna, comparata, locale, internazionale. Realtà quotidiana e scienza parlano lingue diverse e si evolvono con tempi propri, utilizzano strumenti differenti ma restano indissolubilmente collegate. Anche quando la scienza rimane tale, rinunciando a migliorare la realtà e a prevederla, deve tuttavia spiegarla. Questo ricorso ai metodi di controllo empirico, che impone allo scienziato politico l’obbligo di sottoporre alla prova dei fatti le teorie, costituisce un importante spartiacque tra ciò che rappresenta uno studio scientifico sui fenomeni politici e ciò che invece è il risultato di commenti, opinioni, interpretazioni degli avvenimenti politici più recenti. Ma cosa significa nel linguaggio scientifico “spiegare la politica”? - Significa separare fenomeni propriamente politici da quelli di altra natura - Significa ordinare una serie di eventi apparentemente sconnessi all’interno di una griglia concettuale comune - Significa individuare le regole che guidano quei “soggetti privilegiati” e i vincoli che ne determinano i margini d’azione - Significa capire l’essenza del rapporto che lega gli individui allo Stato - Significa stabilire fin dove possono spingersi due soggetti che manifestano interessi incompatibili (pace/guerra). La comprensione di questi passaggi presuppone una risposta articolata in grado di cogliere due aspetti concettuali preliminari: 1. l’autonomia della politicaprogressivo affrancamento della politica delle altre sfere: nel corso della sua evoluzione, la politica si propone come una realtà diversa e indipendente dalla società, economia, religione, morale e diritto, perché segue leggi proprie. 2. Essenza della politicaattenzione focalizzata sulla natura dei processi politici, sulle peculiarità dei comportamenti politici 1.2 Autonomia La politica per affermare la sua autonomia seguirà due binari paralleli: uno storico e uno disciplinare. Sul piano storico si può riassumere in 4 tappe principali:

1. La prima si verifica con la separazione tra “potere spirituale” e “potere temporale”. Fino al medioevo, la politica è contaminata dall’etica, dalla religione e dall’economia dato che non esiste né la separazione tra Stato e società civile, né la separazione tra politica e religione. I contrasti fra papato e impero consentono alla politica di perdere la propria sacralità, pur mantenendo intatta la finalità etica a realizzare il bene comune. 2. La seconda tappa è più incisiva grazie all’opera N. Machiavelli, nella quale stabilisce la definitiva separazione tra “politica” e “morale”: la politica può rifarsi a canoni etici e religiosi, tuttavia, la necessità di mantenere il potere può costringere il principe ad operare in aperto contrasto con la fede, con la morale e con la giustizia. Qui, la politica diviene per la prima volta POLITICA: ha le proprie leggi che il politico deve applicare per salvaguardare lo Stato. 3. Lo scorporo tra sociale e politico passa attraverso la divaricazione tra “politica” ed “economia”. Filosofi ed economisti della scuola liberista scozzese riconobbero alla società una sfera autonoma rispetto allo Stato. La divisione tra pubblico e privato individua nei limiti posti all’intervento statale la possibilità di perseguire in modo più efficiente i propri interessi politici. La divisione del lavoro suggella in un certo senso questa separazione: esiste una sfera privata non regolata dallo Stato accanto ad una sfera pubblica sottoposta ad essa. 4. L’ultima tappa segna l’autonomia della politica nei confronti del diritto. Se da un lato il diritto può essere considerato autonomo dalla politica, si pensi al diritto consuetudinario, svincolato dall’intervento di organi politico-istituzionali, può essere vero anche il contrario. “la rivoluzione” è definita come abbattimento per via violenta dell’ordinamento politico e instaurazione di uno nuovo. Perciò, è un fatto normativo, consuetudinario, che produce diritto al di fuori dell’ordinamento giuridico vigente. Il secondo caso riguardo “lo stato d’eccezione” La definizione di Schmitt “sovrano è colui che decide sullo stato d’eccezione” sottolinea l’importanza della politica rispetto al diritto, poiché il potere politico continua a sussistere, mentre il diritto viene meno.  In via definitiva, la politica è autonoma rispetto le altre sfere, perché è questa che determina i margini di manovra delle sfere non politiche. Sul piano disciplinare… La politica si afferma come scienza autonoma intorno agli anni Cinquanta. Sebbene la sua origine risalga alla pubblicazione degli “Elementi di Scienza politica” di G. Mosca. La sua fase iniziale è il tentativo di studiare per la prima volta la natura dei fenomeni politici con approccio diverso rispetto al diritto costituzionale e alla storia. - Nel caso italiano, gli ostacoli dell’affermazione della scienza politica sono: il forte radicamento del pensiero marxista, secondo il quale la politica rappresenta una “sovrastruttura” e dell’idealismo di stampo crociano, il cui ispiratore definiva le scienze sociale “inferme”. Contrari all’introduzione di uno studio sistematico dei fenomeni politici, in quanto credevano che la politica fosse una componente mutevole,

