Attentato torri gemelle PDF

Title Attentato torri gemelle
Author Francesca Nerone
Course Storia Dell'Innovazione
Institution Sapienza - Università di Roma
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attentato torri gemelle 11/09/2009...


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Attentati dell'11 settembre 2001 Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Jump to navigationJump to search Attentati dell'11 settembre 2001 attentato

1ª fila: Le Torri Gemelle bruciano su Manhattan 2ª fila: La sezione crollata del Pentagono (sinistra); a fianco lo schianto del Volo United Airlines 175 sulla Torre Sud (destra) 3ª fila: Un pompiere manovra i soccorsi a Ground Zero (sinistra); accanto il ritrovamento di un motore del Volo United Airlines 93 (destra) 4ª fila: Il Volo American Airlines 77 ripreso da una telecamera di sicurezza mentre si schianta sul Pentagono.

Tipo Attacco suicida, dirottamento aereo Data 11 settembre 2001 08:46 – 10:28 (UTC-4) Luogo Arlington, Manhattan (New York), Washington Stato Stato federato

Stati Uniti Distretto di Columbia New York

Virginia Obiettivi Campidoglio (non realizzato) Pentagono, World Trade Center Responsabili Terroristi legati ad Al Qaida Motivazione Ostilità di Al Qaida nei confronti degli Stati Uniti Conseguenze Morti 2 996 (2 977 civili, 19 attentatori) Feriti 6 400 Dispersi 24 Beni distrutti Pentagono (una sezione gravemente lesionata), World Trade Center Modifica dati su Wikidata · Manuale

Gli attentati dell'11 settembre 2001 sono stati una serie di quattro attacchi suicidi e coordinati compiuti contro obiettivi civili e militari degli Stati Uniti d'America da un gruppo di terroristi aderenti ad al Qaida. Essi causarono la morte di 2977 persone (più 19 dirottatori) e il ferimento di oltre 6 000[1]. Negli anni successivi, altre persone sono morte a causa di tumori o malattie respiratorie causate dagli attentati. Per questi motivi e per gli ingenti danni infrastrutturali causati[2], questi eventi sono spesso citati dall'opinione pubblica come i più gravi attentati terroristici dell'età contemporanea. Quattro aerei di linea, appartenenti a due delle maggiori compagnie aeree statunitensi (United Airlines e American Airlines) furono dirottati da 19 terroristi appartenenti ad alQaida[3]. Due aerei (il volo American Airlines 11 e il volo United Airlines 175) furono rispettivamente fatti schiantare contro le Torri Nord e Sud del World Trade Center, nel quartiere della Lower Manhattan a New York. Nel giro di 1 ora e 42 minuti, entrambe le torri crollarono. I detriti e gli incendi causarono poi il crollo parziale o totale di tutti gli altri edifici del complesso del World Trade Center. Un terzo aereo, il volo American Airlines 77, fu fatto schiantare contro il Pentagono, sede del Dipartimento di Difesa, nella contea di Arlington in Virginia. L’attacco causò il crollo della facciata ovest dell’edificio. Un quarto aereo, il volo United Airlines 93, fatto inizialmente dirigere verso Washington, precipitò invece in un campo nei pressi di Shanksville, in Pennsylvania, a seguito di una rivolta dei passeggeri. I sospetti ricaddero quasi subito sull’organizzazione terroristica di al-Qaida. Gli Stati Uniti risposero dichiarando la “guerra al terrorismo” e attaccando l’Afghanistan al fine di deporre

il regime dei Talebani, neutralizzare al-Qaida e catturare o uccidere il suo leader Osama bin Laden. Il Congresso approvò il Patriot Act, mentre altri Paesi rafforzarono le proprie legislazioni in materia di terrorismo e rafforzarono le misure di sicurezza interna. Sebbene Osama Bin Laden negò inizialmente ogni tipo di coinvolgimento, nel 2004 si dichiarò responsabile degli eventi dell'11 settembre[4]. L’organizzazione terroristica islamica citò come moventi il supporto statunitense ad Israele, la presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita e le sanzioni contro l’Iraq. La distruzione del World Trade Center danneggiò l’economia della Lower Manhattan ed ebbe un significativo impatto sui mercati globali, causando la chiusura di Wall Street fino al 17 settembre. La rimozione dei detriti dal sito del World Trade Center (denominato Ground Zero) fu completata nel maggio 2002. I danni del Pentagono furono riparati nel giro di un anno. Il 18 novembre 2006 iniziò la costruzione del One World Trade Center, inaugurato il 3 novembre 2014[5][6]. Tra i molti monumenti e memoriali eretti in onore delle vittime degli attentati è presente a New York, sui luoghi dove sorgeva il complesso del World Trade Center, il National September 11 Memorial & Museum; nella Contea di Arlington è stato inaugurato il Pentagon Memorial; nei pressi di Shanksville, Pennsylvania, è invece sito il Flight 93 National Memorial.

