One Out of Many di Naipaul PDF

Title One Out of Many di Naipaul
Course Letteratura Inglese 
Institution Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale
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Summary

One Out of Many di Naipaul...


Description

22/11/2018 Il racconto si snoda in maniera molto lineare, non presenta particolari difficoltà di lettura, è scritta tutto in prima persona, i cambiamenti che avvengono in questo personaggio Santosh di Bombay che per motivi quasi casuali si trova a doversi trasferirsi, accompagnando il suo datore di lavoro, a Washington. In questo racconto è possibile seguire molte delle fasi che la critica postcoloniale ha anche teorizzato nello sviluppo dell’identità in particolare abbiamo il testo di Bhabha “The location of Culture” in cui questo famoso critico indiano individua delle tappe nello sviluppo come la modificazione dell’identità di una persona che costretta, per motivi diversi, a emigrare come nel caso di Santosh. Nella teoria di Bhabha si parla di ibridazione ovvero di una cultura, di un’identità che si ibrida. Partiamo dal presupposto di che cos’è, di cosa possiamo intendere per cultura, una cultura non in senso letterario ma nel senso di identità, un’identità di una nazione. C’è un altro famosissimo testo di un critico inglese Anderson “Imagine communities”, in cui l’idea di fondo è che le comunità, grandi o piccole che siano, dai gruppi di sottocultura, per esempio la cultura giovanile o cose analoghe, fino ad arrivare alla cultura-identità nazionale è molto e quasi tutta basata sull’immaginazione. Il titolo del suo testo, infatti è “Imagine communities”, secondo questo critico le comunità si reggono insieme sulla condivisione di un’idea di identità che è un’idea innanzitutto immaginaria e che è per la gran parte inventata, costruita. Molti degli aspetti che fanno un’identità nazionale sono costruzioni a volte anche piuttosto recenti, infatti a questo proposito c’è un famoso testo di uno storico che parla delle invenzioni delle tradizioni e lui prende come esempio proprio la Gran Bretagna e sostiene che molte delle tradizioni che identifichiamo come tipicamente inglesi o alcuni rituali, anche meno popolari che coinvolgono anche la regina, sono tutti rituali che, contribuiscono sicuramente alla sete di identità nazionale, ma in realtà sono costruzioni, inventate e piuttosto recenti che risalgono all’800. Una nazione o una comunità, sostiene Anderson, in realtà si regge su questo e la memoria serve proprio per sostenere un’identità nazionale allo stesso modo però altre pagine di storia poco glorioso o gratificanti cadono nell’oblio perché si vogliono dimenticare; celebrare certe ricorrenze vuol dire che sui valori di quelle ricorrenze si basa l’identità di una nazione. La cultura è importante per la letteratura perché fondamentalmente la letteratura si basa sull’immaginazione collettiva, è chiaro quindi che la letteratura ci parla anche della nostra identità

Il racconto One Out of Many di Naipaul segue il processo di cui parla Bhabha soprattutto quando una persona, come Santosh, si trova perfettamente inserito nella propria cultura dove lui è nato e cresciuto, non ha problemi a sentire quella cultura come propria. All’inizio del racconto quando Santosh si trova ancora a Bombay, per quanto non viva una vita agiata o forse nemmeno troppo rispettata contrariamente a ciò che lui sente, è inserito in questa cultura, le persone che frequenta sono come lui anzi lui si sente anche più fortunato di altri perché molto del rispetto che ha dipende dal lavoro che ha. Lui ama la sua terra, i ritmi del tempo e anche la natura che lui conosce e riconosce. Il problema è quando un’identità così inserita, soddisfatta di sé viene sradicata e si trova in un contesto completamente diverso a questo punto questa stessa identità è sottoposta a gravi tensioni, a momenti di profonda crisi. Santosh a Bombay è abituato a dormire per strada, vestirsi in modo misero, a camminare scalzo e per lui questi comportamenti sono la normalità ma quando arriva a Washington questi stessi comportamenti vengono additati, diventano per lui un motivo di crisi, lui si sente improvvisamente diverso e lui stesso vede strani gli americani; si chiede perché devono andare in giro con le scarpe soprattutto scarpe di una certa qualità, vanno vestiti come se dovessero andare sempre ad un matrimonio. Seguendo il processo di Bhabha questa fase è la prima fase che prende il nome di Enunciation, ed è la fase in cui vengono sottolineate le differenze, si sente la necessità di enunciare le differenze.

