Hinduismo - Pelissero PDF

Title Hinduismo - Pelissero
Author Giacomo Macario
Course Filosofie e religioni dell'india e dell'asia centrale
Institution Università degli Studi di Torino
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HINDUISMO PRIMO PROFILO NOME E LA SUA Origine persiana, non indiana. Deriva da omonimo vocabolo iranico che indica orientale di achemenide sotto Dario, Sindhu da per indicare un fiume (passato da latino tramite il gredo che non ha valenza religiosa ma geografica, in quanto definiva abitavano il baci...


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HINDUISMO – PELISSERO

CAPITOLO PRIMO – PROFILO STORICO IL NOME E LA SUA STORIA Hinduismo  Origine persiana, non indiana. Deriva da omonimo vocabolo iranico che indica la provincia orientale dell’impero di achemenide sotto Dario, Sindhu da sanscrito, nome generico per indicare un fiume (passato da latino tramite il gredo INDUS). Termine che non ha valenza religiosa ma geografica, in quanto definiva popolazioni che abitavano il bacino di un certo corso d’acqua. Subisce, quando comincia a venire utilizzato come termine con carattere religioso, un valore residuale, che stava ad indicare quelle popolazioni non facenti parte delle religioni del libro: cristianesimo, islam ed ebraismo. La religione delle popolazioni indiane, viene così chiamata, dagli stessi indigeni Sanatana dharma, norma immortale o legge imperitura, concetto articolato che viene estrapolato dal poema epico Mahabharata, fonte assai autorevole religiosa. Questo ultimo termine viene impiegato per delimitare un orientamento religioso dai teosofi (studiosi delle dottrine filosofico-religiose che si richiamano a un tipo superiore di saggezza o gnosi proveniente da Dio) e successivamente dalla corrente dell’hinduismo contemporaneo. Hinduisti  origine

Indiani che non sono seguaci di una delle religioni del libro o di una religione di Indiana con fondamento storico o semistorico o di una qualsiasi altra religione radicata in India ma extra indiana. IL LEGAME CON UN’ORIGINE

LA PERIODIZZAZIONE La religione indiana tradizionale (non riconducibile a fondatore storico) si articola in tre macroperiodi: - Religione vedica o vedismo  1500 aev – 500 aev - Brahmanesimo o hinduismo  500aev – 500ev - Hinduismo recente (hinduismo, semplicemente)  500 ev – 1900 ev Dal XIX/XX secolo in poi, con la congiunzione che vi è stata tra tra hinduismo con la modernità, ha portato gli studiosi ad etichettare in maniera divagante dal punto di vista storiografico: tutto ciò avviene per descrivere in termini collegiali un cambiamento che vede sempre di più questa religione partecipe, intraprendendo mutamenti con una sola o molteplici direzioni, che faccia capire se possa essere questo il periodo giusto per trarne una valutazione storica o meno. LE FONTI (IL VEDA) Vengono caratterizzate come le fonti di questo nuovo percorso religioso e di credenze un gruppo di popolazioni di ceppo linguistico indo-europeo, con discendenze ed origine molto diversificate tra loro che, rispetto alle popolazioni autoctone lungo il fiume Indo, portavano forti innovazioni tecnologiche (cavallo, carro da guerra, armi di ferro..); ma soprattutto un potente strumento culturale, il Corpus Vedico. VEDA  Etimologicamente scienza sacra. Insieme di insegnamenti tramandati per lungo tempo oralmente e messi per iscritto solo in tempi recenti, strutturato in quattro raccolte e che si articola su quattro livelli, le raccolte (samhita) che fanno riferimento a: 1) Inni (Rgveda)

