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Title Miniature
Author Cristina Adamo
Course Storia medievale
Institution Università degli Studi di Palermo
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Summary

Breve riassunto sulle miniature e l'arte romanica
...


Description

A partire dall’XI secolo (che coincide con l’inizio della fine del feudalesimo, fenomeno che tuttavia perdurerà per tutto il Quattrocento) si assiste in Europa ad un grande rinnovamento economico e culturale: fioriscono le attività artigianali ed il commercio. Le città si ripopolano e si ampliano e di conseguenza nascono nuovi borghi. Nello stesso periodo si affermano da una parte le università degli studi meno soggette al potere della Chiesa e si avvia la riscoperta dei classici greci, dall’altra si manifesta una religiosità meno istituzionalizzata, più intensa se non oltranzista. Inizia il periodo del culto delle reliquie, dei pellegrinaggi, delle crociate, degli ordini religiosi radicali, la Chiesa diviene accentrata e pretende di porre sotto il suo controllo il potere politico. Muta anche l’organizzazione politico-sociale: le classi dei mercanti e degli artigiani assumono funzioni politiche di primo piano all’interno delle comunità. A questa rinascita socio-economica corrisponde una rinascita artistica. Si diffonde così lo stile romanico. Il termine romanico può assumere due significati diversi: -arte legata alla formazione di lingue romanze, che unendo il latino ai dialetti determinano l’evoluzione e lo sviluppo delle lingue usate attualmente in Europa; -arte che recupera elementi stilistici tipici dell’arte romana, mescolandoli a influssi barbarici, bizantini, arabi in un contesto nuovo e originale. Il linguaggio dell’arte romanica si sviluppa lungo le vie dei pellegrinaggi ai principali luoghi di culto o lungo le strade che congiungono ai grandi mercati. Si tratta di un’arte unitaria sotto il punto si vista tecnico e stilistico, pur presentando grande varietà espressiva al variare del luogo. Nelle città e nei borghi sorgono nuove chiese: le principali si trovano al di sopra dell’abitato, così da poter essere viste da lontano dai viaggiatori. L’arte romanica è strettamente collegata al mondo culturale e figurativo del Cristianesimo: gli edifici più rappresentativi sono adibiti alla celebrazione di riti religiosi e al loro interno troviamo affreschi e sculture che esortano alla fede. Le figure sono prive di particolari realistici, sono semplici ed essenziali, approssimative e talvolta deformate. Lo scopo non era quello di rappresentare in modo fedele la realtà, né di realizzare un ideale di bellezza basato su armonia e proporzione delle forme, ma ha scopo divulgativo e le immagini sono funzionali alla comprensione. I monasteri e le abbazie (sorti già dal quarto secolo dopo Cristo) fungono da centri di preghiera, istruzione, cultura, lavoro manuale e agricolo. Questi erano delle piccole comunità autonome, fondate e gestite dai monaci(l'attività più nota è quella di San Benedetto). Attorno alle abbazie si organizzava la vita agricola e religiosa delle campagne. Nella cultura medievale il manoscritto ha grande importanza; nei monasteri più importanti esistevano veri e propri laboratori del libro, chiamati scriptoria, dove i monaci dedicavano parte della giornata allo studio e alla copiatura di opere greche e latine. È in questo modo si sono salvate e sono giunte fino a noi molte opere antiche. Nello scriptorium i monaci lavoravano con diverse specializzazioni: c’erano gli amanuensi, che trascrivevano il testo, i calligrafi, che si occupavano dei piccoli segni, e naturalmente i decoratori di iniziali e i

