RIASSUNTO DI THE MERCHANT OF VENICE CON SPIEGAZIONI ECC PDF

Title RIASSUNTO DI THE MERCHANT OF VENICE CON SPIEGAZIONI ECC
Course Letteratura Inglese II
Institution Università degli Studi di Napoli L'Orientale
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RIASSUNTO DI THE MERCHANT OF VENICE CON SPIEGAZIONI ECC.
Punti di vista, e tutte le varie tematiche....


Description

THE MERCHANT OF VENICE Dopo l’Othello, analizziamo l’altro dei due unici drammi di Shakespeare ambientati a Venezia, ovvero “The Merchant of Venice”. Si presume che The Merchant Of Venice sia stato scritto prima di Otello, nel folio (la raccolta postuma dei testi shakespeariani redatto nel 1623) viene incluso tra le comedies, ma vi sono degli elementi che sfiorano la tragedia, senza realizzarla. Questi elementi sono legati in particolare ad una figura, che non è quella del mercante di Venezia, ma il suo antagonista, l’ebreo ed usuraio Shylock, colui che nonostante le esigue battute diventerà il protagonista indiscusso. Venezia è la Venezia mercantile, la nuova società che da qui muove i primi passi per diventare la società del capitalismo, che ruota intorno al denaro. Come vediamo per Shylock, che presta appunto denaro ad alti interessi, ci sono delle motivazioni per le quali Shylock è ebreo e usuraio, non sono ragioni legate ad un sentimento antisemita dell’epoca, ma una vera e propria veridicità storica. Gli argomenti principali di questo dramma sono il commercio, l’amore (che si sposta da Venezia a Belmont), e la legge (vedremo che una scena di svolgerà in tribunale tra il veneziano Antonio e Shylock, e sarà per tutto il dramma legge e giustizia). La legge in questo dramma quando si fa giustizia perde quella sua caratteristica di fissità, diventando più malleabile. Se è però da un lato positiva per un personaggio, è negativa per un altro, diventando la rovina di Shylock. Commercio, amore e legge sono tra loro contigui, e sembrano a momenti sovrapporsi fra loro. L’amore è molto simile al commercio, viene presentato nei termini di una transazione economica, e per questo il linguaggio è pieno di puns, ovvero giochi di parole, che servono a creare sovrapposizioni tra piani che dovrebbero essere tra loro diversi. Anche amore e legge sono contigui tra loro, perché sarà la legge a determinare la scelta di Portia, a scegliere l’amore vero. Il collegamento tra legge e commercio è invece facilmente intuitivo dal momento che il commercio è regolato da regole, e infatti sarà il commercio a portare alla scena del tribunale. Lea’s ring e a pound’s flesh sono due elementi che possono portare ad una diversa lettura del dramma, di difficile interpretazione. La definizione del genere. Prima del Folio, la prima versione a stampa de “The Merchant of Venice” è il quarto del 1600 il cui fronte spizio recita, “The most excellent history plays of the merchant of Venice”. Per history plays parliamo di drammi di riferimento storico come Richard III, Henry V, ma possiamo anche intendere drammi che parlano di storie contemporanee (come Otello, che ha una collocazione storica grazie ad elementi quali la battaglia di Lepanto e la guerra con i turchi, che ci permette di collocare il dramma nella metà del ‘500). Nasce così la comical history, che porta alla definizione del dramma come una comedy. Le caratteristiche della comedy sono il plot, l’intreccio, che ha come centro l’amore di due giovani solitamente ostacolato da un vecchio, dunque la commedia si concentra sulle peripezie compiute dei due amanti per incoronare il loro sogno d’amore. Solitamente il vecchio che ostacola il lieto fine è il padre di lei, che non è d’accordo. Il mercante di Venezia offre questo plot ben due volte, con l’amore tra Portia, il quale ostacolo è il testamento del padre defunto, e Bassanio, e Jessica, figlia di Shylock, e Lorenzo. Jessica a differenza di Portia, non solo è ostacolata dal padre, ma per sposarsi deve rinunciare alla sua fede ebrea e convertirsi al cattolicesimo. Aristotele, a proposito della commedia, dice “Comedy aims at representing men as worse, tragedy as better than in actual life”. Questo dobbiamo aspettarci, dal passaggio di Otello, dove ci sono eroi, migliori della nostra realtà, a The Merchant of Venice, dove gli uomini sono presentati nelle loro caratteristiche peggiorate. Shylock è in certi momenti una vera e propria caricatura di sé stesso, dell’ebreo usuraio. Bisogna però capire se le ragioni della caricatura sono quelle di sminuire il personaggio (e di conseguenza tutta la classe sociale che rappresenta), oppure vi è un altro significato nascosto. The Merchant of Venice può essere anche definito problem play, una definizione nata alla fine dell’800 dalla critica shakespeariana per tutti quei testi che anche dal punto di vista 1

