Child Neglect - Appunti 1 PDF

Title Child Neglect - Appunti 1
Course Psicologia
Institution Università degli Studi di Palermo
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CHILD NEGLECT La più silenziosa e diffusa forma di maltrattamento infantile spesso non percepita dalla comunità con la stessa gravità dell’abuso o del maltrattamento fisico, a volte inosservata o poco studiata, e tuttavia la più diffusa forma di violenza sui minori in ogni parte del mondo e con outcomes evolutivi negativi importanti. “Un incontro inadeguato con i bisogni essenziali del bambino indipendentemente dalla ragione”, e quindi fallimento genitoriale nel fornire cure essenziali, mancanza di controllo e coinvolgimento nei confronti del bambino” Non un singolo atto di trascuratezza ma un insieme di comportamenti di omissione che compromette il benessere del bambino.

Che tipo di esperienze traumatiche può avere il bambino nel primo sviluppo? Che conseguenze hanno? Che interventi si possono fare? Mentre negli anni precedenti l’accento era soprattutto sul maltrattamento fisico, dagli anni 90 si comincia a parlare di maltrattamento e abuso da una parte ed esperienze infantili avverse dall’altra (adverse childhood experience). Gli aspetti traumatici classicamente individuati nella relazione adulto-bambino sono: - Trascuratezza (neglect): sia a livello fisico sia emotivo, viene considerata negli ultimi anni una grande condizione di rischio per il bambino (dato che tende a essere cronica, quindi a diventare uno stile parentale) - Maltrattamento fisico: danno fisico e incapacità di prevenirlo (esempio: la madre porta molto spesso il bambino al pronto soccorso) - Abuso sessuale: sfruttamento sessuale di un bambino o di un adolescente - Abuso emozionale / maltrattamento psicologico: molto più sfumato difficile da identificare. Vi deve essere una condizione cronica di indisponiblità emotiva da parte del caregiver, che non solo non riconosce i bisogni del bambino, ma li rifiuta e svaluta Nelle esperienze avverse infantili (prospettiva recente) sono inclusi anche assistere a violenza domestica, oppure essere esposti a eventi come guerre e catastrofi (traumi extrafamiliari) Alcuni dati messi a punto da Di Blasio: ha identificato un identikit dei bambini maltrattati italiani: - Sono bambini grandi - Bambine più abusate sessualmente rispetto ai maschi - Bambini maschi più presenti gli altri tipi di maltrattamento - Presenza di vittimizzazione, che diventa cronica a partire da 4 anni Responsabili della violenza: - Entrambi i genitori nel 35% dei casi - Solo il padre nel 41% dei casi - Solo la madre nel 17% dei casi Altri dati riguardano il fatto che i vari tipi di maltrattamento si incastrano tra di loro e coesistono. Inoltre i padri sono più responsabili dell’abuso sessuale e del maltrattamento psicologico, mentre le madri più responsabili di neglect.