HINDUISMO – PELISSERO 2) Melodie cantate (Samavedda) 3) Formule sacrificali (yajurveda) 4) Formule di incantesimo (Atharvaveda) I DESTINATARI Le persone qualificate a ricevere l’insegnamento sono i membri di sesso maschile dei tre gruppi superiori della società indiana classica. La società si struttura gerarchicamente in quattro gruppi detti “Colori” (Varna): - Sacerdoti (brahmana), per ricevere e trasmettere la conoscenza  colore bianco, segno di purezza - Guerrieri (ksatriya), difendere la società dai nemici interni ed esterni  colore rosso, del sangue - Produttori e scambiatori di beni, la gente del popolo (vaisya), produrre ed aumentare la ricchezza della società  colore giallo delle messi, dell’oro - Servitori (sudra), servire i tre gruppi sociali superiori  colore avarna, senza colore (ESCLUSI) La società dei Varna diviene nel corso del tempo una vera e propria gerarchia di segregazione, che acquisiscono parametri di segregazione costituiti da forti divieti di intercommensalità, prescrizioni dietetiche ed obblighi riguardanti il matrimonio (sposare persone appartenenti allo stesso colore). Al sistema dei Varna si sovrappone quello delle “nascite”, la jati, che riguardano i gruppi sociali, che vengono scelte su base occupazionale, che poi prenderanno il nome in italiano di casta, vocabolo derivante dal portoghese. La casta è un gruppo sociale chiuso cui si appartiene per nascita, di rilevanza locale e su base occupazionale; questo metodo di separazione fornisce informazioni riguardo l’occupazione tradizionale dei suoi membri ed anche sui possibili legami di parentela, sull’appartenenza religiosa, sull’origine etnica, sulla collocazione e sulla provenienza geografica.  Mobilità di gruppo possibile! Se vi è calo dei matrimoni, si può cambiare regione del paese.  Sistema castale abolito, formalmente dalla costituzione indiana nel 1950, ma persiste nel costume. GLI ESCLUSI E LE ALTRE FONTI (ITIHASA E PURANA) L’accesso al Veda non è concesso ai maschi sudra e avarna ed a tutte le donne, indistintamente. A questi due gruppi sono destinati due gruppi di fonti, che costituiscono insieme il patrimonio della cultura popolare indiana, contenenti tutto quanto si desideri conoscere in merito alla mitologia, all’agiografia, alle usanze religiose popolari: 1) EPICA ( itihasa): i due poemi principali sono:  il ramayana di Valmiki, (il viaggio di rama), modello della letteratura ornata  il Mahabharata di Vyasa, che comprende il più famoso poema religioso indiano in occidente, il bhagavadgita, in forma di dialogo spirituale, summa degli insegnamenti relativi ai quattro fini dell’uomo (kama, artha, dharma, moksa) (LIBRI SAPIENZIALI) 2) ANTICHE STORIE (purana) si dividono in 18 grandi e 18 secondati, ma sono molti di più. Sono raccolte enciclopediche del sapere tradizionale per quanto possa essere utilizzato dal popolo, esse hanno quindi taglio divulgativo anziché specialistico e con particolare attenzione posta su temi quali quelli riguardanti i miti, il potere salvifico dei luoghi santi ed il merito religioso legato a pratiche devozionali ed opere pie. Nel passaggio dal veda ai purana viene compiuta netta distinzione tra due diversi strumenti di insegnamento:

HINDUISMO – PELISSERO  Corpus vedico come ascolto, sruti. Ha carattere divino, a priori. Insegnamento trasmesso prima dell’inizio del tempo dalla voce incorporea che pronuncia il veda e che viene udito solo dai veggenti che lo tramanderanno, poi, alle generazioni successive. Unico modo di conservarlo è la trasmissione integrale senza mutazioni.  Itihasa e Purana (e poi i trattati, sastra) comportano una cooperazione attiva da parte dell’uomo, sono memoria (smrti), insegnamenti tramandati di generazione in generazione ma che richiedono adattamento al contesto ed al tempo, alla mutevole essenza della vita umana. Per preservare lo smrti è proprio la capacità di adattarla ai mutati tempi in cui ciascuna generazione si trova a vivere. Strategie ed atteggiamenti per sopravvivere alle mutevolezze della vita, di era in era, si tradurranno in teoria e pratica della cosiddetta “norma per le avversità”, una sorta di giurisprudenza emergenziale, che detta le regole per la convivenza civile, nella moralità che diminuisce sempre più col passare delle ere. LE SCUOLE FILOSOFICHE La letteratura filosofica si articola intorno alla produzione delle “visioni” (anche “punto di vista”), chiamati Darsana, che nella dossografia tradizionale vengono sono elencati in numero di sei scuole principali di pensiero. Le scuole si studiano a coppie, comprendenti ciascuna di esse un elemento ateistico ed uno teistico. Le coppie sono le seguenti: SAMKHYA / YOGA VAISESIKA / NYAYA PURVAMIMAMSA / UTTURAMIMAMSA Ogni darsana costituisce un sistema filosofico a sé stante, autonomo, con una propria epistemologia, cosmologia, etica, metafisica e soterioogia, dal momento che la preoccupazione per la salvezza costituisce la costante del pensiero indiano. SAMKHYA – METAFISICA “Enumerazione [delle categorie del reale]”, nascono dalla volontà di catalogazione che analizza il rapporto tra due entità ultime, il principio maschile, purusa, letteralmente “maschio”, gigante primordiale da cui ha origine l’universo; ed il principio femminile, prakrti, letteralmente “base” e per estensione “natura”, incosciente ed attivo, che riassorbe a fasi alterne il mondo a seconda che suoi principi costitutivi siano equilibrati o meno. Questa scuola è dualista, pluralista e realista; indaga le caratteristiche del reale e cerca di fornire descrizioni esaustive, limitando ad un numero ragionevole i principi di realtà, le categorie cosmologiche ( tattva) dai quali far discendere la varietà del mondo. I tattva sono venticinque e comprendono il purusa e la prakrti, principio del puro soggetto e del puro oggetto. Tra i tattva vi sono, in primo luogo, quelli preposti alle funzioni mentali: - Intelletto - Senso dell’io al quale è legata l’identità personale - Il senso interno che coordina ed organizza le percezioni sensoriale Seguono poi altri venti tattva: - Capacità di percezione (olfatto, gusto, vista, tatto, uditiva) - Capacità conative (fonatoria, manipolatoria, locomotoria, escretiva, libidica) - Cinque elementi sottili (suono in quanto tale, tatto in quanto tale, forma in quanto tale, sapore in quanto tale ed odore in quanto tale) - Cinque elementi grossolani (spazio, vento, fuoco, acqua, terra) I percorsi che vanno dall’ignoranza alla consocenza sono tutti interni alla prakrti; si tratta di un processo meramente mentale. Inizialmente il purusa assiste al suo illusorio comportamento con la

HINDUISMO – PELISSERO prakrti, poi allo svelamento che porta la componente mentale della prakrti a riconoscersi come totalmente altra e non riconducibile al purusa.  vedi esempio danzatrice YOGA – ASCETICA Nella sua accezione più antica indica una disciplina/pratica meditativa, che riporta etimologicamente all’ardore provocato dalle pratiche ascetiche; diverrà con il tempo sempre meno specifico come termine, tale da permettere l’applicazione a svariati ambiti. Nella nostra ottica ci interesseremo dello yogadarsana, yoga inteso come una delle sei visioni classiche della filosofia indiana. Il testo fondante di questa tipologia di yoga è lo Yogasutra di Patanjali. La scuola assume come propri i tattva del samkhya aggiungendoci la figura di un Signore, con funzione di sostegno meditativo al praticante. Il centro dell’attenzione risiede quindi sulle diverse pratiche posturali, insegnando così la pratica per arrestare le fluttuazioni della mente che portano alla percezione erronea di Purusa e Prakrti. Il principio vitale individuale conosce il mondo attraverso le modificazioni o funzioni della mente e tende cosi a considerarsi erroneamente identico ad essa  yoga serve a sreadicare questo concetto erroneoMente, erra in continuazione, in quanto prodotto del principio oggettuale; perciò non può essere paragonata al puro soggetto. Modificazioni mentali da contrastare: 1) 2) 3) 4) 5)

Conoscenza autentica Conoscenza erronea Costruzione mentale Sonno Memoria

La cessazione delle funzioni mentali, vero obiettivo della disciplina, procede attraverso cinque livelli successivi detti “terre mentali”. La pratica dello yoga porta al conseguimento di otto poteri soprannaturali detti “perfezioni”, utili all’interazione con il mondo a fini di dominio, ma che costituiscono un ostacolo da superare sulla via della perfezione interiore. VAISESIKA – FISICA Fisica atomistica, così chiamata perché si fonda sulle “particolarità” o “specificità” del reale; si fonda sul Vaisesikasutra di Kanada e su commento successivo di alcuni secoli di prasastapada. La scuola si propone di fornire minuti criteri di esame e interpretazione del reale pluralistico. Interesse principale più tassonomico che teologico, in quanto si tratta di un orientamento tendenzialmente ateo. La fisica atomistica si basa sulle prime cinque sostanze: 1) 2) 3) 4)

