10) Niccolo\' Machiavelli PDF

Title 10) Niccolo\' Machiavelli
Course Filosofia del diritto
Institution Università di Pisa
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NICCOLÒ DI BERNARDO DEI MACHIAVELLI (Firenze, 3 maggio 1469 - Firenze 21 giugno 1527) È stato uno storico, filosofo, scrittore, politico e drammaturgo italiano, secondo cancelliere della Repubblica Fiorentina dal 1498 al 1512 Machiavelli si trova in un mondo nel quale gli stati nazionali si stanno avviando. Machiavelli fa i conti con un mondo che ha perso un ordine.Prima questione che si pone: qual è il modo più adatto per raggiungere obiettivi come uomo politico, cittadino. Su questo Machiavelli dice delle cose che faranno di lui il fondatore della scienza politica. Bisogna affrontare le cose lasciando da parte illusioni ideali a cui si sono riferiti gli autori precedenti, bisogna guardare il reale, descrivere le cose come sono, come dice nel principe “bisogna andare dietro alla verità effettuale della cosa”. Verità effettuale: bisogna descrivere le cose cosi come sono, perché le cose come sono sono molto diverse da come dovrebbero essere, perciò è inutile descrivere cose che non esistono, perché descrivere l’ideale se non si realizza mai? Per Machiavelli, il mondo in cui dovremmo vivere è così lontano da quello in cui viviamo, che chi vive diversamente è destinato al fallimento. “Perché egli è tanto discosto da come si vive a come si dovrebbe vivere, che colui che lascia quello che fa per quello che si dovrebbe fare impara piuttosto la ruina che la preservazione sua; perché un uomo che voglia fare in tutte le parte professione di buono, conviene ruini intra tanti che non sono buoni.” -Principe, XV cap. Machiavelli è il primo a usare la parola Stato nel senso in cui la intendiamo noi, è il fondatore della scienza politica moderna. Niccolò parte dallo studio delle cose, è un autore realista. Questa pretesa scientifica però si rovescia in una prescrizione e non più in una descrizione: •Descrive alcune cose ma le spaccia per tutta la realtà •Poiché le cose sono sempre andate così e vanno così anche ora, allora andranno sempre così (prescrizione) e quindi non ha senso provare a cambiarle. •L’UOMO Nel capitolo 17 del Principe, Machiavelli descrive l’uomo: “Gli uomini sono ingrati, volubili, simulatori e dissimulatori, fuggitori de’ pericoli, cupidi di guadagno; e mentre fai loro bene sono tutti tua; offrendoti el sangue, la roba, la vita, e i figliuoli, come di sopra dissi, quando l bisogno è discorso; ma quanto ti si appressa, e’ si rivoltano.” Visione che non può cambiare, questa è la natura degli uomini. Una descrizione di questo tipo la ritroveremo in Hobbes. (quadri di Boschi) “Gli uomini hanno più rispetto a offendere uno che si facci amare, che uno che si facci temere; perché l’amore è tenuto da un vincolo d’obbligo, il quale per essere gli uomini tristi, da ogni occasione di propria utilità è rotto; ma il timore è temuto da una paura di pena che non ti abbandona mai.” Da questa descrizione dell’uomo, Machiavelli ricava una filosofia del potere e una della legge. Il potere per essere efficace con questi uomini deve basarsi sul timore e non sull’amore. Dice inoltre ai governatori che quando fanale leggi devono partire dal presupposto dei considerare tutti gli uomini colpevoli. Timore e ipotesi dell’uomo delinquente. Fondamento del potere -> cap.XVII del principe paura>amore. Cicerone, la pensa in maniera completamente diversa: il vero fondamento del potere non può essere il timore. Machiavelli sta individuando un nuovo fondamento del potere: la paura che deve essere alla base della costruzione politica. Egli fonda l’ipotesi dell’uomo delinquente, quando si pensa a come costruire e applicare le norme dobbiamo pensare che l’uomo sia reo. “è necessario disporre una repubblica, ed ordina leggi in quelli, presupporre tutti gli uomini rei e che li abbiamo sempre a usare la malignità dell’animo loro, qualunque volta ne abbiano libera occasione (…) gli uomini non operarono mai nulla bene se non per necessità” La legislazione deve essere fatta in questi canoni: stabilire regole