Dispotismo Illuminato PDF

Title Dispotismo Illuminato
Author Eleonora Arnofi
Course Storia moderna
Institution Sapienza - Università di Roma
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DISPOTISMO ILLUMINATO Il dispotismo illuminato Per dispotismo illuminato, anche detto assolutismo illuminato o riformatore, si intende una tipologia di governo monarchico nella quale il sovrano (chiamato monarca illuminato o despota illuminato) attuava una serie di riforme ispirate alla cultura illuminista: la sua opera è quindi indirizzata a far trionfare i principi della ragione. Si dice per questo che il dispotismo illuminato è il prodotto dell'illuminismo. Legato alla cultura illuministica è un progetto riformatore che da parte di alcuni sovrani settecenteschi viene attuato al fine di modernizzare lo Stato (migliorandone l'efficienza amministrativa, fiscale, militare...) e di raggiungere la "felicità pubblica". Il principale propositore di questo sistema in età illuminista fu Voltaire. I despoti illuminati erano monarchi che si distinguevano dai precedenti nel modo in cui governavano. I monarchi illuminati governavano in maniera assolutista in base ai principi dell'Illuminismo. Questo significa che i monarchi governavano con lo scopo di badare allo sviluppo di tutti i loro sudditi, non solo per compiacere la nobiltà. Anche se i loro regni erano basati sulle idee dell'Illuminismo, il loro pensiero circa i poteri reali era simile a quello dei loro predecessori. I despoti illuminati credevano di avere ottenuto per nascita il diritto di governare. Comunque, in questo periodo, i sovrani andarono sempre più incontro alle esigenze di libertà e di eguaglianza, ma nel senso di mantenere tutti uguali sotto di loro, mantenendo quindi quasi intatto il proprio potere. Ciò fu possibile anche per una grave mancanza degli Illuministi che da un lato criticavano l'origine divina del potere regio e dall'altro diffidavano di ogni programma troppo democratico, temendo l'irrazionalità e la disordinata passionalità del popolo. Ecco perché accettarono l'autorità regia purché venissero messi in atto le proprie riforme. Così alcuni sovrani poterono: limitare e combattere i privilegi di nobiltà e clero, instaurare la libertà dei commerci, promuovere l'istruzione pubblica, migliorare il regime fiscale. In questo modo le condizioni di vita di alcuni Stati migliorarono, ma nel complesso le popolazioni continuarono ad essere sottoposte alla volontà decisionale del potere costituito, a restare prive dei più elementari e fondamentali diritti. Da tale situazione trasse i maggiori vantaggi lo Stato che diventò ancora più forte. Più ricco e meglio amministrato. Tuttavia l'assolutismo illuminato ebbe l'indiscusso merito di promuovere riforme economiche, sociali e politiche al fine di rendere migliore lo stato. Per esempio, Federico II abolì la servitù della gleba, Carlo III effettuò miglioramenti nell'agricoltura, Caterina la Grande attuò riforme legali e scolastiche mentre Giuseppe II introdusse la tolleranza religiosa. Despoti illuminati: Federico II di Prussia (1740-1786) Carlo III di Spagna (1759-1788) (Carlo VII di Napoli; 1734-1759) Caterina II di Russia, "Caterina la Grande" (1762-1796) Giuseppe II d'Austria, Sacro Romano Imperatore (1765-1790) Napoleone I di Francia (1804-1814/1815) Gustavo III di Svezia (1771-1792) Leopoldo II, Sacro Romano Imperatore (1790-1792) governavano in maniera assolutista in base ai principi dell'Illuminismo. Questo significa che i monarchi governavano con lo scopo di badare allo sviluppo di tutti i loro sudditi, non solo per compiacere la nobiltà.

Anche se i loro regni erano basati sulle idee dell'Illuminismo, il loro pensiero circa i poteri reali era simile a quello dei loro predecessori. I despoti illuminati credevano di avere ottenuto per nascita il diritto di governare. Comunque, in questo periodo, i sovrani andarono sempre più incontro alle esigenze di libertà e di eguaglianza, ma nel senso di mantenere tutti uguali sotto di loro, mantenendo quindi quasi intatto il proprio potere. Ciò fu possibile anche per una grave mancanza degli Illuministi che da un lato criticavano l'origine divina del potere regio e dall'altro diffidavano di ogni programma troppo democratico, temendo l'irrazionalità e la disordinata passionalità del popolo. Ecco perché accettarono l'autorità regia purché venissero messi in atto le proprie riforme. Così alcuni sovrani poterono: limitare e combattere i privilegi di nobiltà e clero, instaurare la libertà dei commerci, promuovere l'istruzione pubblica, migliorare il regime fiscale. COS'E' IL DISPOTISMO ILLUMINATO In questo modo le condizioni di vita di alcuni Stati migliorarono, ma nel complesso le popolazioni continuarono ad essere sottoposte alla volontà decisionale del potere costituito, a restare prive dei più elementari e fondamentali diritti. Da tale situazione trasse i maggiori vantaggi lo Stato che diventò ancora più forte. Più ricco e meglio amministrato. Tuttavia l'assolutismo illuminato ebbe l'indiscusso merito di promuovere riforme economiche, sociali e politiche al fine di rendere migliore lo stato.

