Terminus Radioso PDF

Title Terminus Radioso
Course Letteratura francese contemporanea
Institution Università degli Studi di Milano
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Antoine Volodine Volodine è una persona che parla al plurale; dice “noi” al posto di “io” perché è un autore che fa parte di un genere che lui stesso ha costituito: POST ESOTISMO. Viene in Italia per presentare un libro non suo ma di Bassmann, uno degli eteronimi di Volodine. Black Village, quinto libro di Volodine che esce in Italia sotto un altro nome. A Volodine interessa che venga riconosciuta la letteratura post-esotica, che non è un genere. La letteratura è la lingua con cui è scritto il testo ed è importante per la società a cui si rivolge. La letteratura è scritta in una/due lingue. La letteratura viene caratterizzata tramite un canone di autori; non può essere fatta da un autore solo, ma deve essere fatta da una serie di autori. Una letteratura viene classificata attraverso i generi e attraverso essi c’è la combinazione di varie tematiche, di vari stili. Il post esotismo non è un genere, né una corrente letteraria e nemmeno un tema ma è una letteratura, ha degli autori e dei generi. I generi sono svariati. La letteratura post esotica è una letteratura dissidente. Questa letteratura si occupa della rivoluzione, ma non come avanguardia bensì come tema. Volodine è stato pubblicato da case editrici minori e poi ha cominciato ad essere pubblicato da Minuit, casa editrice francese nota per pubblicare editori avanguardisti come Beckett. Autori che non necessariamente piacciono al grande pubblico. Nelle sue poesie troviamo sette punti di vista, vicini l’uno all’altro ma comunque differenti. Sette forme che si completano e che messe insieme ne ricostruiscono il quadro completo della vicenda. Questa forma poetica che definisce Shagga; questa forma l’ha utilizzata per la prima volta in un suo romanzo dell’85. In questo periodo stava scrivendo un’antologia di una letteratura immaginaria nella quale metteva autori immaginari, forme letterarie immaginarie. In questa antologia voleva mettere le “ragioni di essere della letteratura in una società totalitaria alla quale si opponeva”. Dopo la dissidenza, fa riferimento alla società totalitaria e fa un passo avanti rispetto al posizionamento di Volodine, non nel suo mondo letterario ma nel sistema letterario che si conosce. Volodine non è un autore di fantascienza perché questa letteratura è rivolta al passato e in particolare al secolo breve (‘900) e all’inizio degli anni 2000. Ci sono differenze tra Volodine e Houellebecq, come anche delle consonanze. La sua antologia era già qualcosa che portava al post esotismo, che è cominciato con la “Biografia comparata di Jorian Murgrave” con l’utilizzo del genere letterario chiamato Shagga e che ha utilizzato per 35 anni. Questa letteratura si configura quindi come una letteratura con tanti autori e molti eteronimi, firmata da Volodine ma anche da altri, che in certi casi diventano i personaggi dei suoi romanzi. “Scrivo post esotismo anarchico e fantastico” Oltre alla Shagga, ci sono le novelle. “I sogni di Mevlido” è un libro in cui ci sono tre protagonisti, così come in “Black Village”. In Black Village ci sono questi tre personaggi con nomi evocativi, che si trovano in oscurità post mortem. Per orientarsi si raccontano delle storie di violenza e queste storie continuano ad interrompersi, ma nonostante ciò i protagonisti proseguono il loro cammino senza sapere che ne sarà di loro. Questo romanzo, attraverso il racconto di storie raccontate per tirare avanti, ricorda le Mille e Una Notte, ma anche le novelle del Boccaccio. I riferimenti ai generi sono riferimenti che hanno degli agganci nel sistema letterario. Un altro genere che si trova nel Terminus Radioso: Romance. All’interno di questi generi ci sono dei sottogeneri. Per esempio, l’interruzione dei racconti in Black Village viene chiamato Interruptas. Si disegna un sistema. La questione della dimensione vivo/morto ha un riferimento importantissimo in Volodine che viene ripreso in un romance, con un titolo teatrale “Bardo or not Bardo?” Il bardo è il libro tibetano dei morti. È un libro pratico; “la morte: istruzioni per l’uso” nel senso che in questo libro si spiega cosa succede dopo la morte dal punto di vista dell’anima fisica. È un libro che va recitato per 49 giorni e spiega che l’anima lascia il corpo