sembrava impensabile poter rintracciare dei comportamenti propri della politica e dimostrare la sua influenza sull’economi e società. Di conseguenza in questi anni prevale un atteggiamento di sfiducia verso ogni approccio scientifico allo studio della politica. La conquista dell’autonomia disciplinare è l’esito di un riconoscimento accademico della propria specificità, che la scienza politica ottiene superando obiezioni delle discipline affini. La sua diversità consiste: - Con la storia prevalentemente nei metodi utilizzati: la scienza politica adotta un approccio nometico, finalizzato all’elaborazione di teorie di portata più generale in grado di cogliere determinate regolarità. - Con il diritto l’oggetto della ricerca. Mentre il giurista studia i comportamenti umani regolati da norme di un ordinamento giuridico con approccio formale, lo scienziato politico indaga sulle motivazioni e sulle conseguenze di quei comportamenti rispetto ai fini proposti, analizzando la dimensione dinamica dei processi che si verificano all’interno delle istituzioni, perciò mettono in atto un vero e proprio approccio funzionale. Filosofia politica e sociologia politica 1. Nel primo caso la differenza sostanziale sta nell’atteggiamento dello studioso: la filosofia è sapere speculativo affiancato all’uso di un linguaggio astratto, mentre la scienza politica è una disciplina empirica, fondata sull’osservazione dei fatti sui quali indaga, che utilizza un linguaggio specialistico volto alla definizione e alla classificazione dei concetti. Se la filosofia può pensare in senso normativo sul miglior governo possibile, la scienza politica pone il criterio dell’avalutatività quale presupposto imprescindibile della ricerca. 2. Nel secondo caso, la differenza emerge dal rapporto tra variabile dipendente e variabile indipendente ipotizzato dalle due discipline: la sociologia politica ha come interesse primario lo studio della dimensione orizzontale delle interazioni interoggettive, con l’obiettivo di appiattire la politica e ridurre la verticalità tra governanti e governati a variabile dipendente. La scienza politica, invece, si concentra sulla natura verticale del rapporto potestativo e ribalta la relazione tra fattori esplicativi individuata dalla sociologia. A partire del secondo dopoguerra, negli Stati Uniti, la diffusione del “comportamentismo” contribuisce a risollevare e a gettare le basi della futura affermazione della scienza politica in Europa e soprattutto dagli anni Sessanta in Italia. L’influenza americana è fondamentale, perché vengono creati numerosi centri di ricerca finanziati dai governi e moltissimi studiosi europei, soprattutto tedeschi, si traferirono nelle università americane. In Europa, la prima cattedra politologica viene istituita nel 1919 in Gran Bretagna. Verso la fine degli anni Quaranta vengono affidate le prime cattedre di scienza politica. In Italia si istituisce a Firenze la prima cattedra nel 1957 affidata a Giovanni Sartori, nel ’62 a Torino a N. Bobbio.

Alla fine di questa lenta evoluzione, la politica è in grado di esprimere una sfera di attività e un campo di analisi indipendenti e autonomi, fondati sull’individuazione di comportamenti ricorrenti e sull’elaborazione di teorie di portata generale. 1.3 Essenza Il termine “politica” ha un’origine antichissima: lo ritroviamo già nel mondo greco. Aristotele, nel IV sec., utilizzava il termine zoon politikon per definire l’uomo compiutamente realizzato nel suo vivere politico all’interno della polis. La politica nel mondo greco rappresentava l’essenza della vita quotidiana: il vivere politico era al tempo stesso il vivere collettivo. Non esisteva la distinzione tra politico e sociale, perciò il termine politikon indicava sia la sfera pubblica sia quella privata. Nella nomenclatura greca mancava, dunque, l’associazione del concetto di politica con l’idea di potere, comando, di uno Stato posto al di sopra della società civile. Successivamente, nel mondo romano i termini greci di politica non trovano un corrispettivo immediato. Civitas, come aggregazione fondata sulla legge, denota una società civile che ha perso l’elemento della politicità nel senso greco. Infatti, l’idea di politica si smarrisce nella fase del mondo romano e anche nel Medioevo. Tuttavia, si percepisce la verticalità del rapporto governanti e governati che veniva espressa da termini: imperium, principatus, regnum, dominium, gubernaculum. La voce politicum designava ancora una visione orizzontale, l’ottima città, la res pubblica volta a realizzare il bene comune, laddove la dimensione verticale si esprimeva con termini di regalità, dispotismo, principato. Di fatti, è solo con il Principe di Machiavelli che il termine politica acquisisce per la prima volta quella dimensione verticale che siamo abituati ad associarla oggi e diviene mero strumento di conquista e conservazione del potere. La politica esprime una valenza sovra-individuale che si esplica nel vivere comune e tale concetto ha una connotazione rigorosamente verticale connessa con il concetto di potere. L’essenza della politica è data dalla sua intrinseca ambivalenza: - Intesa come una modalità esistenziale della vita quotidiana con i propri caratteri fenomenologici e strutturali. Di fatti, la politica è contraddistinta dalla collettività richiamando l’idea di partecipazione ad una comunità. Il rapporto politico è sempre intersoggettivosi parla di co-esistenza come risultato di una partecipazione al vivere comune. - Ma nel momento stesso in cui unisce, la politica “esclude”. Quindi può esplicarsi in un rapporto chiuso: comprende coloro che fanno parte di una determinata comunità ed esclude chi è al di fuori di essa. L’ambivalenza della politica insita nella diade amico/nemico è sottolineata da Schmitt, il quale definisce fondamentale per l’esistenza stessa della politica. La guerra, conflitto, lotta è l’extrema ratio della contrapposizione amico/nemico, il mezzo politico estremo che consente di annientare il nemico e dunque un possibile sbocco della conflittualità insita nella natura umana.

