TESI-FEMMINISMO AFRICANO PDF

Title TESI-FEMMINISMO AFRICANO
Author anna giacomini
Course Lingue e culture per il turismo e il commercio internazionale
Institution Università degli Studi di Verona
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Summary

tesi di laurea triennale in Lingue e Turismo sulla storia del femminismo in Africa ...


Description

UNIVERSITA' DEGLI STUDI DI VERONA

Corso di Laurea in Lingue per il Turismo e il Commercio Internazionale

Elaborato Finale

Gli albori della letteratura femminista africana attraverso l'opera di Awa Thiam, La Parole aux négresses

Relatrice

Candidata

Ch.ma Prof.ssa

Giulia Giacomini

Laura Colombo

VR373267

Anno Accademico 2014-2015

A Grazia ed Enrico

INDICE Introduzione........................................................................................................................1 1 Storia del femminismo francese.....................................................................................5 1.1 La Rivoluzione Francese: impegno politico e aspettative deluse...................5 1.2 Napoleone e la codificazione dell'inferiorità femminile................................9 1.3 Dal Romantisme al Suffragisme....................................................................10 1.4 Le Guerre mondiali e il diritto di voto..........................................................13 1.5 Simone de Beauvoir e Le Deuxième Sexe.....................................................14 1.6 La seconda ondata.........................................................................................16 1.7 Il femminismo nero.......................................................................................16 2 Letteratura femminile nei paesi Africani di lingua francese.....................................19 2.1 Ostacoli allo sviluppo di una letteratura femminile in Africa........................19 2.2 Autobiografie e corrispondenze: la letteratura di genere africana prima degli anni '70............................................................................................................21 2.3 1975: anno internazionale dedicato alla donna...............................................23 2.4 Mariama Bâ e il romanzo epistolare in Une si Longue Lettre: poligamia e solidarietà femminile.......................................................................................23 2.5 Aoua Keita e l'autobiografia: La Vie d’Aoua Kéïta racontée par elle-même, cronaca della vita di una donna politica africana.............................................25 2.6 Non solo narrativa: le altre forme letterarie utilizzate.....................................26

3 Awa Thiam, La Parole aux négresses..........................................................................29 3.1 Il genere, le tematiche e la struttura...............................................................31 3.2 Clitoridectomia e infibulazione….................................................................32 3.3 Poligamia.......................................................................................................36 3.4 Iniziazione sessuale.......................................................................................38 3.5 Il « blanchiment de la peau ».........................................................................39 3.6 Ultime considerazioni..................................................................................42 4 Interviste........................................................................................................................45 4.1 Hadya, 28 anni..............................................................................................46 4.2 Nabilah, 33 anni...........................................................................................46 4.3 Fatima, 26 anni.............................................................................................47 Conclusione.......................................................................................................................49 Bibliografia.......................................................................................................................51

INTRODUZIONE Troppo spesso, soprattutto negli ultimi tempi, si tende a vedere il femminismo come qualcosa di estraneo alla realtà africana. I media ci restituiscono un'immagine delle donne africane come di sottomesse figlie, mogli e madri che non metterebbero mai in discussione la parola del padre o del marito e che vivono una vita di prevaricazioni e violenze. Le persone che al solo sentire nominare la parola ‘femminista’ sentono l’impellente bisogno di distanziarsene asserendo che sarebbe piuttosto auspicabile l'uguaglianza tra i generi (e cosa sarebbe il femminismo se non questo) sono le stesse che accusano l’emancipazione femminile di essere causa della progressiva devirilizzazione dell'uomo moderno; hanno il coraggio di ergersi a paladini del movimento di liberazione delle donne se si parla dei diritti di quelle africane ignorando poi di essere profondamente sessisti con “le loro” che reputano troppo emancipate, troppo libere, troppo poco femmini li. La sindrome del colonialista che distribuisce lezioni di civiltà li contagia, e sentono, come fosse la vocazione della loro vita, il dovere di affermare come la condizione di queste poverette sia insostenibile, come i loro Stati non lavorino per costruire una legislazione che garantisca la parità e soprattutto si interrogano sul motivo per cui queste donne, che per numero probabilmente superano gli uomini, non si ribellino al loro destino e non si costituiscano in movimenti, gruppi organizzati per lottare per quello che “le nostre” hanno conquistato da tempo. Non volendo nella maniera più assoluta dare credito a questi tipi di atteggiamento, che oltretutto quasi sempre nulla hanno a che vedere con una reale preoccupazione per la sorte delle donne nel mondo, ma constatando che le informazioni che ci pervengono attraverso la televisione e altri media sembrerebbero dar loro ragione circa lo stato di apatia e rassegnazione delle donne africane, sono convinta sia necessaria una precisazione: le femministe africane esistono. Esistevano all'inizio del ventesimo secolo, quando anche le donne europee e americane iniziavano ad alzare la testa per rivendicare i primi diritti fondamentali, ed esistono oggi. Adelaide Casely-Hayford, Huda Sharaawi, Wambui Otieno, Funmilayo Anikulapo-Kuti, solo per citarne alcune ma ancora Mariama Ba, Aoua Keita, Aminata Maiga Ka se vogliamo estendere la cerchia alle femministe che hanno scelto di portare avanti la loro lotta attraverso la letteratura. Awa Thiam che rappresenta il fulcro della mia ricerca, non è quindi l'eccezione che conferma la regola ma piuttosto una tra le tante donne africane che hanno fatto della causa femminista la loro vita. Il suo primo lavoro letterario, La Parole aux négresses, pubblicato nel 1975, è una miniera di informazioni e sicuramente una vera e propria pietra miliare nella scrittura di genere africana. Per prima ha il coraggio di affrontare il tema delle mutilazioni genitali femminili, argomento 1

