E. Kandel - L\'età dell\'inconscio PDF

Title E. Kandel - L\'età dell\'inconscio
Author Julie
Course Lingue e culture europee euroamericane e orientali
Institution Università degli Studi di Catania
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Summary

riassunto del libro di E. Kandel, l'età dell'inconscio, dal capitolo 1 al capitolo 10...


Description

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Eric R. Kandel L’età dell’inconscio Capitolo 1: un viaggio nella Vienna dei primi del Novecento Nel 2006 Ronald Lauder sborsò 135 milioni di dollari per acquistare il ritratto di Adele Bloch-Bauer dipinto da Klimt. La donna sembrava personificare la Vienna del volgere del secolo: la ricchezza, la sensualità e la sua capacità di innovazione. Nel corso degli anni, Lauder si convinse che il ritratto di Adele fosse una delle più riuscite rappresentazioni del mistero della femminilità. Il dipinto ha un ulteriore significato storico: è uno dei primi lavori di Klimt che si distacca dal tradizionale spazio tridimensionale e si sposta in un moderno spazio piano. In quest’opera Klimt abbandona il tentativo rinascimentale di ricreare attraverso un realismo crescente il mondo tridimensionale. Klimt, Oskar Kokoschka e Egon Schiele rivolsero lo sguardo dell’artista all’interiorità: dal mondo esterno tridimensionale a quello interno della mente inconscia. L’arte di Klimt aveva influenzato la cultura della Vienna di fine secolo; avendo letto Darwin, le piccole immagini che decorano l’abito di Adele non sono solo ornamentali ma sono i simboli delle cellule maschili e femminili. Klimt era un pittore valido ma convenzionale che seguiva lo stile classico di Hans Makart. Come Makart, Klimt dipingeva ritratti di grande dimensione di soggetto allegorico o mitologico. Fu solo nel 1886 che il suo lavoro conobbe un rilevante cambiamento: in quell’anno egli e il suo collega Franz Matsch ebbero l’incarico di commemorare l’auditorium del vecchio Burgtheater. Matsch dipinse una veduta del palcoscenico dall’ingresso e Klimt ritrasse l’ultima rappresentazione svoltasi nel vecchio teatro. Klimt dipinse alcuni membri riconoscibili del pubblico come fossero visti dal palco: la vera recita di Vienna avveniva nel privato della mente degli spettatori. Poco dopo, Sigmund Freud iniziò a trattare i pazienti che soffrivano di isteria con una combinazione di ipnosi e psicoterapia: egli collegava i loro sintomi isterici ai traumi subiti nel passato. L’intuizione che caratterizzava l’ultimo lavoro di Klimt e gli studi psicologici di Freud facevano presagire la svolta verso l’interiorità che avrebbe caratterizzato i campi d’indagine della Vienna del tempo. Questo periodo diede origine al modernismo, caratterizzato dal tentativo di rottura con il passato e di esplorazione di nuove forme di espressione. Avendo favorito la nascita del modernismo, la Vienna d’inizio novecento assunse il ruolo di capitale culturale d’Europa: Vienna era stata il centro dei territori della dinastia degli Asburgo a partire dal 1450 e aveva acquisito ulteriore importanza quando divenne capitale del Sacro Romano Impero. Nei 300 anni successivi, i territori germanofoni rimasero un mosaico di nazioni che non avevano una cultura unificante. Allo zenit del suo potere nel 18 secolo, l’impero asburgico era secondo solo all’impero russo per le dimensioni dei suoi territori europei, ma una serie di sconfitte militari e di insurrezioni popolari minarono il potere politico dell’impero e gli Asburgo dovettero rinunciare alle loro ambizioni geopolitiche. Nel 1848 la borghesia austriaca si rafforzò e costrinse la monarchia assoluta ad accettare una trasformazione in senso democratico. Le riforme ottenute erano basate su una visione dell’Austria governata da una monarchia progressista e costituzionale, caratterizzata dalla collaborazione tra borghesia illuministica e aristocrazia: questa collaborazione aveva lo scopo di riformare lo Stato, sostenere la vita culturale civile della nazione e stabilire un’economia basata sul libero mercato. Intorno agli anni 60 del 19 secolo, la nazione aveva imboccato la strada della transizione. Come dono di Natale ai viennesi, Francesco Giuseppe ordinò la demolizione delle vecchie mura e fortificazioni che circondavano la città per fare spazio alla Ringstrasse. Lungo entrambi i lati di questo viale sarebbero sorti magnifici edifici pubblici come il Parlamento, la sede del Comune, il teatro dell’opera, il nuovo Burgtheater, il museo delle belle arti, il museo di storia naturale e l’università di Vienna. Le idee progressiste della borghesia e dell’imperatore ebbero un notevole effetto sulla comunità ebraica. Nel 1848 i servizi religiosi degli ebrei vennero legalizzati e le tasse imposte alla comunità abolite. Per la prima volta fu consentito agli ebrei di scegliere liberamente le carriere professionali e governative. Durante questo breve periodo della storia austriaca, l’antisemitismo divenne socialmente inaccettabile. La vivace vita culturale e le opportunità economiche di Vienna attirarono persone di talento da ogni angolo dell’impero. Julie Barrotta