certe affinché nessuno possa seguire la propria natura malvagia. Le cose importanti sono che tutto possa essere controllato a morte, nessuno deve poter abusare delle regole. Cultura giuridica, basata sul sospetto e sulla sfiducia. Lo stato basato sulla legge diventa il fondamento della società. Stato diventa unico principio d’ordine, la costruzione dello stato e il principio del potere. La politica per Machiavelli non è altro che lotta per il potere. Gli epicurei vedevano positivamente la socialità degli uomini, mentre Machiavelli non ci trova niente di positivo. •LO STATO Nel Capitolo XV del Principe troviamo come Machiavelli concepisca lo stato e il suo bene. Secondo il teorico politico, i patti vengono rispettati dagli uomini solo quando a loro torna comodo. La persona deve partire col presupposto che gli uomini, se ne hanno la possibilità, non rispettano i patti. DIRITTO POLITICA Giustizia Validità Efficacia

Legittimità Legalità Effettività

L’effettività è essenziale nel potere, esso riesce a imporsi solo se viene riconosciuto legittimo. Come si riconosce un potere legittimo? Il potere legittimo si servirà della legge, la quale non è altro che uno strumento di governo. Anche la religione è uno strumento, poiché grazie ad essa i governanti possono farsi ubbidire senza dover ricorrere alla violenza e alla minaccia delle armi. Le leggi Analizzando la legge nei suoi contenuti, Machiavelli si chiede quale sia il rapporto tra la cultura giuridica e i costumi dei popoli. Secondo Machiavelli le leggi buone derivano necessariamente da buoni costumi, mentre quando ci sono cattivi costumi, neanche le leggi buone possono intervenire o aiutare. La legge deve infatti guardare ai costumi, i quali sono alla base di un buon ordinamento giuridico.I fondamenti dello Stato. Essi sono: -Le buone armi

-La religione -> è uno strumento di governo e infatti loda Numa Pompilio perché ha inventato i culti. Il timore di Dio porta i sudditi a una più forte ubbidienza ma, qualora manchi il timore di Dio si può concentrare tutto questo timore nella figura del Principe. -La legge -> la sua efficacia, non la giustizia. Le leggi non hanno il potere di farsi ubbidire, ci deve essere una forza che le faccia ubbidire. Crea quindi uno stretto legame tra diritto e forza. Le origini delle leggi sono secondo Machiavelli violente, anche l’origine di Roma è violenta: qui però l’autore legge questo tema in chiave diversa da quella di Agostino. L’origine è sì violenta, ma Romolo ha fatto la scelta giusta, poiché per fondare la res publica occorreva che al comando ci fosse una sola persona. L’azione è violenta e quindi moralmente sbagliata, ma gli effetti sono giusti, poiché da ciò è nata Roma. La conseguenza permette quindi di rileggere l’origine, solo ciò che avviene dopo, può qualificare ciò che è avvenuto prima. (Operazione straordinaria di teoria costituzionale) L’azione di Romolo è giustificata perché ciò che ha causato è stata una buona cosa. Ma se non vengono raggiunti obiettivi buoni con i mezzi, essi non si potranno mai considerare buoni. La frase “il fine giustifica i mezzi” non pone alcun limite a chi compie l’azione. È una richiesta di giustificazione a priori, nelle azioni. NON È CORRETTO attribuire a Machiavelli il concetto di “Il fine giustifica i mezzi”, perché è un modo per giustificare a priori e in anticipo un comportamento, e lui non ha mai detto questo: la giustificazione dell’utilizzo dei modi cattivi la si può avere solo dopo, solo se è stato efficace e lo scopo è stato raggiunto. Quindi, quando si sceglie di usare i mezzi cattivi lo si fa a proprio rischio perché se poi non si raggiunge lo scopo si è solo uno che ha violato le leggi. Solo gli atti che hanno avuto successo sono formativi. L’ordinamento dalle origini è legato all’uso della forza cioè qualcuno che impone, ma l’importante è solo che raggiunga lo scopo. Riflette sulla nascita dello Stato e quindi della legge -> efficacia della legge La legittimità degli ordinamenti non c’è all’origine ma viene dopo. All’origine c’è un atto violento e quindi la legalità di un atto è un’acquisizione a