El Caballero de Olmedo , Lope de Vega PDF

Title El Caballero de Olmedo , Lope de Vega
Author risen bolt
Course Letteratura spagnola
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Sintesi trama e analisi dell'opera ...


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El Caballero de Olmedo – L. De Vega Personaggi Don Alonso, cavaliere di Olmedo Don Rodrigo, antagonista di Don Alonso e promesso sposo di Doña Inés Don Fernando, amico di Don Rodrigo e amante di Doña Leonor Don Pedro, padre di Doña Inés Doña Inés, dama di cui si innamorano sia Don Rodrigo che Don Alonso Doña Leonor, sorella di Doña Inés Tello, domestico di Don Alonso e complice della sua relazione con Doña Inés. (Rappresenta la figura del grazioso. Comunica con il pubblico – invenzione del teatro barocco – partecipa alle azioni ma ne rimane estraneo, è un elemento di metateatro) Ana, serva di Doña Inés Fabia, mezzana e fattucchiera che funge da intermediaria tra Doña Inés e Don Alonso. (Rappresenta la figura della ruffiana, come la Celestina di Rojas) Rey Don Juan, El Condestable (Don Alvaro, il Connestabile), Una Sombra (Ombra), Criado Mendo (servo di Don Rodrigo), Un Labrador (Contadino) Atto 1° Inizia un lungo monologo di Don Alonso (scritto in decimas) con argomento di stampo amoroso e neoplatonico. Incontra Tello, il suo domestico, che gli presenta subito Fabia, una madre mezzana. A questa, Don Alonso spiega di essere innamorato di una certa Doña Inés, dama che ha avuto modo di vedere ad una festa a Medina (Medina del Campo) e di cui descrive minuziosamente l’aspetto incantevole. Alla fine del discorso il cavaliere chiede a Fabia la gentilezza di andare a consegnare alla dama una lettera e per compensarla le regala una catena d’oro. Fabia si reca quindi, con la scusa di dover vendere cosmetici e oggetti vari, a casa di Inés che sta appunto discorrendo con la sorella Leonor del forestiero incontrato alla festa. La mezzana provoca la curiosità di Inés che subito vuole leggere alcuni fogli che la donna porta con sé e tra cui c’è la lettera di Alonso. Fabia inizialmente non dice da chi proviene e dice che sia destinata ad una dama di cui non conosce il nome. Inés legge la lettera e capisce che si tratta del forestiero visto alla festa a Medina. Fabia invoca il diavolo e gli chiede di far ardere il cuore della donna d’amore, così la convince a rispondere a quella lettera e proprio in quel momento entrano Rodrigo, suo promesso sposo, ed il suo migliore amico, Don Fernando. Inés consegna quindi la sua lettera a Fabia, che dice di essere lì per lavare alcuni vestiti, e ne fa passare il contenuto per la lista del bucato, convincendo i due. Inés è stata promessa in matrimonio dal padre, Don Pedro, a Don Rodrigo, che però non ama e anzi allontana spesso e volentieri provocandone il malcontento poiché questi ne è invece molto innamorato. Nella lettera, Inés scrive brevemente ad Alonso di presentarsi quella stessa notte presso le inferriate del suo giardino così che la fanciulla possa confermare che il mittente della lettera sia proprio il forestiero visto alla festa. Una volta ricevuta la lettera, Don Alonso, che stava per ritornare ad Olmedo, non ha il coraggio di leggerla per paura di ricevere brutte notizie ed anche una volta fatta leggere a Tello, resta incredulo e chiede più volte conferma alla vecchia