GESUITI Il fondatore di questo ordine fu uno spagnolo di nome Ignazio Loyola (1491 ca. – 1556). Costui assieme a dieci suoi amici che egli aveva reclutato per formare un ordine che doveva avere come obbiettivo la conversione degli infedeli, dopo avere assieme a loro redatto gli statuti della loro Società ed averla chiamata ‘Compagnia di Gesù’ ne chiese l’approvazione a Paolo III il quale gliela accordò il 17 settembre del 1540. Ai tre voti ordinari di castità, di povertà e di obbedienza, la società ne aggiunse un altro. Essa giurava di ‘votare la sua vita al servizio costante di Cristo e dei papi, di combattere sotto la bandiera della Croce, di servire solo il Signore e il romano pontefice, suo vicario in terra; essa s’impegnava d’obbedire al papa ed i suoi successori in tutto quanto concerneva la salvezza delle anime e la propagazione della fede, qualunque fossero i paesi ove li avrebbero condotti gli ordini di Sua Santità’. Così il papa si trovò a sua disposizione un ordine pronto a tutto pur di difendere i suoi interessi che in quel tempo erano fortemente attaccati dai Protestanti le cui idee si erano diffuse per tutta l’Europa. L’ordine era strutturato gerarchicamente. Al suo vertice c’era il generale. Egli aveva il diritto di fare le costituzioni e le regole, conferiva tutte le cariche, regolava ed ordinava a suo piacimento tutta la società; tutta l’autorità dei provinciali e degli altri superiori dipendeva da lui; poteva dispensare dalle costituzioni e dai voti; insomma era un monarca assoluto a cui tutti dovevano una obbedienza cieca. Il primo generale fu Ignazio Loyola. Il corpo della compagnia era composto da quattro categorie o gradi. La prima categoria o grado era quella dei preti professi che avevano pronunciato i tre voti solenni di povertà, castità, e obbedienza e aveva fatto uno speciale voto di ubbidienza al papa. Anche se tutti i Gesuiti erano tenuti ad ubbidire al papa i preti professi facevano questo particolare voto. Solo i Gesuiti di questa categoria potevano accedere alla carica di generale e ai posti immediatamente inferiori. La seconda categoria o grado era costituita da preti che prendevano i voti semplici, non solenni, e che non pronunciavano il quarto voto al papa. Erano chiamati coadiutori spirituali. Il terzo grado era quello dei fratelli laici; questi non diventavano mai preti, ma prendevano i tre voti semplici ed erano incaricati del lavoro manuale nelle case: cucinare, pulire, ecc. La quarta categoria era quella dei giovani allievi, generalmente chiamati scolastici perché la loro preparazione avveniva attraverso le varie scuole del sapere. Le opere di carità Se nella versione della Formula del 1540, tra le opere di carità cui intendevano dedicarsi i gesuiti, comparivano solo l'insegnamento del catechismo e l'ascolto delle confessioni, in quella del 1550 furono inseriti anche la riconciliazione dei litiganti e il servizio ai carcerati e ai malati negli ospedali.[32] Chiamati a predicare e a confessare nelle zone più remote delle penisole italiana e iberica, i gesuiti le trovavano spesso sconvolte da lotte tra fazioni rivali e faide sanguinose che infuriavano da anni: i padri organizzavano nelle chiese vere e

proprie liturgie di riconciliazione alle quali venivano invitati gli esponenti dei gruppi in lotta e, dopo la predica, venivano invitati a perdonarsi reciprocamente. L'azione pacificatrice era rivolta anche agli sposi separati e a comporre dispute, per esempio, tra monaci e clero secolare.[33] L'opera di assistenza agli ammalati, molto importante alle origini, cominciò a declinare quando i gesuiti cominciarono a specializzarsi nell'insegnamento (sotto il generalato di Laínez). Il ministero dei prigionieri, ai quali i religiosi offrivano grosso modo gli stessi servizi offerti agli ammalati, continuò perché i carcerati non richiedevano cure continue come gli ammalati e il loro servizio era quindi compatibile con l'insegnamento. I prigionieri erano in massima parte debitori o detenuti in attesa di processo, quindi non criminali recidivi. Nelle prigioni i gesuiti predicavano, confessavano e insegnavano il catechismo, distribuivano le elemosine raccolte per i detenuti; spesso trattavano con i creditori e con le autorità per ottenere la mitigazione o la sospensione delle condanne.[34] Nel 1543 Ignazio fondò a Roma la Casa di Santa Marta, per aiutare le prostitute desiderose di abbandonare il loro mestiere a reinserirsi nella società, e anche altrove i gesuiti si impegnarono in vari modi in tale ministero.[35] Nel 1546 fu anche creato il conservatorio delle Vergini Miserabili, presso la chiesa di Santa Caterina dei Funari, dove alle figlie delle prostitute veniva fornita un'educazione e una dote: istituzioni simili furono promosse dai gesuiti a Venezia (conservatorio delle Vergini Periclanti) e Firenze (istituto delle Fanciulle della Pietà).[36] L'impegno dei gesuiti fu notevole anche in favore degli ebrei e dei musulmani convertiti al cattolicesimo (Ignazio fu tra i primi a consentire a moriscos e marranos l'accesso a un ordine religioso).[37] L'attività educativa Il collegio gesuita di Monaco di Baviera Diego Laínez e Pierre Favre furono i primi gesuiti a dedicarsi all'insegnamento (ricevettero l'incarico da Paolo III nel 1537); Jay nel 1543 ottenne una cattedra a Ingolstadt e nel 1545 Rodríguez divenne precettore dei figli di Giovanni III del Portogallo.[38] Tra il 1540 e il 1544 furono creati dei collegi per la formazione dei futuri membri dell'ordine a Parigi, Lovanio, Colonia, Padova, Alcalá, Valencia e Coimbra: queste istituzioni erano semplici residenze, senza attività didattiche, destinate a dare alloggio agli scolastici che studiavano presso le locali università.[39] Il ministero dell'insegnamento, inizialmente non previsto dal fondatore, si sviluppò fino a divenire una delle principali attività dell'ordine e uno dei principali strumenti della sua diffusione....


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