Articolazioni PDF

Title Articolazioni
Author Vanna Sartorio
Course ANATOMIA UMANA
Institution Università degli Studi di Urbino Carlo Bo
Pages 12
File Size 939.3 KB
File Type PDF
Total Downloads 67
Total Views 143

Summary

capitolo sulle articolazioni con figure...


Description

ARTICOLAZIONI L’articolazione è il punto di contatto o giunzione, tra 2 o più ossa o parti di ossa dello scheletro. Sono dunque dispositivi giunzionali che mettono in relazione due o più ossa consentendo movimenti più o meno ampi (il movimento è ovviamente coadiuvato da altre strutture come muscoli, legamenti, tendini). In base all’ampiezza dei movimenti si classificano in: • SINARTROSI o ARTICOLAZIONI FISSE: sono chiamate anche per continuità, la caratteristica di queste articolazioni è la presenza di tessuto connettivo interposto tra i 2 capi ossei. Non producono nessun tipo di movimento e vengono Classificate in base al tipo di tessuto che unisce le ossa. • ANFIARTROSI o ARTICOLAZIONI SEMI-MOBILI: Permettono piccoli movimenti. Il tessuto presente tra le due ossa è cartilagine fibrosa. • DIARTROSI o ARTICOLAZIONI SINOVIALI: Sono Mobili, vengono chiamate articolazioni per contiguitàcioè un osso è contiguo all’altro osso (uno vicino all’altro, ma non si toccano). Sono dotate di una cavità articolare.

Nella figura si può vedere che un’articolazione più è mobile più sarà instabile (articolazione glenoomerale della spalla) al contrario più è mobile più sarà stabile (suture del cranio).

Le SINARTROSI O ARTICOLAZIONI FISSE si distinguono in base al tipo di tessuto connettivo che collega i capi ossei, avremo: 1. ARTICOLAZIONI OSSEE: SINOSTOSI i 2 capi ossei sono strettamente uniti, non c’è niente interposto tra di loro.

2. ARTICOLAZIONI FIBROSE: tra i 2 capi ossei troviamo interposta cartilagine fibrosa.

• GONFOSIarticolazione fibrosa in cui la radice del dente viene accolta in un alveolo dal processo alveolare della mascella o mandibola. La mobilità di quest’articolazione (dente mobile) indica uno stato patologico che colpisce il sistema di sostegno del dente.

• SUTURE articolazioni fibrose del cranio, dove i capi ossei sono molto ravvicinati, incastrati, sono articolazioni immobili. Vi sono diversi tipi di suture che prendono il nome dal loro margine (dentatea zig-zag;

squamosetra ossa temporali e parietali; armonicheè lineare si trova tra le 2 ossa palatine; schindilesi tra sfenoide e vomere). • SINDESMOSI le ossa sono unite tramite uno strato di tessuto fibroso che si organizza a formare una membrana o un legamento; di conseguenza questo tipo di articolazione è solo parzialmente mobile. Un esempio è la membrana interossea formata da tessuto fibroso che contribuisce ad articolare radio e ulna in una sindesmosi; ulteriore membrana interossea uguale troveremo a livello della gamba tra tibia e fibula dove troviamo sempre una sindesmosi.

3. ARTICOLAZIONI CARTILAGINEE: tra i 2 capi ossei si interpone cartilagine che può essere ialina (sincondrosi) e fibrosa (sinfisi). • SINCONDROSI dette anche articolazioni cartilaginee primarie, dove i capi ossei sono uniti grazie all’interposizione di cartilagine ialina che consente un certo grado di flessibilità durante i primi anni di vita; sono connessioni temporanee e consentono l’accrescimento in lunghezza dell’osso, quando il processo è completato la zona di accrescimento epifisario ossifica e le epifisi si fondono con la diafisi, quindi saranno immobili. Esempio: tra 1° costa e manubrio sternale, piastra epifisaria. • SINFISI dette anche articolazioni cartilaginee secondarie, sono resistenti, poco mobili e tenute insieme da cartilagine fibrosa/fibrocartilagine. Un esempio sono i dischi intervertebrali che articolano le vertebre tra loro; i dischi conferiscono robustezza e notevole flessibilità alla colonna vertebrale e consentono di ammortizzare eventuali sollecitazioni compressive. Sono considerate articolazioni semimobili (grazie alla presenza del nucleo polposo internamente).