mezzana sulla veridicità della suddetta. Nella lettera si dice anche che Alonso deve andare a casa di Inés per raccogliere un nastrino verde dei suoi sandali che lei lascerà nel recinto del giardino affinché Alonso lo indossi l'indomani e lei possa riconoscerlo. Quella sera Tello e Fabia dovevano anche sbrigare un certo affare: prendere il dente di un brigante impiccatosi la sera prima. Prima di andare con Fabia, Tello decide di far compagnia al suo padrone Alonso verso la casa della dama. Nel giardino della fanciulla vi erano però già arrivati Don Rodrigo e Don Fernando che avevano già trovato il nastro. Non sapendo a chi appartenesse, i due l’avevano diviso a metà poiché Fernando pensava essere un messaggio per lui da parte di Leonor e Don Rodrigo che fosse un assenso al matrimonio da parte di Inés. Don Alonso, arrivato sulla scena, scambia i due per delle guardie messe dalla sua dama per punirlo del suo tentativo di corteggiamento ed è pronto ad ingaggiare un duello quando i due, non riconoscendolo, nel dubbio si dileguano. A questo punto Tello raccoglie una cappa caduta ad uno dei due cavalieri e convince il padrone ad andarsene per non destare ulteriori sospetti e perché era in ritardo per l’appuntamento dell’affare con Fabia. La mattina dopo sia Rodrigo che Fernando portano la rispettiva metà del nastro così che Leonora pensa che entrambi siano innamorati di Inés e che sotto ci sia lo zampino di Fabia e Inés pensa che Fabia voleva tenderle una trappola affinché lei si innamorasse del suo promesso. La mezzana arriva a casa di Inés, le spiega l'equivoco e le rivela che il suo vero amante è Don Alonso, el cabellero de Olmedo. L’unico ostacolo al loro amore è che Inés è già stata promessa in matrimonio dal padre a Don Rodrigo: Fabia promette di occuparsi anche di questo. Atto 2° Qualche giorno dopo Tello si lamenta con Alonso del suo andirivieni tra Olmedo e Medina solo per vedere la fanciulla. Inoltre rivela al padrone che egli è stato visto, con indosso la cappa presa pochi giorni prima nel giardino della dama, dal superbo e arrogante Don Rodrigo e che quindi, essendo Tello il suo servo, probabilmente questi ora sospetta dell’amore del suo padrone per Inés. Il servo passa poi ad elencare tutte le stregonerie e i mezzi magici che Fabia sta utilizzando per la causa del padrone e lo esorta a lasciar perdere la pericolosa questione d’amore, invano. I due si recano poi a casa della dama verso la sera. Vengono accolti dalla sua serva, Anna che insieme a Tello scambia parole scherzose che rimandano all’opera di Rojas (Tello chiede se Melibea sia in casa dato che qui per lei vi era Calisto). Finalmente poi i due innamorati si conoscono e Tello asseconda il padrone che diceva di essere diventato un vero e proprio poeta per la sua amata e che quando era da solo parlava di lei ai fiori. Mentre i due continuavano a scambiarsi parole dolci, nella stanza di Inés arriva il padre. La dama fa nascondere i due e si giustifica col padre dicendo di essere ancora sveglia a quell’ora poiché aveva tanti pensieri per la testa e non riusciva a dormire, così stava pregando. Questa infatti confessa al padre di aver sempre voluto essere suora e per questo non vuole sposare Don Rodrigo. Per questo chiede poi al padre aiuto per trovare una tonaca, una maestra di canto ed uno di latino. Il padre con grande stupore capisce lo stesso i sentimenti della figlia e le promette di assecondare la sua (falsa) vocazione e si impegna di trovarle un maestro e un’istruttrice. Il padre se ne va e Tello e Alonso escono dal nascondiglio. I due amanti decidono che Tello, incaricato di portare le lettere tra Medina e Olmedo, sarebbe stato il finto maestro di latino, mentre Fabia, con le sue false apparenze, l'insegnante di virtù e di abitudini. I continui viaggi di Alonso intanto hanno dato conferma ai sospetti di Don Rodrigo che rivela a Don Fernando quanto egli sia deciso ad ucciderlo poiché pensa che per colpa sua Inés lo disprezzi. Inés veste quindi, per sconforto del padre, la tonaca da suora e Fabia entra in scena offrendosi come maestra della fanciulla davanti agli occhi di Don Pedro. La fattucchiera comunica che il matrimonio “con Dio” dovrà avvenire ad Olmedo. Arriva il turno di Tello che si presenta a tutti col nome di Martín Peláez e si offre anch’egli come maestro di latino per Inés. Tutti si presentano, chi per la prima volta e chi per la seconda, e Don Pedro vuole iniziare a pagare i due maestri che sfoggiano fin da subito le loro

