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Title Pdf grammatica latina
Course Storia del teatro e dello spettacolo
Institution Università di Bologna
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Summary

riassunto esaustivo e coerente con la programmazione scolastica....


Description

CONSECUTIO TEMPORUM DEL CONGIUNTIVO

CONTEMPORANEITA’ ANTERIORITA’

POSTERIORITA’

T. PRINCIPALE

CONG. PRESENTE

CONG PERFETTO

T. STORICO

CONG IMPERFETTO

CONG PIUCCHEP.

CONG PRES PERIFRASTICA CONG IMPERF PERIFRASTICA

t. principali: presente, futuro, futuro anteriore, perfetto logico t. storici: imperfetto, perfetto storico, piuccheperfetto

SCHEMA DELLA SUBORDINAZIONE SOSTANTIVE -

INFINITIVE INTERROGATIVE INDIRETTE DICHIARATIVE COMPLETIVE

ATTRIBUTIVE -

RELATIVE

AVVERBIALI -

TEMPORALI CAUSALI FINALI CONSECUTIVE CONCESSIVE AVVERSATIVE CONDIZIONALI COMPARATIVE SUPPOSITIVE

LE SOSTANTIVE: COSA DOBBIAMO SPECIFICARE QUANDO NE INCONTRIAMO UNA TRADUCENDO? a) LA FUNZIONE: 1) soggettive, se fanno da soggetto: bene est te hoc facere. 2) oggettive, se fanno da oggetto: scio te hoc facere. 3) epesegetiche, se costituiscono la epesegesi di un pronome neutro soggetto o oggetto: illud bene est, te hoc facere; hoc scio, te hoc facere. b) LA FORMA: 1) INFINITIVE→ accusativo o il nominativo + INF (IL SOGGETTO DELL’INFINITIVA DI NORMA LO TROVIAMO ALL’ACCUSATIVO) 1

2) sostantive con quod + IND. (o CONG. obliquo) → DICHIARATIVE (spiegano o specificano un termine della reggente) 3) sostantive con ut + CONG→ COMPLETIVE (completano il significato della reggente) - OGGETTIVE (UT/UT NON + CONG) - VOLITIVE (UT/NE + CONG)→ in dipendenza da verbi che esprimono desiderio (es studeo) - RETTE DAI VERBA TIMENDI→ NE (temo che qualcosa accada) / UT (temo che qualc. non accada) -INTRODOTTE DA QUIN (dopo espressioni negative)→DUBITO QUIN 5) INTERROGATIVE INDIRETTE (+ CONGIUNTIVO) NB LE INTERROGATIVE DIRETTE SONO PRINCIPALI! LE ATTRIBUTIVE: relative o

PROPRIE (Qui, quae, quod + indicativo) NB possiamo trovarle con il congiuntivo per attrazione modale, per riportare il pensiero di una terza persona, per esprimere un fatto che potrebbe accadere

o

IMPROPRIE (Qui, quae, quod + congiuntivo) → svolgono la funzione di proposizioni avverbiali (finali, causali ecc) Particolarità sintattiche delle proposizioni relative Il nesso relativo è il costrutto per cui un pronome relativo equivale in sostanza ad un pronome dimostrativo accompagnato da una congiunzione coordinante: qui = et is; = sed is; = is tamen; = is enim... Si può trovare anche in una subordinata, in concorrenza con la congiunzione subordinante, che spesso è di origine relativa: es. quas (sott. litteras) cum praetor recitasset = et cum praetor eas (litteras) recitasset, "e, dopo che il pretore ebbe letto quella lettera". La prolessi consiste nel fenomeno per cui la relativa viene anticipata rispetto alla sua sovraordinata. Abbiamo a che fare con una prolessi se nella proposizione reggente che la segue si trova un pronome dimostratvo che riprende il contenuto della relativa (funzione epanalettica): es. quae uituperas, haec ne persecutus sis, "non tener dietro a ciò che biasimi". In questo caso può essere opportuno rendere nella traduzione prima la proposizione reggente e poi la relativa, sopprimendo l'anticipazione.

