Gonzalo guerrero PDF

Title Gonzalo guerrero
Author Simona Aprile
Course Storia Medievale
Institution Università degli Studi dell'Insubria
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Summary

gonzalo guerrero...


Description

Guerrero si rese protagonista di una scelta coraggiosa nel 1500: dopo diverse peripezie e un naufragio viene fatto prigioniero e riesce a migliorare la sua condizione, a integrarsi in una comunità maya dello Yucatan, fino a sposare la figlia di un uomo della tribù, e diventare un capo guerriero. Con l’arrivo degli uomini di Hernan Cortes, Guerrero sceglie di rifiutare il ritorno in Spagna. Cortes era più interessato a comprendere che a prendere (Todorov): voleva conoscere la mentalità americana per poi dominarla. Venne a conoscenza della presenza di due spagnoli nel territorio del nord dello Yucatan, interessato a comprendere quell’universo, mandò degli emissari incentivandoli al ritorno. Uno di questi due naufraghi era JERONIMO DE AGUILAR compagno di viaggio di Guerrero, decise di tornare tra le braccia dell’unica civiltà all’epoca possibile. L’inizio del ‘500 fu un periodo di affannosa definizione da parte di intellettuali, storici, religiosi, della diversità americana e delle sue genti. De Aguilar torna tra i suoi connazionali e racconta a Cortes, di aver proposto anche a Guerrero di ritornare in Spagna. Quest’ultimo era però sposato con una maya e aveva dei figli e non aveva nessuna intenzione di tornare con gli spagnoli. Di Guerrero storicamente si sa molto poco; le uniche informazioni che si hanno riguardo questi due spagnoli (Guerrero ed Aguilar) dalle cronache storiche sono che vivevano già da sette anni nello Yucatan e che si erano pienamente integrati e che uno di loro rifiutò il ritorno in patria. Paradossalmente le poche informazioni che si hanno riguardo un personaggio così misterioso come Guerrero, hanno portato alla formazione di una identità, quella messicana. Il messicano oggi chi è? È il figlio del meticciato: degli spagnoli, dei nativi, degli africani. All’inizi del ‘500 Guerrero era demonizzato, era l’esempio da non seguire; con il costituirsi del Messico Nazionale e con il ‘900 questa figura ritrova dopo due secoli, uno spazio nell’immaginario messicano. Per ricostruire l’identità di Guerrero bisogna riprendere le cronache del ‘500: PIETRO MARTIRE D’ANGHIERA scrive il DE ORBE NOVO che viene interrotto con la sua morte. Era funzionario alla corte di Isabela di Castiglia ed aveva il compito di redigere questa opera in cui far confluire tutti i resoconti di viaggi nel centro America, e tradurli in latino. Nell’opera di Pietro Martire, non compare Guerrero; c’è Aguilar che entra in contatto con Cortes e racconta del suo compagno di viaggio che non vuol tornare in patria. L’opera di Martire è importante perché cita per la prima volta il contesto nel quale si stagliano le vicende di Gonzalo Guerrero: riporta la rotta in cui erano presenti Aguilar e Guerrero, una spedizione che parte dalle coste del Darién (tra Panama e nord della Colombia) comandata da un nobile di nome VALDIVIA, e arrivata nei pressi della Giamaica incontra un naufragio, ha turbolenze e si schianta contro gli scogli nei pressi di una secca a sud della Giamaica. I superstiti trasportati dalla corrente riuscirono ad arrivare nella zona a nord dello Yucatan. In questa zona arrivò anche pochi anni dopo Hernan Cortes, stabilendosi nella zona di Cozumel e qui venne a sapere della presenza di alcuni spagnoli o grazie ad alcuni indigeni del posto, che avevano assimilato delle parole analoghe a quelle spagnole, o perché alcuni di loro avevano parlato agli interpreti di Cortes di alcuni uomini con le barbe lunghe, cosa inusuale per le popolazioni indigene del Messico. L’esordio storico di Guerrero, anche se viene presentato come GONZAGO MARINERO marinaio di Palos de la Frontera in Andalusia, avviene nella HISTORIA GENERAL Y NATURAL DE LAS INDIAS (1542) di Gonzalo de Oviedo. L’opera sarà pubblicata integralmente per la prima volta solo nel 1800. Alcune parti non erano pubbliche sino ad allora. L’opera è importante sia perché sottolinea l’esordio storico di Guerrero, ma anche perché viene cristallizzata la figura del Guerrero in maniera estremamente negativa, non tanto per il rifiuto di ritornare in Spagna, quanto piuttosto per ciò che avvenne nel 1528 con la spedizione di FRANCISCO DE MONTEJO in Yucatan. De Montejo e il suo tenente ALONSO DAVILA vennero a conoscenza della presenza di Guerrero, lo