false arti. Uscito il padre, Tello e Fabia si rivelano anche a Leonor e consegnano una lettera a Inés: Alonso si sta preparando per la festa della Cruz de Mayo che si terrà a Medina. Quest’evento, per Don Alonso, è sia occasione di aumentare la propria fama poiché parteciperà il re Don Juan in persona ed è un’altra buona occasione per vedere la sua amata. Anche Don Pedro deciderà di partecipare alla festa con le sue figlie. La scena si sposta ora ad Olmedo, dove il re don Juan discorre col suo Connestabile (Condestable) riguardo al cambiamento dell’abito per gli ebrei e i mori residenti in Castiglia in seguito alla separazione dei cristiani dai mori. A casa sua, Alonso sta invece leggendo una lettera di Inés, e di tanto in tanto interrompe la lettura per farsi parlare di lei da Tello che in seguito gli consegna una sciarpa dell’amata. Infine Alonso racconta a Tello dell’incubo fatto quella notte e della sua visione dell’uccisione di un cardellino: presagio angoscioso di morte. Nonostante ciò è comunque risoluto a presentarsi alla festa della Cruz de Mayo. Atto 3° Rodrigo si lamenta con Fernando del fatto che Alonso non solo gli ruba l’amore di Inés ma con il suo valore oscura tutti i cavalieri di Medina. Durante la corrida, Don Alonso infatti si mette in luce come miglior fantino, e Don Rodrigo incapace di sopportare tutti gli elogi che il pubblico gli indirizza e gli sguardi che Inés gli dirige , decide di partecipare nella contesa taurina. Alonso manda Tello da Doña Inés per comunicarle che si prepari a parlare con lui prima che questi parti per Olmedo, perché deve far sapere ai suoi genitori che non è morto. Tello si dirige da Inés e Fabia e tenta di rubare a quest’ultima la catena d’oro facendo finta di essere innamorato di lei (qui ci sono molte allusioni sessuali). Nel frattempo, Rodrigo si mette all'opera e cade dal cavallo dopo lo scontro con un toro e Alonso gli salva la vita. Rodrigo va ancor di più su tutte le furie per dover la vita all'uomo del quale è geloso e invidioso. Il gesto di Alonso è apprezzato da tutti, anche dal re. Don Alonso, ormai ammirato anche dal padre di Inés, alla fine della festa, la va a salutare segretamente prima di tornare dai genitori e le confida anche i suoi timori e le sue angosce per i presagi di morte. Dopo la conversazione, sulla strada di ritorno verso Olmedo, vede un'Ombra, che si identifica col suo stesso nome. Egli si spaventa, ma non da eccessiva importanza all'accaduto, pensando sia qualche conseguenza delle stregonerie della mezzana; sicuramente non poteva esserci lo zampino di Don Rodrigo poiché gli aveva appena salvato la vita e perciò prosegue, convincendosi (erroneamente) che questi non doveva avercela più con lui ormai. Quasi arrivato a casa sente una canzone che presagisce la morte del caballero de Olmedo, perciò si prepara al duello e vuole scoprire chi stava cantando, ma alla fine la voce dice di appartenere a un contadino (Labrador) di cui però non vi è traccia. Questa voce afferma di aver sentito il canto da Fabia e poi si disperde. Scampato il temuto pericolo, poco più avanti, vede avvicinarsi dei cavalieri che riconosce immediatamente: si tratta di Rodrigo, Fernando e il suo domestico Mendo, di ritorno a Medina. Alonso, avendoli riconosciuti, si tranquillizza pensando che non gli avrebbero fatto nulla. Contro ogni pronostico, sotto ordine di Don Rodrigo, Mendo lo spara e uccide e i tre fuggono verso Medina. Tello, di ritorno ad Olmedo, incontra Alonso che, in fin di vita, gli chiede di essere riportato dai suoi genitori. Nel frattempo, a Medina, Leonor racconta la verità al padre di Inés che acconsente così alla figlia di sposare il suo amato. Tello, dopo aver consegnato le spoglie del padrone ai genitori, torna a casa di Inés per informare tutti di quanto accaduto, ma trova Don Rodrigo e Don Fernando che stavano andando a chiedere le mani di, rispettivamente, Doña Inés e Doña Leonor, anche se Don Pedro fa presente che era già stato convinto a far sposare Inés con Don Alonso.Anche il re era a casa di Don Pietro perché voleva maritare Rodrigo e Fernando con le donne ma una volta ascoltate le tristi notizie di Tello che accusavano i due cavalieri, il re decide di condannarli a morte.