pittori di miniature per illustrare l’opera. Questi libri manoscritti erano frequentemente arricchiti da decorazioni in miniatura che venivano eseguite con colori ad acqua o a tempere su differenti supporti (inizialmente su papiro, poi su pergamena ed infine su carta) e potevano presentarsi come decorazione di una pagina intera, di parti di pagina, di iniziali o di bordi dei manoscritti. La tecnica alla base della miniatura è la tempera cioè la dispersione di un pigmento o di una lacca in un legante che permette al colore di aderire al supporto o alla preparazione. I pigmenti sono sostanze per lo più minerali, chimicamente inerti, che hanno bisogno di un adesivo per rimanere in posizione. Le lacche sono invece sostanze vegetali (di solito liquidi) trattate con allume per permetterne la preparazione come pigmenti solidi. Molto più raro è invece l'uso di coloranti applicati direttamente. I colori si mescolavano poco e talvolta non del tutto: l'artista lavorava "tono su tono", a colore asciutto, e giocava con i leganti per ottenere le sfumature a partire dallo stesso pigmento. Per ottenere le ombre viene usata la tecnica della Lavatura d'inchiostro. Dal XV secolo, con la comparsa del guazzo, le campiture sono definite da un contorno ocra realizzato in punta di pennello. La tecnica della miniatura nasce in epoca antica, ma è soprattutto nel Medioevo che conosce un enorme successo, legato ai processi di trascrizione e di produzione di testi nei grandi monasteri. Il termine miniatura deriva dal latino “miniare”, cioè «scrivere in rosso le lettere iniziali di una pagina»: i Romani chiamavano infatti minium il pigmento rosso-arancio che veniva usato per delineare le lettere iniziali di un capitolo o paragrafo; quindi per miniatura s’intende la decorazione di un manoscritto in una straordinaria fusione di parole e immagini. In un secondo tempo questa tecnica pittorica viene usata non solo per la decorazione dei capolettera ma anche per rappresentare a piena pagina episodi e simboli riferiti ai testi. Anche nel mondo antico si usava illustrare sontuosamente alcuni testi, in particolare trattati scientifici e opere letterarie, ma è soprattutto con l’affermazione della religione cristiana e dell’arte medievale che la miniatura vive il suo trionfo. É annoverata tra le cosiddette arti minori e spesso considerata come una parente povera della pittura. Si tratta in realtà di un grande errore: prima di tutto perché in alcune culture, come quella islamica, persiana e ovviamente medievale, la miniatura ha avuto un ruolo importante nella storia dell’arte, arrivando a influenzare la pittura. In secondo luogo va considerato che i libri miniati costituivano un eccezionale mezzo di diffusione, comparabile con i giornali e la televisione, per divulgare la cultura di paesi lontani. Inoltre con la perdita nel corso dei secoli di molti dipinti medievali, le miniature ci permettono di conoscere realtà artistiche altrimenti sconosciute. Infine bisogna ricordare che spesso gli stessi pittori medievali e del primo Rinascimento erano anche miniatori, come Simone Martini e Beato Angelico.

Il Cristianesimo portò a una perdita di interesse verso la realtà percepita dai sensi e si sviluppò uno stile figurativo dove ogni elemento acquista valore solo in quanto metafora del mondo trascendente. Si sviluppò una relazione stretta tra testo e immagini, con iniziali figurate (da figure umane o animali) e istoriate (con piccole scene o decori vegetali), bordi decorati, monogrammi a piena pagina per le prime lettere del testo, tavole di canoni, immagini didattiche e mnemoniche. Questo processo venne sicuramente favorito dalla sensibilità lineare e ornamentale dei popoli barbarici. Nei monasteri irlandesi, tra il VII e il IX secolo, si diffuse un tipo di decorazione raffinatissima basata su intrecci di racemi e figure stilizzate, organizzati in complessi schemi geometrici. La maggior parte delle figurazioni umane, quando presenti, erano di natura antinarrativa e sacrale. La miniatura carolingia vide la committenza degli imperatori stessi tra i committenti di opere librarie, che in questo periodo raggiunsero un vertice per qualità e rilevanza, con una svolta stilistica rispetto al secolo precedente. Con il risveglio artistico del XII secolo la decorazione dei manoscritti ricevette un nuovo impulso. Gli artisti del tempo eccellevano nella miniatura di margini ed iniziali, ma anche nelle figurazioni, caratterizzate da un tratto vigoroso, linee spesse e uno studio attento del drappeggio. Gli artisti migliorarono la rappresentazione delle forme umane e, nonostante resistesse la tendenza a ripetere i soggetti secondo modi convenzionali, gli sforzi individuali produssero in questo secolo numerose miniature di carattere estremamente elegante. Lo stile del XII secolo lasciò il posto ad immagini di dimensioni ridotte durante il periodo gotico. Le dimensioni dei libri si ridussero notevolmente e aumentò la loro diffusione. Con l'avvento del XV secolo, sotto l'influenza del Tardo gotico e del Rinascimento, la miniatura ricevette una spinta artistica che la ripropose sulla ribalta continentale. Grandi committenti erano ormai anche le corti e personaggi del mondo laico, che richiedevano opere di qualità estrema. Con l'introduzione e il diffondersi della stampa la miniatura continuò per lungo tempo ad essere presente, anche se cominciò gradualmente a perdere d'importanza proprio all'aumentare della disponibilità di libri, diventando un aspetto sempre più marginale, certamente per via del costo aggiuntivo della decorazione manuale. Nel corso del Cinquecento l’invenzione della stampa segna ovviamente il tramonto del libro manoscritto e della decorazione miniata. Si afferma però

soprattutto nell’Europa settentrionale l’uso del ritratto miniato, ricco di dettagli e minuzioso, impiegato al pari della moderna fotografia per inviare a distanza l’immagine delle persone.