Indice 









1Premessa o

1.1Al-Qāʿida  1.1.1Osama bin Laden  1.1.2Khalid Shaykh Muhammad  1.1.3Altri membri di al-Qāʿida 1.2Moventi 1.3Pianificazione 1.4Prevenzione

o o o 2Gli attacchi o 2.1I dirottamenti e gli attentati o 2.2Vittime o 2.3Danni o 2.4Operazioni di salvataggio e soccorso 3Attentatori e loro moventi o 3.1Al-Qāʿida o 3.2Organizzazione degli attacchi o 3.3Dirottatori 4Conseguenze o 4.1Risposta immediata o 4.2Reazioni dell'opinione pubblica statunitense  4.2.1Crimini d'odio  4.2.2Risposta dei musulmano-americani o 4.3Risposta internazionale o 4.4Operazioni militari 5Effetti a lungo termine o 5.1Effetti sulla salute o 5.2Conseguenze economiche o 5.3Influenza culturale o 5.4Politiche governative verso il terrorismo





        

6Indagini o 6.1FBI o 6.2Indagine interna della CIA o 6.3Inchiesta congressuale o 6.4"9/11 Commission" o 6.5National Institute of Standards and Technology (NIST) o 6.6Presunto ruolo saudita 7Responsabilità civile e penale o 7.1Responsabilità penale o 7.2Responsabilità civile 8Ricostruzioni 9Monumenti 10Teorie del complotto 11Film e documentari 12Note 13Bibliografia 14Voci correlate 15Altri progetti 16Collegamenti esterni

Premessa[modifica | modifica wikitesto] Al-Qāʿida[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Al Qaida, Terrorismo islamista e Jihād.

Le origini di Al-Qāʿida sono da ricercare nell’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979. Dopo l'invasione, Osama bin Laden si recò in Afghanistan per collaborare con l'organizzazione dei mujahidin arabi e per la creazione di Maktab al-Khidamat, una formazione il cui scopo era quello di raccogliere fondi e assoldare mujaheddin stranieri per resistere all'Unione Sovietica. Nel 1989, con il ritiro delle forze sovietiche dal conflitto afghano, il Maktab al-Khidamat si trasformò in una "forza di intervento rapido" del jihād contro i nemici del mondo islamico[7]. Sotto la guida di Ayman al-Zawahiri, bin Laden assunse posizioni più radicali nei confronti dell'Occidente[8]. Nel 1996, Osama Bin Laden promulgò la prima fatwā[9], intimando ai soldati americani di lasciare il territorio dell’Arabia Saudita[10]. Una seconda fatwā fu promulgata nel 1998, con un attacco diretto alla politica estera degli Stati Uniti d'America, con particolare riferimento ad Israele ed alla persistente presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita, anche dopo la fine della guerra del Golfo[11]. Bin Laden citò testi dell'Islam per esortare i musulmani ad intraprendere azioni di forza contro gli statunitensi fin a quando i problemi sollevati non saranno stati risolti. Egli notò che «durante tutta la storia dei popoli islamici, gli ʿulamāʾ hanno unanimemente affermato l'idea che il jihād rappresenta un dovere individuale se il nemico devasta i Paesi musulmani».[11] Osama bin Laden[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Osama bin Laden e Morte di Osama bin Laden.

Osama bin Laden

Osama bin Laden diresse gli attentati, ma in un primo momento negò ogni tipo di coinvolgimento salvo poi ritrattare[4][12][13]. Il 16 settembre 2001, Al Jazeera trasmise un comunicato di Bin Laden nel quale dichiarò: “Sottolineo che non ho compiuto io questo atto, il quale sembra essere stato compiuto da individui con proprie motivazioni” [14]. Nel novembre 2001, forze statunitensi ritrovarono un nastro in una casa distrutta a Jalalabad, in Afghanistan. Nel video si vede bin Laden dialogare con Khaled al-Harbi e ammettere di essere a conoscenza degli attacchi prima del loro compimento[15]. Il 27 dicembre 2001, fu rilasciato un secondo filmato, nel quale, pur continuando a negare ogni responsabilità [16], affermò: «È divenuto chiaro che l’Occidente in generale e l’America in particolare nutrono un inimmaginabile odio verso l’Islam… è l’odio dei crociati. Il terrorismo contro l’America merita di essere premiato perché è una risposta all’ingiustizia, diretta a costringere l’America a fermare il suo supporto ad Israele, che uccide la nostra gente… Noi sosteniamo che la fine degli Stati Uniti è imminente... perché il risveglio della nazione islamica è giunto»

