Periodizzazione PDF

Title Periodizzazione
Author enza trapani
Course Storia greca
Institution Università degli Studi di Palermo
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Periodizzazione...


Description

Storia: l'età arcaica Dopo il tramonto degli Stati micenei, la Grecia fra i sec. XI e IX a. C. subì un decadimento violento, investita da una radicale crisi di trasformazione che convenzionalmente va sotto il nome di Medioevo Ellenico. In questo periodo – in cui si assiste al succedersi della civiltà del Ferro a quella del Bronzo – le rocche micenee presentano segni di distruzione violenta, decaddero le arti, talune città cambiarono nome; commerci e attività artigianali ristagnarono e l'economia tornò alla terra. Nella città greca, ancora retta a monarchia, s'instaurò ben presto un braccio di ferro tra re e aristocrazie di sangue, destinato a risolversi a favore di queste ultime; nei sec. VIII-VII prevalsero governi aristocratici, per lo più succedutisi senza azioni di forza alle antiche monarchie: al loro interno si manifestò una lotta di classe, indice della formazione di un ceto “borghese” che a lungo andare determinò il loro tramonto. Il nuovo ceto era espressione della profonda rivoluzione economica che ha caratterizzato il sec. VII e che schematicamente può riassumersi in tre momenti: introduzione della moneta, potenziamento di grandi imprese coloniali in terre lontane (che aprirono al commercio greco il controllo delle principali rotte mediterranee), nascita di un'economia mercantile "Le cartine storiche della Grecia arcaica (sec. IX a. C.) e della grande colonizzazione (sec. VIII-VI a. C.) sono a pag. 220 dell’11° volume." ."Per la Grecia arcaica e la grande colonizzazione vedi cartine al lemma del 10° volume." Si formava così, a vantaggio di un ceto “borghese”, una ricchezza mobile che si opponeva alla ricchezza fondiaria della classe aristocratica: il potere dei nobili veniva a essere sempre più minato e sorsero le tirannidi, appoggiate alle nuove borghesie e al popolo, che, nel rotto equilibrio sociale, alzava la testa per affermare i suoi diritti e richiedere leggi scritte. I tiranni, nel sec. VI ancora al potere nel mondo greco, tesero ad affermare in campo internazionale il prestigio della loro città e si circondarono di corti di artisti e poeti. Tutto ciò contribuì inevitabilmente a rendere ereditario l'istituto della tirannide: famose le signorie degli Ortagoridi a Sicione, dei Cipselidi a Corinto, dei Pisistratidi ad Atene. Il loro crollo, a favore di nuovi governi aristocratici, oppure – per la prima volta – di governi democratici, coincise grosso modo con l'avvento dell'età classica. Sparta e Atene, due poleis successivamente destinate a dominare la scena politica del mondo greco, erano emerse con particolare prestigio già in età arcaica ed erano espressione di due antitetiche concezioni politico-istituzionali. Sparta era indubbiamente la polis militarmente più potente: a capo della Lega Peloponnesiaca era venuta gradatamente asservendo i paesi vicini, i cui abitanti costituivano la classe servile della sua cittadinanza (gli iloti). Il potere era in mano alla ristrettissima classe degli Spartiati, cittadini-soldati che si consacravano esclusivamente al servizio dello Stato: il governo era retto a diarchia, ma sostanzialmente era sempre più controllato da una ristretta classe aristocratica, tutta tesa a salvaguardare lo Stato da qualsiasi forma di innovazione. Atene, al contrario, si evolse verso ordinamenti moderatamente democratici già nel corso del sec. VI. Tappe fondamentali di questa evoluzione furono, agli inizi e alla fine del secolo, la costituzione soloniana (595-594 o 594-593) e quella clistenica (508): nel mezzo ci fu la parentesi della tirannia dei Pisistratidi, che fu in fondo una tappa obbligata della marcia dei ceti popolari verso la conquista delle istituzioni democratiche.