. L’arte classica esalta la bellezza fisica, la virilità, i corpi muscolosi e sensuali, sia maschili che femminili, ed è un’arte in cui risalta la vitalità e la libertà, ovvero la promiscuità se vogliamo vedere questo tipo di arte da un punto di vista moralistico religioso. L’arte bizantina è caratterizzata da schematismo e rigidità, il senso religioso traspare dappertutto, l’uomo appare non più soggetto attivo, libero e autonomo ma ingabbiato da regole severe provenienti dall’alto. Il cambiamento artistico è parallelo a quello politico, lo Stato diviene autoritario e l’individuo non è più cittadino ma suddito, non è più artefice del suo destino, non partecipa più alla vita delle istituzioni politiche e sociali, ma le subisce. Il cambiamento politico istituzionale avviene con le riforme autoritarie di Diocleziano e Costantino e non casualmente gli albori dell’arte bizantina si affermano in quel periodo. L’arte classica greca e romana rappresentava spesso l’essere umano nudo, quella bizantina al contrario nasconde il corpo, e lo nasconde sotto un abbigliamento particolarmente pesante. Spesso l’abbigliamento diviene l’elemento prevalente nella figura umana, l’arte romana anche quando rappresentava l’uomo con la tunica o la corazza lasciava comunque trasparire il fisico, in quella bizantina tutti i corpi hanno fattezze simili, da uomo di proporzioni medie, non prestante e privo di vigore fisico. L’espressione è anch’essa poco personalizzata, austera ma abbastanza anonima. Le figure sono rigorosamente allineate e ripetitive, tipiche di una società massificata e fortemente gerarchizzata su cui emerge il Sovrano o il Dio. Solo nelle rappresentazioni minori gli artisti rappresentano scene meno cerimoniali, sempre molto schematiche, ma dove i personaggi mantengono un minimo di espressività. A fianco di quest’arte celebrativa appare un tipo di arte più intimistica di cui i mosaici di Aquileia del IV secolo sono un valido esempio, il soggetto è sempre cristiano, ma l’arte diviene infantile con rappresentazioni degli esseri umani nelle forme normalmente realizzate dai non ancora adolescenti, con braccia dritte e raffigurazioni frontali di corpi che nelle scene dovrebbero essere a tre quarti. Questa tendenza a uno stile «infantile» compare anche successivamente nell’arte medievale dei secoli più tardi, i critici dell’arte difficilmente si sono espressi su questo tipo di arte, dobbiamo pensare comunque a una manifestazione di astrazione ed emotività. L’altro elemento caratteristico essenziale dell’arte bizantina è la sua schematicità e staticità. La schematicità e la staticità accentuano il senso della trascendenza, della minore importanza attribuita alla realtà e alla quotidianità. Tutti i dettagli si perdono, pochi i particolari architettonici e rappresentati in una maniera ingenua e infantile. Questa caratteristica sarà ben presente

anche nei secoli successivi in tutta l’arte medievale, la perdita della prospettiva, del senso di profondità, con geometrie approssimative. I visi, l’unica parte del corpo messa in evidenza, vengono rappresentati senza guance, senza ombreggiatura, gli occhi sono talvolta sproporzionati e con lo sguardo fisso. Lo sguardo fisso e atonico contribuisce al senso di ieraticità della figura che non può essere influenzata dall’ambiente esterno ritenuto vile e corrotto. L’abbigliamento caratteristico, come lo vediamo anche nei famosi mosaici ravennati, è sempre la tunica come quella classica romana, ma rappresentata con poco drappeggio, le pieghe sono solo quelle strettamente necessarie per fare capire che si tratta appunto di un abito ampio e imponente come quello dei periodi precedenti. L’arte bizantina si esprime soprattutto attraverso i mosaici che ovviamente si prestano meno delle pitture alla rappresentazione delle sfumature, ma anche nei pochi dipinti rimasti di quei secoli la rappresentazione piatta e schematica appare nettamente prevalente. L’arte bizantina è un’arte che esprime certezze, come si deve in uno Stato autoritario e fortemente religioso. Quella che abbiamo descritto è l’arte bizantina classica, quella dei secoli dal IV al VI, l’epoca dei grandi Imperatori Costantino, Teodosio e Giustiniano, che hanno lasciato le loro maggiori opere a Roma, Milano e Ravenna. Nei secoli successivi avviene un lento e graduale processo di cambiamento, l’arte «imperiale» diviene un’arte essenzialmente «umile». I secoli successivi sono conosciuti come i secoli bui, sia perché si assiste ad un decadimento delle istituzioni politiche e delle strutture economiche, sia perché le fonti storiche scritte e non, diventano più rare. Da notare che nel corso del Medio Evo compare un genere di arte ben diversa da quella di derivazione greco-romana, un’arte che affonda le sue radici nell’antico mondo celtico e germanico. I caratteri sono molto primitivi, con figure caratterizzate da occhi grandi e spiritati (in Italia il maggiore esempio è dato dall’altare longobardo di Ratchis a Cividale dell’anno 737), nonché da decorazioni a intreccio di un livello qualitativo piuttosto elevato, un tipo di arte che compare raramente nella pittura ma è ben presente nelle decorazioni scultoree (portali e capitelli particolarmente) e nelle arti minori. Caratteristica particolare di questo genere di arte è che in alcuni casi ricorda l’arte moderna nelle sue forme stilizzate, sopravvive ed anzi sembra svilupparsi nell’arte romanica, pare infine contrastare con i suoi soggetti prosaici e insoliti la rigida iconografia ufficiale religiosa. Un centro che risultò particolarmente importante di quest’arte barbarica fu la Scandinavia con le sue imponenti pietre runiche, nonché la piccola e isolata Irlanda dove vennero realizzati monoliti, croci celtiche e bellissimi codici miniati intorno al VII-IX secolo, fondendo lo stile celtico con soggetti cristiani. I prodotti artistici sono molto raffinati anche se tale caratteristica contrasta con l’idea dei popoli barbarici come popolazioni rozze e violente. Come abbiamo detto l’arte bizantina imperiale presentava figure non prestanti, comunque austere e imponenti, l’arte del periodo successivo accentua il carattere dimesso e il senso del religioso. Lo stile romanico convenzionalmente viene fatto partire dai decenni successivi all’anno Mille, ma non esiste in pittura una vera rottura, la transizione dal bizantino al romanico è un fenomeno lento e graduale. Molti storici dell’arte parlano di rinascenza carolingia (IX secolo), ma la questione è controversa, se aumentano le testimonianze storiche e artistiche, dall’altra parte si arriva alla crisi dello Stato e all’affermazione del feudalesimo, una situazione politica di totale incertezza che si traduce nel fenomeno dell’incastellamento e negli insediamenti d’altura che rendono il commercio e lo sfruttamento agricolo più difficile. La disgregazione dello Stato favorisce una nuova ondata di invasori, formata da Vichinghi, Magiari e Saraceni, tutta l’Europa Occidentale sembra impoverirsi e rinchiudersi in sé stessa. . Nello stesso periodo si affermano da

