The Secret Agent, un commento. PDF

Title The Secret Agent, un commento.
Author Alessandra Giampà
Course Letteratura inglese I
Institution Università degli Studi Roma Tre
Pages 2
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Summary

un commento molto personale e dettagliato di the secret agent di Joseph Conrad, utile qualora si dovesse sostenere un esame monografico su questo autore....


Description

THE SECRET AGENT Dopo aver letto “The Secret Agent” di Joseph Conrad, ho realizzato che il titolo è fuorviante: il racconto ci porta in un mondo completamente diverso da quello che avevo immaginato potesse essere. Il romanzo è caratterizzato da una tecnica narrativa unica nel suo genere. A renderlo unico contribuiscono la descrizione dei personaggi che ci vengono presentati nei primi capitoli, in uno spazio che si può definire “non-luogo” e in un tempo che si può definire “non-tempo”, che forniscono quindi il background per le vicende successive e il finale che descriverei come scontato e al contempo inaspettato. Questa “spy story”, che cela il dramma famigliare dei coniugi Verloc, è composta da salti e incastri temporali ben studiati e che accompagnano fino alla fine del romanzo. Seppure la prima parte è faticosa da leggere, i dialoghi risultino un po’ noiosi e il linguaggio sia troppo descrittivo, ai limiti del ridondante, fornisce alla vera storia e oggetto del mio interesse, una giusta copertura, degna del migliore agente segreto, per le vicende dei due coniugi. La lettura procede così, tra non-luoghi e luoghi “particolari” (come il Sileno), tra poliziotti e anarchici rappresentanti del bene e del male che però sembrerebbero tollerarsi reciprocamente, un “gioco” le cui regole non sono ben chiare, per poi approdare al capitolo otto. Il capitolo è lo spartiacque di questo romanzo, è un vero depistaggio. Solo una volta finito il romanzo ne si può apprezzare la bellezza e la funzione. Esso, ci mostra il mondo di Winnie, composto dalla mamma e del fratello Stevie. Il ragazzo lo abbiamo già notato nei capitoli precedenti, indignarsi per i discorsi dei 4 anarchici balordi: Michaelis, Ossipon, Karl Yundt e Mr. Verloc. Lo vediamo concentrato a disegnare cerchi concentrici sempre più calcati man mano che la sua indignazione aumenta. La scelta del cerchio, però non è casuale, per la mia personale interpretazione essa è la rappresentazione visiva della struttura narrativa del romanzo, i cerchi simboleggiano le storie incatenate l’une alle altre proprio come avviene per le relazioni interpersonali basati su concetto di “usefulness”, parola chiave in questo romanzo. Anche se per gli anarchici, presi singolarmente, ridefinirei il concetto come “uselessness”, vivono vite inutili, parassiti di donne che li mantengono o proteggono. Ma tornando a Stevie, lui è un’anima buona con la caratteristica, appunto, di indignarsi davanti alle ingiustizie del mondo, qualità che sarà poi sfruttata dal cognato ma tanto apprezzata da tutti. In realtà il personaggio di Stevie non è riuscito a catturare la mia compassione, e sto ancora decidendo se ciò è un bene o un male, però lui è la chiave di lettura del personaggio principale: Winnie Verloc. Winnie Verloc, una donna semplice e devota, remissiva e superficiale sembra essere poco coraggiosa, mentre dalle sue azioni, dalle sue scelte di vita o dai suoi silenzi dimostra essere risoluta (lei è ben consapevole che dovrà rinunciare all’amore per proteggere Stevie). Devota alla sua causa, si prende cura senza riserve del fratello, della madre e di Mr.Verloc, verso il quale prova gratitudine e null’altro. Ma Mr. Verloc, burattino di tanti nel romanzo e dell’autore stesso, può essere il burattino anche del lettore. Mi ha fornito un’altra chiave di lettura per osservare meglio la protagonista. In relazione al marito Winnie appare così devota da risultarmi antipatica,

riesco ad accusarla della sua poca immaginazione (cosa che fa anche Conrad) e soprattutto della sua superficialità. Mi irrita pensare che una donna, di natura amorevole con tutti, abbia come filosofia: “ignorare il lato nascosto dei fatti” sicura che “le cose non reggano ad un esame approfondito”. Come si fa ad essere puramente amorevoli a convenienza? A questo punto non la condivido più ed entro in conflitto con me stessa, pensando che sia risoluta da un lato e superficiale dall’altro. Mr. Verloc, dal canto suo, è un uomo meschino, non degno di attenzioni, come dicevo prima, burattino di tutti che come vedremo nel finale anche nel momento della morte subirà l’angheria del più debole dei personaggi, ed è per questo che usa Stevie per mettere in pratica l’attentato. Egli è ben consapevole che l’unico su cui può avere potere è il ragazzo che non sa di avere potere. Nel romanzo politico giocano un ruolo principale la tecnica narrativa e il linguaggio. Quest’ultimo è fondamentale per descrivere le emozioni del finale scontato-inaspettato. Questo strumento consente all’autore con poche semplici battute tra i protagonisti della scena e una descrizione dettagliata delle “rigide” emozioni della signora Verloc, di tenerci col fiato sospeso fino alla morte di lui. In un momento di massima tensione ci confonde. Winnie assume le sembianze di Stevie. Allora chi ha ucciso veramente Mr Verloc?! Descrivo il finale con la dicotomia “aspettato-inaspettato”, proprio perché non avrei mai pensato che Winnie avesse il coraggio di un simile gesto, di uccidere e di uccidersi e al contempo scontato perché Winnie di fronte alle sue azioni, sola, senza soldi, dopo una vita vissuta prima appoggiandosi sulla madre e poi su Mr. Verloc per la sua stessa sopravvivenza, non ha altra scelta se non quella di uccidersi, un gesto che racchiude le sue qualità peggiori e migliori (la debolezza e il coraggio). Il finale esplica, secondo me, alla perfezione il senso di ambiguità che pervade tutto il romanzo e che è il vero collante. L’autore aveva un obiettivo preciso, quello di emozionare il lettore e dato che le emozioni che un romanzo può suscitare dipendono anche dalla personalità del lettore stesso, l’ambiguità e la libertà di interpretazione sono i mezzi migliori per perseguirlo....


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