Tuttavia, poco prima delle elezioni presidenziali americani del 2004, bin Laden usò un video messaggio per ammettere il coinvolgimento di al-Qā ʿida negli attentati dell'11 settembre 2001[17]. Egli ammise il suo diretto coinvolgimento negli attacchi, dicendo di averli compiuti perché: «... siamo liberi… e vogliamo riconquistare la libertà per la nostra nazione. Come voi minacciate la nostra sicurezza, così noi minacciamo la vostra.»

Bin Laden disse di aver personalmente diretto i suoi seguaci ad attaccare il World Trade Center e il Pentagono. Un altro video ottenuto da Al Jazeera nel settembre 2006 mostra bin Laden e Ramzi bin al-Shibh, così come due dirottatori, HḤamza al-Ghamdī e Wāʾil alShehrī, durante i preparativi per l’attacco[18]. Gli Stati Uniti non hanno mai incriminato bin Laden per gli attentati dell’11 settembre, ma egli era già stato inserito nella lista dell’FBI dei più ricercati per gli attacchi alle ambasciate americane di Dar es Salaam in Tanzania e di Nairobi in Kenya[19][20]. Osama Bin Laden verrà ucciso il 2 maggio 2011 dalle forze speciali americane, dopo una caccia all'uomo durata dieci anni, ad Abbottabad, in Pakistan. Khalid Shaykh Muhammad[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Khalid Shaykh Muhammad.

Yosri Fouda, giornalista per il canale televisivo arabo Al Jazeera, riportò che nell’aprile 2002 Khalid Shaykh Muhammad ammise il suo coinvolgimento negli attacchi, insieme a Ramzi bin al-Shibh[21][22][23]. Il Rapporto della Commissione sull'11 settembre stabilì che il forte risentimento di Muhammad verso gli Stati Uniti traeva origine dal “violento disaccordo sulla politica estera statunitense favorevole ad Israele". Muhammad era stato inoltre un consigliere e finanziatore dell’attentato al World Trade Center del 1993 e zio di Ramzi Yusuf, leader del gruppo degli attentatori in quell'attacco[24] [25] .

Khalid Shaykh Muhammad

Muhammad fu arrestato il 1º marzo 2003 a Rawalpindi, in Pakistan, da ufficiali pakistani sotto il comando della CIA. Fu in seguito tenuto in più prigioni segrete della CIA e nel campo di prigionia di Guantanamo, dove fu interrogato e torturato con metodi come il waterboarding[26][27][28]. Durante le udienze nella prigione di Guantanamo, Muhammad confessò nuovamente la proprie responsabilità per gli attentati, dichiarando che “era stato responsabile degli attacchi dell’11 settembre dalla A alla Z” e che tale dichiarazione non era compiuta sotto costrizione alcuna[23][29]. Altri membri di al-Qāʿida[modifica | modifica wikitesto]

Durante il processo di Zakariyya Musawi, cinque persone furono identificate come soggetti aventi una conoscenza dettagliata delle operazioni. Esse erano: bin Laden, Khalid Shaykh Muhammad, Ramzi bin al-Shibh, Abu Turab al-Urdunni e Mohammed Atef[30]. Ad oggi, solo figure marginali sono state processate o condannate per gli attacchi[31]. Il 26 settembre 2005, la Audiencia Nacional spagnola condannò Abu Dahdah a 27 anni di prigione per cospirazione negli attacchi dell’11 settembre e per essere membro di un'associazione terroristica quale al Qaida. Allo stesso tempo, altri 17 membri di al-Qā ʿida furono condannati a pene tra i sei e i gli 11 anni[32]. Il 6 febbraio 2006, la Suprema corte spagnola ha ridotto la pena di Abu Dahdah a 12 anni perché ha considerato non provata la sua partecipazione alla cospirazione[33]. Sempre nel 2006, Musawi, che alcuni inizialmente sospettarono essere il ventesimo dirottatore, fu condannato per cospirazione al fine di commettere atti di terrorismo e di pirateria aerea. Fu condannato all’ergastolo negli Stati Uniti[34]. Munir el-Mutasaddiq, un associato del nucleo di dirottatori di Amburgo, trascorse 15 anni in un una prigione tedesca