linguistico erano complessi, e problematici dal punto di vista dell’intreccio. Measure for measure, All is well that is well e Troilus and Cressida. Measure for measure racconta del desiderio di un uomo di passare una notte con una donna che si appresta a diventare suora, la quale si rifiuta nonostante la sua minaccia di uccidere il fratello. Sarà alla fine il fratello a decidere per lei. Il Merchant of Venice, come Julius Caesar, viene definitivo problem play, e anticipa gli altri che verranno, dal momento che il contratto stipulato tra Antonio e Shylock è il contratto di un prestito di denaro che, se non restituito, in cambio si dovrà dare a pound of flesh, una libbra (circa mezzo chilo) di carne. Shylock potrà scegliere a sua discrezione da dove prelevare la carne, e questo sarà il cuore di Antonio, il simbolo della vita. Possiamo definirlo problem play anche perché si trova fra i vari generi, a metà tra la commedia e la tragedia, come possiamo vedere nella scena in tribunale, quando, con il pugnale in mano, è pronto a prendere la carne che gli spetta, quando alla fine vi è una sorta di happy ending. Questo finale però è positivo solo per alcuni personaggi. Shylock è il villain, non può essere una figura tragica, ma quell’azione di prendersi la libbra di carne ne fa un personaggio che spinge la commedia verso la tragedia. Il 1600 è la prima versione in stampa dell’opera, John Russell Brown colloca la data di scrittura tra il 1596 e il 1598, poiché nel “ Stationer’s register”, l’archivio di tutti i drammi rappresentati a Londra, viene segnato che il 22 luglio del 1598 viene rappresentato a teatro. Due sono le fonti dell’opera: 1. Gesta Romanorum, di epoca medievale e scritto in latino, XIII-XIV° secolo; 2. Il Pecorone di Giovanni Fiorentino, XIV° secolo; In quanto vi sono forti somiglianze (gli scrigni nel Gesta Romanorum e la libbra di carne ne Il Pecorone), possiamo anche dedurre che Shakespeare li aveva letti, e comprendeva anche il latino e l’italiano (in quanto non vi era all’epoca una traduzione in inglese). L’elemento più cruento della libbra di carne non è dunque originale, ma è un elemento originale il modo in cui viene presentato all’interno del dramma, in quanto questa figura ha origini più antiche e diffuse in più culture. La figura dell’ebreo. Storicamente parlando, a Venezia vi erano già ebrei, all’epoca di Shakespeare, e anche da parecchio tempo, anche se in maniera clandestina rispetto alla religione. Fin dall’antichità la loro professione era quella di usurai, uno dei motivi per cui sempre a Venezia vengono varate nel corso del tempo del ‘400 delle leggi antiebraiche:  1423: gli ebrei non possono possedere terre e immobili;  1426: divieto di costruire una sinagoga; Un’altra data importante è quella del 1516: nasce il Ghetto (più antico del mondo). Venezia è la prima città d’Europa a riconoscere residenza agli ebrei, anche se in uno spazio dedicato. Molti ebrei giungono così dall’Europa (Germania, Spagna, Portogallo) e dal Levante (attuali Israele, Palestina e Libano) a Venezia. In Inghilterra invece non molti sono gli ebrei, circa 200, alla fine del ‘500. Questo è dovuto al fatto che nel 1290 fu emanato un editto che proclamava l’espulsione di tutti gli ebrei dall’Inghilterra, ad opera di Edward I. L’ebreo è dunque errante. Tra questi vi è un ebreo illustre, Roderigo Lopez, medico personale di Elizabeth I, che fu condannato a morte dopo le varie voci che sostenevano che aveva intenzione di attentare alla vita della sovrana avvelenandola. La sua morte fu lenta, non per impiccagione, ma per tortura fino alla morte (drawn and quartered). Anche a Londra la pratica religiosa è segreta, ma possono vivere tranquillamente se si convertono al cristianesimo. Questa conversione comporta però la perdita di tutti gli averi, e alla costruzione nel 1232 della Domus Conversorum, in Chancery Lane, un luogo di accoglienza per coloro che si erano convertiti. Negli anni precedenti alla stesura del The Merchant of Venice ci furono inoltre anche delle anti-alien riots nel 1588, 1593 e 1595. Con questa situazione storico-culturale, nell’immaginario inglese cinquecentesco, che però ha radici ancora più profonde e lontane, l’ebreo non è nemmeno immaginato come un essere umano. John Fox, nel 1577, scrive, in merito alla conversione di un ebreo al cristianesimo: “heinous 2