Storia: l'età classica L'età classica si aprì sulla scena politica internazionale con le guerre persiane e con il decisivo apporto di Atene per la vittoria sul barbaro. Le prime avvisaglie del conflitto si ebbero in Asia Minore, dove i Persiani, nel 494, domarono nel sangue una rivolta delle città della Ionia: successivamente la guerra, in due riprese, venne portata sul suolo ellenico. Nel 490 Dario, dopo aver distrutto Eretria, sbarcò la sua armata in Attica, ma fu fermato dagli Ateniesi nella piana di Maratona. Nel 480 Serse coinvolse in un unico conflitto tutte le città della Grecia, le quali – salvo poche eccezioni – resistettero in armi, unite in una grande lega panellenica capitanata da Sparta. Sconfitti alle Termopili, i Greci riuscirono a debellare il nemico a Salamina e a Platea. La battaglia di Salamina segnò la tappa decisiva della vittoria: il successo fu merito esclusivo di Atene e della politica di armamenti navali voluta da Temistocle. Da quel momento Atene poté sostenere a buon diritto di essersi opposta da sola al barbaro per

la libertà di tutta la Grecia e poté sfruttare il prestigio conquistato per sviluppare una politica che, nel cinquantennio compreso tra il conflitto persiano e la guerra del Peloponneso, determinò l'ascesa della città. In questo periodo, che si definisce con il nome di pentecontetia (478-431), Atene raggiunse il massimo della sua floridezza e poté ideologicamente propagandare un duplice ideale di lotta: contro la Persia, in nome dei principi di libertà, contro Sparta, in nome dei principi di democrazia. Fu in quel periodo infatti che Atene, grazie ad alcuni grandi uomini come Efialte e Pericle, elaborò una costituzione democratica a carattere diretto che rimase modello di perfezione in tutti i tempi: per essa sostanzialmente qualsiasi cittadino – anche il meno abbiente – poteva raggiungere le massime cariche pubbliche e teoricamente, almeno una volta nella sua vita, aspirare alla presidenza dello Stato per la durata di ventiquattro ore. Contemporaneamente Atene riunì in un'unica confederazione difensiva (la Lega Delio-Attica) le principali poleis dell'Egeo e della costa ionica, elaborando uno strumento bellico di grande efficacia e di cui essa sola deteneva il comando. La confederazione, nata in funzione della lotta contro il barbaro, divenne però ben presto strumento di potenza e di aggressione imperialistica da parte della città dominante, che tese sempre più a considerare come sudditi i propri alleati. All'apice del fulgore Atene raggiunse al suo interno la massima espressione di un assetto democratico, mentre all'esterno svolse una politica imperialistica e antidemocratica nei confronti di popoli fratelli; questa contraddizione segnò i limiti della sua potenza; lo squilibrio sempre più accentuato fra cittadini e alleati-sudditi fu la causa prima della sua decadenza. Proprio il contrasto fra Atene e gli alleati offrì infatti a Sparta il destro per l'urto frontale e per trionfare sulla rivale. Si giunse così alla guerra del Peloponneso (431-404), che logorò per una trentina d'anni le due principali città della Grecia e terminò con la vittoria di Sparta: Atene fu vittima delle proprie contraddizioni, ma anche, nell'ora del pericolo, dell'inevitabile degenerazione demagogica delle sue istituzioni democratiche "La cartina storica della Grecia classica è a pag. 221 dell'11° volume." . "Per la Grecia classica vedi cartina al lemma del 10° volume." I decenni seguenti furono contraddistinti da un'effimera egemonia spartana sulla Grecia; ma l'imposizione di presidi spartani e di governi oligarchici sollevò presto contro Sparta le principali città greche. Atene, rialzatasi dalla prostrazione seguita alla guerra del Peloponneso, si oppose ancora a Sparta, con Tebe, Argo e Corinto, nella guerra corinzia (395-386). Dopo la pace generale imposta dal re dei Persiani alla Grecia sotto il controllo di Sparta (Pace di Antalcida, 386), Atene riuscì a ricostituire, su nuove basi, la Lega navale(379), ma non trovò più energie interne e spazio politico esterno per riconquistare quel ruolo di potenza egemone che, nel decennio 371-362, fu assunto da Tebe. Questa, con Pelopida con Epaminonda, riuscì a portare le sue armi vittoriose fin nel cuore della Tessaglia e del Peloponneso, provocando una tale brusca rottura di equilibrio internazionale da spingere addirittura Atene a un riavvicinamento a Sparta. Ma l'egemonia tebana fu unicamente legata al successo militare e al genio politico dei suoi due grandi capi, morti i quali la città non riuscì infatti a sfruttare e a imporre il nuovo ruolo di grande potenza. Nella crisi politica che ormai agitava le principali città della Grecia si faceva sempre più strada l'idea di costituire una confederazione panellenica a carattere supercittadino. I Greci erano ormai giunti all'antitesi della polis, proiettati verso un ideale irraggiungibile senza rinunziare alla concezione municipalistica della città-Stato. Ma proprio questa istanza unitaria, questa formula propagandistica vanamente agitata dalla pubblicistica contemporanea, offrì il destro alla Macedonia di intromettersi con sempre maggiore insistenza nelle questioni greche, fino a sopraffare in armi, nel 338, l'ultima lega della Grecia delle poleis nella piana di Cheronea. L'ideale panellenico si realizzò formalmente nella Lega di Corinto presieduta da Filippo II, offrendo però in olocausto allo straniero l'autonomia municipale e la libertà nazionale.

