Tripartizione dell\'anima PDF

Title Tripartizione dell\'anima
Author Alessandro Sette
Course Storia dell'etica
Institution Università degli Studi Roma Tre
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Summary

appunti su platone e la tripartizione dell'anima...


Description

Matricola 0621807

La tripartizione dell'anima nella Repubblica di Platone: l' ἐπιθυμητικόν Nel libro IV della Repubblica, dialogo sulla giustizia, in cui trova inoltre esplicitazione la teoria della conoscenza, Platone, dopo aver delineato la struttura tripartita della città ideale e individuato la realizzazione della giustizia nella οἰ κειοπραγία, si appresta, sulla base di un presunto isomorfismo tra città e anima, ad illustrare la tripartizione dell'anima. Compiendo una vera e propria svolta rispetto all'opposizione anima-corpo vigente nel Fedone sulla base della quale la corporeità viene declassata a fonte di desideri e passioni degradanti e immorali in contrapposizione alla natura immortale e incontaminata dell'anima, Platone teorizza nella Repubblica una scissione interna all'anima stessa in parti o, come più propriamente afferma Vegetti, «centri motivazionali»1. Le istanze in cui l'anima è divisa risultano essere tre, omologamente alle parti della città: il λογιστικόν, la parte razionale, censoria e calcolante cui spetta il controllo della condotta, lo θυμοειδές, lo spirito collerico che deve farsi alleato della ragione, e l'ἐ πιθυμητικόν, la parte desiderante sottoposta al governo delle altre due. Il conio platonico ἐπιθυμητικόν2, legato alla sfera semantica del verbo ἐπιθυμέω «desiderare, bramare» e del sostantivo ἐπιθυμία3 «desiderio», indica l'ambito dei desideri puri e individuali che caratterizzano la dimensione della corporeità (cibo, sesso, ricchezza...), in totale contrasto con la sfera razionale del λογιστικοὸν, come si può leggere in 439 d: οὐ δηὸ ἀ λόγως, ἦν δ᾽ ἐ γώ, ἀ ξιώσομεν αὐ ταὸ διττά τε καιὸ ἕ τερα ἀλλήλων εἶναι, τοὸ μεὸν ᾧ λογίζεται λογιστικοὸν προσαγορεύοντες τ ῆς ψυχ ῆς, τοὸ δεὸ ᾧ ἐρ ᾷ τε και ὸ πειν ῇ και ὸ διψῇ και ὸ περι ὸ ταὸ ς ἄ λλας ἐ πιθυμίας ἐ πτόηται ἀλόγιστόν τε και ὸ ἐπιθυμητικόν, πληρώσεών τινων και ὸ ἡδον ῶν ἑταῖρον.4

1

Vegetti 2002, 61 Il lemma ἐπιθυμητικόν compare all'interno della Repubblica dodici volte: 439 d8, 439 e5, 440 e3, 440 e10, 441 a6, 442 a5, 475 b3, 550 b2, 553 c5, 571 e1, 580 e2, 606 d2. La ricerca è stata effettuata sul database TLG su Cd-rom versione "E", tramite il programma di lettura Diogenes 3.1.6. 3 Cfr. Solinas 2005, 471: « l' ἐπιθυμία platonica è un moto psichico volto a riempire, soddisfare, generare piacere, una mancanza di origine somatica come di matrice intellettuale; essa viene così a convergere con l'ampio spettro semantico dischiuso dal termine "desiderio"». 4 Tutti i passi in greco consultati sono tratti dal database Greek and Roman Materials della Perseus Digital Library (consultato in data 02/02/15), la cui edizione di riferimento è Burnet, Oxford University Press, 1903. 2

«Non senza ragione allora» dissi io «riconosceremo che si tratta di due cose diverse fra loro, chiamando quella con cui l'anima ragiona la sua parte razionale, quella con cui ama, prova fame e sete e si eccita per gli altri desideri, irrazionale e desiderante, compagna di gonfiezza e piaceri»5 Un'ulteriore caratterizzazione di questa istanza desiderante, si legge in 580 d8 sgg: τοὸ μέν, φαμέν, ἦν ᾧ μανθάνει ἄνθρωπος, τοὸ δεὸ ᾧ θυμοῦ ται, τοὸ δεὸ τρίτον διαὸ πολυειδίαν ἑνι ὸ οὐκ ἔσχομεν ὀνόματι προσειπεῖν ἰδίῳ αὐτοῦ, ἀλλαὸ ὃ μέγιστον και ὸ ἰσχυρότατον ε ἶχεν ἐν α ὑτ ῷ, τούτ ῳ ἐπωνομάσαμεν: ἐπιθυμητικοὸν γαὸρ α ὐτοὸ κεκλήκαμεν διαὸ σφοδρότητα τ ῶν τε περι ὸ τηὸν ἐδωδηὸν ἐπιθυμιῶν και ὸ πόσιν και ὸ ἀφροδίσια καιὸ ὅ σα ἄλλα τούτοις ἀκόλουθα, και ὸ φιλοχρήματον δή, ὅτι διαὸ χρημάτων μάλιστα ἀποτελοῦνται αἱ τοιαῦται ἐπιθυμίαι. «Una parte, diciamo, è quella con l'uomo apprende, l'altra quella con cui si adira, mentre quanto alla terza, per la molteplicità dei suoi aspetti, non eravamo in grado di designarla con un unico nome che fosse suo proprio, ma le abbiamo dato il nome del suo elemento maggiore e più forte: l'abbiamo infatti chiamata "desiderante" per il vigore dei suoi desideri relativi al cibo, al sesso, e a tutto quanto tiene loro dietro, e poi anche "avidità di ricchezza", perché i desideri di questo genere vengono soddisfatti soprattutto grazie al denaro» Si tratta dunque di una parte irrazionale, pulsionale e concupiscente, sganciata da ogni controllo proprio, e dalla natura polimorfa in quanto include tre tipi di desideri6: quelli necessari, utili e salutari (sete, fame, sesso riproduttivo); quelli non necessari, che non apportano giovamento (558 d8 -559 c7); quelli paranomoi, selvaggi, perversi e non indispensabili (571 a sgg). Questa tendenza psichica, nella visione platonica, deve essere sottoposta alla repressione da parte della ragione, la quale, in vista di questa censura, necessita del contributo di un'ulteriore istanza, individuata da Platone nello θυμοειδές. Quest'ultimo centro motivazionale, legato all'ambito dell'affermazione personale tipica dell'eroe omerico, fa anch'esso parte della sfera irrazionale e tuttavia si distingue dalla dimensione epithymetica per la dimensione sociale dei suoi desideri, come giunge ad osservare Socrate in 440 e: ὅτι τοὐναντίον ἢ ἀρτίως ἡμῖν φαίνεται περι ὸ τοῦ θυμοειδοῦς. τότε μεὸν γαὸρ ἐπιθυμητικόν τι αὐ τοὸ ᾠόμεθα εἶναι, νῦν δεὸ πολλοῦ δεῖν φαμεν, ἀλλαὸ πολυὸ μᾶλλον α ὐτοὸ ἐν τῇ τῆς ψυχῆς στάσει τίθεσθαι ταὸ ὅπλα προὸς τοὸ λογιστικόν. 5 6