contattarono così come Cortes, cercarono di farlo tornare con loro, ma Guerrero (stando alla cronaca di Oviedo) rispose con parole amorevoli e fraterne, salvo poi aizzare gli indigeni contro gli spagnoli. Stando alla cronaca di Oviedo, Guerrero è la causa del fallimento della prima spedizione di Montejo in Yucatan. Lo fece mantenendo separati i due contingenti e facendo credere a uno la morte dell’altro e attaccando entrambi. Oviedo parlando di questa strategia presenta Guerrero come un indio, sposato con un’india, con le orecchie e la lingua sacrificate, il corpo tatuato ecc. Oviedo dà delle informazioni importanti, Guerrero portava addosso i segni dell’interazione con gli indios: era l’io europeo, spagnolo, che si spogliava dei suoi panni per abbracciare l’altro; ciò rappresentava qualcosa di molto complesso e incomprensibile per l’epoca. Tutta la conquista delle Americhe era fondata sulla logica dicotomica della separazione dell’io (spagnolo) e l’altro (americano) cioè sulla diversità delle popolazioni americane. Questa era la giustificazione massima della conquista del nuovo mondo e della sottomissione di quelle popolazioni. Guerrero era uno spagnolo non più riconoscibile, ed era quindi pericolosissimo. Oviedo lo descrive come un apostata, un eretico infame perché non solo si era macchiato del crimine di abbandonare l’unica civiltà possibile (quella europea), ma aveva venduto le conoscenze militari europee agli indigeni che grazie a queste riuscivano a fronteggiare l’avanzata di Montejo. Insegnò a costruire barricate, in stile europeo, aveva venduto i saperi nascosti ed era quindi una figura negativa. Oviedo dà anche una definizione contro tutti coloro che come Guerrero, decidevano di percorrere quella strada. Guerrero non era stato certamente l’unico ad avere rapporti con donne indie, a integrarsi in maniera orizzontale con il continente americano. Oviedo aveva le idee chiare circa queste situazioni: li definiva eretici infami. All’epoca era difficile giustificare delle scelte del genere; Oviedo lega le scelte di questi individui, alla probabile appartenenza ad una casta, ad un motivo pregresso, e nel caso di Guerrero ipotizza origini ebraiche: era talmente inspiegabile all’epoca che uno spagnolo scegliesse una condizione di vita del genere che la motivazione poteva essere solo questa. Con Oviedo abbiamo l’esordio, negativo, nella storia di Guerrero. Vendendo i saperi militari agli indigeni e consentendo loro la vittoria contro Montejo in un certo senso è un colonizzatore a tutti gli effetti. Con Oviedo c’è questa idea del colonizzatore di ritorno: gli indigeni, sia nella sconfitta che nella vittoria sono dipendenti dall’atteggiamento degli spagnoli. Quando vengono sconfitti è un loro demerito, quando vincono è sempre grazie ad un europeo. È la logica del colonizzatore che torna ad affermarsi sottopelle. Un’importante cronaca che aggiunge degli elementi e ne contraddice altri è quella di FRANCISCO LOPEZ DE GOMARA che scrive la sua HISTORIA GENERAL DE LAS INDIAS del 1552 che è una sorta di apologia di HERNAN CORTES. De Gomara era il cappellano di Cortes, non era mai stato nel continente americano ma provava una forte venerazione nei confronti del conquistador, perciò da scriverne un’opera. De Gomara ci fornisce i primi elementi dettagliati sul contatto tra Cortes e questi naufraghi che si erano integrati in America, aggiungendo elementi fittizi. All’epoca era una prassi solita quella di inserire dei passi tra i dialoghi, che magari non erano mai avvenuti. Nella sua Historia rilievo notevole viene data alla lettera che Cortes fa pervenire agli spagnoli tramite messaggeri indigeni, a cui chiede di tornare con loro. Cortes era interessato a comprendere il mondo indigeno; è su questo terreno che si gioca tutto, che ci fu lo scarto tra Cortes e Moctezuma (imperatore azteco) nella presa di Tenochtitlan. Gomara dà estrema autenticità riportando la lettera di Cortes, l’elemento aggiuntivo nella sua Historia è il rilievo che assume de Aguilar. È il denominatore comune delle vicende che riguardano anche Guerrero. La scelta di Guerrero di

