Il metodo vol 6 etica di edgar morin PDF

Title Il metodo vol 6 etica di edgar morin
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Institution Scoula Superiore di Scienze dell'Educazione S. Giovanni Bosco
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riassunto esaustivo...


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Parte Prima 1 IL PENSIERO DELL’ETICA L’etica si manifesta a noi come esigenza morale. Il suo imperativo nasce da una fonte interna all’individuo, che sente l’ingiunzione di un dovere. Proviene anche da una sorgente esterna: la cultura, le credenze, le norme di una comunità. Le tre istanze individuo-società-specie sono inseparabilmente legate in Trinità. L’individuo umano è nello stesso tempo 100% biologico e 100% culturale. Contiene in sé un’eredità genetica e nello stesso tempo l’imprinting e la norma di una cultura. La fonte biologica, la fonte individuale e la fonte sociale sono nel cuore stesso dell’individuo, nella sua qualità propria di soggetto. Essere soggetto significa auto affermarsi situandosi al centro del proprio mondo, ciò esprime letteralmente la nozione di ego-centrismo. Questa auto-affermazione comporta un principio di esclusione e un principio di inclusione. Il principio di esclusione significa che nessun altro che sé può occupare il sito egocentrico, nel quale ci esprimiamo con il nostro Io. Il principio di esclusione è all’origine dell’egoismo, che può giungere sino a sacrificare tutto a sé: onore, famiglia, patria. Ma il soggetto comporta anche un principio di inclusione, che gli permette di includere il suo Io in un Noi (coppia, famiglia, patria, partito) e di includere in sé questo Noi. Il principio di inclusione si manifesta fin quasi dalla nascita con la pulsione di attaccamento alla persona più vicina. Può portare al sacrificio di sé per i propri cari, per la propria comunità, per l’essere amato. Il principio di esclusione assicura l’identità singolare dell’individuo, il principio di inclusione inscrive l’Io nella relazione con l’altro, nella sua comunità sociologica. Inoltre, il principio di inclusione è originario. L’altro è una necessità vitale interna. Tutto accade come se ogni individuo-soggetto comprendesse in sé un doppio software, l’uno che comanda il “per sé”, l’altro che comanda il “per noi” o “per l’altro”. L’uno che comanda l’egoismo, l’altro che comanda l’altruismo. A seconda del momento, a seconda delle circostanze, l’individuo soggetto cambia software di riferimento. Talvolta, ci votiamo strettamente a noi stessi, talvolta agli altri. Essere soggetto significa congiungere l’egoismo e l’altruismo. Ogni sguardo sull’etica deve riconoscere sia il carattere vitale dell’egocentrismo, sia la potenzialità dello sviluppo dell’altruismo. Benché non ci siano rito, culto o religione, nel senso del dovere, che prova l’individuo laicizzato; la specificità soggettiva del dovere gli dà un aspetto prossimo al mistico. La fede inerente al dovere sentito interiormente, nel caso in cui l’etica non abbia fondamenti esterni a essa, è la fede nell’etica stessa. La relianza (leganza) etica Ogni sguardo sull’etica deve percepire che l’atto morale è un atto individuale di relianza: relianza con un altro, con una comunità, con una società e con la specie umana. C’è una fonte individuale dell’etica, che si trova nel principio di inclusione, che inscrive l’individuo in una comunità, che lo porta all’amicizia e all’amore, che conduce all’altruismo, e che ha valore di relianza. Nello stesso tempo, c’è un’origine sociale che è nelle norme, che impongono agli individui un comportamento solidale. 1

