Sant\'Agostino PDF

Title Sant\'Agostino
Author Daniela Franco
Course Storia della Filosofia
Institution Università degli Studi della Basilicata
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Dal dubbio alla Verità Nel pensiero di Agostino permane come esigenza fondamentale l'ansia e la ricerca della verità .Poiché l'indagine filosofica e la vita religiosa in lui coesistono e sono inseparabili, una tale ricerca si pone sul piano religioso. quello di S. Agostino è infatti un filosofare nella fede, riconoscere un reciproco aiuto tra fede e ragione, ispirato a 5 suoi maestri: - Platone: anche se con alcune differenze quali il dualismo anima-corpo che per Agostino non esiste, il concetto di conoscenza per anamnesi che in Agostino diventa Illuminazione divina o la teoria delle anime a numero chiuso, non accettata dal filosofo cristiano. - Plotino: grazie a Plotino, s. agostino scdopre l’importanza dell’interiorità che per Plotino è seme dell’anima universale, mentre per sa è individuale - Cicerone: la lettura dell’Hortensiusè il primo contatto con la filosofia da parte di a. in questo dialogo filosofico contenente un’esortazione alla filosofia, cicerone insiste sul fatto c he la felicità non si consegue attraverso il possesso della ricchezza né perseguendo il piacere o gli onori, ma solo mediante la conoscenza delle cose umane e divine proveniente dalla sapienza, confutando quindi il concetto di felicità secondo le filosofie alessandrine - s ambrogio -s paolo, il persecutore di cristiani convertito sulla via di damasco Per Agostino, l'uomo deve vivere secondo la propria ragione, che è ciò che più lo caratterizza e, attraverso un percorso esistenziale, arrivare alla conoscenza di come stanno le cose del mondo. Per evitare orientamenti errati nel proprio cammino di vita, bisogna confutare con l'ausilio della ragione quelle filosofie che negano la verità, ad esempio lo scetticismo. (una posizione epistemologica che nega la possibilità di raggiungere, con la conoscenza, la verità). È la Verità che sconfigge le ombre dello scetticismo, manifestandosi come la confutazione dell'errore. Agostino affermava che la verità esiste: partendo dal dubbio scettico infatti, credeva che solo chi dubita è animato da un desiderio sincero di trovare la verità, a differenza di colui che non si pone nessuna domanda. È la consapevolezza della propria ignoranza che spinge a indagare il mistero; eppure non si cercherebbe la verità se non si fosse certi almeno inconsciamente della sua esistenza. è Dio stesso che fa nascere nell'uomo il desiderio della verità. Un Dio inconscio e nascosto che vuole farsi conoscere dall'uomo. Solo l'intervento della Sua grazia permette alla ragione umana di trascendere i suoi limiti, illuminandola. Ed è così che avviene l'intuizione: essa è un comprendere, e al tempo stesso un credere, che non avrebbe senso dubitare se non ci fosse una Verità che appunto al dubbio si sottrae. L'intuizione con cui il dubbio si rende consapevole nella mente è già la verità stessa che si fa strada infatti «Si enim fallor sum.» («Se infatti mi sbaglio, vuol dire che esisto: chi non esiste non può nemmeno sbagliarsi; dunque, siccome mi sbaglio, esisto»). Le caratteristiche della Verità per Agostino sono le seguenti: -La Verità è infinita, perfetta, eterna, ed esisterà anche se il mondo scomparirà; -La Verità si trova nel mondo interiore dell'uomo, mentre gli scettici sostenevano che non vi fosse alcuna verità o meglio che non fosse possibile trovarla; -La Verità viene da Dio, che è presente nell'anima di ogni uomo. Questa concezione collega Agostino a Plotino che affermava che la divinità, cioè l'Uno, è la Verità. L’uomo infatti non è verità poiché imperfetto e mutevole mentre la verità è perfetta e immutabile, quindi non può che essere Dio.