una parte le università degli studi meno soggette al potere della Chiesa e si avvia la riscoperta dei classici greci, dall’altra si manifesta una religiosità meno istituzionalizzata, più intensa se non oltranzista. Inizia il periodo del

culto delle reliquie, dei pellegrinaggi, delle crociate, degli ordini religiosi radicali, la Chiesa diviene accentrata e pretende di porre sotto il suo controllo il potere politico. La gerarchia ecclesiastica diviene anche più insofferente, e inizia la sua azione di contrasto alla magia, alle eresie, agli Ebrei, è il periodo di San Bernardo di Chiaravalle con il suo fideismo, ma la cultura continua comunque il suo corso sostenuta da una crescita economica potente e dal minore isolamento delle comunità umane. Nel campo architettonico i cambiamenti stilistici sono maggiori, le chiese sono più slanciate, caratteristica che rende maggiormente il senso del trascendentale, le facciate molto più ricche e con rivestimenti marmorei, all’interno si fa ricorso alle volte a botte (o alle volte a crociera) che conferisce un’immagine più leggera e celestiale all’opera. Tutta l’attività edilizia si amplia notevolmente. I grandi centri culturali sono la Sicilia e la Toscana, ma nel campo dell’architettura avanza il resto dell’Europa, la Francia soprattutto, ma anche la Germania e l’Inghilterra, la civiltà non è più solo latina ma europea. La crescita artistica della pittura prosegue nel Duecento con opere sempre più espressive che si arricchiscono di particolari, mentre progressivamente si passa dalla rappresentazione piatta o bidimensionale a quella dotata di profondità, un tipo di pittura convenzionalmente definita gotica. Il risultato sono opere con una enorme carica di umanità ed emotività che pur costituendo sempre una forma d’arte idealizzata, rompono con la freddezza e la durezza dell’arte precedente. Gli artisti non sono più anonimi e caratterizzano maggiormente le loro opere con la loro personalità. Verso la fine del secolo Duccio di Buoninsegna, Cimabue e Giotto realizzano dei grandi capolavori accentuando l’uso dell’ombreggiatura con opere che segnano una rottura col passato e un avvio verso l’arte rinascimentale. L’armonia delle diverse Madonne in Trono è suggestiva, così come la loro dolcezza che ben rappresenta l’idea dell’amore cristiano fraterno. Più moderno è Giotto, con le sue rappresentazioni animate lontane dagli schemi irrigiditi del passato. Da questo periodo tutta l’avanguardia pittorica si concentra sulla Toscana, i temi artistici sono sempre quelli religiosi, ma gli artisti si soffermano maggiormente su paesaggi ed altri elementi non strettamente connessi col divino, ponendo così fine al Medio Evo nel campo artistico....


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