rimanere in Yucatan è controbilanciata dalla scelta di Aguilar che mai abbandonò i suoi voti e scelse di tornare tra gli spagnoli. Nella storia di Gomara compare, sotto le parole di Aguilar, la descrizione dettagliata del naufragio. Aguilar continua il suo racconto parlando di come lui, insieme anche a Guerrero, era stato fatto prigioniero e di come avevano dovuto assistere al sacrificio di alcuni spagnoli, e decisero per evitare di andare incontro alla stessa sorte di scappare dalle gabbie in cui erano rinchiusi. La loro fortuna fu quella di trovare un villaggio rivale delle popolazioni che inizialmente li avevano catturati. E riuscirono a far leva sull’astio interno delle popolazioni per salvarsi diventando degli schiavi. Da qui i destini si separarono perché Guerrero fu venduto ad un altro indio, Nachancan, padre dell’india che poi sposerà. Aguilar rimase schiavo, seppur rispettatissimo, mentre Gonzalo Guerrero riuscì a compiere un’arrampicata sociale clamorosa, a sposare un’india e a divenire capo militare indio. Altra testimonianza interessante è quella di ANDRES DE TAPIA protagonista diretto del salvataggio di Jeronimo de Aguilar. De Tapia scrive nel 1539 una relazione da cui attinsero quasi tutti i cronisti dell’epoca e lo stesso Gomara, cappellano di Cortes, aveva interrogato De Tapia, perché gli elementi mutati dalla sua relazione sono molteplici: alcuni sono stati letteralmente copiati. L’aspetto interessante della relazione di De Tapia è che c’è un elemento discordante, esistente solo nella sua relazione ed è difficile pensare che l’errore sia proprio nella sua relazione: nella sua testimonianza non c’è Gonzalo Guerrero, che molto probabilmente era stato confuso con uno degli indigeni che accompagnava Aguilar, in quanto irriconoscibile. De Tapia parla di Aguilar come un uomo dubbioso che inizialmente rifiuta il ritorno con Cortes e solo successivamente ci ripensa. Era un elemento che probabilmente gli altri cronisti hanno volutamente eliminato per armonizzare una figura che altrimenti avrebbe creato molteplici problemi. De Aguilar successivamente divenne interprete di Cortes insieme a la Malinche, maia che divenne sua amante e interprete. È una figura che per lungo tempo in Messico è stata giudicata negativamente perché era la donna messicana che aveva venduto il Messico agli spagnoli per proprio tornaconto personale. Gonzalo Guerrero e Jeronimo de Aguilar ritornano in numerose cronache, come quella di CERVANTES DE SALAZAR e di molti altri conquistadores funzionari dell’epoca. Gonzalo era chiamato in mille modi diversi: Azora, Mariniero, Herrero. Tuttavia le discrepanze erano notevoli. Si pensi alla cronaca di Gomara e quella di Oviedo: Oviedo fa esordire Guerrero con la spedizione di Montejo, quando noi sappiamo che il primo contatto di Guerrero con gli spagnoli avviene con Cortes. Ci sono tutti eventi discordanti, tutti questi dubbi potevano però esser sciolti da un documento firmato da Cortes. Scrisse delle sue imprese, scrisse per necessità: la sua storia è particolare. Era un idalgo, figlio della nobiltà decaduta spagnola che per riscattarsi divenne capitano di ventura in Messico. Si macchiò di insubordinazione perché fu inviato dal governatore di Cuba DIEGO VELAZQUEZ, sulle coste delle Yucatan solo per fare una ricognizione, quando già si sapeva della presenza di alcune popolazioni avanzate nella zona dell’entroterra (maya, inca, mexico). Cortes lo sapeva e non si limitò ad esplorare le coste e andò contro gli ordini del suo governatore, non poteva perciò tornare a Cuba o in Spagna senza aver prima realizzato qualche grandiosa conquista tanto da essere giustificato davanti agli occhi di Carlo V. Cortes scrisse cinque lettere in merito a Carlo V, di cui manca la prima. Ed essendo, il contatto con i due naufraghi spagnoli, il primo evento di nota della spedizione nello Yucatan di Cortes, è probabilmente proprio la lettera in cui ne parla a Carlo V. Tuttavia la prima lettera è sostituita da una lettera che lo stesso Cortes chiese a Velazquez, quindi non firmata da lui direttamente, in cui parla dell’incontro con Aguilar, ma tace su Guerrero.