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L’abolizione delle restrizioni sugli spostamenti aumentò anche la mobilità sociale e culturale di studiosi e scienziati: ciò ha fatto sì che l’università di Vienna si trasformasse in una grande università di ricerca. Intorno al 1900 Vienna contava circa 2 milioni di abitanti. In ambito filosofico, il circolo di Vienna introdusse il tentativo di codificare tutta la conoscenza in un singolo linguaggio standard della scienza. Gli architetti Otto Wagner, Joseph Olbrich e Adolf Loos reagirono ai pomposi edifici pubblici sulla Ringstrasse creando un limpido e funzionale stile architettonico che aprì la strada al Bauhaus degli anni Venti. Otto Wagner era convinto che l’architettura doveva essere moderna e originale e comprese l’importanza della pianificazione urbana. Ciò divenne evidente nella progettazione di più di trenta stazioni per il sistema di trasporti: in questi progetti Wagner andò alla ricerca di un’armonia tra arte e funzionalità. Il risultato fu che Vienna venne dotata delle più avanzate strutture rispetto alle principali città d’Europa. In letteratura Arthur Schnitzler e Hugo von Hoffmannsthal diedero vita al gruppo Giovane Vienna. Di grande importanza fu il fatto che una serie di scienziati, da Carl von Rokitasnky a Freud, sviluppò una nuova visione della psiche umana che rivoluzionò il modo di considerare la mente dell’uomo. I progressi nei campi della biologia, della medicina, della fisica e della chimica portavano con sé la convinzione che la scienza fosse diventata parte integrante della cultura cittadina. Le teorie di Freud, gli scritti di Schnitzler e i dipinti di Klimt, Schiele e Kokoschka avevano in comune la capacità di penetrare nella natura della vita istintuale dell’uomo. Il modernismo comparve nella metà del 20 secolo come reazione all’enfasi che l’illuminismo aveva attribuito alla razionalità del comportamento umano. Il catalizzatore che diede via allo sviluppo dell’illuminismo nel 18 secolo fu la rivoluzione scientifica che si basava su 3 fondamentali scoperte astronomiche: - Giovanni Keplero: leggi che governano il movimento dei pianeti. - Galileo Galilei: collocazione del sole al centro dell’universo e non la terra. - Isaac Newton: scoperta della gravità e delle tre leggi del moto. Tali contributi ebbero la loro consacrazione nel 1660 con l’istituzione della prima società scientifica del mondo: la Royal Society of London for Improving Natural Knowledge che nel 1703 elesse Isaac Newton come suo presidente. Il ruolo dello scienziato era quello di utilizzare il metodo scientifico per scoprire i principi che regolano l’universo e quindi decifrare il codice utilizzato da Dio per creare il cosmo. I successi raggiunti nel campo della scienza convinsero i pensatori che l’applicazione della ragione potesse far progredire altri aspetti della civiltà umana. La reazione modernista all’illuminismo avvenne come conseguenza della rivoluzione industriale. Nel 1859 il libro di Darwin L’evoluzione della specie introdusse l’idea che gli esseri umani non sono Stati creati da Dio ma sono creature biologiche evolutesi da antenati umani più semplici: di conseguenza il sesso deve essere centrale anche nel comportamento dell’uomo. Questo nuovo punto di vista portò a una riesame della natura biologica dell’esistenza umana, come è evidente nel dipinto di Manet Colazione sull’erba del 1863. Il dipinto rivela un tema centrale del modernismo: la complessa relazione tra i due sessi e tra fantasia e realtà. L’artista dipinge due uomini vestiti seduti sull’erba che conversano, mentre una bagnante nuda siede al loro fianco. In questo quadro Manet rompe con la tradizione e dipinge una reale parigina moderna nuda, Victorine: nonostante il fascino del corpo della donna, i due uomini appaiono indifferenti mentre la donna rivolge il suo sguardo allo spettatore condividendo il diniego dei due uomini della sessualità. Il modernismo ebbe tre principali caratteristiche: 1. Visione della mente umana come irrazionale per sua natura. I modernisti, rompendo con il passato, sostenevano che nelle azioni quotidiane di ciascuno fossero presenti conflitti inconsci. In un periodo in cui tutti desideravano ottenere un controllo sempre maggiore sul mondo esterno, i modernisti si concentravano sull’interiorità e cercavano di capire l’irrazionalità della natura umana e come il comportamento irrazionale influisca sulle relazioni interpersonali. Scoprirono che gli individui non solo ospitano sentimenti erotici inconsci ma anche impulsi aggressivi, ciò che Freud chiamerà pulsione di morte. La scoperta della natura portò alle 3 rivoluzioni del pensiero umano: - Rivoluzione copernicana: la terra non è il centro dell’universo, ma lo è il sole. - Rivoluzione darwiniana: non siamo Stati creati per volontà divina. Julie Barrotta