TERRA ACQUA FUOCO ARIASPAZIO ETEREO

Atomi, non percepibili, eterni ed indivisibili, indistruttibili; costituiscono il limite ultimo della divisibilità. Crescita e decrescita degli organismi dipende proprio da aggregazione e separazione, da addizione e sottrazione degli atomi che li costituiscono. Vi sono quattro tipologie di atomo, corrispondenti alle prime quattro sostanze, caratterizzati dalle seguenti qualità:

HINDUISMO – PELISSERO -

Odore Sapore Colore (Luminosità) Tatto (Temperatura)

Suono: di pertinenza dello spazio che non ha natura atomica. Il reale, continuo ed esteso, è composto da pluralità atomiche. Per quanto concerne l’etica, l’accumulazione continua di merito e demerito invischia sempre di più il soggetto nella rete delle rinascite. Quando il soggetto comprende che gli oggetti sono aggregazioni temporanee di atomi, essi non hanno più potere su di lui. La conoscenza autentica dissolve i moventi interessati ed egoistici dell’azione, fa cessare l’accumulazione ed insterilisce la possibilità di nuove rinascite. LIBERAZIONE  condizione in cui il se sperimenta la propria forma autentica. NYAYA – LOGICA Scuola che si occupa in primo luogo del dibattito filosofico regolato da norme codificate, si fonda sul Nyayasutra e poi, successivamente, sul nuovo nyaya (navyanyaya). La logica è intesa soprattutto come epistemologia nell’accezione di teoria della conoscenza e dell’errore (gnoseologia) e come capacità pratica di convincere. L’atto conoscitivo comprende quattro condizioni: conoscitore, conoscibile, conoscenza e mezzo di conoscenza. La conoscenza rivela la realtà, la logica non crea la verità, si limita ad investigarla, scoprirla ed interpretarla. Logica come trattatistica della realtà, come tentativo di inventariare il reale attraverso strumenti conoscitivi adeguati, in forza di categorie prevalentemente gnoseologiche anziché cosmologiche (fisica atomistica come criterio di interpretazione del mondo fisico). Soteriologia  dottrina della salvezza in quanto liberazione dell’uomo dal male comunque inteso. La soteriologia rientra nelle competenze del sistema. La liberazione si consegue attraverso la conoscenza autentica della realtà, che a sua volta si può solo ottenere dopo eaver capito in cosa consista la conoscenza, quali siano le sue fonti, i mezzi verso i quali viene raggiunta, cosa distingua la conoscenza autentica da quella falsa. MIMAMSA – ESEGESI La prima esegesi ha come oggetto specifico la componente del Veda dedicata all’azione rituale, la sua parte normativa in opposizione ai passi di contenuto speculativo o conoscitivo, che costituiscono l’interesse della seconda esegesi. La prima esegesi si fonda sul mimamsasutra (200 aev – 200 ev) di Jaimini, per poi assistere all’emergere di due correnti successive. Il sistema si offre come componente ritualistica del Veda offrendone un’esegesi interpretativa che consenta di comprendere le sue ingiunzioni, di armonizzare le apparenti incongruenze in un quadro unitario coerente così da poter seguire le indicazioni operative. Inoltre, fornisce giustificazioni speculative delle credenze su cui si fondano le pratiche rituali prescritte. Le credenze riguardano soprattutto ad un sé che sopravviva alla morte del corpo fisico e che sia in grado di fruire dei frutti del rituale da un’esistenza all’altra. Il veda non può essere contraddetto da altre fonti di conoscenza.