Dall’epistrofeo al sacro, le vertebre sono separate e ammortizzate per mezzo di cuscinetti fibrocartilaginei detti dischi intervertebrali, non presenti nel sacro e nel coccige, dove le vertebre si fondono per sinostosi, e tra la prima e la seconda vertebra cervicale. I dischi intervertebrali svolgono due funzioni: 1. Separano le singole vertebre 2. Trasmettono il carico da una vertebra all’altra Ciascun disco è composto da due porzioni. La prima è rappresentata da un resistente strato esterno di cartilagine fibrosa, l’anello fibroso, che circonda la seconda porzione del disco intervertebrale, il nucleo polposo, un core soffice, elastico e gelatinoso costituito principalmente da acqua, con fibre reticolari ed elastiche sparse. Il nucleo polposo conferisce al disco resilienza, nonché la capacità di ammortizzare gli urti. Le superfici superiore e inferiore del disco sono quasi completamente ricoperte da sottili piastre terminali vertebrali, composte da cartilagine ialina e fibrosa. Tali strutture sono connesse all’anello fibroso del disco e debolmente attaccate alle vertebre adiacenti. Gli ancoraggi vertebrali sono sufficienti a contribuire alla stabilizzazione della posizione del disco intervertebrale, mentre un sostegno aggiuntivo è fornito dai legamenti intervertebrali. I movimenti della colonna vertebrale comprimono il nucleo polposo e lo spostano in direzione opposta. Questo spostamento consente alle vertebre di scivolare mantenendo sempre l’allineamento della colonna. I dischi contribuiscono in maniera significativa a determinare l’altezza dell’individuo, e rappresentano infatti circa un quarto della lunghezza della colonna vertebrale al di sopra del sacro. Con l’aumentare dell’età, il contenuto in acqua del nucleo polposo diminuisce, e da ciò deriva il venir meno della funzione ammortizzante del disco e l’aumento del rischio di un danno vertebrale. La colonna vertebrale può compiere i seguenti movimenti: Flessione anteriore Estensione (o inclinazione) Laterale Rotazione.

LE ARTICOLAZIONI SINOVIALI O DIARTROSI, sono le più comuni e sono molto mobili, cioè consentono un ampio grado di movimento tra i capi ossei. Le ossa che si articolano mediante articolazioni sinoviali sono tenute insieme da una capsula articolare, che riveste l’intera articolazione (i 2 capi ossei) ed è formata a sua volta da: - 1 membrana/capsula fibrosa esterna, formata da tess. Fibroso e rinforzata da tendini e legamenti - 1 membrana sierosa/sinoviale interna, adibita alla produzione di liquido sinoviale. I 2 capi ossei che si trovano all’interno della capsula articolare non sono rivestiti da periostio ma da cartilagine articolare, un tipo di cartilagine ialina, spessa 2-3 mm, priva di pericondrio, non è vascolarizzata né innervata.

Tra i 2 capi ossei visto che non sono uniti, vi è uno spazio chiamato cavità articolare, ovvero lo spazio tra capi articolari e capsula articolare contenente liquido sinoviale secreto dalla membrana sinoviale con funzione lubrificante, trofica (nutre i condrociti che formano la cartilagine articolare) e ammortizzante (ammortizza il carico quando l’articolazione è sottoposta a sollecitazione).

LIQUIDO SINOVIALE •Liquido limpido, giallo pallido, viscoso, ricco di complessi glicoproteici. In esso sono presenti: cellule (sinoviociti di tipo A hanno attività fagocitaria, eliminano sostanze nocive e di tipo B hanno un RER molto sviluppato e producono la matrice specifica del liquido sinoviale, in particolare acido ialuronico, collagene e fibronectina), immunoglobuline, enzimi, elettroliti, glucosio ed urea; •Forma un velo sottile sulle cartilagini. CARTILAGINE ARTICOLAREè costituita da più stati, vi sono vari condrociti che posso essere singole o a gruppi. •Cartilagine ialina (1mm-1.5 cm) •Non ha il pericondriono vascolarizzazione, no innervazione •Poggia sul trabecolato osseo dell’epifisi •Le Fibre collagene hanno un andamento con significato meccanico, in base al peso che devono ammortizzare x sopportare il carico meccanico. •Scambi nutritivi sia dal liquido sinoviale, sia dalla zona d’attacco all’epifisi, sia dalle arterie perimetrali.