dopo 49 giorni dalla morte e in questi giorni ci sono delle fasi di attaccamento più o meno profondo dal corpo e delle fasi di allontanamento dal corpo. Sono degli stati intermedi che conducono poi al distacco totale dal corpo e all’ingresso a questa dimensione dell’oscurità che fa si che poi ci si possa reincarnare oppure abbandonare per sempre la dimensione materiale. Molti dei personaggi che usa Volodine nei suoi libri, si trovano in questa situazione.

Terminus radioso Utilizza in parte la questione del Bardo. In questo libro, l’intento di Volodine è quello di andare a capire il fallimento dell’Umanesimo nel ventesimo secolo, gli orrori di questo secolo (genocidi), guerre civili e delle rivoluzioni fallite e soprattutto della trasfigurazione della rivoluzione. Tutte quelle rivoluzioni si sono trasformate in altro, al contrario di quello che ci si aspettava; queste rivoluzioni si sono normalizzate. Ed è dall’osservazione del fallimento dell’Umanesimo del ventesimo secolo che si guarda alla possibilità di costruire una società non del futuro, ma una lettura del passato con gli occhi di oggi, attraverso un filtro onirico. Gli scrittori post esotici desiderano parlare di quello che è successo attraverso questo filtro onirico in cui si può essere vivi e si può vivere anche essendo morti. In questi romanzi post esotici abbiamo sempre un personaggio in particolare che per tutta la durata del romanzo cerca nel mezzo di un universo del disastro (campi), cerca di ritrovare sempre quella che chiama l’Anima Sorella, che è un compagno/a che è scomparso/a tempo addietro e che o sono morti o resi inaccessibili da certe circostanze. Il cammino verso questa Anima Sorella è complesso e di sfida, prova che prevede alcune tappe da superare; cammino segnato dal dolore e da avventure strane e nei confronti di questa anima che si cerca, si rimane sempre fedeli. Una delle dominanti di questi libri è la fedeltà in amore o la fedeltà ad una idea. In Terminus Radioso, il personaggio rimane fedele ad una ideologia e ad una morale. È una fedeltà all’idea di rivoluzione che viene chiamata fedeltà proletaria. Questa fedeltà si rifà al mondo comunista. Per trovare la sua Anima Sorella bisogna viaggiare verso la morte. È attraverso la morte che ci si ritrova. I personaggi post esotici muoiono e dopo la morte spesso continuano ad esistere, a viaggiare attraverso sogni ed incubi che sono alimentati dalle visioni del passato o da fantasmi, così come è detto nel Bardo. Oltre al riferimento al Bardo, c’è il riferimento allo sciamano che si ritrova in una certa letteratura russa. Dimensione mitica e benché Volodine avesse dichiarato di essere ateo e marxista, ha una simpatia per la religione buddista e per questa dimensione sovrannaturale della nostra esperienza occidentale comune. Per quanto riguarda la lingua, Volodine è poliglotta, conosce il francese, il russo e il portoghese. Lui considera la lingua come uno strumento per trasmettere immagini, storie. Dice che la lingua francese è stratificata e culturale che ha in sé una eredità culturale. Non vuole far trasparire questa cultura quando scrive, ma vuole creare una lingua “neutra, corretta, perfetta” che non rimandi a nulla se non a sé stessa. Questo stile è di questo stile letterario nuovo che se però poi i testi post esotici vengono tradotti in altre lingue, i traduttori danno una cultura alla lingua che utilizzano. Viene fuori un altro aspetto marxista, dato che a lui interessa solamente che la letteratura post esotica acceda alla internazionalizzazione. C’è uno sprezzo nel sistema letterario e editoriale utilizzando diversi eteronimi. È indicativo del progetto di creare una letteratura. La letteratura va a patti con il suo sistema editoriale. Una letteratura che si vuole tale ha anche un rapporto con il sistema editoriale che è particolare. 1° parte: Kolchoz Kolchoz: piano quinquennale russo che prevedeva il cambiamento del sistema agricolo e non solo e prevedeva delle comuni agricole in cui i contadini lavoravano e davano quello che producevano in parte allo stato e in parte nelle loro tasche. Il kolchoz è un sistema di agricoltura comune. Siamo in epoca sovietica, in terra sovietica. Idea di comunità, di terra desolata e devastata dalla bomba atomica. Elogio del campo di lavoro. Absent: oblio. Nomi di assonanza russa e c’è la morte subito.