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Rivoluzione freudiana: non controlliamo consciamente le nostre azioni ma siamo guidati da motivazioni inconsce. Intorno alla metà del 19 secolo diversi pensatori si resero conto che il funzionamento della mente umana è in gran parte irrazionale. Schnitzler, Klimt, Kokoschka e Schiele scoprirono e indagarono anch’essi sui nuovi aspetti della vita inconscia; essi compresero le donne meglio di Freud, in particolare la natura della sessualità femminile e della maternità. Va anche detto che nessuna delle idee della terza rivoluzione era completamente nuova: Platone, Schopenhauer e Nietzsche avevano già discusso dell’inconscio. Ciò che distingue Freud e gli intellettuali viennesi è Stato il loro successo nello sviluppare e unificare queste idee. 2. Autoanalisi Nella loro ricerca delle leggi che governano la natura dell’individualità umana, Freud, Schnitzler, Klimt, Kokoschka e Schiele furono determinati non solo nell’indagare gli altri ma ancora di più se stessi. Come Freud studiava i suoi stessi sogni e insegnava agli psicoanalisti a considerare il controtransfert, così Schnitzler e i pittori esplorarono i loro stessi impulsi istintuali. 3. Tentativo di integrare e unificare la conoscenza La Vienna del periodo dischiuse nuove prospettive nella medicina, nell’arte, nell’architettura e così via. Aprì un dialogo tra le scienze biologiche e la psicologia, la musica e l’arte, e iniziò un periodo di integrazione della conoscenza che continua ancora oggi. Sotto la guida di Rokitansky la scuola di medicina cambiò la pratica medica conferendole la base scientifica più sistematica: tale approccio scientifico può essere visto come una metafora dell’approccio modernista alla realtà. Benché i suoi contatti con Rokitansky fossero scarsi, Freud intraprese i suoi studi di medicina all’università di Vienna nel 1873; il pensiero iniziale di Freud sembra sia Stato notevolmente influenzato dallo spirito rokitanskiano dell’epoca. Nei suoi scritti Schnitzler pose attenzione ai processi mentali inconsci e proprio come Freud esplorò la psicologia inconscia sia della sessualità sia dell’aggressività. Nonostante la comune fascinazione nei confronti delle pulsioni inconsce, Freud, Schnitzler e gli artisti modernisti non lavoravano in un circolo chiuso; ciascuno compiva la propria evoluzione. Il pensiero di Freud seguì un percorso più sistematico rispetto a quello degli altri quattro: egli articolò la visione rokitanskiana in un linguaggio semplice ed elegante e le applicò alla mente andando in profondità. Cosa ancora più importante egli utilizzò quella visione per sviluppare una teoria della mente che gli servì per spiegare il comportamento delle apparenze mentali fino al conflitto psicologico sottostante. La teoria freudiana differiva dalla visione di Schnitzler e degli artisti in quanto trattava la mente come un dominio della scienza empirica e non come una piattaforma per le speculazioni filosofiche. Alla fine, Freud mise a punto una terapia che aveva lo scopo di alleviare le sofferenze della persona; egli mise in evidenza che la maggior parte della vita mentale è inconscia e diventa conscia sottoforma di parole e immagini.