Le difficoltà per Santosh iniziano subito, già sull’aereo e nota già qui le differenze: - le valigie degli altri viaggiatori mentre lui porta dei fagotti in cui sono arrotolati i suoi abiti; - lui è vestito in maniera abituale mentre gli altri sono vestiti secondo lui come se dovessero andare ad un matrimonio; lui è vestito come un domestico e non vede persone vestite come lui, all’improvviso si rende conto che il suo abbigliamento è inadeguato; - si accorge dello sguardo ostile ma sicuramente anche incuriosito degli altri; - Santosh mastica la “bettel-nut”, gli indiani sono abituati a masticare questa poltiglia mentre agli Americani questa cosa fa senso infatti sull’aereo egli non ha modo di sputarla ed è costretto ad ingoiarla e si sente male; - C’è l’episodio dello champagne sull’aereo. Continua il racconto…

Santosh va nella toilet dell’aereo, si guarda allo specchio e non riconosce il suo viso, si vede come un cadavere, dal colorito pallido. Questo senso secondo il quale lui si vede già diverso, già la sua identità è stata scossa profondamente, i suoi punti di riferimenti già stanno vacillando Arrivano a Washington, di fronte ai suoi comportamenti che inizialmente sono inevitabilmente analoghi a quelli che aveva a Bombay, anche il suo datore di lavoro è costretto un po' a richiamarlo all’ordine, a fargli notare qualcosa. Il suo datore di lavoro lo richiama dicendo di fare più attenzione a quello che fa, a rispettare le convenzioni, le regole perché lui non rappresenta solo il suo paese ma anche il suo padrone che chiama “sahib”. Santosh è un lavoratore molto sottomesso, fa parte sicuramente di una casta molto bassa abituata alla sottomissione totale, anche quando era a Bombay si è dovuto sacrificare, ha dovuto lasciare la sua famiglia in un piccolo paese indiano proprio per riuscire a guadagnare. In questa fase che Bhabha identifica come “Enunciation” ci sono tutte le differenze che vengono sottolineate, alcune sono proprio basilari; addirittura Santosh non riconosce il tempo e lo spazio “The time and the light didn’t match, as they did in Bombay” cioè per lui sembra che non c’è corrispondenza tra l’ora del giorno e la luce del sole perché ovviamente Bombay che si trova sulla linea dell’equatore mentre Washington si trova più in basso, la luce del sole non è la stessa. Santosh si è definito quando era ancora a Bombay, un cityman, un uomo di città a differenza della sua famiglia che purtroppo abitava nel piccolo paesino, anche da questo punto di vista lui non riconosce la città, i ritmi perché Bombay fin quando è una città frenetica piena di traffico non arriverà mai al caos che c’è a Washington. Mentre Santosh continua fare una sorta di descrizione di tutto ciò che ricorda della città di Washington fa riferimento a gli “hubshi”, è un termine indiano che identifica le persone di colore indiane, è un termine derogatorio, offensivo, sono un po' gli schiavi neri indiani. Il problema degli hubshi si complicherà ma sarà anche una sorta di risorsa, lui sin dall’inizio ha una certa diffidenza nei confronti di queste persone di colore a Washington, ne parla quasi spaventato perché quando era a Bombay ne aveva visti pochi e non credeva che esistessero così tanti esemplari. In questa prima fase gira un po' nella zona dove lui abita e questa sezione narrativa termina proprio con la definizione dei colori del soffitto del corridoio facendo riferimento a dei colori sul grigio invece precedentemente lui aveva fatto riferimento ai colori vivaci di Bombay; subito ha questa sensazione di totale alienazione che sta crescendo in lui, si sente un prigioniero in un mondo che non riconosce. Nella sezione successiva il ricordo della sua vita a Bombay è così vivido, svegliandosi la mattina immagina che sia ancora a Bombay poi dice di realizzare la sua perdita,