Analisi Leggenda nata nella Terra di Campos , sull’emozione per un fatto accaduto nel 1521 (il 6 novembre 1521 il ricco Miguel Ruiz, un uomo di Olmedo, uccise il suo compaesano Juan de Vivero, uomo di alto lignaggio di poeti che stava per diventare consigliere di Olmedo, che stava tornando dalla festa dei tori di Medina. Il movente non è noto) o forse basata su una canzone popolare (molte opere di Lope sono hanno preso spunto da canzoni popolari). La canzone in questione reciterebbe:

“Que de noche le mataron al Caballero, la gala de Medina, la flor de Olmedo” La leggenda si era diffusa nel resto della Spagna solo negli anni in cui la corte di Filippo III risiedeva a Valladolid, fra il 1601 e il 1606. Ma Lope conosceva male la regione, o forse per nulla, e osa accennare qualche riferimento concreto: le fiere di Medina, forse il monastero di Olmedo. Non importa tanto che l’azione si svolga in un determinato luogo quanto il fatto che questo luogo la metta in moto e la incanali, fissi i tratti del conflitto, profili dell’eroe e funzioni piuttosto che parte fondamentale dell’argomento. Il cavaliere è di Olmedo ma l’azione principale si svolge a Medina del Campo. Alonso è ornamento di Medina, passeggero e fiore d’Olmedo, vita breve ma radici fisse ad Olmedo. Alonso è un intruso in quella terra e non ne conosce le famiglie; per rintracciare la sua amata ha bisogno di un intermediario: lo trova in Fabia, la fattucchiera; questa è la principale, tra le tante reminiscenze della Celestina; tutto ciò è un omaggio di Lope al genio comico di Rojas. Inés non avrebbe mai accolto un personaggio come Fabia, se non avesse intuito che questa sicuramente le portava notizie del forestiero visto alla festa e timorosa quindi del fatto di perdere altre tracce del cavaliere, escogita un espediente rischioso: mediante Fabia, lo invita a raccogliere il laccio verde degli zoccoletti che indossava la sera prima affinché lei lo identifichi e confermi il suo impulso. Come sappiamo però, il ritrovamento del nastro da parte di Rodrigo, che pensa sia un assenso di Inés, complica solo le cose tra Alonso e Inés.Il laccio sarà simbolo di morte perché è da questo che ha origine l’odio di Rodrigo nei confronti del cavaliere d’Olmedo. Il ricorso alla mezzana è un motivo prefabbricato ma funziona bene. Alonso si spinge verso un mondo che non conosce (lo sfondo sembra quasi un nebuloso Medioevo che, oltre ad allontanare l’eroe dal presente per conferirgli un’aureola mitica, tende a dare una certa impressione del fatto che stiamo osservando forme di vita ormai desuete); Alonso lo sente e ne è spesso turbato. L’odio a Medina nei confronti del cavaliere non nascono solo perché oscura gli altri cavalieri del posto ma soprattutto perché è un odio verso lo straniero, verso l’altro, diverso; poiché visto che il luogo dell’azione non è quello dell’eroe, la commedia deve sfociare in tragedia; se mentre non lo conoscevano era in una situazione precaria, quando lo conoscono è condannato a morte. La solitudine marca il Cavaliere dall’inizio alla fine della trama. Don Alonso conversa più con se stesso che con gli altri; anche quando ha un interlocutore sembra che lo perda di vista, che trasformi il dialogo in un soliloquio. Da qui il senso profondo dell’Ombra (metafora della morte del Cavaliere) che gli si affianca e dice di essere lo stesso Alonso. Lo spettatore è libero di decidere se quel misterioso messaggero è uno degli imbrogli di Fabia o un altro sintomo della malinconia del Cavaliere (all’epoca di Lope, la medicina credeva che l’Umor malinconico producesse allucinazioni capaci di dar forma visibile ai presentimenti, fino a conoscere ciò che stava per avvenire). L’imbattersi nell’ombra, qualsiasi sia il motivo,è il culmine del processo che si è protratto per tutta l’opera: il progressivo restar solo di don