Si potrebbe dire che la morale è “naturale” all’umano, ma c’è nell’individuo un forte principio egocentrico che lo spinge all’egoismo; la società stessa comporta rivalità, concorrenze, lotte tra egoismi e il suo stesso governo può essere occupato da interessi egoistici. Le società mammifere sono, nel contempo, comunitarie e rivalitarie: comunitari nella lotta contro la preda o il predatore; rivali, soprattutto fra i maschi, nei conflitti per il dominio, il possesso delle femmine. Gli individui sono devoti alla loro progenie, ma talvolta sono anche capaci di mangiare i loro figli. Le società umane hanno sviluppato e complessificato questo doppio carattere sociologico. Grazie al linguaggio, l’etica della comunità diventa esplicita nelle società arcaiche, con le sue prescrizioni, i suoi tabù, e il suo mito di un antenato comune. L’etica della comunità, in seno alle società storiche, è stata imposta alle menti con la forza fisica e interiorizzata con l’assoggettamento psichico. La prima (polizia, esercito) impone il timore della coercizione, il secondo si inscrive nelle menti con l’interiorizzazione dei comandamenti di una religione e/o di un potere di Stato. Le prescrizioni inculcano nelle menti le norme del bene, del male, del giusto, dell’ingiusto e producono l’imperativo del dovere. Pensare di resistere al dovere suscita senso di colpa e angoscia. Nelle società chiuse dell’Antichità, l’individuo non dispone di autonomia morale. L’autonomia morale Una coscienza morale, relativamente autonoma, si manifesta per la prima volta, nell’Atene del quinto secolo a.C. La coscienza contribuisce a legare individuo/società/specie, malgrado le opposizioni e gli antagonismi e supera fino a un certo punto questi antagonismi. C’è complessità, cioè concorrenze e antagonismi nella relazione individuo/società/specie, e questa complessità si sviluppa nelle società, che comportano molte diversità e autonomie individuali. Le società storiche conoscono disgregazioni, fallimenti tra queste tre istanze dell’etica. L’universalizzazione dell’etica comincerà solo con le grandi religioni come il buddismo, il cristianesimo, l’Islam e infine con l’umanesimo europeo, ma questo universalismo rimarrà limitato e sarà continuamente represso dai fanatismi religiosi e dagli etnocentrismi nazionali. Comunque, i progressi della coscienza morale individuale e quelli dell’universalismo etico sono legati. La modernità etica: le grandi disgregazioni I tempi moderni hanno prodotto disgregazioni nella relazione individuo/società/specie. La laicizzazione toglie all’etica della società la forza dell’imperativo religioso. Certo, la nazione moderna impone il proprio culto e i propri imperativi durante le guerre, in cui la patria è in pericolo, ma in periodo di pace le competizioni, le tendenze egoistiche si accrescono. Certo, l’era planetaria suscita un etica meta-comunitaria in favore di ogni essere umano, qualunque sia la sua identità etnica, nazionale, religiosa, politica. L’etica di Kant promuove un’etica universalizzata, che si vuole superiore alle etiche socio-centriche particolari. Libertà, equità, solidarietà, verità, bontà diventano valori, che meritano in se stessi l’intervento nella vita sociale e nella vita internazionale. I tempi moderni hanno suscitato gli sviluppi di una politica autonoma, di un’economia 2