posteriori. Machiavelli sottolinea l’ineliminabilità del conflitto, cioè non si può dare un ordinamento che tolga completamente il conflitto. È un’idea che va contro l’armonia platonica, per Machiavelli la città ha due diversi “umori”: ma quello che vede è che il conflitto è positivo per la città -> lui è il principale teorico del conflittualismo. •IL CONFLITTO Machiavelli è conflittualista e fa una doppia operazione: -Prende atto dell’ineliminabilità del conflitto; -Prende atto del fatto che la società umana sia conflittuale. Tuttavia, egli non rimane sul piano descrittivo, anzi considera produttivo il conflitto in quanto causa di cose positive. Il conflitto è la vera fonte delle buone leggi e delle libertà ! Il conflitto tra gli uomini non si ferma mai, è sempre presente col susseguirsi dei diversi ordinamenti giuridici. Machiavelli è convinto che non ci sia una forma di governo ideale, esse si adattano ai popoli ed ai costumi; tuttavia esiste questa forma particolare, sperimentata da Licurgo a Sparta, che non si configura come ideale, però ha dei grandi vantaggi. Machiavelli non vede la società come qualcosa che possa armonicamente comporsi o mirare all’idea tipica del pensiero politico antico e medievale del bene comune.! Per Machiavelli la società è composta da parti costantemente in conflitto. L’unica cosa che bisogna sperare di trovare è un equilibrio (seppur sempre instabile) tra le parti. Prende atto del fatto che la società è conflittuale, ma non si ferma al piano descrittivo e considera estremamente produttivo il conflitto, lo considera come una causa di cose positive. Hobbes partirà dalla constatazione del conflitto ma la sua filosofia sarà volta a sopprimere il conflitto perciò non è un autore conflittualista, come sono invece Machiavelli e Spinoza. Machiavelli dice che questo conflitto nasce e rinasce continuamente perché le cose “toccano il fondo e risalgono”. •LE FORME DI GOVERNO Grazie al conflitto la società è in continuo movimento perché la natura non ha concesso alle cose di essere ferme. Ciò ò incide sulle forme di governo: è il primo che non prende in considerazione la teoria classica delle forme di governo. Per lui ci sono solo due forme: -Repubbliche (governano i più) -Principati (governa uno solo) Si trasformano una nell’altra, è un cerchio continuo quindi non esiste uno Stato buono in assoluto ma solo uno Stato buono per quel popolo. (Ripreso poi da Montesquieu) Proprio perché esiste questo cerchio Roma è stata grande per la sua costituzione mista. Il principio fondamentale di questa costituzione è che l’uno guarda l’altro e questa è l’unica garanzia per la libertà dell’individuo. Il bene comune dunque nasce dal fatto che le diverse classi della società sono costrette a convivere senza che nessuna di esse prevalga sull’altra. Teoria machiavelliana = teoria dell’equilibrio istituzionale e sociale. Il principato Il capitolo IV del Principe è dedicato alle analisi di forme di stato differenti, due tipi diversi di principato: -Principato turco: tutto il potere sta nel re, che può attribuire funzioni e poteri ai suoi sudditi (sottoposti e inferiori a lui). Da Montesquieu in poi, questa forma di governo sarà chiamata dispotismo orientale. È molto più difficile conquistare questa forma di principato, poiché tutti i sudditi combatteranno facendo fronte unico al sovrano. Sarà più facile mantenere il potere, poiché i sudditi non hanno facoltà di ribellarsi. Monarchia illimitata, successivamente chiamata dispotismo. Essendo molto compatta è facile da mantenere e difficile da conquistare . -Principato francese: la struttura è basata sul principe e sui baroni, i quali hanno potere, non per concessione del principe ma per antichità di sangue. Sarà molto più facile conquistare questa forma di principato in quanto vi saranno sempre rivendicazioni di qualche barone da sfruttare. Sarà quindi molto più difficile mantenerlo, poiché i baroni potrebbero causare rivalità. Monarchia limitata dalla presenza dei baroni. Machiavelli nella sua analisi dello Stato dà importanza soprattutto all’effettività, ovvero alla forza che uno Stato deve avere.