Perciò affermava Agostino: Non uscire fuori di te, ritorna in te stesso poiché nell'interiorità dell'uomo abita la verità. Il processo conoscitivo, secondo sant’agostino, è proprio un’attività dell’anima. Essa viene colpita e trasformata dalla sensazione, da affezioni provenienti dal mondo esterno nel momento in cui i nostri sensi vengono colpiti da oggetti sensoriali, della quale produce una rappresentazione, ovvero un’interpretazione soggettiva della sensazione. L’anima poi mostra la sua autonomia rispetto agli enti sensibili , giudicandoli, con la ragione, sulla base di criteri immutabili e perfetti. Ciò nonostante, essendo la nostra ragione suscettibile di mutamento e di errore, bisogna concludere che questi modelli, ovvero le idee, costituiscano un criterio o una legge che si chiama Verità, colta dal puro intelletto - dalla mens, ossia dalla parte più elevata dell’anima. Queste verità eterne e immutabili sono diverse dalle realtà intellegibili platoniche, in quanto derivate da Dio, il quale, secondo la cosiddetta teoria dell’illuminazione, illumina la mente umana e rende possibile la conoscenza poiché pone all’interno dell’anima queste “retiones aeternae”, i modelli che fungono da criteri del giudizio e dunque all’intero processo conoscitivo. È come se Dio, in quanto essere intelligibile, fosse un sole che illuminando tutte le cose le rende perciò intelligibili: come è necessaria una luce corporea per vedere gli oggetti intorno a noi, così occorre gettare un'altra luce incorporea (Dio) per vedere le idee. Dio però non può essere soggetto di assoluta dimostrazione, o non sarebbe Dio, perciò le 3 prove che Sant’agostino propone per dimostrarne l’esistenza, sono prove relative: 1. I caratteri di fragilità e dubbio dell’uomo, dovuti ad un modello perfetto con cui confrontarci 2. Consensus gentium: tutti i pensatori antichi anche pagani riconoscono che la specie umana e il mondo sono creati da un essere supremo 3. Motivazione eudemonologia, secondo Agostino, il piacere epicureo non è identificabile con la felicità che può essere soddisfatta solo da un essere superiore, ovvero Dio creazione, fabbricazione, generazione Una volta affermata l’esistenza di Dio, Agostino deve affrontare il concetto di creazione dell’universo. Innanzitutto il concetto di creazione è distinto da altri due concetti generazione e fabbricazione. Non essendo né l'una né l'altra cosa, è un concetto non deducibile dall'esperienza, ma intuibile solo con la ragione, un concetto altamente metafisico: è un'operazione dal nulla, cioè né dalla sostanza dell'operante (generazione), né da una materia preesistente (fabbricazione); un'operazione, perciò, che fa essere quello che assolutamente non era Il problema trinitario Grande impegno richiese ad Agostino lo studio della natura della Trinità cristiana. Da giovane egli riteneva che questa fosse assimilabile alle tre ipostasi di Plotino (Uno, Intelletto e Anima): la somiglianza con queste ultime gli risultò di grande conforto, incoraggiandolo a vedere nei dogmi cattolici una concezione si accordava con la filosofia.