LE AVVERBIALI SVOLGONO IN UNA FRASE LA FUNZINE DI UN COMPLEMENTO INDIRETTO 1. TEMPORALI Cum + indicativo (quando, nel momento in cui, mentre..) Cum + congiuntivo Ut/Ubi/ Simula c + indicativo Antequam/Priusquam + indicativo→ rapporto di posteriorità Postquam + congiuntivo, infinito → rapporto di anteriorità Uso di DUM Come congiunzione che introduce le sub. temporali, dum ha tre diversi valori: 2

1) concomitanza: dum + presente indicativo, indipendentemente dal tempo della proposizione sovraordinata: «mentre», «nel momento che»: es. dum Romae consulitur, Saguntum expugnatum est, «mentre a Roma si discuteva, Sagunto fu espugnata». 2) parallelismo cronologico: dum + indicativo, spesso nello stesso tempo della sovraordinata: «per tutto il tempo che, finché»: haec feci, dum licuit, «ho fatto questo, finchè mi fu lecito». 3) successione immediata: dum (come donec, quoad) con ind. o cong.: «fino al momento che, finchè»: exspecto, dum venias, «aspetto che tu venga», «aspetto fintanto che tu vieni». 2. CONDIZIONALI dum, modo e dummodo / ne + congiuntivo, secondo la consecutio temporum = purché / purché non 3. FINALI – ut (negazione ne) + congiuntivo (segue la consecutio, ma esprime solo la contemporaneità) – relativa impropria (il congiuntivo si comporta come nelle finali con ut) – quo + congiuntivo, in presenza di un comparativo: legati uenerunt quo aequiorem pacem peterent “gli ambasciatori vennero per chiedere una pace più giusta” – ad + acc. del gerundio / gerundivo – gen. del gerundio / gerundivo + abl. causā o gratiā – supino in -um, in dipendenza da verbi di movimento – gen. del gerundivo (uso postclassico, ma già in Livio) – dat. del gerundio / gerundivo (già in Cicerone) – pt. futuro (uso postclassico) – pt. presente (a partire da Livio)

4. a) -

CONCESSIVE concessive oggettive (se la circostanza concessa è presentata come obiettiva): quamquam, etsi, tametsi + ind cum + cong

b) concessive soggettive (se la circostanza concessa è presentata come non obiettiva), introdotte da: -

quamvis, etiamsi, ut, licet + cong

NB. La negazione è non. Nella reggente possono essere presenti particelle correlative come tamen e nihilominus.

5. COMPARATIVE comparative semplici a) ac, atque + ind→ in dipendenza da agg. Come similis, dissimilis, idem, alius, e avv. come similiter, pariter, aeque, aliter, contra, secus. b) ut + ind→con ellissi del verbo, si hanno comparative abbreviate di questo tipo, nelle quali ut vale: 1) ‘come ad esempio’ 2) ‘come è naturale’, ‘dato che’ 3) ‘per quanto è possibile’, ‘in relazione al fatto che’ 3

c) in dipendenza da un aggettivo di uguaglianza, con tam…quam, di regola tanto…quanto dopo un comparativo d) il confronto fra due affermazioni è fatto con: -magis quam, potius quam + ind. Se si intende “non è vero A, ma B” in dipendenza da un infinito o da un congiuntivo questa comparativa ha lo stesso tempo e modo della sovraordinata -potius quam, citius quam + cong. Se si intende “non si deve fare A, ma B” in dipendenza da un infinito (purchè non futuro) o da un congiuntivo questa comparativa mantiene il congiuntivo comparative ipotetiche, introdotte da ut si, tamquam si, perinde ac si, con vari tipi di periodo ipotetico 6. CONSECUTIVE ut + cong. → La negazione è non. Spesso sono precedute nella sovraordinata da avverbi (sic, ita, tam, tantum, (usque) adeo, usque eo) o pronomi (is, talis, eiusmodi, tantus) correlativi. Non rispettano necessariamente la consecutio temporum. 7. SUPPOSITIVE, PROTASI DEL PERIODO IPOTETICO Distinguiamo tre tipi di periodo ipotetico INDIPENDENTE (L’APODOSI è LA PRINCIPALE) -

I tipo, o della oggettività, con apodosi all’indicativo (ma anche all’imperativo o con i congiuntivi indipendenti) e protasi all’indicativo: si hoc dicis, erras «se dici questo, sbagli»; II tipo, o della possibilità, con congiuntivo presente (più raramente perfetto) sia nell’apodosi che nella protasi (si hoc dicas, erres «se dicessi questo, sbaglieresti»: è possibile che tu lo dica); III tipo o dell’irrealtà, con congiuntivo imperfetto per il presente, piuccheperfetto per il passato, sia nella protasi che nell’apodosi (si hoc diceres, errares, «se dicessi questo, sbaglieresti», ma non lo dici; si hoc dixisses, erravisses, «se avessi detto questo, avresti sbagliato», ma non l’hai detto)

