Sorgo rosso - Appunti film PDF

Title Sorgo rosso - Appunti film
Author Alessia Derriard
Course Storia del cinema a mod. 2
Institution Università degli Studi di Torino
Pages 4
File Size 101.1 KB
File Type PDF
Total Downloads 32
Total Views 132

Summary

Appunti film...


Description

Sorgo rosso (紅高粱, Zhang Yimou, Cina 1987) Zhang Yimou e il cinema della Quinta generazione: Durante la Rivoluzione culturale (1966-1976) c'è una quasi totale sospensione dell'attività cinematografica. Nel 1978 riapre l'Accademia del cinema di Pechino. Nel 1982 giunge al diploma un primo gruppo di studenti, fra i quali Zhang Yimou, Chen Kaige e Tian Zhuangzhuang che coi loro lavori disegneranno un nuovo paesaggio nella storia del cinema cinese. I loro film smettono di essere didattici, e sono segnati da uno stile per certi aspetti ambiguo, a volte quasi ermetico, aperti all'interpretazione del pubblico. L'impronta umanistica li spinge verso un interesse per l'individuo, per personaggi psicologicamente credibili, nonché contraddittori, lontani dal modello dell'eroe comunista. Il singolo è spesso visto come qualcuno contrapposto alle leggi sociali e naturali. L'ambientazione, anche per scappare alle maglie della censura, si rivolge al passato o assume connotazioni atemporali, privilegiando una dimensione allegorica. Opponendosi alla rimozione del passato voluta dal regime, i film della quinta generazione ripropongono il tema della 'cinesità' e del rapporto con le proprie tradizioni culturali e antropologiche. La campagna, luogo ideale della sopravvivenza del passato, ha la meglio sulla città. Il cinema, inteso come rappresentazione estetica, torna a far valere le proprie esigenze attraverso un attento uso del linguaggio, che punta sulle funzioni simboliche del colore, sulla centralità del paesaggio, su un montaggio lirico, sulla composizione pittorica del quadro, su una recitazione non più enfatica. Sarà proprio Zhang Yimou, col suo esordio Sorgo Rosso (tratto da un romanzo del premio Nobel Mo Yan e premiato con l'Orso d'oro a Berlino del 1988), col successo internazionale di Lanterne rosse (1991, Leone d'argento a Venezia), e con La storia di Qiu Jiu (1992, Leone d'oro a Venezia) a far conoscere al mondo il cinema della Quinta generazione. Il soggetto: In una vallata solitaria della Cina del Nord, negli anni '20, un gruppo di rozzi portantini trasporta, dentro un rosso palanchino, la giovanissima e bella Nove Fiori (Jiu'er) alla casa dello sconosciuto sposo che l'attende. Costui è un vecchio e ricco lebbroso, proprietario di una distilleria di grappa, al quale i poverissimi genitori hanno venduto la figlia, in cambio di un mulo. La giovane ascolta sgomenta i salaci commenti dei portatori sul suo orrendo marito, mentre il piccolo corteo attraversa i campi di sorgo rosso, le cui piante sono alte come uomini, e dal quale si ricava una grappa color sangue, che è la sola ricchezza della zona. Improvvisamente, un bandito armato assalta il gruppo, deruba gli uomini e tenta di violentare la donna, ma uno dei portatori, Yu, la salva coraggiosamente. Tre giorni dopo le nozze, secondo l'usanza, Jiu'er torna a visitare i genitori: ma, durante il viaggio, Yu la rapisce e la fa sua in un campo di sorgo, senza che la fanciulla gli resista. Essendo poi stato misteriosamente assassinato il vecchio marito, Nove Fiori assume la direzione della distilleria, e, sposato Yu, vive felice con lui, conducendo abilmente l'azienda e trattando i dipendenti con giustizia. I due sposi hanno ormai un figlio di 9 anni, quando la zona viene invasa dai giapponesi, che impongono ai contadini di distruggere i campi di sorgo per costruire una strada, e si comportano con inaudita ferocia, arrivando fino al punto di costringere un operaio a scuoiare vivo un ribelle. Allora tutti gli abitanti si uniscono per difendere il loro paese e preparano una trappola mortale contro gli invasori servendosi della stessa grappa di sorgo per confezionare bombe incendiarie. Ma l'attentato finisce tragicamente in una strage, in cui muore anche Jiu'er, strage resa ancor più tragica da un'eclisse di sole che sembra accentuarne la dimensione apocalittica. Incipit: Come accadrà per Lanterne Rosse, anche Sorgo Rosso si apre con il primo piano della sua giovane protagonista, Jiu'er (Nove fiori / Gong Li) che si appresta ad essere data in sposa ad un uomo ricco e anziano. Il suo volto, metà in ombra, metà in luce, sembra già indicarne l'aspetto dirompente ma ancora nascosto della sua personalità. Senza respiro: Dopo aver mostrato il volto della protagonista, e, in una serie di piani ravvicinati, la sua vestizione, l'incipit di Sorgo Rosso giunge al suo climax, mostrando il viso di Jiu'er coperto da un velo rosso. Sull'immagine del velo si passa dalla casa all'interno della portantina, dove la donna, finalmente sola, se lo strappa di dosso, infrangendo così il divieto della madre. Come a cercare, almeno per un attimo, di respirare...

