L\'ERA DEI Format PDF

Title L\'ERA DEI Format
Course Linguaggi dei media
Institution Università Cattolica del Sacro Cuore
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Summary

1. I FORMAT TELEVISIVI: UN’INVENZIONE ANGLOAMERICANAI primi accordi sui format televisivi a livello internazionale I primi adattamenti al di fuori dei confini nazionali comparvero nell’epoca della radiodiffusione e già alla fine degli anni Venti su Bbc andarono in onda versioni di programmi american...


Description

1. I FORMAT TELEVISIVI: UN’INVENZIONE ANGLOAMERICANA I primi accordi sui format televisivi a livello internazionale I primi adattamenti al di fuori dei confini nazionali comparvero nell’epoca della radiodiffusione e già alla fine degli anni Venti su Bbc andarono in onda versioni di programmi americani. Gli adattamenti arrivarono anche in molti paesi del Commonwealth, in particolare in Australia e Canada. Per la radio britannica gli Stati Uniti furono una fonte costante di ispirazione. I programmi selezionati da Bbc riscossero un grande successo. Pur essendo improbabile che fossero state acquistate licenze per questi programmi improvvisati, nell’era della radio il passaggio di mano degli script avveniva mediante regolari contratti. Questo scambio fu inaugurato da agenzie pubblicitarie statunitensi come J. Walter Thompson e McCann-Erickson, interessate a creare una platea a cui indirizzare la pubblicità dei prodotti dei loro clienti. Dopo la seconda guerra mondiale, Bbc tornò in America in cerca di idee, e il primo format al mondo trasmesso in televisione fu un panel show comedy per la radio intitolato It Pays To Be Ignorant. Bbc ribattezzò il programma Ignorance Is Bliss. Il programma successivo fu Twenty Questions: era un telequiz basato sull’omonimo gioco di società e coinvolgeva cinque partecipanti, che dovevano indovinare l’identità di un oggetto con un massimo di venti domande. Il programma si rivelò di altissimo gradimento: attirò fino a nove milioni di ascoltatori e ne vennero ricommissionate numerose edizioni. Twenty Questions non approdò mai al piccolo schermo a causa di una disputa riguardo ai diritti. What’s My Line? fu il primo format ad attraversare i confini sottoforma di programma televisivo. I quattro partecipanti dovevano risolvere il dilemma su quale fosse l’occupazione di un ospite, che rispondeva alle loro domande limitandosi a un sì o un no. Il quarto show americano ad essere adattato da Bbc fu This Is Your Life. Due ingredienti contribuirono a renderlo un grande successo: l’ospite rimaneva all’oscuro di tutto fino all’inizio del programma, e i sui colleghi, amici e parenti venivano invitati per fargli una sorpresa. L’invenzione dei diritti di format Gli archivi di Bbc rivelano visioni divergenti e alcuni scambi piuttosto aspri tra i dirigenti del servizio pubblico inglese, Maurice Winnick (un agente di scambi internazionale) e i detentori dei diritti americani. Il motivo dello scontro non era tanto il compenso quanto proprio i diritti. All’inizio, per Bbc fu difficile comprendere l’idea che una cosa tanto intangibile come il concept di un programma potesse essere soggetto a copyright e quindi legittimare il pagamento di un compenso per la sua duplicazione. Il problema sorse con Ignorance Is Bliss. L’azienda si oppose al pagamento dei diritti per il programma in sé, perché sarebbe stato come ammettere che stava trasmettendo lo show sotto licenza. La questione si fece più urgente con Twenty Questions. Il vicedirettore del settore legale di Bbc affermò di essere praticamente certo che non ci fosse un copyright riconosciuto dal diritto inglese o americano nel titolo, nell’idea, nel progetto o nella forma di questo programma. Tuttavia, Bbc incontrò una feroce opposizione: il detentore dei diritti americani era scontento perché non aveva ricevuto un compenso. Il legale di Bbc consigliò all’azienda di procedere con cautela verso un accordo perché il proprietario dei format avrebbe potuto intentare una causa per quattro capi d’accusa. L’accordo non conteneva riferimenti al copyright ma comprendeva un pagamento di mille sterline per regolare tutte le rivendicazioni relative alle radiodiffusioni in Gran Bretagna. La questione irrisolta dei diritti, però, impedì il passaggio del programma su piccolo schermo. Con il terzo programma, What’s My Line?, Bbc si addentrò in nuovi territori. Il servizio pubblico britannico firmò un contratto subito dopo aver espresso interesse per il programma. Questo contratto stabilisce le basi giuridiche dell’industria del format televisivo e deve esserne considerato il certificato di nascita. Per la prima volta, un’emittente accettava di pagare per l’idea e la confezione di uno show (il suo format). Il documento definisce l’idea di format come diritto di realizzare il remake di un programma in un determinato territorio. Poiché questi diritti si possono scambiare, ciò ha portato alla formazione di un mercato dei diritti e di conseguenza alla crescita della compravendita internazionale dei format tv.