8. AVVERSATIVE -CUM+ CONGIUNTIVO -RELATIVE IMPROPRIE 9. CAUSALI - quod, quia e quoniam + indicativo: causa oggettiva, considerata come reale /+ congiuntivo: causa soggettiva: supposta o riferita - cum + congiuntivo tutti i tempi - quando, quandoquidem, siquidem + indicativo: causa soggettiva - ut qui, quippe qui, utpote qui + congiuntivo (relative causali)→ RELATIVE IMPROPRIE

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FUNZIONI DEL PARTICIPIO E ABLATIVO ASSOLUTO 1) Funzione attributiva, quando equivale ad un aggettivo oppure sostituisce, con valore di verbo, una prop. relativa; 2) Funzione predicativa, quando determina il verbo sum (nella coniugazione perifrastica attiva) o un altro verbo; 3) Funzione di prop. avverbiale (temporale, causale, ipotetica, concessiva), quando è un PARTICIPIO CONGIUNTO, concordato con qualsiasi sostantivo della prop. principale) o un ABLATIVO ASSOLUTO.

Il costrutto ABLATIVO ASSOLUTO (absolutus = ‘sciolto’, perché il sintagma è autonomo rispetto alla prop. principale) presenta soggetto e predicato del verbo concordati in ablativo. Può equivalere ad una prop. sub. avverbiale (temporale, causale, concessiva, suppositiva). N.B. a) La proposizione principale non può contenere riferimenti pronominali all’abl. ass., mentre esso può contenere riferimenti pronominali alla reggente. b) con il participio presente l’abl. ass. ricorre per esprimere contemporaneità c) con il participio passato – che è passivo, tranne che per i verbi deponenti – l’abl. ass. si trova con i verbi: - transitivi attivi - intransitivi deponenti N.B. I verbi deponenti transitivi ammettono la costruzione con il participio congiunto. I verbi attivi intransitivi ammettono solo la costruzione con cum + cong.

PERIFRATICA ATTIVA E PASSIVA ❖ La costruzione perifrastica attiva è composta dal participio futuro + verbo sum; essa può indicare un’idea di: - imminenza= STO PER - intenzionalità = SONO INTENZIONATO A - predestinazione = SONO DESTINATO A ❖ La costruzione perifrastica passiva è composta dal gerundivo + verbo sum; -

Idea di necessità; ( il c. d’agente è espresso in dativo (e solo in casi particolari con a /ab + abl.): es. hoc faciendum est tibi «devi fare questo». N.B. Con i verbi intransitivi e con i transitivi usati assolutamente la perifrastica passiva ricorre solo alla terza persona singolare: es. moriendum est «si deve morire».

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CONGIUNTIVI INDIPENDENTI TROVIAMO IL CONGIUNTVO AL POSTO DLL’INDICATIVO IN PROPOSIZIONI PRINCIPALI: SI DIVIDONO IN: a) quelli che esprimono una volontà (negaz. ne): - esortativo: si usa per esortare, consigliare, comandare Speremus quae volumus, sed quae acciderint feramus! “Speriamo quello che vogliamo, ma sopportiamo quello che accadrà!” - desiderativo / ottativo: si usa per esprimere l’augurio che qualcosa avvenga o sia avvenuta, o il rimpianto che qualcosa non avvenga o non sia avvenuta Utinam id sit, quod spero “Magari sia quello che spero” - concessivo: si usa per concedere che qualche cosa avvenga o sia vera. Sed fruantur sane hoc solacio “Ma abbia pure questa consolazione” b) quelli che esprimono una eventualità (negaz. non) - potenziale: indica che qualcosa potrebbe o sarebbe potuta accadere. Riserit aliquis fortasse hoc praeceptum “Qualcuno forse potrebbe ridere di questo precetto” - irreale: indica che non avviene o non avvenne qualche cosa che in diverse circostanze avviene o sarebbe avvenuta. Tu vellem ego adesses: nec mihi consilium nec consolatio deesset “Vorrei che tu ci fossi: non mi mancherebbe né consiglio né conforto” - ipotetico: enuncia un’ipotesi presentata come realizzabile (e quindi in riferimento al presente-futuro) o come non realizzata (e quindi in riferimento al passato). Assem habeas, assem valeas “Hai un soldo, vali un soldo” - dubitativo: esprime in forma interrogativa il dubbio, reale o fittizio, sul da farsi Quid ergo agam? Che devo dunque fare?”