Caratteristiche del contesto dei bambini maltrattati in Italia: - Come si diceva prima una combinazione di diversi tipi di maltrattamento -> abuso sessuale + maltrattamento psicoloigco / maltrattamento psicologico + fisico - Cronicità del fenomeno - Genitori collusivi, frequente assenza del genitore non abusante come alleato (l’altro genitore nega l’abuso e non lo denuncia) - Conflitti coniugali accesi e violenti (oltre all’abuso i bambini sono esposti alla violenza domestica) Queste famiglie sono anche identificate come famiglie multiproblematiche, in cui i genitori possono avere psicopatologie, possono fare uso di droghe, in cui vi è rottura delle barriere generazionali (cioè role reversing -> il genitore usa il bambino come amico e sostegno piuttosto che occuparsi dei suoi bisogni), in cui non vi sono norme (il bambino viene lasciato da solo -> non viene mandato a scuola, non viene seguito dal punto di vista medico ecc -> trascuratezza). Vediamo più in dettaglio quali sono i vari tipi di maltrattamento (quanto più sono precoci tanto più sono lesivi nei confronti dello sviluppo del bambino -> il bambino più grande può aver sviluppato resilienza, mentre il bambino molto piccolo no). Maltrattamento psicologico: non essere responsivo verso i bisogni del bambino, ma anche essere svalutante, spaventare il bambino, isolarlo, infine in situazioni estreme lo si può sfruttare (ad esempio per occuparsi dei fratelli). Quali sono le conseguenze? Nel 70% dei casi porta ad attaccamento insicuro. Allo stesso tempo si verificano problematiche in tutte le aree di funzionamento del bambino: ritardi nello sviluppo linguistico e cognitivo, disturbi internalizzanti (ansie, disturbi del sonno, tentati suicidi, depressione) ed esternalizzanti (comportamenti impulsivi, disturbi della condotta). Quindi le difficoltà sono in ambito cognitivo, linguistico, psicopatologico e socio-affettivo. Un esempio: di fronte a conflitti coniugali violenti, bambini in età prescolare possono reagire in diversi modi: tentativo di dare una spiegazione ai litigi, senso di impotenza con assenza di strategie di coping, attribuzione di responsabilità rispetto agli eventi con sentimenti di colpa e di vergogna, sentimenti di fallimento e di distimia -> hanno un impatto sul mondo interno del bambino, che sviluppa visioni negative di sé. Trascuratezza: le caratteristiche sono: - Assenza di cure materiali, quindi bambino che viene malnutrito, o che non viene mandato a scuola, o che non viene seguito a livello sanitario - Spesso ciò si accompagna a trascuratezza emotiva, con indifferenza emotiva e mancato riconoscimento del bambino - Ha aspetti di cronicità -> diventa un vero e proprio stile di allevamento Quali sono le conseguenze? Anche qui vi sono conseguenze ad ampio raggio: - Problemi scolastici, di apprendimento, ritardi nell’acquisizione del linguaggio, distraibilità, difficoltà a concentrarsi - Maggiori attaccamenti insicuri evitanti a fronte di madri non responsive nei primi anni di vita - Condotte disadattive con disturbi della condotta, aggressività, bassa stima di sé, delinquenza giovanile - Rispetto ai bambini maltrattati maggiore passività e isolamento nell’interazione tra pari

L’influenza, come si diceva prima, è maggiore se la trascuratezza avviene nei primi anni di vita Abuso sessuale: caratteristiche: - Spesso associato alle altre forme di trascuratezza e maltrattamento - Frequentemente avviene all’interno delle famiglie, a carico del padre Le conseguenze dell’abuso sessuale sono state più studiate degli altri abusi, ed è stato considerato un forte fattore di rischio per lo sviluppo di psicopatologie in età adulta -> Quindi non solo crea disagi nell’hic te nunc, ma provoca disagi anche nell’età adulta (patologie depressive o di ansia anche a 20-30 anni se l’abuso non è stato elaborato nel corso degli anni). Conseguenze a breve termine: * Il bambino abusato dà dei segnali: nel gioco o nel disegno rappresenta l’abuso subito o comunque qualcosa che riguarda la sessualità. Potrebbe presentare anche atti di autoerotismo * Può emergere il PTSD, un disturbo che è presente anche negli altri casi di abusi e anche in situazioni catastrofiche (guerra, terremoti ecc). * Il bambino si sente responsabile dell’abuso -> sentimenti di colpa e di vergogna -> ciò fa sì che il bambino, anche più grande, non denunci l’abuso (ad esempio al genitore non abusante) -> la situazione così si cronicizza * Compaiono disturbi internalizzanti: depressione (“non sono più interessato a nulla”), ansia, paura e condotte autolesive * Difficoltà nella concentrazione Maltrattamento fisico: è la prima forma identificata negli anni 60 da Kempe. Spesso si associa a una situazione di elevata problematicità della famiglia di origine, ad esempio genitore single, gravidanza precoce, situazione di svantaggio sociale elevato. In questi casi di rischio conclamato sono molto importanti interventi di prevenzione precoce, soprattutto se coprono gli ultimi mesi di gravidanza e i primi due anni di vita con riduzione degli incidenti domestici, dei ricoveri in ospedale e pronto soccorso, del maltrattamento fisico vero e proprio. Il frequente ricovero in pronto soccorso è un segnale di allarme di maltrattamento fisico, dato che probabilmente il genitore ha creato una situazione di disagio fisico nel bambino che poi non è riuscito a fronteggiare. Le conseguenze sono simili all’abuso sessuale: * PTSD con memorie intrusive, ansia, comportamenti ripetitivi * Compromissione della socialità, dell’empatia e dei comportamenti prosociali * Anche qui come nell’abuso sessuale le conseguenze non sono solo nell’hic et nunc, ma anche a lungo termine, soprattutto adolescenza: restringimento degli affetti, stati depressivi, disturbo borderline * Legame di attaccamento insicuro, insicurezza, scarsa fiducia in se stessi. Ai bambini vittime di neglect si toglie il diritto fondamentale di sognare. Un bambino che non sogna è un bambino senza speranza. Ognuno di noi ha il dovere di far sì che i bambini “feriti” abbiano il dirittto di sognare, sognare è un diritto di tutti che nessuno può permettersi di sottrarre. È la materia prima per la costruzione dell’avvenire, è un diritto e non un privilegio e come tale va garantito e tutelato permettendo ai bambini di distogliere la mente e lo sguardo dalle preoccupazioni.