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Itv, una manna per il nascente mercato dei format Il lancio di Itv, la prima emittente commerciale del Regno Unito, 22 settembre 1955, fu come una manna dal cielo per l’embrionale mercato dei format. Nel giro della prima settimana di trasmissioni, Itv mandò in onda cinque format. Tre erano giochi a premi. Il quarto format, People Are Funny, era un programma stunt comedy basato sulla partecipazione del pubblico. Il quinto show era un talent intitolato Chance of a Lifetime. L’anno seguente Criss Cross Quiz andò in onda per la prima volta. Era l’adattamento di uno show di enorme successo intitolato Tic Tac Dough, trasmesso da Nbc. Ma il network americano l’aveva bruscamente interrotto a causa di una serie di accuse che portarono a un’indagine del congresso. Neppure la versione britannica era al di sopra dei sospetti, e circolarono accuse secondo cui alcuni partecipanti avevano letto le domande in anteprima. Itv non acquistò altri format per quattro anni, malgrado l’immensa popolarità dei quiz. Il network non stava solo mostrando cautela in seguito allo scandalo, ma era anche stato accusato di sfruttare l’indolenza del gusto popolare. Non aveva alternative se non tranquillizzare la Independent Television Authority e tutti quelli che puntavano a migliorare il gusto del pubblico attraverso la legge. Il mercato dei format tv Considerando le pratiche commerciali nei mercati esterni all’America e alla Gran Bretagna, si può affermare che il format tv è stato un’invenzione angloamericana. La Bbc, Maurice Winnick e i detentori dei diritti statunitensi decisero che affinché un programma televisivo diventasse un format occorreva acquistarne la licenza. Esistono prove che altrove questa non sia stata una pratica comune fino agli anni Ottanta. Negli anni Cinquanta la televisione americana sarà anche stata influente in Europa, ma quando le emittenti si rivolgevano alle reti televisive statunitensi in cerca di ispirazione si limitavano a rubarne i programmi (Svezia, Francia, Italia, Germania, Spagna). Al di fuori dell’Europa, alla fine degli anni Cinquanta i primi format tv arrivarono in Australia, dove si era sviluppato un sistema di televisioni commerciali. Tuttavia, come altrove, raramente i prestiti erano riconosciuti. Il problema era identico in America Latina, dove i produttori locali non acquistarono licenze fino agli anni Ottanta. La cultura alta si difende. Le politiche radiotelevisive contro i format Dopo un inizio promettente il mercato dei format rimase inattivo per tutti gli anni Sessanta e Settanta. Mentre la televisione diventava un medium per milioni di spettatori, i governi europei tentarono di imbrigliarla a scopi educativi e culturali. La Francia è l’esempio più significativo i tal senso. Quando Charles de Gaulle salì al potere nel 1958, la televisione cadde saldamente nelle mani dello stato: si creò un monopolio. Alla radiotelevisione di stato fu affidata la missione di promuovere la cultura nazionale, di rafforzare l’identità nazionale e ribadire le fondamenta emotive e ideologiche della nazione. A dire il vero esisteva uno spazio per il light entertainment, ma con paletti ben definiti: doveva essere locale. Fu in questo periodo che la televisione francese ideò Des chiffres et des lettres (Paroliamo), un programma che metteva in mostra le capacità mentali dei concorrenti. Le norme francesi erano strettamente statalistiche, ma politiche simili erano in atto per tutta l’Europa, dove i governi tentavano di elevare gli standard della televisione e di controllare il potere del medium a scopi politici. Le condizioni per il mercato dei format televisivi erano avverse e non molti format attraversarono i confini negli anni Sessanta e Settanta. L’unico paese apparentemente meno coinvolto da queste strategie fu la Germania, che in quel periodo adattò numerosi giochi a premi statunitensi. L’era del game show americano Il mercato dei format televisivi si riprese negli anni Ottanta. La configurazione dei mercati nazionali delle telecomunicazioni cominciò a cambiare quando i monopoli pubblici furono spezzati ed emersero le emittenti commerciali. Le emittenti cominciarono ad andare a caccia di programmi popolari da acquistare. L’espansione delle ore di programmazione alla fascia diurna, inoltre, aumentò la domanda di contenuti. Ciò provocò l’ampliamento del mercato televisivo. Sugli schermi televisivi europei comparvero nuovi programmi: soap opera statunitensi, telenovelas e format di game show americani.