•LA GIUSTIZIA La giustizia non è un aspetto che interessa troppo a Machiavelli essendo troppo disincantato dalla natura degli uomini per credere in una vera giustizia. Tuttavia, vi è uno scritto nel quale si può osservare un Machiavelli repubblicano. Egli viene chiamato a fare un discorso in occasione dell’inaugurazione di un corpo di magistrati. In questo discorso brevissimo intitolato “Allocuzione fatta da un magistrato” il fiorentino parla della giustizia pratica e fa un’iconografia vera e propria della giustizia, rivolgendosi ai magistrati i quali, “dovete pertanto, voi che siete preposti a giudicare: chiudervi gli occhi, turarvi gli orecchi, legarvi le mani, quando voi abbiate a vedere nel giudizio amici o parenti, o a sentire persuasioni non ragionevoli o dinanzi a qualcosa che vi corrompa l’animo”. (come amministrare la giustizia). In questo periodo nasce il concetto della “benda” della giustizia. Machiavelli prima fa un’altra considerazione, dicendo cosa sia la giustizia: difende i poveri e impotenti, umilia ricchi e potenti, castiga gli insolenti, i violenti disperde, genera quella equalità, in sostanza, colpisce i potenti e innalza gli umili, para i forti e rende deboli i meno deboli. Giustizia = imparzialità della legge RIFORMA PROTESTANTE Questo dovrebbe essere un momento di frattura nell’ambito religioso, ma apporta un contributo anche alla sfera teologico-politica. Ebbene da questa grande fattura ne deriva il fatto che viene portato alle estreme conseguenze quello che noi abbiamo chiamato agostinismo politico: i malvagi possono essere salvati solo da Dio attraverso la grazia (dottrina della predestinazione), ma coloro che non sono salvati, che pure vivono all’interno di una comunità, devono essere controllati dal potere politico, il cui carattere simbolo essenziale è la spada. La riforma protestante si sposta anche sul piano sociale ed economico, oltre che politico e religioso, Lutero fa l’elogio della repressione, per lui Dio ha istituito la spada, Dio “mantiene la spada” e sempre Dio opera con essa. Lutero sottolinea il valore della spada, dello Stato quindi in quanto autorità posta da Dio, per controllare a quanti non obbediscono spontaneamente, i quali stessi vanno costretti all’obbedienza con la forza coattiva dello Stato. Vediamo bene come in questo periodo sia del tutto assente il diritto di ribellarsi. Lutero :Proprio perché non tutti sono pronti serve lo Stato. La spada per mantenere l’ordine deriva da Dio, un’istituzione sua, elogia il potere brutale dello Stato come se lo riducesse a un boia. L’altra faccia con la quale gli autori faranno i conti: posto che lo Stato sia questo, i cittadini devono obbedire totalmente, non hanno quindi nessun diritto di ribellarsi al potere: tema centrale del 600-700....


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