In età adulta Agostino, profondendosi nella lunga elaborazione del De Trinitate, andò oltre la concezione di Plotino e innanzitutto considerò la divinità come creatrice e non generatrice, in più interpretò le ipostasi plotiniane in senso analogico, come un particolare modo di esprimere la triade divina, riconducibile a tre momenti, tre proprietà spirituali di una stessa realtà che rimane pur sempre Una: non le vide più subordinate l'una all'altra, ma in un rapporto paritario. Rispetto all'ortodossia greco-orientale che insisteva sulla distinzione fra le tre Persone della Trinità, Agostino resta quindi fedele alla tradizione latina dandone un'interpretazione unitaria; per lui le tre Persone, ovvero Padre, Figlio e Spirito Santo, sono solo tre modi di agire, tre forme di relazione di un'unica sostanza divina ovvero rispettivamente Essere, Pensiero e Amore. Essendo l’universo ad immagine e somiglianza di dio, anche l’anima è costituita da tre parti, tre momenti di cui consta, che nello schema originario delle Confessioni consistevano nell'esse-nosse-velle, che danno luogo ad esempio alle facoltà della memoria, dell'intelletto, e della volontà, oppure dello spirito, della conoscenza, e dell'amore. Controversia manichea ed il "problema del male" Il manicheismo è una dottrina religiosa elaborata dal persiano Mani (sec. III), fondata soprattutto sull'identificazione di due principi assoluti, il Bene e il Male, in perpetuo e insanabile contrasto tra loro, dando al male uno statuto ontologico. dopo la sua conversione Agostino, in una delle sue opere, confutò Mani trattando del "problema del male", con opinioni basate sull'ottimismo derivante dall'idea che ogni opera di Dio è buona e che l'unica fonte del male è la libertà delle creature. Operò una prima distinzione fra il male fisico del corpo e il male morale dell'anima, legato al peccato. Il male metafisico Dal punto di vista metafisico, Agostino si convinse di come il "male" non esista, non abbia consistenza, ma sia semplicemente "privazione", mancanza di bene. In tal modo, svuotando il male di ogni valore ontologico, Agostino raggiunse l'obiettivo di confutare il dualismo manicheo: non riusciva infatti a spiegarsi come mai i due principi, il Bene ed il Male, potessero raggiungere l'uno la vittoria e l'altro la sconfitta poiché, se dotati della stessa potenza, la lotta avrebbe dovuto essere incerta, mentre secondo il manicheismo la vittoria del Bene si sarebbe realizzata comunque. Grazie ai suoi studi neoplatonici, Agostino risolse il problema dei due Principi contrapposti alla radice, convincendosi che esisteva un solo Principio da cui tutto discendeva: il Bene. A dimostrazione di ciò, Agostino proponeva un sillogismo: 1. tutto è stato creato da Dio; 2. Dio è sommamente buono; 3. dunque ogni realtà da Lui creata è buona, e non ne esistono di malvagie. Quando l'uomo sceglie i beni inferiori, egli sceglie pur sempre dei beni, ma questi rappresentano, di fronte al sommo Bene, una privazione. In ciò consiste la possibilità metafisica del male: esso è dovuto a una rinuncia al sommo Bene, in favore di una scelta rivolta a beni inferiori. Lo stesso peccato originale non consiste nell'aver mangiato il frutto dell'albero del bene e del male che, creato da Dio, è anch'esso buono, bensì nell'aver rinunciato al sommo Bene, a Dio, nel momento in cui Adamo ha voluto sostituirsi a Lui. La concezione agostiniana del male metafisico come assenza di perfezione porta a identificare il Bene con l’Uno, sola autentica realtà, che giungeva poi a disperdersi fino agli

strati più bassi della materia, come una luce che si allontana man mano dalla sorgente. Come non esiste una fonte dell'oscurità, così il male è un semplice non-essere. IL MALE MORALE: Il male metafisico si trasforma, secondo Agostino, in un male morale a causa di un errore della volontà umana: questa sceglie d'indirizzare l'uomo verso qualcosa, un bene particolare scambiato per il Bene sommo che è solo Dio. Nelle sue scelte morali l'uomo, pur essendo guidato dall'amore, possiede anche un libero arbitrio. Egli ha così la possibilità di optare sostanzialmente tra due alternative, liberamente: quando si fa guidare dal vero amore, l'uomo sceglie sempre il sommo Bene, perché, illuminato dalla luce di Dio, quando invece è guidato da un amore alterato, egli è portato a desiderare un tipo di bene inferiore, come la ricchezza o la cupidigia, che da lui vengono trattati e considerati come beni superiori. In ciò risiede la possibilità del male morale. Agostino non negava la sofferenza e neppure il peccato, nel senso cristiano. Il male fisico è conseguenza del male morale, poiché scaturisce dalla stessa origine metafisica, ontologica, ossia da un non-essere. Il problema del male si connette con quello della libertà umana. Se l'uomo non fosse libero, egli non avrebbe meriti, né colpe. Il dilemma che si pone con questa affermazione è se esista il libero arbitrio oppure la predestinazione, problema che si è venuto a creare in seguito al peccato originale: Dio, che è onnisciente e conosce il futuro, ha dato piena libertà all'uomo, ma sa che, lasciandolo libero, questi peccherà; potrebbe anche intervenire per impedirglielo, ma non lo fa per non interferire col suo libero arbitrio; l'uomo, così peccando, ha commesso il peccato originale, con cui ha compromesso la propria libertà, volgendola contro se stessa. Sebbene egli sia divenuto indegno di ricevere la salvezza, Dio, conoscendo le sue possibili scelte verso il male o verso il bene, dona ad alcuni, con la Grazia, la possibilità di salvarsi, mentre ad altri lascia la libertà di dannarsi; tuttavia, questa non è una scelta divina arbitraria, ma è semplicemente la prescienza di Dio che, nell'eternità (cioè oltre il tempo), vede coloro che possono ricevere la Grazia e coloro che non possono. Fondamento della libertà umana è dunque per Agostino la Grazia divina, perché solo con la grazia l'uomo diventa capace di dare compimento alle proprie scelte morali.