Le DIARTROSI o ARTICOLAZIONI SINOVIALI, essendo delle articolazioni mobili sono costituite anche da altri dispositivi, quali dischi articolari e menischi strutture fibrocartilaginee per aumentare la concordanza tra le superfici ossee o per ammortizzare sollecitazioni meccaniche; oppure anche cuscinetti cartilaginei o adiposi, legamenti, tendini e borse. In un’articolazione complessa, come ad esempio quella del ginocchio, tra le superfici articolari opposte possono esservi struttura accessorie, in grado di modificarne la forma. Tra tali strutture si ritrovano: - I menischi, o dischi articolari, cuscinetti fibrocartilaginei che sono presenti quando le superfici articolari dei capi ossei che formano l’articolazione sono incongrutenti. Infatti queste strutture possono permettere variazioni di forma delle superfici articolari o ridurre il movimento dell’articolazione.

Dischi articolari (tondi e appiattiti; presenti nell’articolazione sterno-clavicolare e nell’articolazione temporo-mandibolare) x avere una maggiore armonia tra i 2 capi ossei Menischi (forma semilunare; si trovano nel ginocchio: a livello dei condili del femore che sono rotondeggianti e poggiano su 2 piatti della tibia che sono pianeggianti, proprio x questo ci sono i menischi che aumentano la concordanza tra questi 2 capi ossei che hanno diversa forma)

- I cuscinetti adiposi, spesso situati alla periferia dell’articolazione, appena ricoperti da uno strato di membrana sinoviale. Essi forniscono protezione alle cartilagini articolari agiscono da materiale da imballaggio per l’intera articolazione. Inoltre, riempiono gli spazi che si creano quando il movimento dei segmenti scheletrici modifica la forma della cavità articolare. -I legamenti accessori (legamenti: uniscono un osso ad un altro osso) formati da tessuto connettivo fibroso denso che si interpongono tra 2 ossa; sostengono e rafforzano le articolazioni sinoviali. I legamenti intrinseci, o capsulari (legamento crociato posteriore e legamento crociato anteriore del ginocchio), sono costituiti da ispessimenti localizzati nella capsula articolare. I legamenti estrinseci sono invece separati dalla capsula articolare (legamento collaterale tibiale che collega il femore alla tibia e il legamento collaterale fibulare che collega il femore alla fibula). -I tendini pur non partecipando alla costituzione dell’articolazione, la attraversano o la circondano. Uniscono il muscolo all’osso. In genere la contrazione muscolare li mantiene in tensione, e la loro presenza limita l’ampiezza del movimento dell’articolazione.

-Le borse sinoviali e guaine tendinee sono piccole tasche di tessuto connettivo rivestite da membrana sinoviale, contenenti liquido sinoviale. Possono essere connesse alla cavità articolare o completamente separate da essa. Si formano nelle sedi in cui un tendine o un legamento sfregano contro un altro tessuto, e in effetti la loro funzione è proprio quella di ridurre l’attrito e di attutire gli urti. Le borse si trovano soprattutto in prossimità delle articolazioni sinoviali, come ad esempio l’articolazione della spalla. Le borse possono anche apparire al di sotto della cute che ricopre un osso, o nel contesto di un altro tessuto connettivo sottoposto ad attrito o a pressione. Le borse che si sviluppano in sedi anomale o dovute a stress anomale sono dette borse avventizie.

CLASSIFICAZIONE DIARTROSI IN BASE ALLA FORMA DEI CAPI ARTICOLARI Quando un muscolo scheletrico si contrae, esercita uno stiramento su un tendini, e ciò può favorire oppure ostacolare l’esecuzione di un movimento in una specifica direzione. Un’articolazione che permette movimenti lungo un solo asse è detta monoassiale o uni-assiale. Se i movimenti possono avvenire lungo due assi, l’articolazione è biassiale. Le articolazioni triassiali permettono una combinazione di movimenti rotatori ed angolari.

