Riassunto il principe di niccolo machiavelli PDF

Title Riassunto il principe di niccolo machiavelli
Author Tatiana Miron
Course Storia delle dottrine politiche
Institution Università di Bologna
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Summary

RIASSUNTO CAPITOLO PER CAPITOLO...


Description

Cap 1 “Di che genere sono i principati e come si conquistano” Gli stati possono essere di due tipi: Repubbliche o Principati. I Principati possono a loro volta essere ereditari, oppure nuovi. Questi ultimi sono nuovi, o in tutto, come quando, a seguito di una conquista o di un colpo di Stato, una nuova famiglia subentra completamente a quella reggente, oppure come membri aggiunti allo stato ereditario del principe. Gli stati acquistati sono soliti o a vivere sotto la guida di un Principe, oppure ad essere liberi ed essi si acquisiscono con o il proprio esercito, o con quello di qualcun altro, oppure per fortuna o per virtù. Cap 2 “I Principati ereditari” L'Autore lascia da parte la tipologia di Stato Repubblica, trattata nei “Discorsi sopra la prima Deca di Tito Livio”, e si occupa invece degli stati ereditari. Negli Stati ereditari, in cui la stessa stirpe governa già da tempo, le difficoltà derivate dal loro mantenimento sono assai minori rispetto a quelle che si riscontrano negli stati nuovi. Basta infatti continuare a seguire la linea politica dei predecessori e governare sapendosi adattare alle varie circostanze che si presentano. Se un Principe possiede cautela a sufficienza, certamente manterrà intatto il suo potere, ad eccezione del caso in cui una forza troppo grande gli si avventi contro. Ma, anche privato del suo governo, egli lo riacquisterà non appena una disgrazia qualsiasi si abbatta sul nuovo occupatore. Il Principe ereditario ha minori necessità e motivi per commettere atti che provochino il risentimento del popolo e perciò è più amato e benvoluto, a meno che abbia particolari ed eccessivi vizi. Negli stati ereditari, inoltre, vi sono meno possibilità di cambiamenti, poiché i mutamenti ,in questo caso politico-istituzionali, aprono la via ad altri successivi mutamenti. Cap 3 “I Principati misti” È nel Principato nuovo che sorgono le difficoltà. E anche se non è del tutto nuovo, ma membro aggiunto allo stato del principe ereditario che lo acquista, cioè misto, c'è subito una prima naturale difficoltà che vale per tutti i Principati nuovi: gli uomini credono di migliorare la loro condizione mutando signore, ma ogni principe nuovo disinganna le aspettative dei suoi sudditi che quindi sono sollecitati a desiderare nuovi cambiamenti. Ciò dipende dal fatto che il nuovo Principe è solito offendere, con l'esercito e con altre ingiurie, il popolo di cui aspira a divenire Principe. Egli si fa nemici tutti quelli che ha offeso per acquistare il nuovo principato, né può mantenersi amici coloro che lo hanno aiutato, poiché non può soddisfare le loro aspettative, ma non può nemmeno usare contro di loro rimedi violenti a causa del loro appoggio. Questo perché sempre si ha bisogno del favore degli abitanti di una provincia per conquistarla. Più difficile è invece perdere i paesi ribellati dopo averli conquistati una seconda volta, perché il principe è più attento, questa volta, ai bisogni del popolo. Gli stati che sono membri aggiunti di un altro stato possono o appartenere alla stessa area geografica dello stato che li ha acquisiti, nella quale vigono quindi i medesimi usi e costumi, oppure avere delle tradizioni e delle usanze completamente diverse. Nel primo caso è più semplice mantenere il territorio acquistato, soprattutto quando il popolo è già abituato a vivere sotto un signore, bisogna solo assicurarsi di estinguere la stirpe precedente, di non cambiare le leggi, né le tasse. Nel secondo caso, invece, la situazione è più problematica. Prima di tutto sarebbe opportuno che il principe che acquista il nuovo stato vi ci andasse ad abitare. Abitandoci, infatti, ci si accorge subito della nascita di disordini che possono quindi essere quietati nell'immediato. Inoltre i sudditi traggono vantaggio dalla possibilità di appellarsi più facilmente al principe che si trova sul posto e non in una capitale lontana. Importante è anche l'insediamento di alcune colonie, che non sono dispendiose, ma più fedeli e meno rivoltose. Gli uomini vanno quindi o trattati con dolcezza o annientati. Se invece il principe occupasse militarmente il nuovo stato, spenderà moltissimo, tramutando l'acquisto in perdita e facendosi molti nemici. Il principe dovrà anche farsi difensore dei vicini più deboli della provincia e contemporaneamente cercare di indebolire le personalità più forti, stando attento che per nessun motivo faccia ingresso nel nuovo territorio qualcuno potente tanto quanto egli stesso. Chiunque non gestisca bene queste situazioni, finirà per perdere quindi la provincia conquistata e nel tempo in cui sarà ancora all'interno di questo territorio, dovrà affrontare solo molte difficoltà e problematiche. Il re Luigi di Francia, invece non osservando questi accorgimenti, perse il ducato milanese. In generale si può dire che egli fece cinque errori: 1) annientati i potenti minori 2) accresciuto la potenza del papa che di per sé era già una figura potente 3) portato in Italia un forestiero molto potente 4) non venne ad abitare in Italia 5) non vi fece installare colonie Vi è quindi una regola generale: chi dà motivo ad uno di diventare potente, prepara esclusivamente la sua rovina.