Tutte le traduzioni della Repubblica sono tratte da Vegetti 2007. Solinas 2005, 472

«Che a proposito dello spirito collerico ci risulta adesso il contrario di poco fa. Allora pensavamo che esso fosse incluso nella parte desiderante, mentre ora, ben lungi da questo, sosteniamo piuttosto che nel conflitto dell'anima esso prende le armi in sostegno della ragione» La parte timica si configura come un apporto energetico di cui la ragione si serve per reprimere la dimensione pulsionale dell'ἐ πιθυμητικόν, un alleato di cui sfruttare le qualità positive senza comunque lasciare che prenda il sopravvento o si sottoponga alla sfera desiderante: καιὸ τούτω δηὸ οὕτω τραφέντε και ὸ ὡ ς ἀληθῶς ταὸ αὑ τῶ ν μαθόντε και ὸ παιδευθέντε προστήσεσθον τοῦ ἐπιθυμητικοῦ—ὃ δηὸ πλεῖστον τῆς ψυχῆς ἐν ἑκάστῳ ἐστι ὸ και ὸ χρημάτων φύσει ἀ πληστότατον—ὃ τηρήσετον μηὸ τῷ πίμπλασθαι τῶν περι ὸ τοὸ σῶμα καλουμένων ἡ δονῶ ν πολυὸ καιὸ ἰ σχυροὸν γενόμενον οὐ κ αὖ ταὸ αὑ τοῦ πράττῃ , ἀλλαὸ καταδουλώσασθαι και ὸ ἄρχειν ἐπιχειρήσῃ ὧν οὐ προσῆκον αὐτῷ γένει, και ὸ σύμπαντα τοὸν βίον πάντων ἀνατρέψῃ7 «E queste due parti ( sc. λογιστικόν e θυμοειδές), così allevate e veramente educate in modo da apprendere ciò che è loro proprio, prenderanno il controllo di quella desiderante -che è la più grande nell'anima di ciascuno e per sua natura la più insaziabile di ricchezze-: essa va sorvegliata per evitare che, diventata grande e forte gonfiandosi dei cosiddetti piaceri connessi al corpo, cessi di svolgere il proprio compito e tenti di ridurre in servitù e sotto il suo potere le altre parti, ciò che non le si addice per la sua origine, sovvertendo così l'intero modo di vita di ognuno.» La giustizia individuale sarà il risultato della gerarchizzazione delle componenti dell'anima, che prevede il comando affidato alla parte razionale e alla sua alleata timica, e la subalternità della sfera dei desideri: tale armonizzazione dei ruoli è il presupposto di un'anima giusta, sana e quindi felice. La predominanza della sfera desiderante al contrario sarà peculiare di anime e uomini degenerati quali l'uomo oligarchico, dominato da desideri necessari, propenso solo a soddisfare il suo desiderio di ricchezza8, l'uomo democratico, sottoposto alla supremazia dei molteplici desideri non necessari, e l'uomo tirannico, ossessionato dai desideri paranomoi. La scissione dell'io teorizzata nel corso del IV libro permette di legittimare la tripartizione del corpo sociale, precedentemente delineata, e la sua gerarchia: il governo della città giusta sarà la prerogativa di quegli individui nella cui anima predomina il principio razionale che permette di disciplinare le condotte e indirizzarle al bene; la difesa della città sarà affidata agli uomini in cui prevale lo spirito collerico, sottoposto però al controllo razionale; infine spetteranno a coloro che 7 8

Resp. 442 a4-b3 Resp. 553 c sgg.

sono guidati dal desiderio le attività produttive. La prevalenza della sfera desiderante invece comporterà l'instaurazione nella città di forme di governo degenerate, come l'oligarchia, la democrazia e la tirannide.

Bibliografia Solinas, M. (2005), "Desideri: fenomenologia degenerativa e strategie di controllo", in M. Vegetti (ed.), Platone. La Repubblica, traduzione e commento, vol. VI, Napoli, Bibliopolis, p. 471-498 Vegetti, M. (2002), Guida alla lettura della Repubblica di Platone, Roma-Bari, Laterza Vegetti, M. (2007), Platone, Repubblica, Milano, Bur...


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