Appunti - Teoria della letteratura - Grandi Speranze, Charles Dickens PDF

Title Appunti - Teoria della letteratura - Grandi Speranze, Charles Dickens
Course Teoria della letteratura
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Grandi Speranze di Charles Dickens E' la storia di Pirrip Philip, detto Pip, ragazzo orfano tirato su "per mano" dalla prepotente, collerica, rabbiosa e violenta sorella Mrs Gargery. Tirato su "per mano" significava per Pip crescere subendo le violenze della sorella e dello Stuzzichino (il bastone con cui veniva picchiato). Stessa sorte toccava al buon Joe (marito di Mrs Gargery) con il quale Pip aveva un buon rapporto: si intendevano, cercavano di difendersi da Mrs Gargery ed insieme passavano momenti lieti. Durante una passeggiata alla palude Pip incontra un evaso che lo minaccia e lo obbliga a portargli del cibo per rifocillarsi ed una lima per liberarsi dagli anelli alle caviglie che a quei tempi si usavano mettere ai deportati. Così Pip sottrae del cibo preparato per il pranzo di Natale da Mrs Gargery e un lima dalla fucina di Joe e, come stabilito, il giorno dopo li porta all'evaso che lo ringrazia e poi viene catturato. Tutti schernivano, sgridavano, umiliavano Pip e tra questi vi era in particolare zio Pumblechook che non faceva che disprezzarlo e dirgli di dover esser grato a Mrs Gargery che lo aveva tirato "su per mano". Addirittura a Pip era vietato chiamare "zio" il signor Pumblechook. Un giorno Pip viene portato a "giocare" da Miss Havisham, Pip si trova in una casa maestosa, ma molto buia e si trova davanti una donna vecchia e scheletrica in un abito da sposa ingiallito e logoro, una sala da pranzo con i resti del pranzo nuziale e della torta e con ragni, ragnatele, blatte e topi a tener banchetto. Qui Pip conosce Estella, adottata da Miss Havisham. Pip è affascinato da Estella sebbene lei lo tratti con superbia e altezzosità, criticandolo poiché è figlio d'operai, ha delle grosse scarpe e delle brutte mani. Dopo la visita da Miss Havisham e le parole di disprezzo di Estella, Pip inizia a vergognarsi di Joe, della sua ignoranza, della sua rozzezza e della sua semplicità e da quel momento Pip decide di voler studiare per diventare migliore. Pip inizia a far pratica alla fucina di Joe e si vergogna della sua sorte. Un giorno gli viene data la notizia che un benefattore sconosciuto gli lascia i suoi beni dandogli "grandi speranze". Per molto tempo Pip è convinto che Miss Havisham sia la benefattrice e che il suo progetto sia di unire Pip ed Estella. Pip va a vivere a Londra, studia presso Mr Pocket, vive con Herbert, un ragazzo conosciuto anni prima a casa di Miss Havisham e con il quale aveva avuto una zuffa. L'avvocato Jaggers ed il suo aiutante Mr Wemmick gestiscono i beni di Pip. Con Mr Wemmick, Pip intrattiene rapporti amichevoli quando va a trovarlo al "Castello" dove con "l'Anziano" vive una vita serena e del tutto separata dal proprio lavoro. Herbert ed Haendel (così Herbert chiama Pip) conducono la propria esistenza sperperando tutti i soldi fino a ritrovarsi pieni di debiti. Ogni tanto Pip ritorna al paese a far visita a colei che lui considera la propria benefattrice e dal paese intero è chiamato Mr Pip, tutti lo lodano ed onorano e zio Pumblechook diffonde la voce d'esser colui che lo ha avviato sulla giusta strada e che lo amava quand'era un bambino povero. Pip continua a vergognarsi di Joe e per anni evita di andarlo a trovare. Nel frattempo la sorella di Pip viene picchiata da Orlick, aiutante di Joe alla fucina, rimane invalida, viene assistita da Biddy e muore dopo qualche anno. Un giorno Pip riceve la visita di uno strano uomo ed in lui riconosce l'evaso che molti anni prima aveva salvato portandogli del cibo ed una lima. Costui è Magwitch, tornato clandestinamente dall'Australia dove si era arricchito per rivelare a Pip di essere il suo benefattore. Pip resta meravigliato, deluso e disprezza Magwitch. Pip scopre che il piano di Miss Havisham non era di unirlo ad Estella, ma di far soffrire Pip per amore di Estella. Infatti Miss Havisham era stata abbandonata dall'uomo che doveva sposarla proprio nel giorno delle nozze. E da quel giorno il tempo per Miss Havisham si era fermato. Non usciva più di casa, indossava l'abito da sposa, la sala da pranzo era addobbata a festa con la torta ed i resti del pranzo, gli orologi in casa erano fermi all'orario in cui aveva avuto l'annuncio dell'abbandono dal futuro sposo. E per vendicarsi di questa triste sorte, Estella doveva far soffrire tutti gli uomini ed in particolare Pip che l'amava davvero. Estella si sposa con Drummle, un ragazzo stupido disprezzato da Pip. Pip ed Herbert decidono di aiutare "zio Provis" (il nome dato a Magwitch) a fuggire, lo nascondono e pian piano Pip si affeziona a zio Provis. Il giorno prima di mettere in pratica il piano per salvare Magwitch, Pip si reca da Miss Havisham che ha un incidente con una candela accesa, avvolta nelle fiamme corre incontro a Pip ed i due rimangono ustionati, lui alle braccia, lei molto gravemente e dopo un po' muore. Il giorno della "fuga" il piano fallisce e Magwitch viene catturato e ferito gravemente. Dopo il processo viene condannato, Pip va a fargli visita e lo tratta affettuosamente, ma Magwitch è per lui sempre un peso. Magwitch muore e Pip perde le sue "grandi speranze". Pip si ammala e viene assistito amorevolmente da Joe che sa di essere inferiore a lui, ma nonostante questo gli è sempre fedele. Guarito, Pip decide di tornare al paese, di sposare Biddy e restare per sempre accanto a Joe, ma tornato a casa scopre che Biddy e Joe si sono appena sposati. Ad entrambi chiede perdono per il suo comportamento e per la sua ingratitudine e parte per raggiungere Herbert al Cairo che, con i soldi donati a sua insaputa da Pip, ha avviato un'attività. L'attività procede bene, Pip torna in Inghilterra, rivede Estella che gli confida il suo pentimento per l'atteggiamento nei suoi confronti ed il dolore per il fallimento del suo matrimonio e per la sua sorte. Pip le dice che saranno sempre amici e che non l'abbandonerà mai. C'È COINCIDENZA TRA FABULA E INTRECCIO? Si, la fabula e l'intreccio coincidono sempre nel racconto e questo permette al lettore di concentrarsi su ciò che sta leggendo senza dover perdere tempo a ricordare particolari passati. QUALE TIPO DI SEQUENZA PREVALE? Prevalgono le sequenze dialogate e quelle narrative. Talvolta si incontrano delle sequenze riflessive molto importanti per capire il senso della storia, in quanto registrano i