tutto ciò che ha perso nel senso di perdita di riferimenti, non solo per quanto riguarda gli affetti ma riferimenti anche temporali perché dice di non sapere se fosse notte o giorno ma poi si rese conto che davanti le porte degli altri appartamenti c’erano dei giornali e si rese conto che c’era stato qualcuno lì e allora sente un senso quasi di pericolo mentre lui a Bombay viveva tranquillo, viveva una vita anche se povera ma gioiosa, felice mentre qui sente l’ansia di essere spiato quasi. Successivamente di nuovo fa riferimento ai colori di Washington riferendosi al blu metallico della porta dell’ascensore e il nero dei muri, tutto è così lì. Comincia il problema legato a delle cose minimali ma ovviamente importanti come l’abbigliamento: il datore di lavoro quando lo vede gli chiede dove fosse andato senza scarpe, questa è una delle cose che un po' alla volta Santosh comincia a riconoscere come cose che lo identificano anche in senso negativo, comincia a vedere le differenze. Il datore di lavoro gli dice che lui non riesce a capire, lì non sono a Bombay e non possono accettare di vivere in un certo modo perché darebbero un’idea cattiva di sé possono far pensare che a Bombay vivono in quel modo. Santosh è consapevole a quel punto di come anche lui viene visto improvvisamente infatti dice che a lui basta guardarlo per capire che non conta niente. Improvvisamente si rende conto che gli altri lo vedono sporco lui che non si è mai sentito sporco. Per i parametri indiani lui è vestito in modo da dare un senso di pulizia nella norma mentre per gli standard americani lui è sporco. Nonostante ciò lui è talmente abituato ad essere assoggettato al suo datore di lavoro, accetta tutto. Subito dopo comincia ad apprezzare, lui che era abituato a vivere per strada, il rinchiudersi nella sua stanza, mettere a terra il suo materassino e sentirsi protetto perché nascosto. Si torna sempre alle differenze perché a Washington il salario che Santosh prendeva a Bombay non bastava per il cambio con il dollaro allora il datore di lavoro gli da dei soldi e gli dà un pomeriggio libero, ma gli ricorda anche di stare attento perché in giro non ci sono amici, mettendolo in guardia sui pericoli che ci sono in questa città. Santosh ha questo giorno libero, ha dei soldi in tasca e inizialmente sembra contento di questo momento di libertà, esce un po' fiducioso e nota che i palazzi non sono troppo grandi, le strade non sono troppo affollate, c’erano dei bei alberi e molti hubshi che vengono descritti con gli occhiali scuri, i capelli scuri e arruffati ma il problema è che non vede persone come lui in questa fase. Anche qui lui continua a sottolineare le differenze, lui è in bilico tra il sentirsi in difficoltà per la sua identità ma anche nel notare cose che sono buffe nel comportamento di questi americani. Si accorge improvvisamente che è uscito dimenticandosi le scarpe e pensò che razza di paese fosse dato che le persone sono costrette a vestirsi in modo elegante come se dovessero andare a un matrimonio. La cosa che fa sorridere ed è anche significativa è che lui a un certo punto adocchia un gruppo di persone che gli sembra di conoscere perché sono senza scarpe ma erano dei seguaci di Krishna, cosa tipica