autonoma, di una scienza autonoma, di un’arte autonoma; le quali disgregano l’etica globale, che la teologia medioevale imponeva. Certo, la politica non obbedisce all’etica. Ma, a partire da Machiavelli, l’etica e la politica si sono trovate ufficialmente disgiunte nella concezione per la quale il principe (il governante) è tenuto a obbedire all’utilità e all’efficacia, e non alla morale. L’economia comporta certamente un etica degli affari, ma essa obbedisce all’imperativo del profitto, che conduce alla strumentalizzazione e allo sfruttamento degli umani. La scienza moderna si è fondata sulla disgiunzione tra giudizi di fatto e giudizi di valore; cioè tra la conoscenza da una parte e l’etica dall’altra. L’etica del conoscere per conoscere, alla quale obbedisce, è cieca nei confronti delle gravi conseguenze, che oggigiorno producono le formidabili potenze di morte e di manipolazione suscitate dai progressi scientifici. Lo sviluppo tecnico scientifico ed economico ha permesso il sovrasviluppo della razionalità strumentale, che può essere messa al servizio dei fini più immorali. L’individualismo etico Gli sviluppi dell’autonomia individuale hanno portato all’autonomizzazione e alla privatizzazione dell’etica. L’etica si trova, quindi, relativamente laicizzata e individualizzata. La moralità costituita dai “buoni costumi” si è dissipata e il loro declino è legato al riconoscimento di tutti i comportamenti individuali, prima condannati come devianti o perversi. I progressi dell’individualismo hanno spinto gli individui a emanciparsi dalle costrizioni biologiche della riproduzione, fino a che un etica del diritto della donna ha superato il diritto della società a proteggere la sua demografia e l’etica del rispetto incondizionato della vita. Gli sviluppi dell’individualismo presentano due aspetti antagonisti: l’universalismo etico e lo sviluppo dell’egocentrismo. L’individualismo, fonte di responsabilità personale per la propria condotta di vita, è anche fonte dell’egocentrismo accresciuto. L’egocentrismo tende a inibire le potenzialità altruiste e solidali, e ciò contribuisce alla disintegrazione delle comunità tradizionali. Questa situazione favorisce non solo il primato del piacere o dell’interesse sul dovere, ma anche la crescita di un bisogno individuale d’amore, nel quale la ricerca della felicità personale a ogni costo trasgredisce l’etica familiare o coniugale. Infine, c’è erosione nel senso sacro della parola data, del senso sacro dell’ospitalità come una delle radici più antiche dell’etica. La crisi dei fondamenti I fondamenti dell’etica sono in crisi nel mondo occidentale. Dio è assente. La legge è desacralizzata. Il Super-io sociale non si impone incondizionatamente e, in certi casi, è a sua volta assente. Il senso della responsabilità è ristretto, il senso della solidarietà è indebolito. La crisi dei fondamenti dell’etica rientra in una crisi generalizzata dei fondamenti della certezza: crisi dei fondamenti della conoscenza filosofica, crisi dei fondamenti della conoscenza scientifica. Il riferimento ai “valori” rivela la crisi dei fondamenti. Il termine “valori” è l’indice di una impossibilità ad affidarsi a un garante riconosciuto da tutti: la natura, la ragione, Dio, la storia. Siamo, ormai, destinati al “self-service normativo”, nel quale possiamo scegliere i nostri valori. I valori danno all’etica la fede nell’etica senza giustificazione esterna. Di fatto, i valori cercano di 3

fondare un etica senza fondamenti. La crisi dei fondamenti etici è prodotta dai seguenti processi dei quali è parallelamente produttrice: - aumentato deterioramento del tessuto sociale in molti domini; - indebolimento dell’imperativo comunitario e della legge collettiva all’interno delle menti; - degrado delle solidarietà tradizionali; - parcellizzazione e talvolta dissoluzione della responsabilità; - carattere sempre più esterno e anonimo della realtà sociale nei confronti dell’individuo; - sovrasviluppo del principio egocentrico, a scapito del principio altruista; - disarticolizzazione del legame tra individuo, specie e società; -de-moralizzazione che “culmina nell’anonimato della società di massa, l’irruzione mediatica, la iper valorizzazione del denaro”. Lo sviluppo dell’individualismo, conduce al nichilismo e questo suscita sconforto: la nostalgia della comunità scomparsa, la perdita dei fondamenti, la scomparsa del senso della vita, l’angoscia che ne conseguono possono portare al ritorno degli antichi fondamenti comunitari, etnici e/o religiosi che portano alla sicurezza psichica e alla relianza etica. In un certo senso, una parte dell’adolescenza contemporanea, nel deterioramento del tessuto sociale, ricrea una micro-comunità di tipo arcaico nelle bande o nelle gangs. Le gangs giovanili e il ritorno alla religione rivelano la crisi etica generale nella nostra civiltà. L’etica non ha altro fondamento che sé stessa, cioè la sua esigenza, il suo senso del dovere. Ma è nell’individuo che è collocata la decisione etica; cioè spetta a lui scegliere i suoi valori e le sue finalità. Rigenerare le fonti dell’etica L’etica dipende dalla vitalità dell’anello individuo/specie/società, la cui vitalità dipende da quella dell’etica. L’atto morale è un atto di relianza: relianza con un altro, con una comunità, con una società e, al limite, relianza con la specie umana. Perciò, la crisi etica della nostra epoca è, nello stesso tempo, crisi della relianza individuo/società/specie. 2 IL RADICAMENTO COSMICO Il mondo è comparso in una rottura, in una deflagrazione, nel vuoto o nell’infinito. Lo spazio e il tempo, i grandi separatori, apparvero con il mondo. Le fonti della relianza Quasi simultaneamente, nell’agitazione iniziale, sono apparse le forze di relianza, debolissime all’origine, che provocarono la formazione dei nuclei di idrogeno o di elio, la genesi dei primi aggregati di particelle. A partire dall’agitazione termica primaria, le interazioni tra particelle si traducono in collisioni e distruzioni, ma anche in associazioni ed unioni. Le interazioni permettono, di far sorgere un ordine fisico, con la formazione di organizzazioninuclei, atomi, astri: - Le interazioni nucleari forti, - Le interazioni elettromagnetiche; 4