sentimenti di Pip, che rivelano le sue grandi speranze e, in seguito, le sue grandi delusioni. CON QUALI EFFETTI SUL RITMO DELLA NARRAZIONE? Il romanzo non risulta noioso, né troppo statico, perché le molte sequenze dialogate, che sviluppano l'azione sostituendo a volte la sequenze narrative, coinvolgono molto il lettore. Questo modo di narrare risulta del tutto neutro da parte dell'autore e permette al lettore di rappresentarsi all'interno della scena come un osservatore estraneo ai fatti ma che giudica nei suoi pensieri le azioni e i protagonisti. QUAL È IL TEMPO DELLA STORIA? La storia è ambientata nel diciannovesimo secolo, in età vittoriana. Le descrizioni all'interno del libro e alcune scene all'interno ce lo fanno capire con sicurezza. QUAL È LA SUA DURATA? La durata della storia è di circa 8 anni, da quando Pip è un ragazzino di 12-13 anni fino a quando ne ha circa 21. Nel testo troviamo delle elissi e dei sommari in quanto molto spesso l'aurore riassume dei grandi spazi di tempo in qualche paragrafo, di solito all'inizio del capitolo. Alcuni periodi sono tralasciati dall'autore di proposito ma questo avviene solo poche volte. QUAL È L'ORDINE DELLA NARRAZIONE? Nel racconto non si individuano analessi ne prolessi, per tanto l'ordine della narrazione non risulta alterato QUAL È LA DISTANZA NARRATIVA? La distanza narrativa non è molta, in quanto il racconto è stato scritto nel 1860 ed è ambientato anche in quell'epoca. Potrebbe addirittura coincidere. DOVE È AMBIENTATA LA VICENDA? I luoghi principali in cui è ambientata questa vicenda sono il paesello dove vive Joe e la City, cioè Londra. All'interno di essi troviamo dei luoghi particolari come la casa della Signorina Havisham, la fucina di Joe, la palude, oppure lo studio del signor Jaggers, il Castello del signor Wemmick, l'abitazione di Pip e Herbert. Questi sono i principali luoghi dove si svolge la vita di Pip. PREVALGONO LUOGHI APERTI O CHIUSI? Non c'è una prevalenza di luoghi aperti o chiusi, in quanto sono molti gli avvenimenti cha si svolgono all'aperto, come l'incontro con il forzato nel cimitero, ma sono altrettanti quelli che si svolgono al chiuso, come gli incontri con Jaggers e quelli con la signorina Havisham; forse si può dire che i luoghi chiusi prevalgono ma non è una presenza che si nota molto. L'AMBIENTE FA DA CORNICE ALLA STORIA O INTERAGISCE CON LA VICENDA NARRATA? È CIOÈ UN SEMPLICE FONDALE OPPURE RIFLETTE IL CARATTERE DEI PERSONAGGI E RAPPRESENTA LA PROIEZIONE TANGIBILE DELLA LORO SITUAZIONE EMOTIVA? Per rispondere a questa domanda è d'obbligo pensare alla Casa della signorina Havisham, quegli ambienti infatti sono rimasti come quando la signorina aveva ricevuto la notizia che il suo futuro sposo l'aveva abbandonata. Quei luoghi non sono una semplice cornice, ma rappresentano ciò che aveva subito la vita di quella donna. CI SONO ANCHE LUOGHI CHE POSSONO ESSERE INTERPRETATI SIMBOLICAMENTE? Sicuramente alcuni luoghi possono essere interpretati simbolicamente e tra questi troviamo il villaggio che, soprattutto nei capitoli finali del romanzo, assume un'importanza speciale per Pip. Egli sa infatti che lì vi può trovare una casa accogliente con vecchi amici (Joe e Biddy) e un vecchio amore ed è lì che c'è il vero "oro" che aveva abbandonato in nome delle grandi speranze. Altro luogo con valore simbolico può essere la casa della signorina Havisham. ESTERNO O INTERNO? Il narratore è interno, è cioè un personaggio della vicenda, in questo caso Pip. QUALE FOCALIZZAZIONE? La focalizzazione e sicuramente interna, in quanto il narratore assume il punto di vista di Pip e di conseguenza conosce e può raccontare solo ciò che è possibile sapere da quell'angolatura, per forza di cose ristretta e limitata. FISSA O VARIABILE? È fissa perché il narratore non sposta il suo punto di vista nel corso della narrazione. Grandi speranze, incipit Gérard Genette, Figure III. Discorso del racconto (1972) “Il narratore, all’interno del suo racconto, può esistere solo (come qualunque soggetto dell’enunciazione in un enunciato) in “prima persona” […] La scelta del romanziere non si verifica fra due forme grammaticali, ma fra due atteggiamenti narrativi […]: far raccontare la storia a uno dei “personaggi” o da un narratore estraneo alla storia stessa. La presenza di verbi in prima persona in un testo narrativo può quindi rinviare a due situazioni diversissime, confuse dalla grammatica ma necessariamente distinguibili da parte dell’analisi narrativa: la designazione del narratore in quanto tale da parte di se stesso, come quando Virgilio scrive “Arma virumque cano…”, e l’identità di persona tra il narratore e uno dei personaggi della storia, come quando Crusoe scrive: “Io nacqui nel 1632 a York…”. Gérard Genette, Figure III. Discorso del racconto (1972)