degli anni ’70, erano gruppi che andavano in giro sull’onda di una sorta di misticismo orientale, molti si erano convertiti al buddhismo e andavano in giro in gruppo, a volte erano tra le 10 e le 20 persone con campanellini, vestiti con abiti di color zafferano, cantando una nenia para buddhista inneggiante Krishna. Santosh li riconosce come simili. Nell’immaginario di Santosh le cose sono mescolate in maniera curiosa, ci sono questi sorta di indiani che cantano in sanscrito e poi pensa che la loro danza assomigliasse a quella dei pellerossa, quindi si sovrappongono queste immagini western ad immagini indiane. Incominciò a pensare che anche loro sembravano degli stranieri come lui, sono qualcosa che non c’entrano niente con questo mondo e iniziò a pensare che forse molto tempo prima erano stati prigionieri portati con la forza in America, tra gli hubshi, ed erano diventati poi un popolo perduto anche loro dimenticando chi sono veramente. Il tema dell’identità ritorna sempre in questo racconto. Ritorna poi il senso di aver perso la propria identità e forse anche loro l’avevano persa, si sono dimenticati chi fossero. Santosh li vede come un’anomalia anche se sono la cosa più vicina a se che ha visto gli sembrano comunque degli estranei. Dice che poi se ne va e torna a girare, compra, così come era abituato a fare a Bombay, si ferma in un bar, prende un thè, un pezzo di torta e le sigarette. Dopo va anche al cinema proprio come faceva spesso a Bombay ma il problema è che meno di un pomeriggio lui aveva speso ciò che guadagnava in 9 giorni di lavoro. Gli capitava sempre più spesso di incontrare gli hubshi e quando torna il suo datore di lavoro, lui è talmente depresso perché si era reso conto che un pomeriggio di lavoro gli era costato nove giorni di paga gli dice che vuole ritornare a casa un po' per il senso di alienazione, un po' per il costo della vita. Addirittura, qualche riga più sotto scoppia a piangere perché si sente inadeguato, non è in grado di vivere. Nella sezione successiva Santosh dice di sentirsi un prigioniero questo perché non può comportarsi come lui è abituato a fare, non può agire come lui vorrebbe perché non ha soldi quindi si sente costretto in un angolo ma inizia subito dopo la fase che Bhabha identifica come “Mimicry”, lui si sentiva prigioniero e si adeguò. Innanzitutto, inizia a rimanere calmo, sembra che è riuscito a mettere un po' sotto controllo l’ansia anche perché lui impara a vivere all’interno dell’appartamento, evita di uscire. Con il termine “mimicry” Bhabha intende mimare i comportamenti, gli usi e i costumi della cultura nella quale ci trova, in realtà questo processo non è molto semplice. Per “mimicry” lui intende dire proprio il mimetizzarsi come fanno i camaleonti, vuol dire assumere atteggiamenti che sono una sorta di via di mezzo, mantenere alcune cose personali ma anche assumere caratteristiche della cultura di arrivo. Questa fase è molto difficile e critica e non è la soluzione dal punto di vista di Bhabha perché segna un momento di difficoltà, un momento in cui il migrante

assume nel caso di necessità di sopravvivenza degli atteggiamenti che non sono i suoi, non lo fa coscientemente e nemmeno perché lo vuole, il migrante imita solo l’aspetto esteriore, non è una scelta sentita. In questa fase anche Santosh è così, comincia a mimetizzarsi con il mondo occidentale, mantenendo anche delle cose sue, soprattutto imita ma non è convinto. Ovviamente continua a vedere delle cose strane, quando andava al supermercato continuava a vedere gruppi di hubshi e nota che gli americani sono quasi invisibili. Nota anche che fuori le case degli americani c’è sempre un lampione acceso, questo forse indicava che gli hubshi dovevano tenersi alla larga. Continua a notare che fuori al supermercato c’è sempre un poliziotto dotato di pistola. Santosh si alimenta di televisione perché è molto a casa e il suo inglese migliore anche se poi ovviamente questo guardare la televisione comporta anche delle conseguenze, lui si comincia a rendere conto che ciò che appare in tv è in verità molto diversa dalla realtà degli americani, per lui gli americani sono rimaste delle persone non troppo reali. Tra le sue frequentazioni al supermercato comincia a conoscere qualcuno in particolare conobbe una ragazza hubshi che quando ritirò i soldi, li odorò e disse che avevano sempre un buon profumo. Comincia quindi ad avere dei contatti proprio con le persone che sembra temere, gli hubshi. La ragazza odorò i soldi in realtà perché i suoi soldi odoravano dell’erba che lui fumava. Non è nemmeno sottolineato che lui fumasse perché era una cosa normale. Ha qualche scambio di parola con questa cassiera. Santosh offrì dell’erba a questa ragazza e lei in cambio gli insegnò qualche parola di inglese. A seguito di questa frequentazione conosce anche una donna delle pulizie sempre hubshi che lavorava nel palazzo dove si trovava lui. Si accorge che questa donna non solo era attratta dall’odore dell’erba ma anche dalla sua corporatura e dalla sua diversità. Descrive questa donna come una donna grossa, grassa, che però lo disturba a tal punto che questo corpo pronunciato preferisce concentrarsi sul suo volto ma lei lo fraintese. Lei iniziò a scherzare con lui anche in modo violento ma a lui non piaceva perché non riusciva a difendersi ma sfortunatamente lui si sentiva attratto da quel fisico (distanza ma anche fascinazione). Si frequentano assiduamente dato che lei lavora nello stesso palazzo, lui comincia ad essere un po' preoccupato di questa frequentazione perché teme che questa frequentazione lo possa disonorare, così inizia a pregare le statue di bronzo che il suo padrone aveva messo nel soggiorno. Si sofferma di nuovo su questa questione dice che in India loro non si occupano molto degli hubshi perché sono delle persone che vengono considerate come degli schiavi, c’è una sorta di gerarchia e loro si trovano ancora più in basso al livello di Santosh. C’è un problema culturale e religioso in quanto Santosh afferma che c’è scritto sui libri sacri e non che è indecente e sbagliato per un uomo abbracciare una donna hubshi, potrebbe perdere l’onore e rinascere poi gatto o scimmia o addirittura hubshi. Si rende conto che sta cadendo che tutto sommato non riesce a resistere forse per noia o per solitudine o forse anche perché è una donna attraente, in un