La unica nostalgia che si trova nel romanzo è quella del progetto egualitario che era stato annunciato dalla rivoluzione russa. Gli eteronimi di Volodine seguono questo filo, hanno questa nostalgia per questo mondo che non c’è più e che perseguono personaggi. Alcuni di questi sono degli idealisti nel perseguire questo sistema di distruzione che è il mondo. Ideali di abnegazione (sacrificio) nei confronti della comunità. Questo romanzo, in particolare, è nell’edificio narrativo post esotico che ha definito come una piramide e questo romanzo è il vertice. Si avvale anche di altri sottogeneri.

Spazi Lo spazio è anche identificato nei capitoli in cui si avvale il romanzo. Sono quattro spazi: la steppa (desolata, piatta), la taiga siberiana (foresta), kolchoz (utopia agricola). A mano a mano che si va nella steppa, si entra nell’oscurità. Il paesaggio, in realtà, è apocalittico fino ad un certo punto. Se si pensa a questo tipo di paesaggi, si pensa al nulla cosmico, senza niente e dove tutto è morto. Invece queste persone si muovono in una natura che ha preso già il sopravvento dopo che c’è stata la radiazione nucleare. Una pila atomica, che si trova nel kolchoz, viene alimentata da un personaggio buffo che è una ex bolscevica della prima ora, che ha passato tutti i test a cui il partito l’ha sottoposta per fedeltà, e quindi si è data volontaria per andare a fare la bonifica delle zone radioattive. Alimenta questa pila nucleare con dei pochi oggetti della civiltà prima del disastro. La natura vegetale è la prima che si riprende lo spazio che l’è stato tolto. Lo spazio descritto è questo più uno spazio quarto costituito da un tema usato tanto che è il motivo della strada ferrata. Abbiamo un vaio e vieni di convogli che trasportano prigionieri e militari e nell’immaginario collettivo del ‘900, quando si pensa ai campi, si pensa alle deportazioni e in realtà la cosa paradossale è il fatto che questi militari e prigionieri si scambiano i ruoli. “Si scambiano i ruoli”  teatro. Abbiamo pochi personaggi e certe volte fanno dei monologhi o dialoghi, quando i convogli ferroviari si fermano nel nulla ed escono militari e prigionieri e alcuni di loro suonano e cantano; questi canti improvvisati sono delle vere e proprie poesie/monologhi. Dimensione di estinzione dell’umanità e l’idea dedicata alla vita dopo la morte fa si che Volodine non dia una raffigurazione pessimista di questa umanità postmortem, ma ottimista e speranzoso sull’elogio dei campi di lavoro. Nei campi di lavoro sei nella totale nudità, nella totale sparizione di qualsiasi differenza, si diventa un numero. Non c’è differenza in niente, tutti sono uguali e si crea paradossalmente la dimensione ugualitaria che è venuta meno o che forse non si è mai realizzata nell’umanità. I prigionieri e i soldati che si scambiano, i dominati che diventano dominanti e viceversa, in questa dimensione non hanno più dei ruoli e il sogno onirico è quello di raggiungere l’utopia di uguaglianza e dove i principi, valori di fraternità, di cura, di servizio verso l’altro, abnegazione e onestà, possano essere ritrovati in modo assoluto. In qualche modo questa grande metafora che è questo libro, è dedicata all’ottimismo di continuare a perseguire un sogno cioè il ritrovamento di alcuni valori persi. Personaggi Sono pochi e collocati su una specie di scenario teatrale e con pochi scenari. Il kolchoz sostituisce una specie tra oasi e la taiga perché Kronauer, scrittore e personaggio, è un fuggitivo, è un guerriero che aveva combattuto per la vita del regime sovietico numero 2 e che per scappare dalla desolazione del mondo non contaminato, entra in questo mondo contaminato insieme a due compagni di viaggio, una donna e un uomo. La donna che è stata fedele con lui, sta per morire e quindi lui parte alla ricerca di aiuto e vede i convogli; ha paura di essere catturato e si addentra nei boschi e raggiunge il kolchoz, dove incontra i due protagonisti: il presidente del kolchoz e la ex moglie che ritrova l’ex marito dopo 60/80 anni dopo, dato che queste persone sono immortali. Troviamo il presidente, che è uno dei principali personaggi. Questa oasi è costituita da una famiglia bizzarra: marito, moglie e le tre figlie, con le quali il presidente ha un rapporto troppo intimo. Volodine spiega alcune intertestualità: spiega che le tre figlie possono riferirsi alla pièce teatrale intitolata “Le tre sorelle” di Cechov. Poi il personaggio Soloviei (presidente del kolchoz) potrebbe essere un padre che

