Lo straniero come categoria sociologica Alfred Schütz PDF

Title Lo straniero come categoria sociologica Alfred Schütz
Author michela tedesco
Course Sociologia della comunicazione
Institution Università degli Studi Roma Tre
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riassunto dispensa...


Description

Lo straniero come categoria sociologica Alfred Schütz L’analisi di Schütz si concentra sulle relazioni sociali che si instaurano nella seguente situazione tipica: uno straniero, cioè un individuo adulto che appartiene a una comunità con un proprio modello culturale, cerca di interpretare e di orientarsi all’interno di un gruppo sociale con un modello culturale diverso. “L’esempio preminente della situazione sociale presa in esame è quello dell’immigrato, e le analisi che seguono, per motivi di comodità, sono elaborate con a mente questo esempio. Ma la loro validità non è affatto limitata a questo caso specifico. Chi fa richiesta di appartenenza ad un circolo esclusivo, il futuro sposo che vuole essere ammesso nella famiglia della fidanzata, il figlio dell’agricoltore che entra al college, il cittadino che si installa in un ambiente rurale, la recluta che si arruola nell’esercito, la famiglia di un lavoratore ingaggiato per lo sforzo bellico che si trasferisce in una città in espansione – sono tutti stranieri secondo la definizione appena fornita” (Schütz, 2013, p. 11). Da questa analisi sono esclusi i seguenti casi:   

I visitatori che desiderano instaurare un contatto temporaneo con la comunità ospitante I bambini Le relazioni sociali tra individui che appartengono a diversi livelli di civiltà I processi di assimilazione e adattamento

In questa analisi ci occupiamo di una fase iniziale, in cui lo straniero si avvicina e cerca di decodificare con fatica il modello culturale del gruppo dominante. Definizione di “modello culturale”: “[U]siamo il termine ‘modello culturale della vita di gruppo’ per indicare tutte le peculiari valutazioni, istituzioni e sistemi di orientamento e condotta (come i modi di vivere comuni, le consuetudini, le leggi, le abitudini, i costumi, l’etichetta, le mode) che, secondo l’opinione comune dei sociologi del nostro tempo, caratterizzano – se non addirittura costituiscono – ogni gruppo sociale in un dato momento della sua storia” (ivi, p. 12). Lo straniero si avvicina ad un gruppo che gli è sconosciuto a problematiche e abitudini ignote. Per i membri interni, cioè nati e educati internamente al gruppo, il sistema di conoscenza è acquisito, appare coerente, chiaro e indiscutibile. Ciascuno ha “una ragionevole possibilità di comprendere e venir compreso” (ivi, p. 17). Le conoscenze del modello culturale sono date per scontate; sono un sistema Di riferimenti culturali e di valori che appartengono alla memoria della comunità e vengono trasmessi attraverso l’educazione. La “ricetta” o “pensare come al solito” Schutz parla di “ricette” che garantiscono la riuscita e il successo dell’interpretazione del mondo in ogni situazione. Le “ricette” sono assunte come modelli “naturali” di comportamenteo capaci di orientare l’agire sociale e i codici comunicativi. La “ricetta” funziona sia come schema espressivo (occorre procedere in un determinato modo) dia come schema iterpretativo (si suppone che chi procede secondo la “ricetta” stia perseguendo un determinato scopo). PENSARE COME AL SOLITO… CHE SIGNIFICA “(1) che la vita, e specialmente la vita sociale, continuerà ad essere uguale a quella che è stata fino a quel momento, ovvero, che gli stessi problemi che richiedono le stesse soluzioni ricorreranno e che, dunque, le nostre esperienze precedenti saranno sufficienti per padroneggiare le situazioni future; (2) che noi possiamo rimetterci alla conoscenza tramandataci da genitori, insegnanti, go- verni, tradizioni, abitudini, etc., anche se non comprendiamo le loro origini e il loro reale significato; (3) che nell’ordinario andamento degli avvenimenti è sufficiente conoscere qualcosa riguardo al generale tipo o stile di eventi in cui possiamo imbatterci nel nostro mondo-della-vita al fine di gestirli o controllarli; (4) che né i sistemi di ricette come schemi interpretativi ed espressivi né le basilari premesse appena menzionate che vi sottostanno sono nostre questioni private, ma vengono similmente accettati e applicati dai nostri simili” (ivi, p. 19) Quando uno straniero si avvicina a una comunità e al suo sistema di identificazione, sorge una “crisi”. Egli/ella mette in crisi il modello culturale del gruppo. Questo non appare autorevole agli occhi dello straniero o “nuovo venuto”, perché la storia del nuovo gruppo può essergli accessibile, ma non è parte della sua biografia, ad es. non ha caratterizzato lo stile di vita dei suoi nonni e dei suoi genitori.