Il termine “racconto in prima persona” si riferisce, è scontato, solo alla seconda situazione […]. Dato che il narratore può, in ogni momento, intervenire come tale nel racconto, qualunque narrazione è, per definizione, virtualmente fatta in prima persona […]. Il vero problema è sapere se il narratore ha o no l’occasione di usare la prima persona per designare uno dei suoi personaggi. Distingueremo perciò ora due tipi di racconto: il primo con narratore assente dalla storia raccontata (esempio: Flaubert nell’Educazione sentimentale), e il secondo con narratore presente come personaggio nella storia raccontata [esempio: Pip in Grandi speranze]. Chiamo il primo tipo eterodiegetico, e il secondo omodiegetico” (292-93). Gérard Genette, Figure III. Discorso del racconto (1972) “L’assenza è assoluta, ma la presenza ha le sue gradazioni. Sarà dunque necessario distinguere due varietà all’interno del tipo omodiegetico: una, dove il narratore è protagonista del suo racconto, l’altra, dove si limita a sotenere un ruolo secondario, coincidente con un ruolo d’osservatore e di testimone […] Alla prima varietà riserviamo il termine di autodiegetico: rappresenta, in un certo senso, il grado forte dell’omodiegetico” (293). Gérard Genette, Figure III. Discorso del racconto (1972)  

