Placito capuano PDF

Title Placito capuano
Course Lettere Moderne
Institution Università degli Studi di Napoli Federico II
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Summary

Riassunto Placito Capuano, uno dei primi documento della letteratura italiana, risalente al marzo 960. ...


Description

L’ATTO DI NASCITA DELL’ITALIANO: IL PLACITO CAPUANO (960 d.C.) Il Placito Capuano gode del privilegio di essere comunemente considerato “l’atto di nascita” della nostra lingua, in quanto si tratta di un documento ufficiale. Proprio in riferimento alla data di questo testo, il 960 d.C., si è celebrato nel 1960 il millenario della lingua italiana. Solamente nel nostro secolo il Placito è stato studiato nella maniera che merita. Il Placito ha avuto una così grande risonanza perché mostra chiaramente la cosciente separazione tra latino e volgare. Chi ha scritto si è reso perfettamente conto di utilizzare due lingue diverse: il latino notarile e il volgare parlato. CHE COS’E’? è una breve formula di giuramento inserita in un placito (cioè una sentenza emessa da un giudice). Il monastero di San Benedetto di Montecassino e un certo Rodelgrimo si disputavano la proprietà di alcuni terreni, i cui confini sono descritti in latino all’inizio del placito. Secondo il principio dell’usucapione, se si detiene un bene per almeno 30 anni se ne acquista la piena proprietà. Il monastero benedettino esibì tre testimoni a suo favore, ciascuno dei quali pronunciò IN VOLGARE la formula di giuramento, già fissata dal giudice Arechisi: la formula in volgare è ripetuta 4 volte identica.  Perché il notaio Adenolfo, che sa scrivere in latino, sentì il bisogno di riportare in volgare la formula di giuramento? A causa della strategia culturale adottata dall’ordine benedettino, in quel periodo molto attento al rapporto con i laici e quindi propenso ad adottare la loro lingua (cioè il volgare, riconoscendone la piena legittimità in un atto giudiziario). < < Sa ok ok e l l et e r r e , p e rk e l l efi n i q u ek i c o n t e n e , t r e n t aa n n i l ep o s s e t t ep a r t eSa n c t i Be n e d i c t i > > SAO  So. È forma di origine discussa. Questo sao iniziale sta al posto di quello che modernamente sarebbe, in quella zona, ‘saccio’ (dal lat. sapio --> so --> saccio). Potrebbe trattarsi di una forma creata per analogia con altre forme campane (dao, stao). Qualcuno pensa invece che si tratti di una forma proveniente dall’Italia settentrionale, diffusa attraverso scambi culturali (per esempio i pellegrinaggi) o comunque conosciuta e usata dai giuristi.. KO  che, dal latino quod che in età imperiale, introduceva regolarmente le proposizioni dichiarative. Questa forma si sostituisce al costrutto classico dell’accusativo con l’infinito. KELLE  quelle, dal latino eccu(m) illae. E’ una forma che ancora sopravvive nei dialetti meridionali. PER…FINI  entro quei confini. QUE  pronome relativo, che non presenta – a differenza della congiunzione quod – l’evoluzione di qu in k KI  qui, dal latino eccu(m) hic CONTENE i testimoni che pronunciavano la formula tenevano in mano una carta sulla quale erano indicati i confini delle terre sul cui possesso si disputava. TRENTA ANNI  secondo il diritto romano chi dimostra di avere posseduto un bene per almeno trent’anni ne è considerato, a tutti gli effetti, proprietario. Questo istituto giuridico si chiama usucapione. PARTE SANCTI BENEDICTI si usa qui, per il complemento di specificazione, la forma del genitivo singolare latino. Si tratta di un uso comune nella denominazione di luoghi. Da esso deriva la moderna denominazione delle strade e delle piazze senza la preposizione “di” (ad es. “via Garibaldi” e non “via di Garibaldi”). Il nesso ct in Sancti è un latinismo, infatti la pronuncia sarà stata ‘santi beneditti’....


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