INTERROGATIVE DIRETTE Le interrogative dirette sono proposizioni indipendenti che pongono una domanda diretta. L’interrogativa si dice • reale se la domanda non lascia prevedere la risposta • retorica se implica già la risposta • volitiva se equivale a un’esortazione L’interrogativa diretta latina può essere introdotta: 1) da pronomi, aggettivi e avverbi interrogativi (quis es? «chi sei?»); 2) da particelle interrogative: • l’enclitica –ne per le interrogative reali (uenisne? «vieni?») • num per le interrogative retoriche a risposta negativa (num uenit? «è forse venuto?» = «non è venuto»); con questo valore si impiega anche an, quando introduce un’interrogazione semplice. • nonne per le interrogative retoriche a risposta positiva (nonne uenit? «non è venuto, forse?» = certo che è venuto). 6

3) dalla sola intonazione (uenis? «vieni?»). Infine, le interrogative, sia dirette che indirette, sono distinte in semplici (pongono una domanda sola: «dove vai?»), o disgiuntive (pongono più quesiti: «vai o resti?»); in latino queste ultime sono introdotte da an, di solito in correlazione a utrum, oppure an –ne (es. utrum abis an manes? / abisne an manes?).

ATTRAZIONE MODALE AL CONGIUNTIVO In latino spesso proposizioni dipendenti da una sovraordinata al congiuntivo o all’infinito presentano il verbo al congiuntivo anziché all’indicativo. Di fatto il congiuntivo “attratto” mantiene quasi sempre il suo valore modale: infatti il congiuntivo, in quanto modo della soggettività, e l’infinito, in quanto privo di autonomia sintattica e dipendente da un’espressione soggettivizzante, creano un’atmosfera “soggettiva” e questa, se la natura della subordinata lo permette, tende a permanere in essa e quindi a favorire il congiuntivo. Le principali forme della soggettività che interessano l’attrazione modale sono: a) il congiuntivo indiretto e obliquo, quando si presenta esplicitamente il processo verbale come pensato Efficitur igitur fato fieri, quaecumque fiant “Se ne conclude dunque che è fatale tutto ciò che avviene” b) il congiuntivo irreale, quando si presenta la subordinata come momento necessario di un’ipotesi irreale Si solos eos diceres miseros, quibus moriendum esset, neminem eorum qui viverent exciperes “Se chiamassi disgraziati solo quelli che devono morire, non faresti eccezione per nessuno di quelli che sono in vita”. c) il congiuntivo eventuale e indeterminato, quando il processo verbale della subordinata non è presentato come un fatto unico e individuato, ma generico, virtuale, ripetuto, supposto … Quis aut eum diligat, quem metuat, aut eum a quo se metui putet? “Chi potrebbe amare chi teme o chi crede che lo tema?” d) il congiuntivo “caratterizzante”, quando la subordinata sottolinea le caratteristiche di un individuo o di una categoria di individui della sovraordinata Tanta huius belli ad barbaros opinio perlata est, uti ab eis nationibus, quae trans Rhenum incolerent, mitterentur legati ad Caesarem “Così grande fu la fama di questa guerra giunta tra i barbari, che persino da oltre Reno furono inviati ambasciatori a Cesare” e) tutti i valori che possono avere i congiuntivi subordinati (causale, avversativo, concessivo, ipotetico…)

Particolare valore dei participi di alcuni verbi deponenti Possono avere valore sia attivo che passivo i partici perfetti di alcuni verbi deponenti, fra i quali: adeptus - comitatus - populatus - expertus – pactus Possono avere valore sia presente che passato i participi perfetti di alcuni verbi (semi)deponenti, fra i quali: - arbitratus - ratus - secutus - usus - fisus, confisus, diffisus - ausus - veritus

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GERUNDIO E GERUNDIVO ▪



Il gerundio è un sostantivo verbale neutro, attivo, che supplisce i casi mancanti nella declinazione dell'infinito (che ha solo nom. e acc.). Es. amare; gen. amandi, dat. amando, acc. ad amandum, abl. amando). Il gerundivo è un aggettivo verbale di necessità con senso passivo, amandus, -a, um, "da amare", "che deve essere amato".

Si può trovare la cosiddetta "costruzione del gerundivo" quando da un gerundio deve dipendere un complemento oggetto in accusativo. In questa costruzione invece assume il valore del gerundio, cioè di un infinito attivo. In pratica il latino fa una concordanza, a) nel caso del gerundio, b) nel numero e nel genere del sostantivo che ne dovrebbe dipendere. Si può dire: a) desiderium uidendi filiam (costruzione del gerundio: il gerundio in genitivo, filiam femminile singolare), b) desiderium uidendae filiae (costruzione del gerundivo: concordanza al gen. femm. sing.). La costruzione del gerundivo è possibile solo quando il gerundio dovrebbe reggere un oggetto in accusativo; è obbligatoria nei casi dativo, accusativo con preposizione, ablativo con preposizione, è preferita negli altri casi; N.B. si avrà sempre il gerundio se l'oggetto è un pronome neutro: obstupui in uidendo id, "mi stupii nel vedere ciò".