Cap 4 “Per quale motivo dopo la morte di Alessandro i suoi successori non persero il regno” Potrebbe apparire strano che, dato le difficoltà che si incontrano nel mantenere un nuovo stato, alla morte di Alessandro Magno, che da poco aveva conquistato l'Asia, i nuovi territori non si ribellarono. I principati infatti possono essere governati in due modi: o per opera di uno che è principe, attorniato da servi, incaricati per sua grazia e concessione come ministri e funzionari, o per opera di un principe e dei signori feudali, i quali, grazie alla loro discendenza, posseggono tale rango. Nel primo caso, il principe rappresenta l'unica e sola autorità. Degli esempi concreti di questi due modi di governare sono l'impero Ottomano, dove l'imperatore rappresenta l'unica autorità, e la Francia, dove invece il re è attorniato da una moltitudine di signori feudali. È un'impresa più ardua quella di conquistare gli stati dove il principe ha tutta l'autorità e la potenza nelle sue mani, poiché è molto difficile corrompere i suoi sudditi, ma una volta che questi stati sono vinti, è più facile mantenerli, se si estingue la stirpe del principe sconfitto. Intervenire invece nei principati governati come la Francia, risulta inizialmente più facile, poiché si possono spesso creare agitazioni interne, ma sono molto più difficili da mantenere. Il regno di Dario, era simile a quello Ottomano, quindi, una volta che Alessandro lo sconfisse in battaglia, gli risultò semplice mantenere i nuovi territori. Cap 5 “Come si devono governare città o principati che prima di essere conquistati avevano un proprio ordinamento giuridico” Quando si occupa uno stato che fruiva di leggi proprie, vi sono tre modi per mantenerlo: 1) distruggerlo 2) andarci ad abitare personalmente 3) lasciare le loro leggi, ma metterci un governo di pochi e prendere i tributi Degli esempi di questi modi di governare si possono trarre dagli Spartani e dai Romani. Se si vuole tenere una città che usava vivere libera, bisogna distruggerla, altrimenti ci si dovrà sempre aspettare delle ribellioni da parte di quella. In ogni caso la via più sicura è distruggerle o abitarci. Cap 6 “I Principati nuovi conquistati con le proprie armi e la virtù” Non si meravigli il Lettore degli esempi famosi perché bisogna sempre imitare le orme dei grandi, di quelli che hanno eccelso in quel campo. Metafora degli arcieri prudenti che alzano il tiro per raggiungere una meta lontana. Nei principati nuovi la difficoltà a mantenerli da parte del Principe variano a seconda della virtù di egli stesso. Siccome ciò presuppone virtù o fortuna, ognuno di questi due elementi mitiga le difficoltà che sono molte: però colui che si è meno fidato della sorte, mantiene più a lungo il suo regno. Un altro elemento che mitigherebbe le difficoltà è l'andarci ad abitare. I più virtuosi a governare e mantenere un Principato sono stati Mosè, Ciro di Persia, Romolo, Teseo. Esaminando le azioni di questi grandi, si vedrà che l'unica cosa che hanno avuto dalla sorte sia stata l'occasione a fare ciò che hanno fatto. Senza l'occasione, la virtù sarebbe spenta e senza la virtù l'occasione sarebbe venuta meno. L'occasione e la virtù si congiunsero in una unione talmente perfetta che la loro patria divenne felicissima. Quelli che giungono al Principato con la virtù, lo acquistano difficilmente ma lo mantengono poi più facilmente. Le difficoltà ad acquistare il regno dipendono dai modi necessari al Principe per introdurre i nuovi ordinamenti. E non c'è cosa più difficile a provare ad introdurre nuove leggi. Perché il Principe si trova nemici tutti i fautori del vecchio ordinamento e per leggeri amici quelli che aspettano con gioia le nuove leggi. Questa gioia nasce, un po' per paura dei nuovi occupanti che hanno il coltello dalla parte del manico, un po' dalla natura stessa degli uomini