abomination, insatiable butcheries, treasons, frenzies and madness. Intolerable scorpionlike savageness, so furiously boiling against the innocent infants of Christian Gentiles”, parla di abominio, riguardo agli ebrei che non si convertono. Questa visione si riflette in altri autori e in altri secoli. Ancora, nel 1600, si parla di foetor judaicus, ovvero la puzza ebraica. James Howell scrive: “It seems there is a kind of curse also fallen upon their bodies, witness the uncouth looks an odd cast of eye, as well as ‘that rankish kind of scent no better indeed than a stink’”. Thomas Calvert parla invece di Menstruating males, scrivendo: “Jews, man as well as females, are punished curso menstruo sanguinis, with a very frequent blood flux”. E, il più importante stereotipo di tutti, è il cannibalismo, in quanto fin dal medioevo è stato uno dei luoghi comuni più popolari. Shylock gioca su questo stereotipo e lo fa suo, nominandolo lui stesso, quando, con un suo doppio senso dice, nell’atto I°, scena III, a Bassanio quando arriva Antonio: “Your worship was the last man in our mouths” “ti abbiamo appena nominato” però con quella connotazione cannibalista. Più avanti, dovendo andare a cena con dei cristiani (che però in un certo senso hanno un elemento diciamo di “cannibalismo”), dice: “But yet I’ll go in hate, to feed upon the prodigal Christian” to feed upon va letto sia come scroccare, sia come cibarsi del cristiano. Shylock stesso quindi si appropria dello stereotipo e ci gioca, e lo usa per esprimere il suo odio. L’elemento più interessante è però la critica di Maggie Kilgour, alla fine degli anni ‘90, alle accuse di cannibalismo. Lei interpreta così questa accusa: “To accuse a minority that resists assimilation into the body politic of that body’s own desire for total incorporation is a recurring tactic: during the Middle Ages the Jews were accused of cannibalism, after the Reformation the Catholics were, and Christ has continually been accused of being the head of a Jewish cannibal sect.” Accusare quegli altri di cannibalismo non è altro che un modo di assimilare l’altro, per azzerare la loro cultura e si unissero alla nostra, un cannibalismo culturale. Quando una cultura fallisce nella fagocitazione metaforica, accusa l’altra di essere letteralmente cannibale. L’altro testo importante del teatro elisabettiano del periodo, e che ha come protagonista un ebreo, è “The Jew of Malta” di Christopher Marlowe (1592), il quale che ha vari elementi negativi nel personaggio di Barabba, e vari possibili parallelismi con The Merchant of Venice. Barabba è l’ebreo eroe-villain, in una storia ambientata in un conflitto tra cristiani, turchi ed ebrei. Molto difficile è stato leggere la caricatura di Shylock per la critica dopo la Seconda Guerra Mondiale: varie sono state le interpretazioni in base ai vari contesti culturali, dal 1598 ad oggi. Charles Marowitz, critico e regista teatrale, commenta nel 1977 dicendo: “It is difficult to obliterate from the mind the last seventy-five years of Jewish history which includes European pogroms, the Hitler ‘death camps’, the rise of Jewish Nationalism and the Arab-Israeli conflicts. Of course, Shakespeare had no knowledge of any of this things and it is undeniable that none of the these factors enter into The Merchant of Venice - and yet, can they be excluded from the consciousness of the spectator who attends the play?” The Merchant of Venice è un testo che mette in scena non solo le differenze tra Venezia e Belmont, tra Cristiani ed Ebrei, tra cristiano generoso ed ebreo usuraio etc, ma anche il processo di differenziazione, e il processo di indifferenziazione (verbale), dove c’è qualcuno che vuole separare dei termini, un altro invece mostrerà come sono simili.