- Le interazioni gravitazionali. Così il nostro universo si costituisce in un tetragramma dialogico di interazioni, nelle quali sono combinati in modo, nello stesso tempo, antagonista, concorrente e complementare. ordine

disordine

interazione

organizzazione

Queste forze di relianza hanno creato sulla terra le molecole, le macromolecole, la vita. Su un minuscolo pianeta perduto, la vita è apparsa come una inaudita vittoria delle virtù di relianza. I primi organismi unicellulari batterici si sono separati e diversificati pur restando legati. Alcuni si sono associati strettamente per formare gli organismi pluricellulari organizzati con la relianza tra le cellule. Vegetali e animali si sono diversificati e si sono sviluppati gli ecosistemi. Lo sviluppo di queste relianze si è costituito in nuove separazioni, in nuovi antagonismi e in nuovi conflitti: così le cooperazioni comunitarie si sono sviluppate nelle società animali; la predazione si è scatenata tra le specie, così gli animali vegetariani mangiano piante e frutti, i piccoli carnivori mangiano i vegetariani, i grossi carnivori mangiano i piccoli carnivori e i vegetariani, la decomposizione nata dalla morte di carnivori nutre insetti necrofagi, vermi, organismi unicellulari e i Sali minerali residui sono assorbiti dalle radici dei vegetali. Il ciclo della morte è nello stesso tempo ciclo di vita. Anche a livello degli individui, come a quello della storia umana, viviamo nella dialogica creatrice-distruttrice. ordine

disordine

interazione

organizzazione

Notiamo che le relianze hanno potuto sviluppare le proprie complessità solo integrando in sé i loro nemici: la distruzione e la morte. Così, le stelle vivono di un fuoco che le fa vivere e nello stesso tempo le divora; la loro vita è un agonia risplendente. Così è per le nostre società che si rigenerano educando le nuove generazioni mentre quelle vecchie muoiono. “Vivere di morte, morire di vita”, aveva enunciato Eraclito. Bichat definiva la vita come l’insieme delle funzioni che resistono alla morte “la vita resiste alla morte utilizzando la morte”. C’è certamente un “genio” dell’organizzazione e della creazione, nella generazione delle forme e degli esseri di un’estrema diversità. Senza organizzazione l’universo sarebbe solo dispersione. La prima virtù dell’organizzazione è di integrare la relianza in seno a un’autonomia che la salvaguarda e la protegge. Per ciò che concerne i nostri organismi, le cellule dispongono di una relativa autonomia interna pur restando legate le une alle altre. La seconda virtù, quella dell’organizzazione vivente, lega la sua autonomia al suo ambiente. L’organizzazione necessita di energia esterna per rigenerarsi e di informazione esterna per sopravvivere. Possiamo concepire l’organizzazione vivente come auto-eco-organizzazione, che realizza una relianza vitale con il suo ambiente. Gli umani organizzano la loro autonomia a 5