si potrebbe trovare nelle pagine di Tolstoj; c’è un riferimento ad un mito epico russo tradizionale ed è il mito dell’”usignolo brigante”. L’usignolo mette delle trappole nel bosco e queste trappole servono per prendere gli usignoli per mangiarseli, ma quando si avvicinano le persone, lui emette un fischio orribile tanto da uccidere le persone. Nel romanzo, Soloviei al posto di fischiare racconta delle poesie. Riferimento all’epica per parlare di poesia e così come le persone che sentivano questo fischio dell’usignolo venivano storditi, le poesie di Soloviei stordiscono chi le sente. Poesie che sono bizzarre, poemi in prosa strani che hanno lo scopo di impietrire chi le ascolta come se si trovassero di fronte a qualcosa di ignoto. Ma Soloviei così come Solovej anche lui nidifica nel fuoco prodotto con la pila nucleare. Con questo cattura i ricordi di chi ascolta, entrare nei sogni di chi ascolta al punto che li rende una specie di fantocci che possono essere manipolati da lui e che diventano suoi servitori. Questo presidente è un mago, un essere potentissimo e non smette di stupire. È capace di inventare gli esseri viventi. Intorno a lui inventa esseri o morti viventi, tira le fila delle loro azioni. Inventa l’universo dei personaggi o quello dei soldati e nella restituzione di questo universo dopo la fine del mondo; è un universo di distruzione e viene restituito con ironia in cui questa ironia non è quella del potente (ride del debole), ma è l’ironia dei campi, l’ironia delle vittime. Ironia del sotto uomo, di chi sa che ha perso tutto e può ridere di tutto. La moglie è una donna che fa tenerezza per essere fedele alla linea, ortodossa nell’interpretazione dell’ideologia sovietica. Dato che ha bonificato così tante zone, potrebbe diventare una specie di eroina per il popolo, modello ed è per questo che viene ostracizzata, messa da parte, isolata in questo kolchoz. Il kolchoz si chiama “Terminus Radioso”. Questi personaggi sono radicali, ortodossi. Dimensione teatrale ma si trova anche una innovazione nell’ultimo capitolo del libro chiamato “Taiga” è fatto di narra (abbreviazione di narrazioni). Sono capitoli brevissimi rispetto agli altri e sono delle narrazioni che lui chiama istantanee. Istantanee romanzesche, immagini che colpiscono, forti; situazioni brutali, che scuotono, frammentate e frammentarie come in un sogno. Possono costituire degli aneddoti che possono diventare nuclei di altre narrazioni, di altri romanzi. C’è una concatenazione di racconti e di temi e di motivi che si rimandano di romanco in romanco. Queste narra sono paradossali per il loro posizionamento all’interno del romanzo perché abbiamo un processo di diminuendo dato che a mano a mano che si va verso la fine del percorso e verso l’oscurità e si arriva alla fine del post mortem. Diventano istantanee proprio quando i personaggi attraversano la taiga, la foresta, il buio e procedono con una estrema lentezza. In questo lentissimo si trova un fortissimo perché queste immagini sono sempre più forti come dei flash. Romanzo complesso. 22.10.2019 Alcuni autori che vengono considerati sia esotici che colonialisti. Segalen è il primo che confronta esotico ed esotismo. È un autore francese che è difficilmente classificabile perché non ha scritto romanzi, piuttosto saggi. E in uno di questi ha introdotto il concetto di exote = che è colui che deve farsi estraneo alla sua stessa cultura. Gesto, postura di fronte all’alterità. Se l’esotico riflette sull’altrove, l’exote riflette sull’altro, all’identità. Il successo dell’esotismo in letteratura è dettato dal periodo (fine ‘800 – inizio ‘900), tuttavia si trova l’esotismo anche in romanzi dei giorni nostri come in Houellebecq che identifica alcuni elementi della società di massa, come elementi di ricerca dell’esotico. Turismo come esotismo. Volodine non vuole mettere nel suo romanzo né exote né exotismo; non parlare di un altrove reale né di un altro reale, ma di parlare di uno spazio che è altrove ed altro e di personaggi che sono altri in una maniera diversa al sistema letterario che si conosce. Realismo nel sistema letterario. La dimensione di cui lui parla è una dimensione onirica e post apocalittica e i personaggi di cui parla è un “altro” che si definisce del dopo morte. La vita è riformulata attraverso riti sciamanici.