ATTO I SCENA I

Antonio: “In sooth, I know not why I am so sad: It wearies me; you say it wearies you; But how I caught it, found it, or came by it, What stuff 'tis made of, whereof it

“In verità, non so perché sono così triste: mi stanca; dici che ti stanca; Ma come l'ho preso, come l'ho trovato o come l'ho trovato, di che cosa è fatto, di cosa è nato, devo imparare; E una tale tristezza per mancanza di spirito fa di me, Che ho molto rumore per conoscere me

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Si inizia con la melanconia (teoria degli umori), data dalla conoscenza, in quanto è un sentimento legato alla figura dell’intellettuale. Questa è una malinconia universale, ma non si sa da dove venga. Salerio: “Your mind is tossing on the ocean; There, where your argosies with portly sail, Like signiors and rich burghers on the flood, Or, as it were, the pageants of the sea, Do overpeer the petty traffickers, That curtsy to them, do them reverence, As they fly by them with their woven wings.” I due rispondono in maniera meno filosofica alla melanconia di Antonio, le cui preoccupazioni sono secondo loro dovute alle sue navi in mare. Un elemento importante di questi versi è l’inizio della descrizione delle ricchezze del mercante come se fossero pageants, i carri allegorici che venivano allestiti in occasioni importanti, una metafora teatrale della ricchezza di Venezia, la città che guarda ad Oriente, la città che ostenta la ricchezza, che si teatralizza. Andando più avanti andiamo all’entrata di Bassanio, che chiederà un prestito ad Antonio e sarà il bond tra Antonio e Shylock, al verso 66: Bassanio: “Good signiors both, when shall we laugh? say, when? You grow exceeding strange: must it be so?” La sua entrata felice è opposta ad Antonio (when shall we laugh)

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Il ritmo del cambio di luoghi nel Merchant of Venice è molto più accelerato rispetto ad altri testi shakespeariani: sin da subito vediamo alternarsi scene a Venezia (luogo del commercio) e scene a Belmont (luogo dell'amore) e ciò confonde i due spazi e le loro caratteristiche. Parola chiave di questo approccio è " hazard". Bassanio la pronuncia nel chiedere ad Antonio il prestito: ciò collega lo spazio del commercio a quello dell'amore poiché i soldi che Bassanio chiede gli sono necessari per poter raggiungere l'amore. Bassanio procede nel presentare Portia (presentazione di un personaggio principale da parte di un altro). Il primo aggettivo con cui si riferisce a Portia è " richly left". La paragona poi alla Portia romana, moglie di Bruto, e ne esalta le qualità positive, ma poi subito il paragone mitico torna a quello delle ricchezze (i riccioli biondi paragonati al vello d'oro, la fortuna che Bassanio cerca paragonata all'avventura di Giasone). Antonio gli consente di andare a chiedere credito in suo nome. SCENA II Ha luogo a Belmont. All'inizio viene richiamata la prima scena attraverso il sentimento di tristezza di Porzia, sebbene il luogo sia diverso. Nerissa, la voce concreta di una classe sociale più bassa (come l'Emilia dell'Othello), alleggerisce la tristezza di Portia facendole notare che non è paragonabile alla grandezza delle sue ricchezze. Già da queste battute iniziamo a capire che la volontà di Portia, deve sottostare alla volontà del padre nonostante egli sia ormai defunto. Gioco di parole: sia "volontà", che "testamento" (ciò che detta legge). Nerissa: attraverso questa lotteria così avventata potrebbe realizzarsi un vero amore. Stereotipi dei vari pretendenti, ad esempio quello del barone inglese. Sebbene Portia si sia lamentata della sua situazione e nonostante voglia che Bassanio indovini, non rivela mai la soluzione, pur lasciando intendere di conoscerla. SCENA III Si torna a Venezia, Entra in scena Shylock, che subito si qualifica con la prima battuta in cui fa riferimento ai soldi. Vediamo il modo in cui Shylock si relaziona al suo stesso linguaggio. "Good man" riferito ad Antonio: è "sufficient" cioè ha le risorse economiche per essere garante del prestito. Anche "assured" un gioco di parole, lo usa nel senso di essere "assicurato", mettere per iscritto. Usa termini che hanno doppi sensi (come Iago) ma invece di lasciare all'ascoltatore il compito di riconoscerli, chiarisce sempre a quale senso lui si riferisca. Per definire il patto Bassano lo invita a pranzo con Antonio ma Shylock descrive il suo disgusto verso le pratiche cristiane, preferisce fare qualsiasi cosa piuttosto che mangiare con un cristiano. A questo punto afferma il suo odio per Antonio, non solo perché cristiano, ma anche perché presta denaro senza interesse, così facendo abbassa il tasso di interesse a Venezia, e gli usurai come Shylock ci rimettono. Shylock racconta come gli ebrei sono visti dai cristiani che anche in pubblico vengono maltrattati e dedrisi, come Antonio stesso ha fatto con lui. L'unico modo di ricambiare queste azioni è una vendetta. Eppure, la sua battuta sembra quella di una vittima, la sua retorica ci persuade e per il tempo del ragionamento ci mette dalla sua parte. Ritorna il doppio senso con "this is kind I offer": "gentilezza", ma poi rivela anche il senso di "to pay in kind", pagamento in natura, ovvero vuole in cambio qualcosa di ugual peso: la libbra di carne bianca. ATTO II Nella prima scena ci troviamo a Belmonte, poi nella seconda ci spostiamo di nuovo a Venezia dove parla Lancillotto riferendosi a Shylock come "the very devil incarnation": riferimento ad un proverbio ('inglese italianato è un diavolo incarnato'  all'inizio era 5