Due spazi a confronto: Le sequenze del viaggio in portantina giocano, attraverso il montaggio, sulla netta contrapposizione fra uno spazio chiuso ed opprimente (quello di Jiu'er dentro la portantina) ed un altro aperto e libero (quello del paesaggio naturale dove si trovano i servitori). La contrapposizione fra i due spazi è ripresa anche su un piano cromatico. Una metafora sessuale: Uno degli aspetti più curiosi della sequenza del viaggio in portantina è l'atteggiamento irriverente dei servitori, tutt'altro che sottomessi nei confronti di colei che sta per diventare la moglie di un uomo importante. Essi, infatti, si lasciano andare, attraverso i loro canti e i loro gesti, a pesanti allusioni sessuali. In particolare, agitando di proposito la portantina di Jiu'er, è quasi come se già la costringessero a fare del sesso, cosa che probabilmente accadrà nel corso dell'imminente 'prima notte'. Dopo essersi tirata via il velo, infrangendo così l'ammonimento della madre, Jiu'er compie una seconda trasgressione, questa volta deliberatamente erotica, quando, sbirciando fuori dalla portantina, si sofferma ripetutamente sulle possenti spalle di Yu, il servitore che diverrà il suo uomo. (* Clara Calami a Massimo Girotti in 'Ossessione', Luchino Visconti, 1943) Un leitmotiv erotico: Il leitmotiv erotico delle sequenze della portantina è affidato, in particolare, al piede di Jiu'er calzato da una scarpina di raso rossa. È con esso che la donna scosta la tenda per sbirciare le spalle di Yu. È su di esso che si avventa con bramosia il bandito intenzionato a stuprarla. È esso che è 'riposto' con delicatezza (e già amore) da Yu all'interno della portantina, dopo aver salvato Jiu'er dall'aggressore. Un sorriso di condiscendenza: L'apparizione del bandito potrebbe essere letta come una materializzazione dei desideri inconsci di Jiu'er: un accadimento in grado di liberarla dal suo drammatico destino, quella di diventare la moglie di un uomo molto più anziano di lei e, quel che è peggio, malato di lebbra. Per non dire dell'imminenza della 'prima notte'. Ed è per questo, forse, che il suo volto passa da un'iniziale indifferenza, dopo che l'uomo le tocca il piede e la invita a lasciare la portantina, ad un sorriso di condiscendenza. Giochi di sguardo: La 'desiderata' aggressione del bandito ha soprattutto la funzione di stringere il legame fra Jiu'er e Yu, che la salverà dal malintenzionato. Una complicità che passa attraverso uno scambio di sguardi tramite un classico gioco di campi e controcampi. Uno scambio che confluisce nel primo contatto fisico fra i due: quello, già citato, in cui l'uomo 'ripone' all'interno della portantina il piede della donna. Zhang Yimou e Hitchcock... un po' monelli: La doppia sequenza della portantina, attraversata da un'ampia serie di allusioni erotico e/o sessuali (dalle possenti spalle di Yu alle irriverenze dei portatori, dai piedi di Jiu'er al mancato stupro del bandito) si chiude con l'immagine del corteo che si introduce in un arco scavato nella montagna. Un altra metafora sessuale dal gusto hitchcockiano? La metafora continua: L'immagine del corteo, che in fila indiana penetra l'arco scolpito nella roccia, apre un'isotopia sessuale che prosegue con le inquadrature di Yu che va a collocarsi vicino a tale arco, e di Jiu'er che volge il suo sguardo verso di lui (gesto evidenziato dal levarsi di musica di flauti cinesi). Anche nella scena successiva, quella della 'prima notte', l'immagine dell'arco avrà modo di fare ritorno in tutta la sua allusività. Fuori campo: Sono tre immagini di cielo (il sole al tramonto, la luna vicina all'arco di pietra, e, ancora, la luna piena 1-3) a scandire la 'prima notte' di Jiu'er. La donna è mostrata ancora sola in un angolo del letto, con una forbice stretta fra le mani (4) a indicare la sua volontà di resistenza. Il momento cruciale, quello dell'obbligata perdita della verginità, costruito sul fuori campo, è alluso dal grido della donna accompagnato dall'immagine del vecchio servitore che, per un attimo, smette di fumare la sua pipa (5). Come accadrà per 'Lanterne rosse' l'immagine del 'marito-padrone' non sarà mai mostrata. Metafore e biforcazioni narrative: La sequenza in cui Jiu'er si lascerà amare da Yu nei campi di sorgo, conta, fra le sue immagini iniziali, due momenti di una certa intensità: quello in cui in campo lungo appare ancora una volta l'arco scolpito nella roccia, che il film ha strettamente legato alla sessualità di Jiu'er, e quello,