Esotismo = Altrove ed alterità. Fantastique= letteratura in cui si resta in esitazione su qualcosa di reale o di immaginario. Merveilleux/Fantasy= dimensione in cui tutto funziona secondo le sue leggi non verosimili al conosciuto. Ha a che fare con delle dimensioni spazio/temporali che funzionano per i fatti loro. Questa dimensione doppia (spazio/temporale) ha degli intercalari ci danno una dimensione della narrazione che da una parte è altrove e dall’altra unisce l’exote in maniera nuova. “Post” viene contato come qualcosa che viene superato. I due generi che fanno riferimento alle due dimensioni, nella letteratura che conosciamo, sono la fantascienza e il genere della merveilleux. Volodine vuole creare un nuovo genere. Esotismo che diventa tema, lo si trova nell’epoca coloniale quando si deve parlare di spazi altri che vengono anche inventati. Poco dopo Segalen si interessa all’alterità da un punto di vista non spaziale, ma dell’identità; inventa la parola “exote” con l’attenzione all’altro diversa. Doppio registro della lontananza nel tempo e nello spazio. Prende le distanze dall’exote dato che i suoi personaggi hanno una dimensione impalpabile, onirica. I personaggi di Volodine non sono descritti. “Post” come ulteriore sviluppo dell’esotismo. Un’oltre. E questa dimensione dell’altrove si trova in certi riferimenti e a tutti i racconti che vengono proposti come sogni/incubi del presidente del kolchoz. Amok= si rifà ad un evento psichiatrico tipo raptus omicida. Su quattro capitoli che si hanno, tre non sono francesi (kolchoz, taiga e amok). La lingua che è il terzo elemento vuole giocare su questa dimensione. Volodine si situa in una ottica cosmopolita internazionalista. Messaggio che vuole far mandare è di istruzione, di fine. La sua visione di disillusione rispetto alle ideologie bolscevica, sia un segno di una generazione che si è arresa all’idea del capitalismo. Idee di disillusione. Attenzione nelle fasi delle piante, suoni mette l’accento su qualcosa che rinasce non umano. La vegetazione è pacifica. Apprendimento dei nomi dei vegetali è come una rialfabetizzazione dell’umano in un senso non aggressivo, non animale.

Parte Kolchoz 1°capitolo: È più poetico e ha un certo ritmo. Il registro linguistico è più alto. I protagonisti sono pochi, il primo citato è Kronauer che è uno degli eteronimi di Volodine, e altri due che sono Soloviei e la moglie. Spesso si ha a che fare con delle triadi. Viene citata la capitale di questa “democrazia, dittatura”. Questo luogo viene citato in un libro di un’autrice russa che Volodine avrebbe tradotto. Orbisa era la capitale di questo luogo da cui questi tre sono fuggiti per l’invasione da parte di queste orde di uomini capitaliste ed aggressive. Si sono inoltrati in una zona vietata alla presenza umana perché è una zona contaminata. Il riferimento a Chernobyl è presente. La prima indicazione che viene data della protagonista femminile è che è moribonda e questa è la situazione che si affronta per tutto il romanzo, ...


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