che non credono alle novità se non affermate solidamente. Perciò quando i nemici del Principe mettono in atto una ribellione, gli altri lo difendono debolmente, in modo da temporeggiare e unirsi poi ai primi se le cose andassero male. Bisogna però vedere se questi rivoltosi fanno parte per sé stessi, e quindi basta un loro cenno alla rivolta, oppure dipendono da altri, e bisogna che forzino la mano. Nel primo caso vincono quasi sempre, ma non arrivano a niente, nel secondo perdono. La natura dei popoli è varia: è facile persuaderli di una cosa, ma difficile fermarli in questa convinzione. Perciò conviene che quando non credono più, bisogna far credere loro per forza. I grandi non avrebbero potuto far osservare a lungo le loro convinzioni se fossero stati disarmati. I Principi che hanno sulla loro strada qualche difficoltà, bisogna che le superino con la virtù, ma una volta soppressi quelli che lo invidiavano, avranno il regno sicuro, felice e onorato. Cap 7 “I Principati nuovi conquistati con le armi altrui e la fortuna” Quelli che diventano Principi di Stati acquistati con la sorte, lo diventano assai facilmente ma difficilmente li mantengono. Lo mantengono con difficoltà perché si basano sulla volontà e sulla sorte di chi ha concesso loro questo privilegio. Non sanno né possono mantenersi in quello stato. Non sanno perché essendo sempre vissuti alle spalle di altri, a meno che non siano uomini di virtù straordinarie, non sono capaci per natura a comandare. Non possono perché non hanno le forze che possono esser loro fedeli. Esempio di stato acquistato con la virtù: Francesco Sforza (e lo mantenne). Esempio di stato acquistato con la fortuna: Cesare Borgia (e lo perse) Storia dei progressi egemonici del Valentino che conquistò la Romagna. Una

volta conquistata la Romagna, egli la governò con braccio forte per tenerla legata a sé. Gli restava però di debellare il pericolo del Re di Francia, suo nemico. Lo fece e si assicurò che il successore di Papa Alessandro non gli togliesse i suoi possedimenti. E questo fece in quattro modi: 1 spegnere le stirpi dei Signori che aveva spogliato, 2 guadagnarsi la nobiltà romana, 3 ridurre il Collegio dei Cardinali in suo potere, 4 acquistarsi tanta forza da resistere all'impeto futuro. Di queste cose ne fece solo tre. L'ultima non ci riuscì appieno e, accerchiato da potenti eserciti, andò in rovina. Secondo l'Autore tutto l'operato del Duca non è da biasimare, anzi piuttosto da imitare. Perché solo la morte di Alessandro e la sua malattia si opposero ai suoi piani. E non c'è esempio migliore per chi voglia assicurarsi uno stato nuovo che seguire le azioni del Duca. L'unico suo errore fu l'elezione a Papa di Giulio. Perché non potendo creare un Papa a suo modo, poteva almeno sceglierlo e non doveva acconsentire che uno di quei Cardinali che aveva offeso diventasse Pontefice. Chi crede che nuovi benefici facciano dimenticare le offese ricevute, sbaglia. Cap 8 “Il delitto politico come mezzo di acquisizione di un Principato” Privatamente si diventa Principi in due modi: • per scelleratezza • con il favore dei propri concittadini Due esempi: uno antico, l'altro moderno per citare le azioni dei primi 1) Agatocle, tiranno di Siracusa, figlio di un vasaio, scellerato tutta la vita. Divenne per gradi Pretore di Siracusa. Messosi in testa di diventare Principe e ed accordatosi con il cartaginese Amilcare, una mattina radunò il senato e a un suo cenno fece uccidere gli aristocratici e i senatori. Così divenne Principe e, non solo resistette ai contrattacchi di Siracusa ma conquistò anche una parte dell'Africa. Considerando la storia di Agatocle non si potrà attribuire al Principato la fortuna, avendosi egli guadagnato i gradi della milizia con i suoi sacrifici. Né si può parlare di virtù trucidare i suoi stessi concittadini, tradire gli amici, essere senza pietà. 