per il suo ruolo nella preparazione del dirottamento. Rilasciato nell’ottobre del 2018, fu deportato in Marocco[35]. La “cellula di Amburgo” includeva musulmani radicalizzati che divennero poi cruciali negli attacchi dell’11 settembre[36]. MohḤammed ʿAtāḤ , Marwan al-Shehhi, Ziyād JarrāhḤ, Ramzi bin al-Shibh e Sa'id Bahaji erano tutti membri della cellula di Amburgo.

Moventi[modifica | modifica wikitesto] La dichiarazione di una “guerra santa” contro gli Stati Uniti e la fatwā del 1998, promulgata da bin Laden, insieme ad altre che invitavano ad uccidere americani, sono viste dagli investigatori come moventi dei fatti. Nella “Lettera all’America”[37] del 2002, bin Laden ammette esplicitamente che le motivazioni degli attentati includono:         

supporto statunitense ad Israele; supporto agli “attacchi contro musulmani" in Somalia; supporto alle Filippine contro i musulmani nell’insurrezione islamica nelle Filippine; supporto alle "aggressioni" israeliane contro i musulmani in Libano; supporto alle atrocità russe contro i musulmani in Cecenia; presenza di governi filo-americani nel Medio Oriente; supporto all’oppressione indiana contro musulmani in Kashmir; presenza di truppe statunitensi in Arabia Saudita; sanzioni contro l’Iraq.

Dopo gli attacchi, Bin Laden ed Al-Zawahiri rilasciarono videoregistrazioni e registrazioni audio, alcune dei quali ribadivano le ragioni degli attacchi. Bin Laden riteneva che Maometto avesse bandito la “costante presenza di infedeli in Arabia”. Nel 1996, bin Laden aveva lanciato una fatwā chiedendo l’abbandono immediato delle forze statunitensi. Nella fatwā del 1998[38] Al-Qāʿida scrisse: «...per oltre sette anni gli Stati Uniti hanno occupato i territori dell’Islam, il più sacro dei luoghi, la penisola araba, saccheggiando le sue ricchezze, dando ordini ai suoi governanti, umiliando la sua gente, terrorizzando i suoi vicini e trasformando le sue basi nella penisola in un avamposto tramite cui combattere i popoli musulmani vicini.»

In un’intervista del dicembre 1999, Bin Laden disse di considerare gli americani troppo vicini a La Mecca e di valutare questa come una provocazione a tutto il mondo musulmano[39]. Un’analisi del terrorismo suicida ha suggerito che se la truppe americane non fossero state in Arabia Saudita, probabilmente Al-Qā ʿida non sarebbe stata in grado di reclutare attentatori suicidi[40]. Nella fatwā del 1998, Al-Qā ʿida identificò le sanzioni all’ Iraq come una delle ragioni per cui uccidere americani, condannando il blocco prolungato ed altre azioni che costituivano, secondo esso, una dichiarazione di guerra contro "Allah, il suo messaggero e i musulmani”. La fatwa dichiarò che: «...l’ordine di uccidere americani e i loro alleati, civili e militari, è dovere di ogni musulmano che può farlo, in ogni nazione in cui è possibile, al fine di liberare la moschea di al-Aqsa e la santa moschea di La Mecca dalle loro mani, e affinché le loro armate se ne vadano dalle terre dell’Islam, sconfitti e incapaci di minacciare nessun musulmano.»

Nel 2004, bin Laden disse che l’idea di distruggere le Torri Gemelle gli venne nel 1982, quando fu testimone del bombardamento israeliano di alti appartamenti durante la Guerra del Libano del 1982. Alcuni analisti sostengono che fu proprio il supporto americano