Narratore eterodiegetico, assente dalla storia: N¹P (Il rosso e il nero, Illusioni perdute, I promessi sposi) Narratore omodiegetico, presente come personaggio nella storia: N=P  Narratore autodiegetico, protagonista della storia (Grandi speranze)

Livelli della narrazione autobiografica retrospettiva Livello Soggetto Tempo

Storia Io narrato (Pip personaggio) X1-> X2->X3-> … (momenti successivi della storia)

Narrazione Io narrante (Pip narratore) Y (momento indeterminato della narrazione)

Brooks, Trame: “Come accade in molti romanzi dell’Ottocento, l’eroe è orfano, non determinato dunque da eredità o condizionamenti visibili, apparentemente privo d’autore: questo elimina subito, ad esempio, i problemi che Julien Sorel avverte nei confronti della paternità. Possono essevi ragioni sociologiche e ragioni sentimentali per l’alta incidenza di orfani nel romanzo dell’Ottocento, ma è chiaro ad ogni modo che un protagonista privo di genitori libera l’autore da ogni conflitto con autorità preesistenti, consentendogli di partire da zero per creare tutti i motivi determinanti della trama all’interno del suo testo. […] Quanto lo vediamo per la prima volta, Pip è in cerca di un’’autorità’ (questa parola figura nel secondo paragrafo del romanzo) che possa definire, giustificare, ‘autorizzare’ l’intreccio successivo della sua vita”. Il romanzo vittoriano Walter Allen, The English Novel (1954): “[I vittoriani] accettavano senza problemi la società in cui vivevano; o piuttosto, quando la criticavano, la criticavano nel modo in cui lo stavano facendo molti dei loro lettori. Davano voce ai loro dubbi e paure; condividevano pienamente gli assunti della loro epoca. […] Certo, erano consapevoli quanto noi, se guardiamo indietro, delle tensioni e delle contraddizioni dei loro tempi, il caos causato dalla rivoluzione industriale, la presenza della povertà di massa […] Erano, dunque, attentamente consapevoli dei mali della loro epoca; eppure non potevano non credere che questi mali […] avrebbero finito per essere puramente temporanei, perché su tutti i fronti affiorava la più palese evidenza dell’enorme incremento della ricchezza materiale e delle comodità fisiche arrecate dalla civiltà. Sembravano non esserci buone ragioni perché questo progresso non dovesse continuare indefinitamente”.

Walter Allen, The English Novel (1954): “C’erano, ovviamente, voci dissonanti […]. Ma in complesso, i primi vittoriani accettavano l’idea del progresso senza troppi problemi. L’epoca mostra il trionfo del protestantesimo, e forse il suo grande compimento fu l’accettazione universale dell’idea di rispettabilità”. “Questo senso di identità con i loro tempi è fondamentale importanza in ogni considerazione dei primi romanzieri vittoriani. È la fonte sia della loro forza che della loro debolezza, e li distingue sia dai loro successori che dai loro grandi contemporanei europei”. Walter Allen, The English Novel (1954): “Ciò non significa che i vittoriani fossero acritici rispetto al loro paese e alla loro epoca, ma le loro critiche sono molto meno radicali di quelle, mettiamo, di Balzac, Stendhal, Turgenev, Flaubert e Dostoevskij, e sono di tipo diverso. Per una buona ragione: la condizione dell’Inghilterra in in confronto con quella della Francia e della Russia. [...] La Francia ha subito un rapido declino rispetto all’epoca eroica della Rivoluzione e di Napoleone. La gloria è svanita, e il declino è consistito in una discesa nella volgarità, in tutto ciò che può essere condensato nella parola bourgeois. Balzac, Stendhal e Flaubert sono stati grandi romantici che, invece di voltare le spalle al mondo con disgusto, si sono rivolti verso di esso con disgusto e lo hanno combattuto con le sue stesse armi. In loro il realismo è nato come un credo estetico”. Charles Dickens (1812-1870) •