La teoria dello sviluppo cognitivo di Piaget: La teoria di Piaget sottolinea che lo sviluppo è cognitivo ossia è lo sviluppo del pensiero. Questo sviluppo del pensiero poi orienta lo sviluppo delle altre dimensioni, quindi nellateoria di Piaget non ci sono grandi riferimenti all’ambiente. (natura e cultura) E’ una teoria biologica, cognitivista e stadiale. BIOLOGICA perché le trasformazioni a carico dello sviluppo cognitivo avvengono in riferimenti all’età. COSTRUTTIVISTA perché vede lo sviluppo come un processo che si va costruendo nel tempo attraverso le trasformazioni che avvengono all’interno degli stadi e quindi una TEORIA STADIALE. Schemi: Piaget asserì che quando il bambino tenta di costruirsi una comprensione del mondo, il cervello in via di sviluppo crea degli schemi, ovvero un modello di pensiero o azione che il bambino usa per organizzare e interpretare la realtà. Gli schemi sono quindi azioni o rappresentazioni mentali che organizzano la conoscenza. Secondo la teoria di Piaget, gli schemi d’azione caratterizzano la prima infanzia mentre gli schemi mentali si sviluppano nella seconda infanzia. Invarianti funzionali: Alla base dei processi cognitivi ci sono gli invarianti funzionali, ovvero meccanismi biologicamente predeterminati di funzionamento generale dell’organismo, che non variano con l’età. Gli invarianti funzionali non sono comportamenti osservabili, bensì principi generali che sottostanno ai comportamenti che agiscono in forma immutata (invarianti) lungo tutto l’arco della vita. Tra essi troviamo: Adattamento che regola le interazioni tra organismo e ambiente e comporta un adeguamento alle nuove richieste dell’ambiente esterno. (Sottolineò che i bambini costruiscono attivamente i propri mondi cognitivi, così che le informazioni provenienti dall’esterno non “riempiono” semplicemente le loro menti) e Organizzazione che regola il modo in cui le strutture mentali funzionano come delle totalità coerenti ed è quindi il raggruppamento di comportamenti isolati in sistemi cognitivi di ordine superiore e più semplicemente funzionanti. Secondo Piaget, i 2 processi alla base dell’adattamento sono: l’Assimilazione e l’Accomodamento La forma più alta di adattamento è l’atto di intelligenza. L’assimilazione è concepita come un processo secondo cui il bambino incorpora ogni nuova informazione proveniente dall’esterno negli schemi già esistenti. L’accomodamento è invece quel meccanismo secondo cui i bambini modificano i propri schemi per adattarli alle caratteristiche delle nuove informazioni assimilate. Questi due processi sono complementari e tendono all’equilibrio. Dei meccanismi invarianti che determinano lo sviluppo cognitivo, l’Equilibrazione è considerato da Piaget il più importante. E’ il processo continuo e dinamico che permette di raggiungere l’equilibrio cognitivo, a partire dall’azione continuata di assimilazione e accomodamento, e di riorganizzare i vecchi schemi in nuovi più evoluti. L’equilibrazione è quindi il processo continuo e dinamico in cui il sistema si autocorregge. Secondo Piaget, la motivazione di tale cambiamento è un interna ricerca di equilibrio. Il bambino organizza e riorganizza i vecchi e i nuovi schemi finché la nuova organizzazione diventa diversa dalla vecchia; è un nuovo modo di pensare, un nuovo stadio.