Gonzalo Guerrero torna in un altro documento di Cortes che lui utilizza nel processo attuato contro tutti coloro che si macchiavano di subordinazione. È presente con un altro nome Morales. La sua figura è molto fumosa, molto incerta.

Altro filone di cronache relative alla figura di Guerrero iniziano con BERNAL DIAZ DEL CASTILLO con la sua HISTORIA VERDADERA DE LA CONQUISTA DE MEXICO del 1568 che riprende tutti gli elementi presenti nelle altre cronache, le organizza e ne aggiunge elementi degni della narrativa. Bernal Diaz viaggiava e conquistava accanto a Cortes. Inscena un dialogo tra Aguilar e Guerrero, in cui si intromette la moglie indigena di Guerrero. È fiction letteraria che fornisce i dettagli di un’epoca. Dagli anni 60 del ‘500 il meticciato, di cui Guerrero era presunto padre, diventava una realtà sempre più tangibile. Al contempo la popolazione creola (coloro che nascevano in America) iniziavano a nutrire malessere contro le ingerenze della madre patria. Soprattutto quando la madrepatria iniziò a limitare i privilegi dei creoli quando fu abolita l’encomienda, che davano grandi privilegi ai creoli non solo sulle terre ma anche sulle persone. È una sorta di raggiro da parte di Isabela di Castiglia di raggirare l’abolizione della schiavitù. Del Castillio proprio attraverso Guerrero ci fornisce un’istantanea dell’epoca. Guerrero nella sua cronaca dispensa parole fraterne nei confronti di Aguilar, viene eliminato qualsiasi aspetto negativo: Guerrero è quasi rassegnato, ama i figli, si vergona dei segni che porta sul suo corpo al punto di non voler tornare in patria. In questa conversazione si intromette la moglie di Guerrero che parla lo spagnolo e che chiama Aguilar schiavo, andando così a mettere in evidenza lo status tra i due. Aguilar non desiste e cerca di convincere Guerrero. Nella cronaca di del Castillo viene cristallizzata la figura di Guerrero che arriva poi fino al ‘900: una figura di frontiera, non negativa, tra l’io e l’altro (indigeno), che aveva sviluppato affezione col mondo americano. L’elemento importante che emerge in questa cronaca è che Guerrero rappresenta in anni in cui l’ingerenza della madrepatria era vista con scetticismo, rappresenta lo spagnolo che riesce positivamente a vivere nei territori di nuova Spagna e che non necessitava del controllo della madrepatria per farlo. Guerrero in questo senso fornisce un’interpretazione molto diversa del periodo storico e si pongono così le basi di quello che è stato il secondo filone di interpretazione continua di Guerrero che è andata avanti per secoli. Nel ‘600, ‘700 il meticciato era una realtà a tutti gli effetti ed era considerato negativamente in Messico tra le élite creole. È interessante vedere l’interpretazione diedero autori meticci, presunti figli di Guerrero, delle vicende del marinaio spagnolo trapiantato in America. Riportiamo due esempi: l’HISTORIA DE TLAXALA del 1576 di CAMARGO e l’HISTORIA DE LA NACION CHICHIMECA di FERNANDO DE ALVA. Paradossalmente nelle cronache meticce Guerrero non è protagonista dell’apologia della storia del meticciato ma ne viene sottolineato lo stato conflittuale. Nella storia di Tlaxala, più importante e dettagliata, Guerrero non compare. La sua figura è stata fusa con quella di Aguilar: sarà lui lo spagnolo che resta in Messico e sposa una donna indigena, ovvero la Malinche. Non è una donna qualunque: Aguilar in realtà non abbandonò mai la fede cristiana; i meticci sapevano di essere un elemento conflittuale della società, visto negativamente dalle élite creole e quindi la figura di Guerrero non era per loro utile, in quanto aveva abbandonato la fede cristiana. Tra la fine del 500 e gli inizi del 600 abbiamo i primi esempi di sincretismo di quello che poi divenne il cristianesimo popolare messicano. Inizia il processo di fusione tra i culti locali e il cristianesimo che poi portò alla chiesa messicana. I meticci consapevoli di questo, soprattutto gli intellettuali, cercarono di eliminare dalla figura di Gonzalo Guerrero tutti quegli