ESEMPI DELLA “CRISI” QUANDO UNO STRANIIERO SI AVVICINA A UNA COMUNITA’ CON DELLE DIVERSE REGOLE DEL QUOTIDIANO 1. Suno studente italiano decide di finire gli studi in America, può capitare ce le persone gli chiedano “come va?”. Il tentativo di rispondere, raccontando davvero come si sta, potrebbe causare imbarazzo perché questa frase è soltanto una formla di saluto. 2. Durante un viaggio a Londra in un momento di intensa pioggia, ci ritroviamo di fronte ad una pensilina con una lunga fila di persone che aspettano di salire sul mezzo di trasporto, ci verrà a questo punto normale correre a ripararci sotto la pensilina ma veniamo prontamente richiamati a rispettare la fila e andare in fondo Lo straniero può anche avere buona volontà e capace di entrare in comunicazione con il gruppo di inserimento per ciò che riguarda il presente e il futuro, tuttavia egli/ella resta sempre escluso dal passato. “Visto dalla prospettiva del gruppo avvicinato, egli è un uomo senza storia” (ivi, p. 20) Nella nuova situazione lo straniero si affida inizialmente al suo “pensare come al solito”, ai propri riferimenti cognitivi e morali, ma questi non hanno validità e non l’aiutano. 1. In un primo momento lo straniero si pone come osservatore imparziale, poi pian piano si trasforma e inizia prendere parte alla scena, inserendosi nelle relazioni sociali con gli altri membri. 2. La lontananza del nuovo modello culturale diventa più prossima: le cornici delle situazioni comunicative si riempiono con esperienze reali e definite. In questo momento lo straniero si rende conto che l’immagine che aveva della società di arrivo è inadeguata. Incontra sempre nuove difficoltà per via della frammentarietà dei suoi schemi cognitivi di partenza. 3. Lo straniero si rende conto del fatto che la sua conoscenza del nuovo gruppo permane soltanto come “schema pratico” di interpretazione e non come “guida”. Questo tipo di conoscenza è “isolata”. Lo straniero capisce che il “suo pensare come al solito”, le sue concezioni riguardo al nuovo gruppo, non resistono alla prova dell’esperienza quotidiana e dell’interazione sociale (ivi, p. 23). Le cose gli appaiono molto diverse da come le aveva immaginate. Perché lo straniero non può convertire le proprie coordinate nello schema di orientamento dell’altro gruppo? 1. Soltanto i membri interni al gruppo possono utilizzare il suo modello culturale come uno schema affidabile. In questo caso, lo straniero si trova all’esterno del confine di pertinenza. 2. L’unità del modello culturale si “frantuma” agli occhi dello straniero. Egli/ ella trova delle discrepanze e spesso non ha equivalenti nel modello del gruppo natio. Solo dopo aver acquisito una certa conoscenza, può cominciare ad usare il nuovo schema come proprio schema espressivo e a utilizzare modi di vivere, consuetudini, regole, ecc. Quali sono gli altri fattori accessibili soltanto ai membri interni al gruppo? 1. Ogni parola e ogni frase ha accezioni emozionali e delle componenti che restano inafferrabili 2. Ogni lingua ha termini che acquisiscono una speciale sfumatura in base al contesto in cui vengono effettivamente utilizzati 3. Ogni lingua ha espressioni idiomatiche, gerghi e dialetti che possono, sì, essere appresi, ma ha anche espressioni individuali o codici che possono essere compresi solo da coloro che condividono la stessa storia e/o tradizione. 4. La storia di un gruppo linguistico si vede anche nei modi con cui ogni gruppo dice le cose (pensiamo anche all’importanza della letteratura, che non è la stessa cosa se letta in traduzione). Tutte le precedenti caratteristiche non si possono insegnare, perché solo i membri interni ne hanno il pieno controllo: 