Julie Barrotta

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Capitolo 2: in cerca della verità nascosta sotto la superficie. Origine della medicina scientifica. La scuola di medicina di Vienna svolse un ruolo chiave nello sforzo di unificare le conoscenze. Fu alla scuola di medicina che si formarono Freud e Schnitzler e fu la stessa scuola ad influenzare il pensiero di Klimt su arte e scienza. Il fondamento del moderno approccio alla medicina è di guardare al di là dei sintomi superficiali per scoprire i processi della malattia che agiscono sotto il rivestimento cutaneo. Gli storici moderni collocano le origini della scienza sistematica nel 17 secolo; infatti, fino agli inizi del 700 la medicina era essenzialmente prescientifica. A quei tempi gli strumenti per comprendere la malattia erano ciò che raccontava il paziente e ciò che il medico poteva osservare al suo capezzale. L’accento sulla cultura e scienza derivava dal fatto che nel 18 secolo i medici praticavano la loro disciplina come era Stato codificato nel 170 d.C. da Galeno; egli aveva dissezionato delle scimmie per capire il corpo umano ma aveva però coltivato idee sbagliate sulla biologia dell’uomo e le malattie. In particolare aveva ipotizzato che le malattie fossero dovute a squilibri dei quattro umori corporei: flegma, sangue, bile gialla e bile nera. Riteneva che i quattro umori governassero anche le funzioni mentali e in base a questo criterio i medici concentravano la loro attenzione su come restaurare l’equilibrio tra i quattro umori. Un passo importante verso una pratica medica più sistematica avvenne subito dopo la Rivoluzione francese. I medici, chirurghi e biologi francesi reagirono riorganizzando l’insegnamento della medicina e della pratica medica. Marie-François-Xavier Bichat fu uno dei primi patologi a mettere in evidenza che la conoscenza dell’anatomia umana è essenziale per la pratica medica, scoprendo che ogni organo del corpo è costituito da vari tessuti di tipo diverso. Egli riteneva che i tessuti specifici di un organo fossero i responsabili di una malattia. René Laënnec inventò lo stetoscopio e lo utilizzò per ascoltare i diversi suoni del cuore. Philippe Pinel fondò la psichiatria come disciplina medica e cercò di creare una relazione personale e psicoterapeuta con i suoi pazienti. Egli capì che la malattia mentale è una malattia vera e propria che si sviluppa quando le persone hanno una predisposizione ereditaria e sono esposte a stress sociale e psicologico. La scuola di medicina di Parigi stabilì lo standard per la scienza medica di base e la pratica medica, rappresentando il modello di ispirazione della medicina europea tra il 1800 e il 1850. Stranamente la clinica francese cominciò a declinare a partire dal 1840, forse a causa del conservatorismo; il sistema scolastico inoltre divenne rigido, portando all’abbassamento della creatività e della qualità della scienza. Questo ebbe come conseguenza il trasferimento di numerosi studenti stranieri da Parigi a Vienna. In contrasto con le controparti parigine, tutti i principali ospedali di lingua tedesca erano un’emanazione delle università fino al 1750. A Vienna, il praticantato clinico era essenziale per la preparazione accademica. I primi passi verso una medicina fondata sui principi scientifici vennero compiuti un secolo prima, quando l’imperatrice Maria Teresa riorganizzò l’università: l’imperatrice cercò in Europa un medico prestigioso in grado di attuare questo progetto e nel 1745 affidò a Gerard van Swieten il compito di formare la prima scuola di medicina di Vienna. Nel 1873, l’imperatore Giuseppe II commissionò il progetto di un complesso medico onnicomprensivo e nel 1784 Andreas Joseph von Stifft aprì il grande Ospedale generale di Vienna. L’Ospedale generale di Vienna era la più vasta istituzione medica d’Europa e aspirava a essere il centro della moderna medicina scientifica. Nel 1844 Carl von Rokitansky succedette a Stifft introducendo il modernismo in biologia e medicina. Ispirandosi alla convinzione di Darwin, Rokitansky inserì la pratica medica nella scuola di medicina, dando alla stessa un fondamento scientifico. Rokitansky suddivise la medicina clinica e la patologia in due distinti dipartimenti: ogni paziente veniva visitato da un medico e, in caso di morte, da un patologo. Questa innovazione aveva due motivi ispiratori: in primo luogo, su ogni paziente deceduto veniva eseguita l’autopsia sotto la supervisione del capo patologo, posizione occupata nel 1844 da Rokitansky stesso. Nel corso della sua carriera, lui e i suoi assistenti acquisirono un enorme bagaglio di conoscenze sulle malattie di organi e tessuti. In secondo luogo, all’Ospedale generale di Vienna lavorava Josef Škoda, allievo e collega di Rokitansky. I due collaboravano e tra loro si era stabilito un profondo senso di collegialità. Grazie a questo processo di collaborazione, la scuola di medicina riuscì a correlare le intuizioni sulla malattia formulate al capezzale del paziente con quelle elaborate nel corso dell’autopsia, utilizzando le informazioni per comprendere la malattia e arrivare a una diagnosi accurata. Rokitansky era Julie Barrotta