Stadi di sviluppo: Gli stadi sono luoghi temporali all’interno dei quali avviene la trasformazione cognitiva. Sono universali, lineari l’uno con l’altro. Lo stadio che segue incorpora e trasforma lo stadio precedente. La trasformazioni è consentita dagli “invarianti funzionali”. Un modo diverso di comprendere il mondo trasforma lo stadio in cui ci si trova in uno stadio più avanzato. Lo stadio individua cambiamenti qualitativi ovvero la cognizione è qualitativamente diversa nei diversi stadi (il modo in cui i bambini ragionano in uno stadio è diverso dal modo con cui ragiona in un altro), ma anche gerarchici e quantitativi perché passando ad un nuovo stadio, i vecchi schemi non sono abbandonati ma sono integrati nei nuovi e gli stadi che seguono sono sempre più evoluti e complessi di quelli che precedono. Questa sequenza costituisce un ordine logico invariante. Continuità e discontinuità per Piaget: Nonostante Piaget ritenesse che la successione stadiale dipenda sia da processi di maturazione determinati biologicamente, sia dall’esperienza, la sua concezione stadiale postula una fondamentale universalità: tutti i bambini attraversano la medesima sequenza stadiale; anche se attualmente la maggior parte degli studiosi ritiene che la successione da uno stadio all’altro non sia indipendente dalle influenze culturali e che si possa avere una grande variabilità individuale (decalage). Vi sono 4 stadi: Sensomotorio; Pre-operatorio; Operatorio concreto e delle operazioni formali. Stadio senso motorio: Va dalla nascita fino ai 2 anni, in questo stadio i bambini si costruiscono una comprensione del mondo coordinando esperienze sensoriali con azioni fisiche e motorie, da cui il nome “senso motorio”. Piaget ha una visione gerarchica di questo stadio, diviso in 6 sottostadi che descrivono il passaggio graduale da organismo RIFLESSO a individuo RIFLESSIVO. I SOTTOSTADI DELLO STADIO SENSOMOTORIO -RIFLESSI INNATI: -Il primo sottostadio corrisponde al primo mese dopo la nascita: sensazioni ed azioni sono coordinate attraverso comportamenti riflessi. Presto nel primo mese di vita il bimbo dopo aver interagito con l’ambiente per messo di riflessi, dà inizio ad azioni e struttura attivamente le sue esperienze, evolvendo le modalità automatiche che sono i riflessi e assimilando nuovi oggetti (succhiano anche solo se vedono il biberon). Prime abitudini e reazioni circolari primarie -Periodo da 1 a 4 mesi: coordina le informazioni provenienti dagli organi di senso e 2 tipi di schemi: quello delle ABITUDINI e quello delle REAZIONI CIRCOLARI PRIMARIE. -Le Abitudini sono schemi basati sul riflesso. -Il concetto di reazione circolare indica un meccanismo di fissazione dell’esperienza attraverso la ripetizione, che sfocia in un nuovo comportamento o schema d’azione. Sono azioni orientate verso il corpo ripetute dopo aver provocato casualmente qualcosa di piacevole (succhiare il pollice). Reazioni circolari secondarie Nel terzo sotto-stadio tra i 4 – 8 mesi, il bimbo diventa più orientato verso oggetti e le azioni che vengono ripetute sono orientate verso l’ambiente.