“Al fine di avere il libero controllo di una lingua come schema espressivo, uno deve averci scritto delle lettere d’amore; deve sapere come ci si prega e ci si impreca e come dire le cose con ogni sfumatura appropriata al destinatario ed alla situazione” (ivi, p. 27). Ai membri interni basta soltanto uno sguardo per capire la situazione. Infatti, le “ricette” standardizzate offrono soluzioni tipiche per problemi e contesti tipici, la cui validità non va mai verificata. Più ci si attiene all’anonimo comportamento tipificato, maggiore saranno le possibilità oggettive di successo in una situazione.

Esempio di una situazione tipica, in cui ogni compartecipante si attende che l’altro/a agisca tipicamente: “Chi voglia viaggiare in treno deve comportarsi in quella maniera tipica che il tipo ‘agente ferroviario’ può ragionevolmente attendersi come la condotta tipica del tipo ‘passeggero’, e viceversa. Nessuna delle due parti prende in esame le possibilità soggettive implicate in tutto ciò. Lo schema, essendo destinato all’uso di tutti, non ha bisogno di essere messo alla prova in base alla sua adeguatezza per il peculiare individuo che se ne serva” (ivi, p. 28).

N.B.: I membri di un gruppo considerano i precedenti atteggiamenti come tipici e anonimi, cioè una “questione scontata” affidabile e indiscutibile. Per lo straniero, invece, ogni possibilità va verificata passo passo e va definita. Non può basarsi sulla sua conoscenza approssimativa, ma chiedersi ogni volta il perché di ogni aspetto del nuovo modello. Inoltre:  

per lo straniero le relaziononi sociali dei membri interni non sono tipiche e anonime. Egli confonde le funzioni tipiche di un gruppo come tratti individuali. Lo straniero non piò adottare quegli atteggiamente che un membro inerno si aspetta dagli altri.

Ne consegue che lo straniero ha atteggiamenti incerti, diffidenti, che oscillano tra inclusione e esclusione, intimità e lontananza, e che hanno effetti sulla percezione del gruppo ospitante (spesso questo non dimostra una grande sensibilità in tal senso). “In altre parole, per lo straniero il modello culturale del gruppo avvicinato non è un rifugio, ma un campo d’avventura, non è una questione scontata ma un tema d’indagine controverso, non è uno strumento per sbrogliare situazioni problematiche ma una situazione problematica di per sé, e di quelle difficili da padroneggiare” (ivi, p. 31). Due tratti basilari dell’atteggiamento dello straniero nei confronti del gruppo ospitante: 1. Obiettività 2. Dubbia lealtà OBIETTIVITA’ DELLO STRANIERO 



Lo straniero percepisce l’incoerenza e l’inconsistenza del modello culturale con maggiore sensibilità. Avendo sperimentato I limiti del “pensare come al solito”, sa che un individuo può perdere il suo status, le sue regole di vita, addirittura la sua storia. Conosce la crisi della “concezione naturale del mondo”. Invece i membri interni fanno affidamento sulla persistenza del consueto stile di vita.

DUBBIA LEALTA’ DELLO STRANIERO 



Sfortunatamente il gruppo ospitante interpreta l’incertezza dello straniero come mancanza di lealtà. Molto spesso la dubbia fedeltà trae origine dallo stupore dei membri interni al gruppo per il fatto che lo straniero non accetti l’insieme del loro modello culturale come lo stile di vita naturale (es.: lo straniero viene spesso definito ingrato). Non si riconosce il fatto che per lo straniero il modello culturale non è rifugio, ma un labirinto in cui non riesce più a orientarsi.

Lo studio di Schütz ci fa capire che lo straniero si colloca in una zona di confine, come un “ibrido” culturale in bilico tra due diversi modelli di riferimento. Il processo di adattamento sociale è per lo straniero un continuo processo di indagine che, se ha successo, rende il modello e i suoi elementi una questione scontata, uno stile di vita indiscutibile, un rifugio e una protezione. Quando opta definitivamente per uno dei due mondi, lo straniero a quel punto non è più uno straniero....


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