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erede intellettuale di Giovanni Battista Morgagni, il quale aveva ipotizzato che i sintomi clinici erano l’espressione della patologia dei singoli organi. Morgagni riteneva che l’esame post mortem poteva essere utilizzato per verificare ipotesi formulate visitando il paziente. Quando possibile, quindi, l’indagine patologica andava coordinata con quella clinica. Škoda adotto presto l’approccio scientifico di Rokitansky; utilizzando lo stetoscopio eseguì studi dettagliati sui suoni e soffi che sentiva ascoltando il cuore dei pazienti, correlandoli poi con i danni al muscolo e alle valvole cardiache. Škoda fu così in grado di distinguere i suoni normali dell’apertura e chiusura delle valvole cardiache dai soffi causati dal malfunzionamento delle valvole. Ancora oggi la maggior parte delle malattie dovute a danni delle valvole cardiache sono diagnosticate interpretando i suoni in base ai criteri stabiliti da Škoda. Nel 1849 pubblicò il Manuale di anatomia patologica. L’idea che la comprensione della malattia dovesse procedere il trattamento dei pazienti diventò il perno della moderna medicina scientifica. Con le sue idee e i suoi insegnamenti, Rokitansky era riuscito a sintetizzare i diversi rami della conoscenza; egli riteneva che per scoprire la verità si dovesse guardare al di sotto della superficie delle cose. Questa idea si diffuse alla neurologia, alla psichiatria, alla psicoanalisi e alla letteratura attraverso Theodor Meynert e Richard von Krafft-Ebing.

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Capitolo 3: Gli artisti, gli scrittori e gli scienziati viennesi si incontrano nel salotto di Berta Zuckerkandl Com’è accaduto che l’approccio scientifico di Rokitansky uscisse dalla scuola di medicina e influenzasse gli artisti modernisti viennesi? Al contrario delle élite intellettuali di New York, Londra, Parigi e Berlino, gli intellettuali viennesi interagivano regolarmente tra loro, così che molti contavano amicizie in ambiti diversi, interazioni che nascevano già dal ginnasio. Inoltre, Vienna aveva una sola università principale e quando la gente s’incontrava all’università, spesso le discussioni continuavano in alcuni caffè. Anche le aperte interazioni tra ebrei e non ebrei contribuirono al fiorire della creatività nel 19 secolo; l’interazione continuò nella prima parte del 20 secolo, fino a quando gli ebrei non furono di nuovo discriminati. I viennesi si incontravano anche in salotti in cui potevano confrontare idee ed opinioni e potevano mescolarsi con le élite professionali e degli affari. Un salotto particolarmente importante era que...


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