partire dalle loro dipendenze nei confronti delle loro culture e società. Così l’auto-eco- organizzazione realizza l’unione della relianza e dell’autonomia: la vita è l’unione dell’unione e della separazione. L’umana relianza Le società più complesse comportano sia la propria relianza comunitaria, sia antagonismi, rivalità, disordini, che sono inseparabili dalle libertà. Inoltre, nella mente degli individui si realizzano le relianze a partire dalla responsabilità, dall’intelligenza, dall’iniziativa, dalla solidarietà, dall’amore. Molte società storiche hanno considerato vitale legarsi al cosmo attraverso culti alle sovranità celesti, Sole e Luna, e attraverso riti compiuti per rinnovare le energie cosmiche, come i riti aztechi di sacrificio di adolescenti per aiutare il Sole a rigenerarsi. Il termine “ religione” non significa solo la relianza tra i membri della stessa fede; ma indica, anche, la relianza con le forze superiori del cosmo, in particolare i loro presunti sovrani, gli Dei. Noi siamo integrati nel gioco (tetragramma) cosmico tra forze di relianza e forze di delianza, forze di organizzazione e forze di disorganizzazione, forze di integrazione e forze di disintegrazione; sottomessi a tutte le astuzie del diabolus (il separatore), e mettiamo in pratica le astuzie che consistono nell’utilizzare il diabulus, per legare attraverso la separazione. Siamo al vertice della lotta della relianza contro la separazione, la dispersione, la morte. In ciò abbiamo sviluppato la fraternità e l’amore. L’etica è l’espressione dell’imperativo di relianza. Ogni atto etico è un atto di relianza: relianza con l’altro, con i suoi, con la comunità, con l’umanità e in ultima istanza, inserimento nella relianza cosmica. Più noi siamo autonomi e più assumiamo l’incertezza e l’inquietudine, più abbiamo bisogno di relianza. Più prendiamo coscienza che siamo persi nell’universo e che siamo impegnati in un’avventura ignota, più abbiamo bisogno di essere legati ai nostri fratelli e sorelle in umanità. Nel nostro mondo, piuttosto che sognare armonia generale o il paradiso, è meglio riconoscere la necessità vitale, sociale ed etica dell’amicizia, dell’affetto e dell’amore per gli umani; che, senza tutto ciò, vivrebbero nelle ostilità e si inacidirebbero o deprimerebbero. Le religioni universalistiche sono relianze chiuse, che esigono la fede nella propria rivelazione, l’obbedienza ai propri dogmi. Ma è una relianza di tipo superiore di cui i figli del pianeta hanno bisogno. La relianza cosmica ci giunge attraverso la relianza biologica, la quale ci giunge attraverso la relianza antropologica, la quale si manifesta con la solidarietà, la fraternità, l’amicizia, l’amore. L’amore è la relianza antropologica suprema, l’amore è l’espressione superiore dell’etica. Ma, l’umanità non ha sofferto solo di insufficienza d’amore, ha prodotto eccessi d’amore che si sono precipitati sugli Dei, sugli idoli e sulle idee, e sono ritornati sugli umani trasmutati in intolleranza e terrore. Nel cuore del mistero La relazione tra la relianza e la delianza non è una semplice relazione antagonista; è inseparabile e complementare. La creazione continua di galassie e di stelle si accompagna con la distruzione continua di galassie e di stelle. 6

Ritroviamo la doppia presenza antagonista di una delianza, che separa all’infinito dilatando lo spazio-tempo e di una relianza, che ignora le separazioni del tempo e dello spazio. Da una parte, una forza inaudita di separazione più forte di tutte le forze di attrazione; dall’altra una forza inaudita di relianza, che mantiente l’unione nella dispersione e connette in maniera incredibile tutte le componenti dell’universo. Da qui l’inconcepibile paradosso: tutto ciò che è legato è separato, tutto ciò che è separato è legato. Ogni destino vivente è tragico. Ma sperimentiamo che c’è un’affermazione umana del vivere che è nella poesia, nella relianza, nell’amore. L’etica è relianza e la relianza è etica. 3 L’INCERTEZZA ETICA PRINCIPIO D’INCERTEZZA NELLA RELAZIONE INTENZIONE-AZIONE

Se si suppone che la coscienza del bene e del dovere sia garantita, l’intenzione rischia l’insuccesso nell’atto. Da qui l’insufficienza di una morale, che ignori il problema degli effetti e delle conseguenze dei suoi atti. Infatti, l’azione può non realizzare l’intenzione. Anche se l’intenzione morale sceglie di considerare le conseguenze dei suoi atti, resta la difficoltà di prevederle. Il motto “l’inferno è lastricato di buone intenzioni” porta in sé la coscienza che le conseguenze di un atto di intenzione moral...


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