Storia: l'età ellenistica L'età ellenistica si aprì con le conquiste di Alessandro Magno, che, in nome della grecità, portò le armi macedoni fino all'Indo, e fu caratterizzata dal diffondersi, a seguito delle imprese del Macedone, della cultura greca in tutto l'Oriente mediterraneo. Ciò avvenne in un'età in cui le poleis della Grecia erano irrimediabilmente asservite allo straniero: per cui in fondo la storia politica del mondo greco in questo periodo non fu che un'appendice della più vasta storia dei

monarcati ellenistici (del riflesso che al mondo ellenico derivò dai loro equilibri di potenza e dai loro appetiti egemonici). Comunque ancora in quell'età la Grecia delle poleis tentò più volte, seppur inutilmente, di ribellarsi all'asservimento straniero. Le due pagine più gloriose di queste lotte furono segnate dalla guerra lamiaca (323-322) e dalla guerra cremonidea (267), ma ormai sia Atene sia Sparta non erano che fantasmi della loro antica potenza. Atene ospitava presidi macedoni dislocati in varie parti del suo territorio e sopravviveva come capitale intellettuale solo in nome del grande passato. Sparta, che fino al 222 rimase indipendente, pagò questo privilegio con il completo isolamento e fu per giunta agitata da lotte di classe che sconvolsero gli atavici equilibri del suo assetto istituzionale. Di contro al tramonto delle poleis, si potenziarono, nel corso del sec. III, organismi federali, quali la Lega Achea e la Lega Etolicadestinati a dominare, pur fra reciproci, cruenti contrasti, la scena politica greca fino alla conquista romana. Roma, come la Macedonia, trovò giustificazione al suo operato nel presupposto di imporre una pacificazione generale e intervenne risolutamente con la forza dinanzi alle sempre risorgenti rivalità municipalistiche. La distruzione di Corinto a opera dei Romani (146) chiuse così la storia della Grecia dell'età ellenistica, come la distruzione di Tebe (335) a opera di Alessandro Magno l'aveva virtualmente aperta: panellenismo macedone e pace romana, al di là di qualsiasi finzione diplomatica, saranno per sempre legati al ricordo di queste barbarie nell'animo dei vinti....


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