ad Israele una della motivazioni degli attacchi[39]. Nel 2004 e nel 2010, bin Laden collegò ancora una volta gli attentati dell’11 settembre al supporto americano ad Israele, anche se la maggior parte delle lettere esprimevano il disprezzo di bin Laden per il Presidente Bush e la sua speranza di distruggere e far fallire gli Stati Uniti[41]. Altre motivazioni sono state suggerite, in aggiunta a quelle dichiarate da bin Laden e da Al-Qā ʿida, tra cui il supporto occidentale a regimi autoritari islamici e non, in Arabia Saudita, Iran, Egitto, Iraq, Pakistan e nord Africa e la presenza di truppe occidentali in alcune di queste nazioni[42]. Alcuni autori suggeriscono l’umiliazione che conseguì alla caduta del mondo islamico sotto il mondo occidentale - la cui discrepanza fu resa plastica soprattutto dalla globalizzazione[43] - e il desidero di coinvolgere gli Stati Uniti in un vasto conflitto contro il mondo islamico nella speranza di motivare altri alleati a supportare AlQā ʿida. Similmente, altri hanno contestato questa ricostruzione, secondo cui l’11 settembre fu una mossa strategica che aveva l’obiettivo di provocare gli Stati Uniti e coinvolgerli in una guerra che avrebbe incitato una rivoluzione panislamica [44].

Pianificazione[modifica | modifica wikitesto] Lo stesso argomento in dettaglio: Dirottatori degli attentati dell'11 settembre 2001 e Ventesimo dirottatore.

Gli attacchi furono concepiti da Khalid Shaykh Muhammad, che li descrisse per la prima volta a bin Laden nel 1996[45]. A quel tempo, bin Laden ed Al-Qā ʿida stavano vivendo un periodo di transizione, essendo appena ritornati in Afghanistan dal Sudan. Gli attentati alle ambasciate statunitensi del 1998 e la fatwā dello stesso anno segnarono un punto di svolta e lo stesso bin Laden iniziò a riflettere su un attacco diretto agli Stati Uniti.

Mappa che mostra gli attacchi alle Torri Gemelle (aerei non in scala).

Sul finire del 1998 e l’inizio del 1999, bin Laden approvò il piano e diede il via libera a Muhammad per iniziare ad organizzare. Muhammad, Bin Laden e Mohammed Atef tennero una serie di incontri all’inizio del 1999. Atef fornì supporto alle operazioni, tra cui la scelta dell’obiettivo e aiutò ad organizzare i viaggi dei dirottatori. Bin Laden non approvò tutti i piani di Muhammad, rigettando possibili obiettivi come la U.S. Bank Tower a Los Angeles per mancanza di tempo[46]. Bin Laden fornì leadership e supporto finanziario. Fu inoltre coinvolto nella selezione dei dirottatori. Inizialmente scelse Nawaf al-Hazmi e Khalid Al Mihdhar, entrambi reduci delle Bosnia. I due arrivarono negli Stati Uniti nel gennaio del 2000. In quel periodo presero lezioni di volo a San Diego, in California, ma entrambi parlavano poco la lingua e non brillarono nelle lezioni. Furono comunque scelti come dirottatori “secondari”. Sul finire del 1999, un gruppo di uomini provenienti da Amburgo arrivò in Afghanistan. Tra di loro vi era Mohammed Atta, Marwan al-Shehhi, Ziad Jarrah e Ramzi Bin al-Shibh. Bin Laden li scelse per via della loro educazione, per la loro capacità nel parlare l’inglese e per la loro esperienza nel vivere in Occidente. Nuove reclute vennero costantemente vagliate per capacità speciali ed Al-Qā ʿida di conseguenza scoprì che Hani Hanjour era già in possesso di una licenza da pilota. Muhammad disse in seguito che egli aiutò i dirottatori a

mimetizzarsi, insegnando loro come ordinare cibo in ristorante e vestirsi in abiti occidentali. Hanjour arrivò in San Diego l’8 dicembre 2000, incontrandosi con Hazmi. Entrambi partirono poi per l’Arizona, dove Hanjour ricominciò ad esercitarsi. Marwan al-Shehhi giunse alla fine del maggio 2000, mentre Atta arrivò il 3 giugno 2000 e Jarrah il 27 giugno 2000. Bin al Shibhri chiese più volte un visto per gli Stati Uniti, ma essendo yemenita, esso gli fu negato. Bin al Shibh rimase ad Amburgo, fornendo collegamento tra Atta e Mohammed. I tre membri della cellula di Amburgo presero lezioni di volo in Florida. Nella primavera del 2001, i dirottatori secondari iniziarono ad arrivare negli Stati Uniti. Nel luglio 2001, Atta incontrò bin al-Shibh in Spagna, dove stabilirono dettagli del piano, incluso la scelta finale dell’obiettivo. Bin al-Shibh riferì anche il desiderio di Bin Laden che l’attacco fosse compiuto al più presto[47]. Alcuni attentatori ebbero il loro passaporto grazie a corrotti ufficiali sauditi che erano...


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