Uso ossigeno ad alti flussi PDF

Title Uso ossigeno ad alti flussi
Author Mattia Serao
Course Malattie Dell'Apparato Respiratorio
Institution Sapienza - Università di Roma
Pages 2
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Summary

materiale per la spiegazione della ventilazioni ad alti flussi per l'insufficienza respiratoria cronica nel paziente BPCO...


Description

Update dell’utilizzo degli alti flussi nella BPCO Oggi l’Ossigenoterapia tradizionale risulta troppo prescritta e sovradosata rispetto alle reali esigenze dei pazienti. La Maschera di Venturi rischia in una fase acuta dell’insufficenza respiratoria di non dare un supporto sufficiente al flusso di aria ed ossigeno richiesta dal paziente. Se il paziente richiede un alto flusso (40-50 l/min durante la fase acuta),una maschera ne eroga massimo 15 lt/min. L’Ossigeno ad alti flussi (HFOT) è in grado di effettuare un wash out dello spazio morto e di evocare un effetto EPAP ovviamente secondo le cavità nasali del paziente abbassando la PEEPintrinseca e riducendo il lavoro respiratorio del paziente,ottimizzando così il reclutamento alveolare. Inoltre il sistema ad alto flusso migliora il confort della terapia. Confrontato con metodiche NIMV nella fase di svezzamento dalla IOT in terapia intensiva nei pazienti con insufficienza respiratoria acuta ipercapnica l’HF ha mostrato una non inferiorità ed è sovrapponibile alla NIMV nel ridurre il rischio di Re-IOT. L’HF è stato inoltre usato nei pazienti ARDS con insufficienza respiratoria tipo 1 iniziandolo alla FiO2 100% con flusso di 60 lt/min,tale impostazione richiede un osservazione di 2 ore con EGA. Se il paziente si mantiene con FR92% acidosi compensata si può continuare riducendo gradualmente FiO2 e Flusso altrimenti si procede all’uso della NIMV. L’errore possibile nell’uso dell’HFOT è quello di ritardare se necessaria la IOT. Meccanismi ed effetti Fisiologici degli Alti flussi. L’ossigeno ad alti flussi umidificato e riscaldato ottiene 4 effetti fisiologici sul polmone 1-Umidificazione->migliora la Clearance e riduce il tasso di infezioni ospedaliere,migliorando il confort risulta ottimale effettuando una riduzione delle riacutizzazioni non solo nei pazienti BPCO ma anche nei bronchiectasici. 2-Riscaldamento delle vie aeree->L’aria fredda evoca broncocostrizione e aumenta le resistenze ventilatorie. L’alto flusso riscaldato a 37 gradi migliora la ventilazione polmonare. Ad alcuni pazienti può dare fastidio pertanto si consiglia di iniziare a 32°C quindi salire piano piano fino a 37°C. 3-Pressione->Riduzione del Lavoro respiratorio con riduzione della dispnea. L’Effetto PEEP contrasta la PEEP intrinseca e migliora il lavoro respiratorio come dimostrato in studi dove, mediante sondino NAVA posizionato in esofago, veniva valutato lo sforzo diaframmatico (High-Flow Oxygen Therapy After Noninvasive Ventilation Interruption in Patients Recovering From Hypercapnic Acute Respiratory Failure: A Physiological Crossover Trial.Critical Care Med 2019). L’effetto delicato della pressione erogata dall’HF ha permesso in alcuni casi di ventilare anche pazienti con insufficienza respiratoria acuta secondaria ad interziopatia e PNX non altrimenti trattabili. Nei pazienti con fibrosi polmonare lo studio pubblicato su Respiration nel 2018: Efficacy and Tolerability of High-Flow Nasal Cannula Oxygen Therapy for Hypoxemic Respiratory Failure in Patients with Interstitial Lung Disease with Do-Not-Intubate Orders: A Retrospective Single-Center Study ha dimostrato il medesimo tasso di sopravvivenza nei pazienti acuti affetti da insufficienza respiratoria acuta ipossiemica secondaria a patologie interstiziali che venivano sottoposti a NIMV ed ad HFOT. 4-Flusso->il flusso continuo di aria e ossigeno produce un wash out delle vie aeree ottenendo una migliore ventilazione polmonare un po’ come un bicchiere messo nel lavandino con il flusso di acqua del rubinetto che vi cade dentro. Tanto maggiore è il flusso di acqua tanto più il bicchiere si lava via dal suo contenuto. Al momento i lavori nella BPCO sono pochissimi e riguardano i pazienti stabili. La stabilità della FiO2 garantita dall’Optiflow rispetto alle cannule nasali riduce il rischio di aumento di FiO2 relativa nel paziente che assume ossigeno mediante cannule nasali tradizionali e che può diventare ipoventilante con un ulteriore aumento della FiO2 relativa inalata.

Gli studi e le valutazioni preliminari al momento potrebbero indicare l’uso dell’alto flusso nei pazienti BPCO Categoria D,è richiesto un utilizzo almeno di 4 ore per ottenere un wash out della CO 2. Tale metodica risulta inoltre molto più economica di un ventilatore presso volumetrico tradizionale ma sono necessari ulteriori studi per rinforzare l’indicazione nel paziente cronico ed in un setting domiciliare....


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