Alonso con i suoi fantasmi, perduto in sogni e presagi senz’altra via d’uscita che il monologo. L’ascoltare il canto del contadino non fa altro che confermare il presagio precedente, è antitesi e alter ego dell’Ombra precedentemente incontrata (i canti erano anche un modo che utilizzava Lope per comunicare con il pubblico e per potenziare la complicità con esso e affiancare il vincolo determinante della vicenda drammatica). Non è un caso patologico ma la forza degli eventi lo ha condannato all’inattività. Costretto a stare rinchiuso in Olmedo e a vedere la sua dama unicamente qualche ora ogni due giorni, cos’altro può fare? Gli altri personaggi dispiegano un’energia che don Alonso non ha quasi occasione di esibire. Donna Inés è tutt’altro che una creatura angelica: idea e regge una strategia che tutti seguono, e lo fa con tale risolutezza e discrezione da lasciare tutti a bocca aperta. In tutto ciò il Cavaliere può solo rimuginare i suoi pensieri, irretirsi una matassa di illusioni, timori, progetti, alimentati da congetture invece che da certezze. Il destino dell’eroe è più crudele perché lo lascia a mani legate, senza opportunità di reagire – per inutile che fosse-, invece di consumarsi nell’inerzia. Lope ha voluto ritrarre Alonso esattamente come un’assenza, come un profilo che quanti lo avevano conosciuto vanno via via ritagliando nel ricordo, e perciò il Cavaliere compare meno di quanto non lo si menzioni e racconti. Sul tempo, l’azione fluisce con facilità e limpidezza ma non è sempre lineare, a volte retrocede o avanza con tecnica sapientissima. Lope era consapevole che il pubblico sapesse della morte del Cavaliere fin dal principio dell’opera e sceglie di seguire proprio questa prospettiva, andando via via rivelando le circostanze della sua morte. La canzone del contadino annuncia la sua morte infatti come cosa del passato, ormai irrimediabilmente accaduta. Il tempo passato e il racconto in terza persona, in doppio distanziamento sono tratti primari dell’epopea: e il cavaliere di Olmedo, sia perché Lope lo avesse ricevuto così dalla tradizione, sia perché lo avesse percepito così, è penetrato da un inconfondibile aroma epico. Nemmeno gli manca la lirica. Dal Medioevo al Barocco, i poeti avevano proclamato in mille modi che separarsi dalla dama equivaleva a morire, che la vita era accanto all’amata, e la morte lontano da lei. Don Alonso lo ripete con intensa partecipazione. Topico della poesia era che l’innamorato risiedesse dove ha l’amore invece di dove ha l’anima: per questo il Cavaliere parte da Olmedo per Medina “per morire”, poiché egli risiedeva ad Olmedo e il suo amore a Medina.

[Fonti: Saggio sul Caballero del Olmedo, Debora Sensi; “Biblioteca Spagnola”, Francisco Rico]...


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