metanarrativo, in cui la donna si trova davanti a una biforcazione della strada che deve seguire, quasi a indicare la sua possibilità di dare corpo o meno ai propri desideri. Dinamismo e staticità: La corsa in mezzo ai campi di sorgo di Jiu'er e Yu, col volto ancora incappucciato, è ripresa da Zhang alla Kurosawa (quello di Rashomon e I sette samurai) attraverso frenetici movimenti di macchina laterali con le foglie di sorgo che si frappongono fra la macchina da presa e i personaggi. L'accentuato dinamismo della scena si interrompe bruscamente nel momento in cui Yu, raggiunta la donna, si strappa il cappuccio, rivelandosi alla donna come colui che l'aveva salvata dal bandito. Il netto passaggio fra i due momenti è tutt'uno col mutamento dei sentimenti di Jiu'er che presto si lascerà andare ai desideri suoi e a quelli di Yu. Uscire di campo: Il cedere di Jiu'er al proprio desiderio, e a quello di Yu, è messo in scena da Zhang Yimou attraverso un gioco di controluce, primo piano e progressiva uscita di campo verso il basso del volto della donna. Un vero e proprio lasciarsi andare che culmina con l'immagine dall'alto di lei stesa a terra ai piedi dell'uomo Sorgo erotico: Zhang Yimou non rappresenta il momento in cui Jiu'er e Yu fanno l'amore, sostituendolo con le sensuali immagini delle sinuose foglie di sorgo mosse dal vento, in un seducente gioco di inquadrature in controluce e dissolvenze (la non indifferenza della natura) accompagnate da una musica tradizionale cinese di fiati e percussioni. Paesaggi: Le inquadrature di paesaggio dello Shandong, a modulare liricamente gli snodi drammatici della vicenda, sono una caratteristica fondante 'Sorgo rosso'. Fra queste, una delle più intense sul piano cromatico, è quella che chiude la sequenza in cui Jiu'er e Yu fanno l'amore nei campi di sorgo. A colpire qui è il progressivo e vangogghiano passaggio dai colori chiari della terra a quelli scuri del cielo. Différence: È attraverso una lunga panoramica semicircolare che Zhang Yimou esplicita la diversità del vecchio Luohan – fedele a Jiu'er – dagli altri servitori decisi, invece, a lasciare la distilleria, dopo la morte del padrone. La panoramica mostra nella sua prima parte i diversi servitori impegnati in diverse azioni, gli uni vicini agli altri, e solo dopo aver attraversato uno spazio vuoto, mette in campo Luohan, che solitario non partecipa all'altrui agire. La disposizione dei personaggi nella scena, il movimento di macchina, lo spazio lasciato vuoto sono lì ad esprimere il senso della 'différence'. Eguaglianza: Jiu'er convince i servitori a rimanere nella distilleria presentandosi loro non come una padrona, bensì, rivendicando le sue umili origini, come un 'eguale'. Non è difficile vedere nelle sue parole una metafora del passaggio della Cina dagli anni dell'oppressione a quelli utopici (molto 'utopici') del comunismo. Ancora una volta l'arco di pietra nel film assume un'esplicita valenza di metafora sessuale. È attraverso esso che, in campo lungo, passa il capo dei banditi intenzionato a 'prendersi' Jiu'er. Solo il timore che questa possa aver contratto la lebbra lo fermerà. Un eroe alla Brancaleone Sbruffone, basso-mimetico, picaresco, Yu è, soprattutto nella prima metà del film, un eroe che ha poco dell'eroe... se non un indomito coraggio ed un ben preciso senso del bene e del male. Il film si diverte a mostrarlo in diverse situazioni al limite del ridicolo, come quando il suo volto è cosparso di polvere, quando è alle prese con un'enorme testa di bue, quando trascorre tre notti, gambe all'aria, all'interno di un orcio. Di là dai possibili riferimenti al nostro Brancaleone, il personaggio deve qualcosa anche al Jackie Chan delle commedie Kung Fu di Yuen Wooping. A interpretalo c'è il celebre attore Jiang Wen, anche regista di alcuni importanti film (In the Heat of the Sun, 1994; Devils on the Doorstep, 2000, The Sun Also Rises, 2007; Let the Bullets Fly, 2010; Gone with the Bullets, 2014) In volgare: Prima di fare definitivamente 'sua' Jiu'er, Yu esibisce pubblicamente la propria virilità pisciando negli orci pieni di vino