2) Ai nostri tempi, Oliverotto da Fermo fu addestrato alla milizia da Paolo Vitelli e militò sotto il fratello, Vitellozzo. In breve tempo divenne il primo uomo della sua milizia. Ma poi, volendo egli porsi a capo di una città, pensò di farlo della sua città natale. Perciò scrisse al suo tutore che vi voleva ritornare in modo solenne. Fattosi dunque ricevere, ordinò un banchetto con tutte le più alte personalità del paese. Alla fine del pranzo le condusse tutte in un luogo segreto dove le fece uccidere e divenne così Principe della sua città. Si potrebbe dubitare su come Agatocle e simili fossero riusciti a mantenere il loro Principato anche in cattiva sorte, mentre altri, attraverso la crudeltà, non ci sono riusciti. Questo avviene secondo: - la crudeltà bene usata. Si può chiamare quella che si fa una volta sola per necessità e poi si converte in utilità per i sudditi.! - la crudeltà male usata. È quella che si prolunga costantemente nel tempo! Bisogna dunque notare che l'occupatore, nell'occupare uno Stato, deve fare tutte le offese necessarie tutte insieme per potersi guadagnare gli uomini. Chi fa diversamente, deve sempre avere il coltello in mano. E perciò non può federarsi con i suoi sudditi. Perché le ingiurie bisogna farle tutte insieme e i benefici poco alla volta per farli assaporare meglio. Cap 9 “Il Principato civile” Quando d'altra parte uno diviene Principe col favore degli altri concittadini (cosa che può chiamarsi Principato civile) e che si acquista non tramite tutta fortuna o tutta virtù, ma piuttosto attraverso un'astuzia fortunata, si ascende a questo titolo col favore del popolo o col favore dei grandi, perché in ogni città ci sono queste due tendenze diverse, le quali nascono da questa considerazione, che il popolo non desidera né essere comandato, né oppresso dai grandi, mentre i grandi desiderano comandare e opprimere il popolo. Da queste due tendenze opposte nasce uno tra i seguenti effetti: • Principato • Libertà • Licenzia (Anarchia) Parlando del Principato, esso è realizzato o dal popolo o dai grandi secondo l'occasione (perché vedendo i grandi che non possono resistere al popolo, eleggono uno di loro Principe per poter mettere in atto il proprio dominio sul popolo; e al contrario vedendo il popolo che non può resistere ai grandi, attribuendo tutta la reputazione a uno di loro, l'elegge Principe per difendersi sotto la sua autorità). Il Principato concretizzato dai grandi si mantiene con più difficoltà dell'altro, perché il Principe si ritrova con molti che sembrano essergli pari, e per questo non li può comandare o maneggiare a suo modo; il secondo Principe invece si trova solo

con intorno pochissimi non disposti ad ubbidirgli. Inoltre non si può dar soddisfazione ai grandi senza offendere gli altri, ma lo si può fare al popolo, perché l'essere popolare è un fine più onesto di quello dei grandi, siccome i grandi vogliono opprimere e il popolo non vuole essere oppresso. Inoltre un Principe non può mai star sicuro di un popolo a lui nemico perché questo è troppo numeroso; ma può farlo dei grandi, essendo questi pochi. Il peggio che si può aspettare un Principe è essere abbandonato dal popolo che diviene a lui nemico: ma dai grandi nemici non solo deve temere di essere abbandonato ma anche che gli si rivoltino contro, perché essendo più furbi, fanno le cose più accortamente. Al Principe è necessario vivere sempre con quello stesso popolo, ma non necessariamente con gli stessi grandi, perché li può creare e dimettere a suo piacimento. I grandi devono essere considerati in due modi principalmente: o si comportano in modo da obbligarsi in tutto alla sorte del Principe o no. I primi si devono onorare e lodare; i secondi devono essere esaminati in due modi: o lo fanno per pusillanimità e difetto naturale, in questo caso nelle condizioni