certo senso sente anche l’orgoglio perché sentendosi così estraneo alla società il fatto di essere considerato attraente lo gratifica. Di nuovo abbiamo un altro momento in cui si guarda allo specchio e cerca di capire cos’è che vede questa donna in lui. Dice che a Bombay poteva passare anche una settimana ma lui non si guardava mai allo specchio, allo specchio nota un uomo dal bell’aspetto. Santosh ha un problema di riconoscimento, è curioso che è la prima volta che si inizia ad analizzare quasi come se si vedesse dall’esterno. Si pensava come una persona che non veniva notava, credeva che i suoi lineamenti servivano solo per identificarlo. Sull’onda di questo riconoscimento, che è un riconoscimento fisico. Pensò a quando queste cose non gli interessavano e si rese conto che nell’aereo avrà dato l’impressione di essere trasandato perché andava con gli abiti sporchi, i piedi scalzi e si sentì soffocare dalla vergogna. Iniziò a pensare che gli americani erano gente buona perché nonostante l’abbiano visto in determinate condizioni l’hanno comunque considerato lo stesso uomo. Questa sezione si conclude con un senso di frustrazione di una mancata identità perciò adesso ha difficoltà a riconoscersi, è disorientato in questa fase. Era contento della stanza in cui si poteva nascondersi, inizialmente si era sentito un prigioniero adesso era contento di poter affrontare solo una parte di Washington, si sente quasi protetto e al culmine di questa crisi profonda dice di non sapere nemmeno se volesse più tornare a Bombay. Siamo nel mezzo della fase della “mimicry”, una fase di disorientamento totale in cui non è capace di riconoscersi, comincia ad assumere atteggiamenti diversi. Nella sezione successiva (pag inglese 34/pag italiano 14) comincia a curare di più la sua apparenza in particolare comincia a portare le scarpe, compra i lacci, dei calzini e una cintura. Capisce che anche l’erba di cui faceva uso poteva ricavargli qualche soldo e allora vendo quello che ha e si compra degli abiti. Questo è il momento del massimo mimetismo, compra un vestito verde anche se poi il vestito gli va troppo grande (ricordiamo Machbeth di Shakespeare che sta sempre molto grande nei suoi abiti), si sente un po' fuori luogo anche perché li compra in maniera molto veloce, il commesso avrebbe voluto consigliarlo nei dettagli ma lui non glielo lasciò fare. Pag 35. Questo ormanzo oltre a parlarci di questo problema di identità parla anche di un altro tema perché lo sviluppo dell’identità di Santosh corrisponde anche allo sviluppo della sua libertà personale. Percorso che comincia alla fine di pag 35 quando per la prima volta in maniera anche sorprende...


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