Nebbia - apunti PDF

Title Nebbia - apunti
Author Elisa Casillo
Course Letteratura e filologia medievale e umanistica
Institution Università di Bologna
Pages 3
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Description

GIOVANNI PASCOLI NEBBIA 1)Nella poesia Pascoli chiede alla nebbia di nascondergli tutte le cose a lui lontane, e di fargli vedere solo ciò che gli è più vicino, sia nel tempo che nello spazio. Queste ultime, come gli alberi nel suo orto, lo fanno sentire felice e sicuro e costituiscono il “nido” del poeta, mentre le altre lo spaventano, perché a lui sconosciute perché a suo avviso possono essere causa di dolore. 2)L’io lirico si trova all’interno del suo orto, e lo descrive e lo loda. La sua mente invece lo porta a pensare al futuro e al mondo al di fuori del suo “nido”, sia con paura che con, nelle ultime strofe, una sorta di accettazione della morte. 3)Il poeta introduce prima il fumo e la nebbia, che hanno un compito fondamentale nel componimento, perché appunto devono “proteggerlo”. Lo scenario evocato da Pascoli si compone poi del suo orto, che viene introdotto prima partendo dai suoi confini (siepe e mura), poi i peschi e i meli al suo interno. Successivamente viene introdotta la strada per il camposanto, che egli vedrà in futuro, per poi ritornare al presente, cioè la vista del giardino e il suo cane. 4-5)La nebbia nel componimento ha una funzione di protezione dalle cose “lontane” che spaventano l’io lirico. L’orto rappresenta ciò che si conosce, la sicurezza del proprio “nido”, ma anche i confini che il poeta si pone proprio per la paura che ha dell’ignoto. Il “nero mio pane”, simboleggia invece la sofferenza del poeta, che però viene allietata dalle cose più semplici, come gli alberi nel suo giardino. La vita descritta da Pascoli è basata appunto sulla paura delle cose lontane, che possono portare ulteriore sofferenza nella vita del poeta, che è basata invece sulle piccole soddisfazioni quotidiane a cui egli è abituato. Egli non vuole nemmeno essere tentato da ciò che gli è sconosciuto, per paura di cambiare questo equilibrio.

La strada bianca e il cipresso rappresentano la morte, che il poeta descrive in maniera differente all’interno della poesia. Nella seconda strofa, egli sembra terrorizzato da “quello ch’è morto”, e chiede alla nebbia di nasconderglielo, nella penultima strofa sembra però accettare che la morte arriverà anche per lui “che un giorno ho da fare tra stanco don-don di campane”, arrivando a chiedere alla nebbia di mostrargli, quel giorno, il cipresso sotto cui giacerà. 6)L’anastrofe dell’espressione “nascondi le cose lontane” al primo verso di ogni strofa della poesia evidenzia appunto la paura dell’ignoto descritta in precedenza. Anche la ripetizione di “Ch’io veda” è una richiesta fatta alla nebbia, di fargli vedere solo ciò che lui conosce (nella seconda e terza strofa) o che non gli fanno paura perché legate alla morte (ultime due strofe). 7)Si trova nella prima strofa una allitterazione della L, che sembra voler suggerire l’idea dell’inconsistenza della nebbia all’alba, che nasconde il dolore. L’allitterazione della N nel verso 1 e 2 sembra voler rimarcare l’imperatività dell’ordine dato alla nebbia, mentre la ripetizione nella ultima strofa della lettera S, che evoca la serenità della morte. L’unica onomatopea è “don don” nella penultima strofa, che ricorda lo scorrere del tempo e la certezza dell’inesorabile arrivo della morte. 8)Un procedimento analogico che può essere ritrovato è nella prima strofa, “aeree frane”, che richiama il rumore dei tuoni, oppure “nero mio pane”, che descrive la sua difficile e triste condizione di vita. 9)Le cose vicine sono descritte come portatrici di gioia, e vengono descritte con parole molto elementari e concrete proprio perché molto semplici e legate alla vita pratica dell’autore: i peri, i meli… le cose lontane, che tanto spaventano, non vengono descritte, se non per dire che portano tristezza e sono pregne di lacrime. e lasciano spazio all’immaginazione del lettore, che può capire le emozioni del poeta.

10)Rampolli: È un termine che fa riferimento all’acqua che sgorga dalle sorgenti, o dei fiori che germogliano. Nel componimento è l’azione svolta dal fumo, che emerge dopo l’alba. Involare: vuol dire sottrarre rapidamente, in questo caso è l’ordine dato dal poeta alla nebbia, che deve allontanare il suo cuore dalla possibile volontà di avventurarsi verso “le cose lontane”. Sonnecchia: dormicchia, dorme un sonno leggero e tranquillo. Indica la calma e la tranquillità che il cane, e il poeta, provano nell’orto. 11)La funzione dell’imperativo è quella dell’ordine, o quasi preghiera, che il poeta fa alla nebbia, chiedendole di proteggerlo. 12) Gli avverbi di luogo sono presenti nella penultima e nell’ultima strofa, dove viene introdotto il tema della morte. L’avverbio “qui” viene infatti usato dal poeta per descrivere il presente, e la vita familiare; mentre “là” fa riferimento alla morte, ed al suo futuro. 14)Il tema del nido è fondamentale nella poetica di Pascoli, che vede l’unità familiare come unica protezione nei confronti di un mondo esterno crudele. Questa idea viene spesso associata a quella della siepe all’interno della sua produzione artistica. Possiamo vedere ciò nella poesia “la siepe”, in cui essa viene elogiata come “scudo” dalla terribile realtà fuori dal nido familiare, e necessaria a vivere una vita felice....


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