Accanto a questa politica intensa, combattuta e ideologica esiste un’altra politica istituzionale, moderata, pacificatrice che si esprime nelle fasi di ordinaria amministrazione e che si fonda sulla capacità delle istituzioni politiche di regolare i conflitti e sottomettere la forza al diritto. L’idea di solidarietà precede l’idea di conflitto: se prima non si formano i raggruppamenti sulla base delle rispettive solidarietà è impossibile che si determini una situazione di conflitto. Tuttavia, è impossibile cogliere l’essenza della politica privandola della sua natura conflittuale. La politica intesa nella sua duplice manifestazione- interna e internazionale- vive alternativamente fasi di straordinaria e ordinaria amministrazione. In modo particolare la dimensione internazionale definisce la violenza un mezzo legittimo di interazione fra gli Stati. Ma è altrettanto vero che la dimensione verticale della politica (governanti-governati) denota l’essenza della politica anche nelle fasi di ordinaria amministrazione. Tale essenza è data dalla presenza di un’unica autorità sul piano interno. Allo scopo di preservare l’integrità di una comunità politica da possibili attacchi interni ed esterni. Per comprendere l’essenza della politica in merito alla sua dimensione verticale è pertanto necessario introdurre la connessine esistente tra politica e potere. 1.3 Politica e potere Che cosa s'intende per potere? E chi lo detiene e come si misura il potere? Weber ha definito il potere in termini relazionali, stabilendo che per potere si deve intendere la possibilità per specifici comandi di trovare obbedienza da parte di un determinato gruppo di persone. Mentre Stoppino, per Potere si intendeva un rapporto di causazione sociale intenzionale e/o interessatail potere coincide con il rapporto fra due soggetti umani. Possiamo distinguere tra potere potenzialepotere reputato, cioè che si ritiene abbia un determinato individuo, non si manifesta nell'esercizio del potere, bensì d'immaginazione che un determinato individuo abbia a disposizione, mentre la forma di potere effettivo attuale è ben visibile ai nostri occhi. Questo ci può portare ad un’altra distinzioneLa potenza è il potere potenziale, mentre il potere è il potere effettivo attuale. L'obiettivo del potere è ottenere la conformità di un comportamento ad un determinato comando. Sia che la conformità sia spontanea oppure no sarà sempre un rapporto di causazione sociale del potere. In questo rapporto in cui un soggetto A comanda un comportamento ad un soggetto B. È necessario che ci sia intenzionalità del soggetto A? In generale per parlare di potere è necessario l'elemento di intenzionalità, per cui se veniamo influenzati da qualcuno nei nostri comportamenti, ma se la persona che ci influenza non ha l'intenzione di farlo, non è una forma di potere.  Influenze volontarie o involontarie?Ad eccezione di un caso, ovvero in cui anche se non c'è intenzione, l'elemento di interesse può portarci a parlare

di potere. Trae dei vantaggi dal tipo di influenza che esercita. Classificazione delle forme di potere Forme di esercizio del potere occulte: si esercitano di nascosto. Vi sono tre forme di manipolazione, cioè di esercizio occulto del potere che sono caratterizzate dal fatto che un soggetto A che esercita il potere riesca a mantenere nascosto il potere ad un soggetto B. 