che era ancora considerato un tabù e che le vale le antipatie di una parte dell'opinione pubblica e degli intellettuali africani che la accusano di essersi occidentalizzata, di inseguire i sogni delle donne europee e americane dimenticando le sue origini e le tradizioni alla base del suo paese. La Thiam non ha dimenticato la sua terra né le sue origini ma non vuole sottostare alle leggi che gli uomini hanno stabilito e che ora pretendono di far passare per verità assolute e incontestabili semplicemente perché millenarie. La sua opera è analizzata nell'ultimo capitolo del mio lavoro pur essendo l'argomento principale, perché alcune precisazioni erano d'obbligo prima di procedere con La Parole aux Négresses. Anzitutto si è resa necessaria una premessa riguardante le tappe più importanti del femminismo francese. La Francia, in quanto paese colonizzatore anche di stati africani, ha inevitabilmente influito anche sulle vite delle donne dei paesi colonizzati. Nella storia di tutti i movimenti, e quello femminista non è un’eccezione, ci sono legami che collegano paesi anche distanti tra loro: sia prendendo spunti di riflessione, sia modificando alcuni tratti adattandoli alla situazione, ma Francia e Africa non sono certo due territori a caso. Una panoramica di quello che è stato il movimento femminista francese quindi potrebbe aiutarci ad interpretare gli sviluppi della letteratura femminile africana che verrà discussa nel secondo capitolo, soprattutto perché molte delle opere citate che hanno successo anche fuori dai confini africani, compresa La Parole aux Négresses, vengono pubblicate in concomitanza con gli eventi del movimento femminista della seconda ondata. Nel primo capitolo quindi vedremo come il dibattito sull'eguaglianza in Francia si sia palesato fin dal XVI secolo, come la Rivoluzione abbia apportato grandi spunti di riflessione e come grazie alle idee illuministe la causa femminista guadagnò i favori di una larga parte di popolazione, pur tardando a conseguire vere e proprie conquiste sociali. Purtroppo arrivò il Codice Napoleonico a cancellare ogni seppur minima conquista fatta: la donna era ben lontana dall'avere gli stessi diritti dell'uomo ed era vista dalla legge come una creatura necessariamente virtuosa ma incapace di badare a se stessa, bisognosa della protezione e della tutela prima del padre e poi del marito che ne decideva ogni aspetto della vita. Infine vedremo alcune tra le più influenti teoriche del XX secolo con particolare attenzione alle idee e teorie di Simone de Beauvoir e ci soffermeremo sugli eventi degli anni '70 che in una certa misura influenzarono anche quelli africani. Il secondo capitolo è dedicato alla scrittura femminile e femminista africana; vedremo come in Africa per una serie di motivazioni sociali, culturali e politiche si comincerà a parlare di donne scrittrici solo dopo gli anni '70. In primis un basso tasso di alfabetizzazione dovuto principalmente all'inaccessibilità all'istruzione da parte di enormi fette di popolazione hanno impedito a molti di immaginare una carriera letteraria. Inoltre l'idea diffusa che le donne non dovessero essere istruite ha impedito anche a quelle che 2