La controversia donatista Durante o dopo le grandi persecuzioni del III e IV secolo, la Chiesa cristiana si era spesso interrogata sull'atteggiamento da tenere nei confronti di coloro che, per vari motivi, si erano sottratti al martirio, alla tortura o alla prigionia facendo apostasia, cioè rinnegando la propria fede, e che, passata la tempesta, avevano domandato di essere riammessi nella Chiesa. Agostino sostenne allora la tesi cattolica che la Chiesa, finché esiste sulla terra, può, senza perdere la sua santità, tollerare i peccatori al suo interno nell'interesse della loro conversione, poiché a giudicare gli uomini è dio, non altri uomini. CONTROVERSIA PELAGIANESIMA: Eresia dei primi secoli del cristianesimo, elaborata

dal monaco Pelagio (IV sec. d.C.), secondo la quale la natura umana non è affetta dal peccato originale cosicché l'uomo è in grado di salvarsi senza il soccorso della grazia divina. Contro di lui Agostino sosteneva che la volontà umana è stata irrimediabilmente corrotta dal peccato originale, che ha inficiato per sempre la nostra libertà. Quest'ultima consiste nella capacità, oramai andata perduta, di dare realizzazione ai nostri propositi, e va distinta perciò dal libero arbitrio, che è invece la facoltà razionale di scegliere, in linea teorica, tra il bene e il male. L'uomo, che è dotato di libero arbitrio, vorrebbe per natura tendere al bene, ma è