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I pionieri dei format e il Goodson Worldwide Agreement del 1978 Fino alla fine degli anni Settanta, solo alcuni distributori erano coinvolti nel mercato dei format. Fremantle Corporations fu l’azienda pioniera nella vendita internazionale delle serie tv statunitensi. La svolta – sia per Fremantle sia per il mercato internazionale dei format – arrivò quando l’azienda ottenne la rappresentanza di tutto il catalogo della Goodson-Todman (il più prolifico ideatore di giochi a premi d’America), dapprima per la Gran Bretagna, poi per l’Europa e il Medio Oriente. Questo accordo contribuì a trasformare il mercato dei format in un business, dando inizio a una distribuzione internazionale più vasta e legale. Talbot Television – come si chiamava la divisione internazionale di Fremantle – assunse la rappresentanza di numerosi altri produttori di giochi a premi americani. Ciò rese la Fremantle il più grande produttore di giochi a premi del mondo, ed è stato stimato che negli anni Ottanta la società abbia prodotto o distribuito all’incirca la metà dei giochi a premi in onda a livello globale. All’inizio del decennio successivo contava novantatré programmi in produzione in ventisette paesi. Goodson non voleva che una sola persona rappresentasse tutti i suoi format e colse l’occasione per separare i sui diritti mondiali, concedendo al Reg Grundy i diritti dei suoi programmi al di fuori dell’Europa e del Medio Oriente. La Grundy Worldwide si sviluppò a livello internazionale grazie a quest’accordo. In Europa Action Time fu tra le prime società continentali ad occuparsi del business dei format. Infine, due società di produzione olandesi furono tra le prime a mettere in pratica una strategia dei format a causa delle dimensioni de loro mercato nazionale. Entrambe vendevano i Format per sviluppare le vendite all’estero (dato che in olanda le possibilità di crescita erano limitate), ed entrambe compravano sceneggiature straniere da adattare al proprio mercato nazionale a causa della penuria di autori di talento in patria. I primi format tv globali Il Goodson Worldwide Agreement del 1978 e i successivi accordi tra i produttori di game show statunitensi furono una scossa elettrica per il mercato internazionale dei format. Da questi accordi scaturì un’ondata di quiz americani che si riversò in tutto il mondo. Questi giochi a premi, spesso di grande successo nei paesi in cui furono trasmessi, e che in alcuni casi sono ancora in onda, ebbero un impatto immediato sui palinsesti televisivi di tutto il mondo. Almeno tre quarti dei format provenivano dall’America, ma ci furono altre nazioni esportatrici di una cera importanza: Australia, Gran Bretagna, Francia, Germania, Giappone. La fine di un’epoca Il mercato dei format fece passi da gigante negli anni Ottanta e all’inizio degli anni novanta: alcuni programmi viaggiarono in lungo e in largo, emersero produttori internazionali con una quota di mercato dominante e i diritti dei format cominciarono ad essere riconosciuti universalmente, quando i broadcaster cominciarono ad accettare che valeva la pena pagare un compenso per l’acquisizione della licenza di un programma campione di ascolti. Da quel momento in poi gli scambi di format sono regolamentati e soggetti all’acquisizione di diritti di adattamento. Emersero i primi specialisti dei format e il trasferimento delle competenze divenne una professione. Il business dei format era nato come un mercato basato sulla parola. In cambio della promessa che un giorno i diritti sarebbero stati compensati, il detentore dei diritti consegnava un nastro a un produttore in trasferta che, una volta tornato nel suo paese, avrebbe dovuto capire in che modo impostare il programma. I produttori americani cominciarono a mandare produttori volanti con il compito di aiutare i team locali a realizzare i loro giochi a premi. Malgrado tutti questi progressi, però, sarebbe errato interpretare questo periodo come l’alba di una nuova epoca, ed è più accurato scorgervi l’apice di un primo periodo dell’industria dei format. La struttura del flusso commerciale, infatti, rimase immutata. La portata geografica del flusso dei format aumentò ma doveva ancora raggiungere una scala globale. Gli USA e il Giappone non importavano game show. Nel 1990 solo un terzo dei quiz trasmessi in tutto il mondo era costituito dai format. I format viaggiavano lentamente e pochissimi raggiungevano più di dieci territori. Infine, il mercato dei format non possedeva il fascino che ha acquisito in seguito. I format televisivi erano considerati un genere minore. Tuttavia era ancora impossibile prevedere quello che sarebbe successo dopo, quando fattori e circostanze che dovevano ancora materializzarsi avrebbero messo in moto la rivoluzione dei format televisivi. 3