Come in un western: Il cinema di Hong Kong e il western sono, indubbiamente, fonti più che riconoscibili di 'Sorgo rosso'. Al 'cinema americano' per eccellenza (la Monument Valley di John Ford) sembra davvero rimandare questo paesaggio dello Shandong. Ai margini: Quando gli eventi sono sul punto di precipitare l'uomo smette di essere al centro del mondo e si deve accontentare dei suoi margini Soggettività: Un sintagma soggettivo chiuso - che, fra due inquadrature del volto di Jiu'er, mostra tre diverse immagini delle foglie di sorgo mosse dal vento – rimanda esplicitamente al ricordo del momento in cui la donna, proprio in quei campi, 'fu presa' per la prima volta da Yu, oltre ad evidenziare quei campi che saranno minacciati dall'imminente invasore ('vedere con'). La distruzione di un'anima: La terza e ultima parte di ' Sorgo rosso' si avvicina di più – pur con qualche importante distinguo - al tradizionale cinema di propaganda degli anni di Mao. L'arrivo degli invasori giapponesi è immediatamente associato alla distruzione dei campi di sorgo che di quell'area rurale costituivano la storia, l'anima e la stessa ragion d'essere (nonché l'amore fra Jiu'er e Yu, e i suoi frutti). Sipario rosso: La rappresentazione dell'efferata crudeltà del nemico giapponese è uno degli stereotipi (a dire il vero più che motivato) del cinema maoista, ma anche di quello successivo. Alle sue convenzioni non sfugge nemmeno Sorgo rosso. La scena in cui, senza alcuna ragione, gli abitanti del villaggio sono obbligati a scuoiarsi l'un l'altro, è aperta da una sorta di 'sipario in rosso', dal significato ambiguo, costituito dalla pelle insanguinata di un animale. Un sangue che di lì a poco sarà quello degli stessi cinesi. Un rituale propiziatorio: Come in un film sino-maoista che si rispetti, anche i contadini di Sorgo rosso organizzano la loro resistenza contro gli invasori giapponesi. A differenza però delle opere più convenzionali, in cui tale organizzazione è associata a un'ideologia comunista, nel film, essa è introdotta da un rituale, legato al vino di sorgo, che si rifà alle ancestrali tradizioni contadine più che agli imperativi del nuovo credo politico. Il sorgo è rosso:Il motivo del sorgo e quello iconico del colore rosso ritornano nei dettagli che aprono la scena in cui Jiu'er prepara la tavola, in attesa del ritorno di marito e figlio, dopo l'attentato al convoglio giapponese. Profezie: La brocca di sorgo che si infrange a terra rovesciando il vino, prelude al sangue che sarà versato nell'imminente attentato al camion giapponese La morte di Jiu'er è epicizzata da Zhang attraverso l'uso del montaggio alternato (che la unisce alla disperata ricerca del bambino e all'attacco al camion giapponese) associato al ralenti, al controluce, all'insistita presenza del fuoco e a un notevole senso della composizione delle immagini La prima parte dell'epilogo del film è affidata in particolare ad un uso lirico del controluce Un altro elemento che liricizza il finale di 'Sorgo rosso' è costituito dalle continue variazioni di luce Cinema e musica: Il figlio di Jiu'er intona una canzone per augurare un buon ultimo viaggio alla madre appena uccisa dai giapponesi. È una delle tanti canzoni del film, attraverso cui Zhang Yimou si lega alle tradizioni musicali del proprio cinema. Nelle immagini finali ogni cosa è tinta di rosso. Le ultime inquadrature delle foglie di sorgo celebrano quanto sin qui è avvenuto, facendo dello stesso sorgo un simbolo dell'anima di un popolo, l'auspicio di una società senza sfruttamento e il segno di una storia d'amore e dei suoi frutti....


Similar Free PDFs