incapace di perseguirlo.+ Soltanto Dio con la sua grazia può redimere l'uomo, non solo illuminando i suoi eletti su cosa è bene, ma anche infondendo loro la volontà effettiva di perseguirlo, volontà che altrimenti sarebbe facile preda dell'incostanza e delle tentazioni malvagie. Solo in questo modo l'uomo potrà ritrovare la sua libertà. CONCEZIONE DEL TEMPO E DELLA STORIA Agostino ci parla della sua visione del tempo nelle Confessioni, un colloquio con Dio che ricostruisce la prima parte della sua vita. Come il male è un semplice non-essere, allo stesso modo Agostino scoprì che anche il tempo non ha una sua vera consistenza, essendo soltanto privazione, mancanza di essere. Il problema del tempo in Agostino era collegato anzitutto all'obiezione dei pagani riguardo alla creazione del mondo ad opera di Dio: La riflessione di Agostino parte quando si chiede che cosa facesse Dio prima di creare il mondo. Questa domanda presuppone che anche Dio sia nel tempo . In realtà , secondo Agostino , il “prima” e il “dopo” ,cioè i limiti del tempo, non riguardano Dio: il tempo è una sua creatura; la sua dimensione è quella dell'eternità. C’è un forte legame tra il tempo e la nostra anima, che è misura del tempo. Per cogliere la vera realtà del tempo occorre guardare nell' interiorità . Se il passato é oggetto di ricordo , e questo ricordo é vero , chi lo ricorda deve vederlo e quindi in qualche modo il tempo deve essere . Parlando del passato noi non esponiamo le cose che sono passate , ma usiamo parole formate secondo le immagini impresse nel nostro animo delle cose nel loro accadere . La memoria ha la facoltà di trattenerle ; essa , però , é qualcosa che si possiede al presente . La memoria , allora , non é altro che presente del passato . Un discorso analogo vale anche per le altre due dimensioni del tempo : il futuro non é altro che attesa presente di ciò che sarà (nel senso biblico della salvezza) e il presente attenzione presente a ciò che è, cioè la percezione . Le 3 dimensioni del tempo sono dunque tre " presenti " nella nostra anima : eventi passati , presenti e futuri sono in quanto sono presenti nella nostra anima, è quindi “distentio animae” L' anima consente di connettere le tre dimensioni temporali in un' unità . La conseguenza é che , se non ci fosse l' anima , non ci sarebbe il tempo . L' unità divina , invece , comprende nel presente stabile della sua eternità tutto ciò che é stato , é e sarà . In tal modo , l' unità divina é la garanzia che il tempo , che é traccia della nostra lacerazione e lontananza da essa , non trascini tutto verso il non essere . DE CIVITATE DEI Ai pagani il sacco di Roma del 410 appare una punizione degli dei per aver consentito l' affermazione della religione cristiana nell' impero . Per Agostino la colpa della razza umana nel suo insieme spiega e giustifica ogni tribolazione , ma scrivendo " la Città di Dio " egli vuole anche mostrare la superiorità del cristianesimo rispetto a tutte le istituzioni e le forme di cultura puramente umana . Al centro é il tema della provvidenza divina : é Dio che fa nascere e perire gli imperi . E' convinto che la vicenda della vera Chiesa non sia e non possa essere condizionata dalle vicende umane e travolta con esse in un sol destino . Per dimostrarlo egli elabora una teologia della storia . Questa non deve essere confusa con una filosofia della storia , che tenti di individuare un significato immanente ai fatti storici . Il significato degli eventi storici é invece dato dalla struttura teologica sottesa al loro avvicendarsi . Contro il parere prevalente dei filosofi antichi , Agostino ritiene che la storia abbia una durata limitata e che la sua epoca , rifiuta la dottrina ciclica dell' eterno ritorno ,

ma sostiene che la storia abbia un andamento lineare , il quale sfocia in un evento finale ultraterreno , che dà senso a tutto quanto procede . Agostino distingue tra due città : la città di Dio , ovvero la città celeste , retta dall' amore di Dio , e la città terrena , dominata dall' amore in sé, l’amore Agapico . La prima é costituita dagli uomini giusti , che vivono secondo lo spirito ; la seconda invece dagli ingiusti , angeli ribelli , diavolo e uomini , che vivono secondo la carne . La lotta tra le 2 città ritma il corso della storia e prende il sopravvento sullo schema della successione delle età del mondo; La città di Dio é la Chiesa di quanti vivono secondo Dio . Essa non coincide numericamente con tutti quanti fanno parte della Chiesa visibile ; non a tutti , infatti , Dio elargisce la sua grazie .

concepisce la storia del bene e del male, che è la storia dell'umanità, non più come due vie (vedi Didachè) ma come due città, fondate su due amori, congiunte e peregrinanti nell'arco del tempo, destinate a sorti diverse nell'escatologia quando saranno divise anche esteriormente. I due amori sono l'amore di sé e l'amore di Dio, che sono destinati ad essere per loro natura intimamente uniti, ma che troppo spesso per la stoltezza e l'iniquità umana diventano antitetici in quanto l'amore di sé diventa amore privato, cioè chiuso e opposto all'amore di Dio, che è essenzialmente sociale. Chi poi volesse penetrare più a fondo nel concetto delle due città, deve tener presente che il dualismo agostiniano è di natura etica ed escatologica; etica, perché dipende dalla libera volontà dell'uomo che sceglie e persegue il bene o il male (la Città di Dio contiene una forte difesa della libertà 170 anche nei confronti della grazia 171); escatologica perché suppone e vede in prospettiva le sorti eterne dei giusti e degli iniqui, diverse secondo la loro diversità morale....


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