favorevoli bisogna farsene onore e nelle avversità non temerli; o lo fanno per maliziosa ambizione, e allora è segno che pensano più a loro stessi che al Principe: sono questi che il Principe deve temere e di cui deve guardarsi, perché nelle avversità sicuramente si adopereranno per spodestarlo. Insomma il Principe divenuto tale con l'aiuto del popolo deve mantenerselo amico, cosa facile se il popolo non fa altro che chiedere di non essere oppresso. Un Principe divenuto tale con l'aiuto dei grandi deve prima di tutto guadagnarsi il popolo, cosa facile se prende le sue precauzioni. E siccome gli uomini, quando ricevono bene da uno creduto un malfattore, più si obbligano a lui, il popolo diventa subito più benevolo nei suoi confronti che se fosse stato lui stesso a porlo sul trono. Il Principe può guadagnare il popolo in molti modi, dei quali, siccome variano da caso a caso, non se ne può dare una regola precisa. La conclusione è che è necessario a un Principe più avere amico il popolo che avere rimedi alle sue avversità. Ma non ci sia chi obietti secondo il proverbio comune: Chi fonda sul popolo, fonda sul fango; perché questo è vero solo quando un cittadino vi pone su le fondamenta e pensa poi che il popolo lo liberi quando è oppresso dai nemici; ci si trova in tal caso ingannati, si prenda come esempio la vicenda di Tiberio e Caio Gracco nell'antica Roma. Ma quando è un Principe savio che vi ci fondi, non temendo le avversità, non si troverà mai abbandonato dal popolo, anzi il contrario. Questo tipo di Principati si dissolvono però quando tentano di passare dall'ordine civile all'ordine assoluto, perché questi Principi comandano o mediante loro stessi o per mezzo di magistrati; questi ultimi, specialmente nelle avversità, gli possono togliere con grande facilità lo Stato ribellandosi o non ubbidendogli. E allora il Principe non è sollecitato a diventare Monarca Assoluto, perché i cittadini sono abituati a ricevere ordini dai magistrati e in quella circostanza non sono pronti ad ubbidire ai suoi. E avrà sempre scarsezza di amici dei quali fidarsi perché tale Principe non può fidarsi delle situazioni presenti nei tempi di pace, quando ognuno promette ed è disposto perfino a morire (quando la morte è lontana). Nelle avversità invece, quando ci sono veramente pericoli, di amici se ne trovano pochi. Perciò un Principe savio deve fare in modo di tenersi obbligato il popolo in pace e in guerra; e poi lo avrà sempre fedele. Cap 10 “Valutazione della forza di un Principato” Nell'esaminare le qualità dei Principati si distingue: - il Principe che è indipendente nella milizia da altri - il Principe che invece ha sempre bisogno dell'aiuto di altri I Principi appartenenti al tipo (1) possono radunare un esercito adeguato e sostenere una battaglia campale con chiunque. I Principi appartenenti al tipo (2) non possono sostenere battaglie campali, ma hanno necessità di rifugiarsi dentro le mura e farsi difendere da esse. L'Autore esorta questi Principi a fortificare le loro città e non preoccuparsi del contado circostante. E questi Principi saranno assolti sempre con grande rispetto perché gli uomini sono sempre nemici delle imprese dove si vede la difficoltà, come in questo caso. Insomma un Principe che abbia una città fortificata e sia ben voluto dal popolo non può essere assalito, e se pure ci fosse un ardito da farlo, rimarrà con un pugno di mosche in mano. E a chi obbietta: se il popolo ha possedimenti al di fuori del castello e li vedrà bruciare, stanco del lungo assedio, si dimenticherà del suo signore, l'Autore risponde che un Principe potente e virtuoso saprà sempre come cavarsela. Oltretutto il nemico deve per forza attaccare il Principe subito al suo arrivo quando gli animi dei suoi uomini sono caldi e pronti per la d...


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