Nasce il 7 febbraio 1812 a Landport, presso Portsmouth, secondo di otto figli;



Padre: John Dickens; Madre: Elisabeth Barrow



1815: Trasferimento a Londra



1817: Trasferimento a Chatham (Kent)



1823: Nuovo trasferimento a Londra

Arresto del padre •

Feb. 1824: Il padre viene arrestato per debiti. Charles inizia a scarpe



Mag. 1824: Il padre viene rilasciato



1824-27: Studi scolastici



1827: Assunto come aiutante in un ufficio legale



1829: Assunto come stenografo parlamentare



1834: Assunto come cronista dal “Morning Chronicle”

lavorare in una fabbrica di lucido da

Prime opere •

Set. 1834: Primo bozzetto pubblicato sul “Morning Chronicle”, firmato con lo pseudonimo “Boz”



1836: Raccolta e pubblicazione degli Sketches by Boz



1836-37 (puntate mensili): The Pickwick Papers (Il circolo Pickwick)



1836: Matrimonio con Catherine Hogarth



Romanzi



1837-38: Oliver Twist



1840-41: The Old Curiosity Shop (La bottega dell’antiquario)



1843-48: Racconti di Natale



1846-48: Dombey and Son (Dombey e figlio)



1849-50: David Copperfield



1852-53: Bleak House (Casa desolata)



1854: Hard Times (Tempi difficili)



1859: A Tale of Two Cities (Racconto tra due città)

Great Expectations (Grandi speranze) •

Maggio 1859: Fonda e dirige la rivista “All the Year Round”, su cui escono A Tale of Two Cities e Wilkie Collins, The Woman in White (La donna in bianco, 1860)



Autunno 1860: Vendite in forte calo



1 dic. 1860-3 ago. 1861: Pubblicazione del romanzo a puntate settimanali



1864-65: Our Mutual Friend (Il nostro comune amico)



1870: The Mystery of Edwin Drood (Il mistero di Edwin Drood, incompiuto) Peter Brooks, Trame



Trama ufficiale: Il sogno della Satis House / Storia di fate ® “my fairy godmother” (p. 170)



Trama repressa: L’incubo della Satis House / Storia di streghe ® “the witch of the place” (p. 92) Peter Brooks, Trame “Il sogno della Satis House è un sogno ad occhi aperti, dove ‘Sua Maestà l’Io’ si compiace di accarezzare fantasie di ascesa sociale e di raffinatezza. A Miss Havisham viene assegnato il ruolo della buona fata madrina: la sua stampella è una bacchetta magica, esplicitamente evocata per ben due volte verso la fine della prima parte. Questa trama ha del resto una sua sanzione da parte degli adulti: viene formulata la prima volta da Pumblechook e dalla moglie di Joe quando avanzano l’ipotesi che l’anziana signorina intenda ‘fare qualcosa’ per Pip; e Pip naturalmente ci crede, in modo che quando le ‘speranze’ si materializzano egli le accetta come naturale realizzazione del suo sogno, delle sue ‘aspirazioni’. Eppure, identificare Satis House con il sogno significa cancellare a viva forza tutte le altre cose che quella casa suggerisce e rappresenta, tutto ciò che si raggruma intorno al simbolo centrale della torta nuziale ormai guasta e maleodorante e delle cose che vi strisciano sopra. […] Ogni tentativo di leggere la Satis House come un messaggio di raffinatezza e di scalata sociale può essere sovvertito fin dall’inizio” (129-30) “È importante notare come questo incipit caratterizzi Pip come un’esistenza priva di trama, al momento esatto in cui si verifica l’evento che risulterà decisivo per l’intreccio futuro della sua vita, come egli stesso scoprirà a due terzi almeno del romanzo. È un essere alieno, non garantito da autorità paterne, auto-nominatosi; e sul punto di entrare a far parte del codice linguistico e del ...


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