riferito agli inglesi, ma essi se ne appropriano per intendere: meglio non prendere i modi degli italiani) con cui o si fa riferimento all'"italiano" o all'"ebreo" e le loro rispettive usanze. Ciò significa che lo stereotipo è una costruzione culturale del momento, costruito secondo gli interessi. Lancillotto si licenzia da Shylock e si pone al servizio di Bassanio. Jessica e Lorenzo si mettono d’accordo per portarla via dalla casa del padre Shylock. Shylock si prepara ad andare alla cena, ma si aspetta qualcosa di negativo poiché ha sognato money-bags (sacchi di denaro), che per lui è un presagio negativo. Chiede a Jessica di chiudere la casa ai festeggiamenti carnevaleschi che succedono di notte, facendo in modo che nessuno dei suoni esterni entri a corrompere la sua casa. Dura battuta finale di Jessica, che si appresta ad andarsene e che nello scappare, si porta via molte ricchezze. “Addio, e se la fortuna mi aiuta, tu hai perso una figlia, io un padre.” Percezione dell'usura: Aristotele  "the love of money in itself is unnatural". Ripreso nel 1572 in un trattato contro l'usura da Thomas Wilson: "All overplus, or excesse above the principal, is counted usury", condanna dell'usura alimentata dalla chiesa, in quanto pratica contraria alla carità. Rappresentazione anche nella cultura visiva: uomini brutti, donne vecchie... in luoghi chiusi. In una società basata sul commercio è però necessaria la liquidità: circolo vizioso, poiché c'è necessità di trovare soldi quando mancano. È riconosciuto e fissato un interest rate in età elisabettiana del 10%. Francis Bancon, "Of usury": riconosce proprio che, sebbene non sia una cosa buona ma da condannare, a volte è necessario prestare denaro, soprattutto quando si parla di commercio. SCENA VII Enigma dei tre scrigni Nella settima scena si torna a Belmonte dove il principe del Marocco deve scegliere uno dei tre scrigni dettati dal padre di Portia nel testamento. Uno d’oro, uno d’argento e uno in piombo. Ciascuno scrigno ha un motto inciso, e poi una pergamena all'interno. Tre corteggiatori mostreranno il loro modo di ragionare sullo stesso enigma. Il testo ci fa vedere la scena della scelta per esteso ogni volta. Il principe del Marocco esclude quello di piombo, troppo vile, e sceglie quello d'oro perché solo l'oro è all'altezza di Portia. Tuttavia all’interno dello scrigno d’oro altro no...


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