HINDUISMO – PELISSERO La esegesi è pragmatica, disposta ad accettare ogni argomentazione filosofica fino a quando non entri in conflitto con l’importanza assoluta del dharma, la norma prescritta dal corpus vedico in ambito rituale. L’unico postulato non soggetto a critica è la fiducia nell’incrollabile efficacia dei riti. Mezzi di conoscenza: percezione, inferenza, testimonianza verbale autorevole Jaimini + paragone e presunzione  Prabhakara + non percezione  Kumarila Vengono respinte memoria e tradizioni come fonti autonome di conoscenza valida. Il sistema è pluralistico e realistico in quanto ritiene che il mondo sia reale; tale realtà si estende alle entità materiali e non, sottratte alla percezione. Obbligatorio considerare reali tutte le entità nominate nel Veda, fonte di conoscenza infallibile! Divinità nominate dal Veda sono destinatarie delle offerte rituali, quelle che beneficiano del rito; sono giusto divinità in quanto menzionate nel rituale, non con esistenza propria: la scuola è essenzialmente agnostica, gli dei esistono solo in quanto se ne prescrive il culto. Scopo primario del rito  portare a termine un sacrificio, non nel favorire una determinata divinità. I passi del Veda che fanno riferimento ai corpi delle divinità hanno solo valore laudativo, non sono descrizioni effettive delle corporeità divina. Il loro corpo è fatto di parola. VEDANTA - MISTICA La seconda esegesi si fonda sul Brahmasutra che insieme al Bhagavadgita e alle upanisad costituisce la triplice fonte del sistema.  scuola di Sankara. Principale maestro è Guadapada. La sua principale dottrina è nota come non nascita: nulla è prodotto da se stesso o da un altro, nessuna causa è prodotta  trionfo dell’essere ed impossibilità del divenire. Casualità è impossibile = la realtà oggettiva è solo mera apparenza: ogni cosa è non nata essendo inseparabile dall’essere; quindi nulla è distrutto. Ciò che è nascita è equiparato a distruzione. NULLA NASCE, NULLA VIENE DISTRUTTO, SOLO L’ESSERE PERMANE. Il solo soggetto o realtà è il sé, atman; la dualità è illusione e solo la non – dualità è reale. K.H. POTTER  Possibile sintetizzare tutta la filosofia della scuola di Sankara in dodici proposizioni fondamentali:         

Scopo filosofia è indicare la cia che conduce alla liberazione del ciclo delle rinascite Schiavitù come prodotto di nescienza o ignoranza primordiale, atman è eternamente libero Schiavitù è senza inizio ed opera fino ad estinzione della nescienza Nescienza crea distinzioni apparenti che in realtà non esistono La conoscenza comporta consapevolezza della falsità di ogni distinzione Consapevolezza come gnosi (conoscenza superiore di origine divina) salvifica Il vero atman è questa pura coscienza, senza la quale nulla può essere conosciuto Atman non differente da brahman, principio ultimo che regge il mondo Il reale è ciò che non può essere scartato come falso, non falsificabile

HINDUISMO – PELISSERO  

Il brahman (se autentico, pura coscienza) è unica realtà, intatta da ogni differenza e non può essere contraddetta La pura coscienza viene sperimentata durante il sonno profondo e comporta del pari la beatitudine, dal momento che al risveglio ci si ritrova rinfrancati.

LA DEVOZIONE (BHAKTI) E IL TANTRISMO La distinzione tra i sistemi filosofici (darsana) e l’ambito devozionale è assai complessa, poiché tute le scuole del Vedanta tranne quella di Sankara sono pienamente immerse nella dimensione devozionale. Si parte così proprio dalle scuole del Vedanta per dare una definizione di “devozione”. Scuola di Ramanuja  il mondo è reale e costituisce il corpo di Dio. Il principale punto di controversia tra le scuole vedantiche riguardano la natura della relazione tra il principio cosciente individuale ed il brahman. Bhakti 

Devozione, etimologicamente partecipazione reciproca del devoto e della divinità, l’uno nei confronti dell’altra. Rapporto di partecipazione amorosa del singolo devoto con una divinità dai tratti marcatamente personali. Bhagavatapurana elenca nove caratteristiche dell’amore devoto secondo la teologia dei vaisnava (corrente nata tra il VI ed il X secolo ev in ambienti dapprima del meridione e poi conseguentemente generalizzati):         

Ascolto delle litanie dei nomi divini Canto delle lodi di Dio e dei suoi nomi Ricordo di Visnu (ripetizione mentale del suo nome) Servizio ai piedi di Dio Culto praticato attraverso le sue icone (murti) Adorazione mediante la prostrazione davanti alle immagini di Dio Schiavitù nei confronti di Dio Amicizia nei suoi riguardi Offerta di sé al Signore

Nella Bhakti si piò scorgere un percorso evolutivo che giunge a configurarsi come un coinvolgimento emotivo profondo tra il devoto e divinità, in cui il devoto è disposto a sacrificarsi totalmente per amore di Dio. La relazione tra i due poli può assumere diverse forme:     

Schiavo – padrone Amico – amico Genitore – figlio Amante – amato Odiatore – odiat...


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