forse ne avrebbero avuto la possibilità, di frequentare le lezioni, imparare il francese, formarsi una coscienza critica che, è evidente, non è solo il frutto della nostra indole ma va necessariamente seminata e coltivata con costanza. Il colonialismo poi, che alcuni (tra cui sicuramente i soggetti descritti poc'anzi) si ostinano a ricordare come giustificabile, e che secondo la logica che li guida avrebbe dovuto portare la cultura in un paese che non l'aveva mai conosciuta, ha invece prodotto incalcolabili danni anche alle donne africane. Poco interessanti per i governi stranieri, sono state dimenticate e probabilmente in alcuni casi cancellate volutamente dalla storia, relegate al ruolo che si pensava fosse loro più consono, forse l'unico possibile: quello di fattrici e domestiche. Del resto non che i governi europei avessero opinioni diverse circa le loro donne, che proprio in quegli anni stavano portando avanti importanti battaglie. Nonostante questo la svolta arriva negli anni '70 grazie anche all'anno internazionale della donna proclamato dall'ONU: nella seconda parte del primo capitolo vedremo come questo evento permise ad autrici che oggi sono conosciute e tradotte in numerosi paesi di farsi conoscere anche nel panorama mondiale, fuori dai confini dei loro stati. Il terzo capitolo è interamente dedicato ad Awa Thiam: la sua vita, i suoi scritti, la battaglia per i diritti delle donne africane, la lotta al colonialismo e soprattutto l'analisi de La Parole aux Négresses: ho scelto di dividere la lettura dell'opera in base agli argomenti trattati in modo da poter sviluppare meglio ogni problematica. Il terzo capitolo è quindi diviso in paragrafi che prendono il nome dagli argomenti trattati nella seconda metà testo della Thiam: Clitoridectomie et Infibulation, Polygamie, Initiation sexuelle, e blanchiment de la peau. La parte finale verterà sulle conclusioni della stessa scrittrice e sulle ipotesi da lei proposte per il miglioramento della situazione delle donne africane. Dalle interviste contenute in La Parole aux Négresses ho preso l'idea di realizzare anche io delle piccole interviste a donne africane proponendo loro gli stessi temi che la Thiam aveva suggerito. Sicuramente queste interviste mi sono state di grande aiuto per placare alcuni dubbi che mi avevano inizialmente frenato: temevo che la mia posizione di donna occidentale, di donna bianca che parla dei problemi delle donne africane, agli occhi di chi ha vissuto e vive sulla propria pelle i problemi derivanti dall'appartenere ad una cultura diversa da quella occidentale in un mondo fatto a misura degli uomini occidentali, potesse palesarsi come una sorta di appropriazione culturale, di identificazione con qualcosa con cui necessariamente non posso identificarmi. Le brevi interviste che propongo nel quarto ed ultimo capitolo sembrano smentire, almeno agli occhi delle intervistate, queste mie perplessità oltre a dare un'interessante panoramica di quello che le donne africane pensano circa i problemi delle loro connazionali, il femminismo e il lavoro di Awa Thiam. 3

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CAPITOLO 1

STORIA DEL FEMMINISMO FRANCESE Anche se un vero e proprio movimento femminile di rivendicazione dei diritti può essere associato solo a tempi relativamente moderni, la storia del dibattito femminista è vecchia quanto il mondo, o per meglio dire, quanto la storia dell'oppressione che la società degli uomini ha imposto a discapito delle donne. Episodi di rivolte, anche se raramente ricordate e sicuramente poco fruttuose sono riconducibili a tempi molto remoti. Seppur per brevi periodi la donna abbia goduto di trattamenti relativamente benevoli (conosce grande considerazione, ad esempio, nel primo periodo della civiltà Egizia, Assira e Babilonese) e le controversie circa la sua posizione e i suoi diritti inizino insieme alle prime civiltà,

è

inevitabile non notare come fino alla Rivoluzione Francese non si siano registrati significativi passi in avanti nel riconoscimento del suo ruolo sociale e nel relativo adeguamento legislativo, risultati che comunque dovranno aspettare ancora molti anni prima di essere definitivi.

1.1 La Rivoluzione Francese: impegno politico e aspettative deluse La Francia in effetti, è stata piuttosto precoce rispetto a molti altri stati europei (soprattutto rispetto all'Italia) e a partire dal 1789 la semplice discussione muta in vera e propria azione. Certamente va ricordato che parlare di partecipazione femminile alla Rivoluzione non equivale necessariamente al parlare di azione femminista: sicuramente molte donne hanno preso parte a questo importante periodo di cambiamenti, ma non tutte si identificavano anche con le idee delle femministe, al contrario in alcuni casi si schieravano apertamente contro queste1. Ad ogni modo il momento storico particolarmente favorevole alla libertà e alla veicolazione di nuove idee fa si che una parte abbastanza consistente della popolazione femminile (insieme a qualche appartenente a quella maschile) alzi la testa e inizi a lottare per la propria causa. La libertà di stampa di cui si godeva in quel particolare periodo consente la diffusione di giornali e brochures femministi attraverso le quali le donne francesi fanno conoscere le loro motivazioni e le loro rivendicazioni che riguardano ogni aspetto della vita, da quello economico e politico a quello della vita privata e familiare 2 . 1

La vita

Cfr. Louis DEVANCE, «Le féminisme pendant la Révolution française», in Annales historiques de la Révolution française, 229, 1977, pp. 341-376 : 341. 2 Cfr. Maïté ALBISTUR, Daniel ARMOGATHE, Histoire du féminisme en France du Moyen Age à nos jours, Paris,