-ARTRODIA: i 2 capi articolari sono pianeggianti, il tipo di movimento che realizzano è monoassiale: di scorrimento sul piano; si trovano tra i processi articolari (faccette articolari) delle vertebre, tra l’acromion e l’estremità laterale della clavicola (articolazione acromion-clavicolare), tra le ossa del carpo.

-GINGLIMI ANGOLARI e GINGLIMI LATERALI: i capi articolari sono uno a forma di cilindro pieno e uno a forma di cilindro cavo perché devono essere a incastro. Realizzano un movimento monoassiale. Possono essere ginglimi angolari o a troclea, dove gli assi cilindrici sono perprendicolari all’asse longitudinale

permettendo movimenti angolari (come quello del ginocchiofemore-tibia che mi fa fare un movimento di flesso-estensione, quello tra la troclea dell’omero e l’incisura trocleare dell’ulnaomero-ulna che mi fa fare movimento di flesso-estensione). Poi abbiamo ginglimi laterali o trocoidi che permettono di eseguire movimenti rotatori, come quello che avviene tra l’atlante (C1) e l’epistrofeo (C2) che ha un dente (dente dell’epistrofeo) che si articola con l’atlante e grazie al legamento trasverso che lo mantiene in posizione permette di eseguire il movimento della testa per dire no, oppure l’articolazione radio-ulnare prossimale e distale che permettono di fare un movimento di pronazione e supinazione della mano. -CONDILOARTROSI, permette di eseguire movimenti biassiali. I capi articolari hanno uno la forma di ellissi piena e l’altro ellissi cava sempre per il principio di congruenza. Permettono movimento di flessioneestensione, abduzione-adduzione e circonduzione. Un esempio è l’articolazione radiocarpica (tra radio e carpo) e l’articolazione temporo-mandibolare che si realizza tra la fossa mandibolare dell’osso temporale e il processo condiloideo della mandibola. L’articolazione temporo-mandibolare differisce dalle altre articolazioni sinoviali in quanto le superfici articolari presenti sull’osso temporale e sulla mandibola sono ricoperte da cartilagine fibrosa anziché da cartilagine ialina. La capsula articolare che circonda questa articolazione non è ben definita. La struttura della capsula permette grande ampiezza di movimento, ma, essendo l’articolazione scarsamente stabilizzata, un movimento mandibolare brusco, laterale o anteriore, può determinare una traslocazione parziale o completa. legamento laterale. Sono presenti vari legamenti che rafforzano tale articolazione come il legamento laterale, 2 legamenti estrinseci:  Il legamento stilo-mandibolare, esteso dal processo stiloideo al margine posteriore dell’angolo mandibolare  Il legamento sfeno-mandibolare, esteso dalla spina dello sfenoide alla superficie mediale del ramo mandibolare. L’articolazione temporo-mandibolare è una condilartrosi, ma la capsula lassa e le superfici articolari relativamente piatte permettono anche piccoli movimenti di scivolamento e di rotazione. Questi ulteriori movimenti sono importanti per la masticazione, quando è necessario posizionare il cibo tra le superfici di occlusione dei denti. -ARTICOLAZIONI A SELLA o PEDARTROSI o SELLARTROSI: chiamate così perché i capi articolari hanno una forma a sella, i movimenti sono biassiali del tipo: flessione-estensione, abduzione-adduzione e circonduzione. Si possono trovare tra trapezio e I° osso metacarpale, tra calcagno e cuboide, tra sterno e clavicola (perché la clavicola va ad articolarsi con il manubrio dello sternoarticolazione sternoclavicolare).