elementi di attrito e di contrasto: per farlo tutto veniva proiettato sulla figura di Aguilar, fedele ancora alla chiesa cristiana e che aveva però sposato la Malinche. Perché proprio la Malinche? Camargo tenta in un colpo solo di redimere il meticcio e l’indigeno: la Malinche è l’indigeno che si converte al cristianesimo, e il meticcio è Aguilar che non lo abbandona. Entrambi vivono la stessa condizione nella società messicana.

Il testo di Fernando de Alva è molto simile, ma in questo testo compare la figura di Guerrero anche se relegato sullo sfondo e anche in questo caso abbiamo come protagonista Aguilar. Il meticciato cos’era all’epoca? È una domanda fondamentale per capire la posizione di Guerrero che da una parte veniva considerato come colui che si abbandonò ai peccati della carne, dall’altro era visto come un uomo che aveva imparata ad amare l’universo messicano, era felicemente sposato ed aveva dei figli. ANTONIO DE SOLIS con la HISTORIA DE LA CONQUISTA DE MEXICO del 1684, ci fornisce una istantanea di quel periodo, periodo in cui il problema del meticciato era talmente forte da non potersi più permettere delle vie di mezzo nella sua interpretazione; necessitava dunque di una presa di posizione. De Solis è certo della risposta da dare alla domanda sul meticciato: Guerrero viene etichettato da Solis come un uomo di infima moralità che sceglie di restare in Messico non per amore dei figli o della moglie, bensì per comodità. Tornando con Cortes o con Montejo, non sapeva cosa lo attendeva, ma sapeva cosa lasciava. La scelta di diventare padre del meticciato era una scelta dettata dall’opportunismo, minando le motivazioni di Guerrero si destabilizzava tutto il meticciato. E questo era l’intento di de Solis che fornisce i contorni esatti della situazione del Messico a metà del 600. La domanda resta tuttavia non pienamente risolta: su Guerrero sono stati scritti molti documenti etichettati poi come falsi storici. I falsi storici non vanno mai sottovalutati, è indicativo di un’esigenza. Il falso più celebre su Guerrero è il famoso RELATO DE GONZALO GUERRERO: il presunto unico scritto del marinaio spagnolo autobiografico. In realtà Guerrero, essendo un marinaio, era scarsamente alfabetizzato, e probabilmente non sapeva scrivere. Non era Cabeza De Vaca, funzionario celebre della corona, prima di essere marinaio, che naufragò in Messico lasciando poi testimonianza di quegli anni nel testo “Naufragi”. Guerrero non sapeva scrivere. Nei primi decenni del 700 il frate JOSEPH DE SAN BUENAVENTURA entra in possesso di queste memorie autobiografiche. Questo frate le legge, trascrive e si prende anche la libertà di aggiungere qualche elemento. Siamo tra il 1724-25. Verrà pubblicato solo negli anni 90 del 900. La falsità del documento fu accertata in seguito ad un’analisi filologica che dimostrava come molte parole utilizzate non appartenevano al 700 ma che erano in realtà emersi solo nella seconda meta del 900. L’aspetto importante di questo Relato sono innanzitutto che paradossalmente un falso storico ci fornisce l’immagine più realistica di Guerrero rispetto a tutte le cronache precedentemente menzionate. Guerrero nel Relato è un uomo che si integra per le circostanze ma non per approfittarne. Riesce ad uscire dallo stato di schiavitù, ha rapporti con una donna india per terminare l’astinenza sessuale, ha dei figli casualmente con lei che poi imparerà ad amare. È un rapporto in continuo evolversi, non è una scelta pienamente consapevole. Fino ad esse abbiamo avuto immagini polarizzate: Guerrero eretico e apostata, poi padre del meticciato e stranamente nel falso storico emergono gli aspetti più realistici di quest’uomo. Altro motivo importante di questa opera è che viene pubblicato proprio nel 900. Nel 600 le élite creole tolleravano poco le ingerenze della madrepatria, e vedevano con preoccupazione la realtà meticcia, come una...


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