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matrimoniale interessa molte pagine di queste riviste e il divorzio viene presentato come benefico sia per gli uomini che per le donne: mentre i primi avrebbero dovuto riscoprire un rinato interesse nei confronti della propria moglie che a quel punto non era più un'imposizione ma una libera scelta, le seconde avrebbero avuto una tutela legislativa dai tradimenti e dalle angherie dei consorti3. Nel gennaio del 1789 viene pubblicata la Pétition des femmes du Tiers État au roi con la quale alcune donne denunciano essenzialmente la mancanza di un'educazione scolastica adeguata che permetta loro di poter sperare in una vita diversa e auspicano un accesso riservato alle sole donne a tutti quei mestieri che sono tradizionalmente associabili all'universo femminile. Les femmes du Tiers État naissent presque toutes sans fortune; leur éducation est très négligée ou très vicieuse; elle consiste à les envoyer à l'école, chez un Maître qui, lui-même, ne sait pas le premier mot de la langue qu'il enseigne ; elles continuent d'y aller jusqu'à ce qu'elles sachent lire l'Office de la Messe en français, et les Vêpres en latin. […] nous demandons que les hommes ne puissent, sous aucun prétexte, exercer les métiers qui sont l'apanage des femmes, soit couturière, brodeuse, marchande de modes, etc., etc.; que l'on nous laisse au moins l'aiguille et le fuseau4

In cambio promettono di non rivendicare mai «ni le compas ni l'équerre 5 », ma chiedono la libertà di disporre dei propri beni senza dover rendere conto al proprio marito delle relative decisioni. Più audaci appaiono le autrici di una Requête de dames à l'assemblée nationale, apparsa solo sei mesi più tardi: il tono è decisamente più aggressivo, quello che nel documento precedente veniva chiesto con reverenza, quasi per favore, ora è giustamente preteso. Le donne non ci stanno più ad essere escluse dall'Assemblea; dal momento in cui la legge impone loro gli stessi doveri degli uomini, vogliono anche gli stessi diritti6. L'accusa principale che muovono all'Assemblea è quella di definirsi innovativa senza esserlo realmente, di pretendere di aver distrutto gli antichi pregiudizi senza in effetti aver fatto nulla per l'ingiustizia per eccellenza, la più antica, che pone in una posizione di inferiorità la metà della popolazione 7 . Dello stesso avviso è Olympe de Gouges, scrittrice che si era già fatta conoscere dai suoi contemporanei per la pubblicazione di numerosi testi rivoluzionari, tra cui nel 1788 Réflexions sur les hommes nègres con il quale si schiera contro la schiavitù. Nel

des femmes, 1977, pp. 224-225. Ibid., p. 225. 4 Pétition des femmes du Tiers État au roi, 1 Gennaio 1789, pp. 4-6, http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k426525/f4.item. 5 Ibid., p. 6. 6 Cfr. Maïté ALBISTUR, Daniel ARMOGATHE, op. cit., p. 226. 7 Requête de dames à l'assemblée nationale, pp. 1-2, 3

http://gallica.bnf.fr/ark:/12148/bpt6k426587/f3.image.

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1791 la de Gouges presenta all'Assemblea la Déclaration des droits de la femme et de la citoyenne: la necessità di un nuovo testo, dopo che due anni prima era stata redatta la Déclaration des droits de l'homme et du citoyen, esplicita, se ciò fosse necessario, che le donne, che insieme agli uomini si stavano battendo per una Francia nuova e più giusta erano state arbitrariamente escluse dai benefici che quelle lotte avrebbero portato. Utilizzando l'imitazione, la tecnica prediletta dei pamphlets politici, Olympe de Gouges ricalca il documento precedente da cui prende la struttura (preambolo seguito da 17 articoli ai quali lei aggiunge una conclusione rivolta alle stesse donne) sostituendo ogni volta sia necessario la parola hommes con il più inclusivo binomio hommes et femmes. Il preambolo esplicita immediatamente quale sia la sua pretesa « Les mères, les filles, les soeurs, représentantes de la Nation, demandent à être constituées en Assemblée nationale.8». Prima di presentare i suoi 17 articoli modificati, procede dichiarando la superiorità della donna in quanto dotata di più bellezza e coraggio rispetto all'uomo e in quanto custode del segreto della procreazione. Il tema dei diritti dei figli è una delle tante innovazioni che il documento spera di apportare: in particolare il diritto dei figli non riconosciuti, dei figli illegittimi, argomento che la riguarda in prima persona dal momento che si suppone anche lei lo fosse, non essendo stata riconosciuta da parte di suo padre 9, viene dibattuto all'interno della Dichiarazione. Olympe de Gouges auspi...


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