2. STORIA DI UNA RIVOLUZIONE DELL’INTRATTENIMENTO L’espansione internazionale e la funzione di due potenze dei format Gli anni novanta furono un periodo di rapida espansione per alcuni distributori e produttori di format, e la loro crescita e influenza sul mercato facilitò la distribuzione internazionale di questi programmi. Nel giro di cinque anni Action Time aveva in produzione quarantuno programmi in Europa. Nel 1994 venne lanciata la Bbc Worldwide: una divisione dell’azienda britannica per puntare con forza alla crescita internazionale. Nello stesso periodo si formarono due potenze globali dei format. La Endemol, fondata nel 1994, divenne la più grande società di produzione indipendente nel mondo. La Pearson Television fu formata nello stesso periodo. Conosciuta principalmente per essere la proprietaria del Financial Times, cominciò a investire nella televisione all’inizio degli anni Novanta, quindi acquistò la Grundy Worldwide. Alla metà degli anni Novanta possedeva società sussidiarie in Asia, America Latina, negli USA e in numerosi paesi europei. Nel giro di pochi anni la Pearson divenne la società di produzione di format più importante del mondo. Le strategie di Endemol e Pearson erano essenzialmente simili: usare format di generi prodotti in grandi quantità (game show e serie drama) per gestire i rischi, controllare le incertezze e ovviamente espandersi a livello internazionale. L’ascesa delle indipendenti britanniche I produttori britannici hanno rivestito un ruolo fondamentale nella rivoluzione dei format televisivi. Il settore di produzione televisiva indipendente si sviluppò davvero con la creazione di Channel 4, fondato nel 1982 come publisher-broadcaster che doveva commissionare la sua produzione a produttori indipendenti. Gli indipendenti aumentavano ma, poiché Channel 4 era il loro unico cliente, iniziarono una campagna per costringere altre emittenti del servizio pubblico a commissionare loro dei contenuti. Il Broadcasting Act del 1990 introduceva una quota di indipendenti per gli altri broadcaster, stipulando che questi dovevano commissionare almeno il 25% del loro palinsesto a produttori indipendenti. Alla metà degli anni Novanta il settore aveva un fatturato annuale di 722 milioni di sterline. All’epoca, l’obiettivo dei produttori britannici non era, generalmente, produrre format internazionali. Soltanto in seguito, quando si resero conto che i format erano un passaporto per la crescita internazionale e uno strumento di stabilità finanziaria, i produttori britannici puntarono consapevolmente a realizzarli. La crescita britannica comportò uno spostamento dell’asse del mercato dei format dall’America all’Europa. L’apertura del mercato statunitense Fu alla fine degli anni Novanta che le reti statunitensi cominciarono a prestare attenzione oltreoceano. Si tratta di uno sviluppo importante per le dimensioni e la levatura del mercato mediale più grande al mondo. Per un produttore, vendere una licenza per un remake a un produttor statunitense non soltanto porta entrate considerevoli ma garantisce anche vendite internazionali, sia del format sia della versione americana del programma. Fino alla fine degli anni Novanta, gli adattamenti stranieri sul suolo americano erano pochi. Soltanto verso alla fine del secolo le reti statunitensi cominciarono a selezionare alcuni format unscripted per adattarli e i produttori televisivi indipendenti britannici registrarono i loro primi successi dall’altra parte dell’oceano. L’ascesa dei programmi unscripted e della reality tv L’avvento della reality tv fu un’altra innovazione che contribuì al compimento della rivoluzione dei format. In termini di generei palinsesti televisivi non erano cambiati molto in mezzo secolo: drama, comedy, telegiornali e programmi di attualità, quiz, show di dilettanti e talent erano nati tutti nell’epoca della radio. Quindi l’ascesa di un nuovo genere unscripted è un evento di importanza storica che denota cambiamenti profondi e ne annuncia di nuovi. La reality television è un genere molto ampio, con numerosi filoni in costante evoluzione, e di conseguenza non si presta facilmente ad analisi. Il reality si possono dividere nelle seguenti categorie tutt’altro che rigide:

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Documentari observational Factual entertainment Reality competition Talent show Constructed reality

A parte i constructed reality che fanno parte dei format scripted, tutti i sottogeneri dei reality consistono, più o meno, in tre elementi di base: 1. Una narrazione unscripted 2. Concorrenti che interpretano sé stessi 3. Rivendicazione di un legame con il mondo reale Nei reality show l’arco narrativo non scaturisce da uno script ma è portato avanti da regole e situazioni che creano pathos. Alcuni reality sono parzialmente scripted. La distinzione tra generi scripted e reality sta nella presenza di personaggi che interpretano un ruolo scritto rispetto a personaggi che interpretano sé stessi. Le origini della reality tv sono ancora oggetto di dibattito e rivendicazioni contrastanti. L’affermazione di un legame con il mondo reale arriva di documentari, girati e montati con l’intenzione di dare al pubblico la sensazione di osservare un pezzo di vita. Per i programmi di factual entertainment un’altra fonte sono gli show di lifestyle che cominciarono ad apparire nei palinsesti televisivi. L’ascesa di un nuovo genere unscripted rivestì un ruolo cruciale nella rivoluzione dei format televisivi: le regole e le impostazioni che questi programmi utilizzano per generare linee narrative e un arco drammatico non soltanto conferiscono loro una struttura chiara e degli elementi caratteristici, ma trasformano e vecchie forme in programmi riproducibili e riconducibili (format). La formazione di un mercato globale di contenuti Gli anni Novanta furono un Decennio di radicale trasformazione per l’industria televisiva, e la portata e la natura di questi cambiamenti crearono un mercato globale per i contenuti televisivi. La liberalizzazione delle politiche aumentò rapidamente il numero di broadcaster e di canali commerciali. Nuove tecnologie come le piattaforme satellitari e la rivoluzione digitale permisero alle televisioni via cavo e satellitari di contenere migliaia di canali. In Oriente e in Occidente nuovi broadcaster a caccia di contenuti riempirono i loro canali tv di importazioni. Le emittenti si resero conto che i programmi di importazione non le avrebbero portate molto lontano; scoprirono che uno share più ampio dipendeva dalla presenza di contenuti locali. I programmi locali, tuttavia, non sono necessariamente una garanzia. La ...


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