L’articolazione sterno-clavicolare è una articolazione sinoviale che si realizza tra il capo mediale della clavicola e il manubrio dello sterno. Tale articolazione è ancorata allo scheletro assile, ed è considerata componente funzionale dell’articolazione della spalla. Un disco articolare divide in due la cavità sinoviale dell’articolazione. La capsula articolare è densa e tesa, fornendo stabilità, ma limitando i movimenti, ed è rinforzata da due legamenti accessori, il legamento sterno-clavicolare anteriore e il legamento sterno-clavicolare posteriore. Sono presenti inoltre due legamenti estrinseci:Il legamento interclavicolare congiunge le clavicole e rinforza la parte superiore delle capsule articolari adiacenti. Questo legamento, strettamente adeso al margine superiore del manubrio, previene la dislocazione quando la spalla è abbassato; e il legamento costo- clavicolare si estende dalla tuberosità costale della clavicola ai margini superiore e mediale della prima costa e della prima cartilagine costale. Questo legamento previene la dislocazione quando la spalla è innalzata. -ENARTROSI O SFERARTROSI sono le + mobili, i 2 capi articolari sono a forma di sfera vuota; realizzano movimenti triassiali (flessione-estensione, adduzioneabduzione, rotazione interna-rotaz. Esterna, circonduzione); le troviamo nell’articolazione gleno-omerale (tra la cavità glenoidea della scapola e la testa dell’omero, articolazione che viene stabilizzata dai muscoli della cuffia rotatoria) articolazione coxo-femorale (tra la cavità coxale e la testa del femore, quest’articolazione viene stabilizzata dal legamento rotondo che prende origine dalla fovea capitis, una cavità in corrispondenza della testa del femore) nel piede tra l’astragalo e lo scafoide. L’articolazione della spalla o gleno-omerale ha capi articolari poco profondi, tanto che, tra tutte le articolazioni del corpo umano, è quella che permette il più ampio range di movimenti. È inoltre l’articolazione che più frequentemente va incontro a lussazione, fornendo una eccellente dimostrazione del principio che resistenza e stabilità vanno a scapito della mobilità. Questa articolazione è classificata come enartrosi, nella quale la testa dell’omero si articola con la cavità glenoidea della scapola. Sul margine della cavità glenoidea si inserisce un labbro glenoideo fibrocartilagineo che ne aumenta la profondità. Oltre ad ampliare la cavità articolare, il labbro glenoideo funge da sito di attacco per i legamenti gleno- omerali e per il capo lungo del muscolo bicipite brachiale, potente flessore della spalla e del gomito. La capsula articolare, che si estende dal collo della scapola all’omero, è di dimensioni maggiori rispetto al contorno dei capi articolari, e più debole a livello della sua superficie inferiore. Quando l’arto superiore è in posizione anatomica, la capsula è compatta superiormente e lassa inferiormente e anteriormente. La struttura della capsula contribuisce all’estesa gamma di movimenti dell’articolazione della spalla. Le ossa del cingolo toracico forniscono una certa stabilità a livello della superficie superiore, perché l’acromion e il processo coracoideo si proiettano lateralmente al di sopra della testa dell’omero. Tuttavia, la maggiore stabilità è conferita all’articolazione dai legamenti e dai muscoli scheletri cicircostanti, compresi i rispettivi tendini.

I tipi di movimenti che possono essere compiuti dalle articolazioni sinoviali sono essenzialmente di 3 tipi: 1. Movimento lineare (scivolamento): nello scivolamento, due superfici articolari opposte scorrono l’una sull’altra. Lo scivolamento avviene, ad esempio, tra le superfici articolari delle ossa del carpo e del tarso, e tra la clavicola e lo sterno. Il movimento può avvenire quasi in tutte le direzioni, ma l’ampiezza dello stesso è scarsa, e la rotazione è generalmente impedita dalla presenza della capsula articolare e di legamenti associati. 2. Movimento angolare: esempi di movimento angolare comprendono l’abduzione, l’adduzione, la flessione e l’estensione. L’abduzione è il movimento di allontanamento dell’arto dal piano sagittale del corpo lungo il piano frontale. Ad esempio il sollevamento dell’arto superiore in direzione laterale rappresenta l’abduzione dell’arto. Il movimento opposto cioè di avvicinamento al piano sagittale è l’adduzione.

essere definita come un antero-posteriore, che elementi ossei che si L’estensione avviene incrementa l’angolo tra L’iperestensione si movimento che determini arto oltre i suoi limiti un danno articolare.

La flessione può movimento sul piano riduce l’angolo tra gli articolano. sullo stesso piano, ma gli elementi ossei. riferisce a qualsiasi l’estensione di un normali, provocando

Un tipo particolare di movimento angolare è la circumduzione. Un esempio può essere il movimento che compie il braccio nel disegnare un cerchio alla lavagna. È un movimento complesso che include flessione, abduzione, estensione e adduzione in successione. Articolazioni che consentono questo tipo di movimento sono quell...


Similar Free PDFs