Manipolazione dell'informazione, in questo caso le informazioni di cui il soggetto B dispone vengono modificate dal soggetto A, ciò significa vengono soppresse in parte delle informazioni. La conseguenza di questa limitazione di informazione è che il soggetto B non riesca valutare le proprie azioni, così non gli rimane altro che attenersi alle informazioni date dal soggetto A. Manipolazione psicologica avviene in maniera subliminale agendo su meccanismi inconsci di cui il soggetto non è consapevole. Il caso della pubblicità subliminale è l'esempio più noto. Il condizionamento effettuato in un soggetto che non ne è consapevole. Manipolazione situazionale non interviene direttamente su soggetto, ma cerca di modificare il comportamento di un soggetto intervenendo sul contesto in cui opera. Il punto rilevante che il soggetto B non sia consapevole della manipolazione. Non si agisce sul comportamento, bensì sull'ambiente in cui il soggetto opera. La finalità è di influire sull'ambiente esterno, perciò su come può essere manipolata la scelta del soggetto.

Forme aperte dell'esercizio del potere: in generale il soggetto A cerca di modificare il comportamento del soggetto B, il quale è consapevole di essere oggetto di una relazione di potere. Vi sono vari meccanismi dell'esercizio del potere: -

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Remunerazione è quel tipo di potere in cui il soggetto A cerca di modificare il comportamento del soggetto B promettendo una ricompensa soltanto nel caso in cui il soggetto B risponda positivamente al comando. Costrizione: il soggetto A cerca di modificare il comportamento del soggetto B minacciando una punizione, perciò fa ricorso alla coercizione fisica. Meccanismo delle reazioni previste in questo caso non vi è una promessa di ricompensa e tantomeno una minaccia, bensì un'attesa di alcune conseguenze da parte del soggetto a cui si dà un determinato ordine. Dato che i soggetti si attendono una reazione ad un certo comportamento si tratterà di una reazione (attesa) che influisce sul comportamento dei soggetti. Sono reazioni tutte prevedibili in cui non c'è una esplicitazione di una minaccia o ricompensa. Persuasione Vi sono altri forme aperte di potere che si concentrano sulle aspettative, valori, perciò elementi in cui si basano i soggetti nel momento della scelta. Un soggetto A cerca di modificare il comportamento B incidendo sulle informazioni e sulle

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modalità in cui ragiona il soggetto B. In questo caso vengono utilizzate delle argomentazioni che utilizzano informazioni e valori di cui il soggetto dispone, ma non ricorre alla minaccia o ricompensa. Imitazione In questo caso il soggetto A esercita potere sul soggetto B, spingendolo alle considerazioni del soggetto A, in modo che B lo imiti. Non si tratta di una imitazione reciproca, ma il soggetto A viene imitato da B. Ma per parlare di una relazione di potere bisogna dire che il soggetto A ricava un beneficio dal fatto che il soggetto B lo imiti. Vi sono due forme di condizionamento che agisce sul contesto in cui il soggetto opera e può essere distinto in condizionamento intenzionale o condizionamento interessato

Tre termini di sinonimi del potere 1. DominioIn generale viene a corrispondere con il potere. "Dominio" deriva dal latino dominus, signore, ed indica originariamente il diritto di potere esercitato per diritto di proprietà dal padrone. L'elemento autoritario coercitivo è abbastanza forte, ma non è più una relazione di proprietà, perché a partire dal Medioevo il diritto di proprietà e dominio tendono a separarsi. 2. Egemoniadal greco può avere due significati:  Particolare potere le magistrature che prevedono il comando delle truppe armate  Rapporti fra le città-stato, perciò un potere che guida un'alleanza politica militare. Questo termine nel lessico contemporaneo indica la funzione di una sorta di guida di direzione (da uno stato) considerata legittima giustificata da coloro che sono sottoposti alla relazione di potere. Il consenso è fondamentale, perché i soggetti devono considerare l'egemone giusto e legittimo. Intorte si riferisce ad un potere non formalizzato in cui l'egemone svolge una funzione di guida e supremazia. 3. Autorità termine che utilizziamo per indicare generalmente le forme di potere istituzionalizzate. L'organo di questo termini si trovano nel latino arcaico. Vi sono anche altri termini latini che hanno la stessa radice augAugustus, imperatore oppure Augure e Autor. Derivano tutti dal verbo augere  accrescere, aumentare, iniziare, promuovere e fondare. Nel mondo romana l'autoritas è quel potere qualificato da una dimensione religiosa e spirituale per dare inizio a qualcosa di nuovo, infatti è un potere originario. Questo potere originario deriva dal mito dell'origine di Roma "Romolo e Remo". Si tratta di un'idea molto antica che troviamo anche nella parola Rex, ruolo di colui che fissava i confini. Questi confini sono tra il giusto e l'ingiusto, che rendono stabile una città fondandola sui dei principi sue ...


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