PRONOMI DIMOSTRATIVI a) hic,heac, hoc → "questo", vicino a chi parla; b) iste, ista, istud → "codesto", vicino a chi ascolta; iste ha inoltre talvolta un valore dispregiativo, di allontanamento: es. Suffenus iste, quem probe nosti, "codesto Suffeno, che conosci bene"; c) ille, illa, illud → "quello", lontano da entrambi; ille ha inoltre talvolta un valore enfatico, "quel famoso" (al n. = "quel famoso detto"): es. Cato ille, "quel famoso Catone"; illud Catonis, "quel famoso detto di Catone". DETERMINATIVI a) is, ea, id → di regola rinvia ad altra persona ed è detto quindi "anaforico". Unito a et, atque, -que può aggiungere una determinazione a un'idea già espressa: es. rem tibi narro pulcram eamque singularem, "ti racconto una cosa bella e per giunta non comune". b) idem, eadem, idem→ è pronome di identità, stabilisce identità tra due termini, eodem die, "nello stesso giorno" con et, atque, -que ha gli stessi valori di is: es. rarum est felix idemque senem, "è cosa rara un uomo fortunato e nello stesso tempo vecchio". c) ipse, ipsa, ipsud→ pronome enfatico, sottolinea un termine a differenza dagli altri: eo ipso die, "proprio in quel giorno" (e non in un altro). ipse può tenere il posto di un pronome personale (venit ipse, "è venuto lui stesso") o accompagnarsi ai pronomi personali in frasi del tipo se ipse laudat, "si loda da sé stesso" o se ipsum laudat, "loda se stesso". 8

INDEFINITI 1) quidam: agg. indefinito (pron. quidam, quaedam, quiddam agg. quidam, quaedam, quoddam, indica persona o cosa individuata, ma non specificata ‘un tale, un certo’, ‘diverso da’; 2) aliquis, aliquid (agg. aliqui, aliqua, aliquod), cosa o persona esistente, non individuabile, ‘uno, qualcuno, pur che sia, uno qualunque’; 3) quispiam, quaepiam, quippiam (agg. quispiam, quaepiam, quodpiam) = persona o cosa la cui esistenza è probabile ‘uno che forse c'è, un tale’ (frequente nella frase – quaeret fortasse quispiam «qualcuno forse chiederà»); 4) quis, quid (agg. qui, quae, quod) con particelle eventuali, si, enclitico = persona o cosa ipotetica, indef. della possibilità, ‘uno, qualcuno, se c’è’: si quis amor est = «se c’è un amore» (mette in dubbio la sua esistenza); [ma N.B. si aliquid oratoriae artis = se un po’ di arte oratoria pur che sia (senso attenuato, ‘una qualunque’)]; 5) quisquam, quicquam (agg. ullus, a, um) = persona o cosa la cui esistenza è improbabile, ‘uno, se pure c’è, che non dovrebbe esserci’, in frase negativa per forma o significato: nec quisquam hoc faciet nisi tu «nessuno lo farà, tranne te», oppure potest quisquam hoc facere? «c’è qualcuno che può farlo?» (risposta: «no»). QUISQUE, CIASCUNO Usi di quisque Il pronome quisque, quidque ed il corrispondente aggettivo quisque, quaeque quodque (‘ciascuno, ciascuna cosa’) si possono utilizzare unicamente nelle seguenti posizioni: - dopo un pronome personale o riflessivo. Es. Sibi quisque dat mores ‘Ciascuno dà a se stesso le proprie abitudini’ - dopo un pronome interrogativo o relativo. Es. Defendat quod quisque sentit ‘Ciascuno difenda ciò in cui crede’ - dopo un numerale ordinale. Es. quarto quoque anno ‘ogni quattro anni’ - dopo un superlativo. Es. optimus quisque ‘i migliori’

PASSAGGIO DA DISCORSO DIRETTO A INDIRETTO In linea di principio, sia per quanto riguarda le proposizioni indipendenti che quelle dipendenti, nel passaggio da discorso diretto ad indiretto, il tempo dell’infinito è regolato dai normali rapporti di anteriorità, contemporaneità e posteriorità, mentre il congiuntivo segue la consecutio temporum consueta. Nel caso del congiuntivo, però, non è infrequente che la consecutio dai tempi storici alterni con quella dei tempi principali.

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Verbi che reggono IL DOPPIO NOMINATIVO →Presentano il doppio nominativo (del sogg. e del predicativo del sogg.) i verbi: - Che indicano un mutamento di stato o una condizione (es...


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