Gli schemi del bambino NON sono intenzionali né orientati ad uno scopo. Coordinazione delle reazioni circolari secondarie -In questo 4° sottostadio che va dagli 8 – 12 mesi le azioni diventano sempre più dirette verso l ‘esterno. Il bimbo deve coordinare vista e tatto, mani e occhi e i cambiamenti più significativi di questo stadio coinvolgono la coordinazione degli schemi e l’intenzionalità. I bambini diventano capaci di coordinare azioni diverse orientate intenzionalmente verso una meta. Reazioni circolari terziarie, novità e curiosità -nel 5° sotto-stadio tra i 12 – 18 mesi, i bambini sono affascinati dalle molte caratteristiche degli oggetti e dalle molte cose che possono fare con essi. Secondo Piaget, questo stadio segna il punto di partenza della CURIOSTIA’ UMANA e dell’interesse per le novità. Interiorizzazione degli schemi -Nel 6° ultimo stadio tra 18 e 24 mesi ha inizio la capacità di usare simboli rudimentali. Per Piaget il simbolo è come un’immagine sensoriale interiorizzata o una parola che rappresenta un evento. Questi simboli permettono di pensare a oggetti o eventi concreti senza percepirli o agire direttamente su di essi. Permanenza dell’oggetto: Verso la fine del periodo senso motorio, gli oggetti sono sia separati dal sé sia permanenti. La nozione di permanenza dell’oggetto indica la comprensione del fatto che gli oggetti continuano ad esistere anche quando non possono essere rilevati dagli organi di senso, non li vediamo, sentiamo o tocchiamo. Lo stadio preoperatorio: (2-7anni) Il nome preoperatorio enfatizza il fatto che il bambino in questo momento non compie effettivamente delle operazioni, cioè quelle azioni interiorizzate che gli permettono di fare mentalmente ciò che prima potevano fare solo fisicamente. Il pensiero preoperatorio è l’inizio della capacità di ricostruire mentalmente ciò che è stato stabilito attraverso il comportamento. In questo stadio i bambini cominciano a rappresentare il mondo attraverso parole, immagini, disegni e giochi. Emerge il ragionamento mentale ma affiora anche l’egocentrismo e sono costruite credenze magiche. Il pensiero è preoperatorio e prelogico, perché dominato dalla realtà immediata delle cose e incapace di considerare più di un aspetto alla volta. Vi sono 2 sotto-stadi: quello della funzione simbolica e quello del pensiero intuitivo. IL SOTTOSTADIO DELLA FUNZIONE SIMBOLICA E’ il primo sotto-stadio e comprende l età tra i 2 e i 4 anni circa. Qui il bimbo acquisisce la capacità di rappresentare mentalmente un oggetto non presente. Emerge il ragionamento mentale ma affiora anche l’Egocentrismo: il bimbo si considera misura di tutte le cose ovvero tutto ciò che il bimbo fa, lo fa in considerazione del suo pensiero, che ritiene l’unico possibile, quindi vi è l’incapacità di distinguere la propria prospettiva da quella degli altri. Dall’egocentrismo derivano anche le spiegazioni guidate da animismo, finalismo, artificialismo e realismo. L’ANIMISMO consiste nel credere che oggetti inanimati abbiano qualità legate all’essere vivi e siano capaci di compiere azioni. L’uso dell’animismo non permette al bimbo di distinguere i termini che si possano attribuire agli umani o agli oggetti.

-Il FINALISMO è il principio secondo il quale si crede che tutti i fenomeni abbiano uno scopo orientato a garantire all’uomo le condizioni di una vita serena. Esempio: la luna sorge per segnalare al bimbo che è ora di andare a nanna. -L’ARTIFICIALISMO è la tendenza a credere che le cose siano state costruite dall’uomo o da un’attività divina che opera secondo le regole della costruzione umana. IL SOTTOSTADIO DEL PENSIERO INTUITIVO: E’ il secondo sotto-stadio tra i 4 e i 7 anni circa. In questo sotto-stadio i bimbi cominciano a utilizzare ragionamenti rudimentali e vogliono risposte a tutti i tipi di domande. Il pensiero è caratterizzato da: Centrazione, irreversibilità e conservazione. -Centrazione: Il bimbo concentra la sua attenzione su una sola caratteristica alla volta ed esclude le altre. -Irreversibilità: L’incapacità di annullare, invertire o compensare un risultato, quindi di poter tornare indietro cioè dagli effetti alle cause. -Conservazione: E’ la consapevolezza che una data quantità rimane inalterata al di là di come il suo contenitore cambia. TRASDUZIONE Il ragionamento traduttivo o precausale è quel ragionamento che va dal particolare al particolare, in modo che gli eventi che avvengono o variano nello stesso tempo sono ritenuti legati da nessi causa – effetto. Secondo Piaget i bambini ragionano in questo modo sempre per effetto della mancanza di coordinazione degli schemi mentali ancora legati all’esperienza. STADIO OPERATORIO CONCRETO È il 3° stadio della teoria di Piaget e va dai 7 agli 11 anni. Qui il ragionamento logico sostituisce quello intuitivo nei casi in cui il ragionamento può essere applicato a esempi concreti o specifici. Questo stadio segna, il passaggio dal dominio della percezione a quello della LOGICA. Le operazioni in...


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