25. Riassunto Sistema Linfatico PDF

Title 25. Riassunto Sistema Linfatico
Course Anatomia Umana [2858]
Institution Politecnico di Bari
Pages 14
File Size 1 MB
File Type PDF
Total Downloads 27
Total Views 130

Summary

Riassunto di appunti presi a lezione riguardanti argomenti trattati nel corso di Anatomia Umana tenuto dal professor Barni nell'anno accademico 2018/2019....


Description

IL SISTEMA LINFATICO Il sistema linfatico nasce dalla necessità di recuperare i fluidi ceduti negli ambienti periferici. Mentre la concentrazione e la composizione del plasma sanguigno sono diverse da quelle del fluido interstiziale, la linfa ha una composizione molto simile a quella del fluido interstiziale (tranne nel caso della linfa drenata a livello del distretto digerente, poiché i grassi assorbiti durante la digestione vengono riversati nel sistema linfatico). I vasi linfatici si possono pensare come dei capillari che nascono a fondo cieco dai distretti tissutali. Dalla periferia, e anche dai visceri, nascono i capillari linfatici (i quali sono detti assorbenti, in virtù della loro funzione), cui segue la formazione dei vasi pre-collettori dai quali nascono i cosiddetti collettori pre-linfonodali. I collettori sono dotati di valvole che garantiscono l’unidirezionalità del trasporto La linfa passa attraverso i linfonodi per permettere che i liquidi in eccesso, recuperati in periferia, possano essere filtrati, in modo tale che, nell’eventuale caso ci fosse qualche particella infettiva, questa verrebbe subito presentata alle cellule delle difese immunitarie. Dopo esser transitata attraverso i linfonodi, la linfa passa nei collettori post-linfonodali, i quali convergono nei tronchi linfatici che poi si uniscono e formano i dotti, il dotto toracico ed il dotto linfatico di I capillari linfatici sono distribuiti in quasi destra, i quali sboccano nel sistema tutti i distretti corporei, ma non sono venoso. presenti a livello dei distretti privi di vascolarizzazione come l’epidermide, la cornea, il cristallino. Esistono anche dei distretti anatomici che sono ben vascolarizzati ma nei quali il sistema linfatico non è molto sviluppato, come ad esempio l’encefalo. I vasi linfatici sono sia superficiali che profondi e sono collegati fra loro, perché la linfa drenata negli strati superficiali del corpo deve essere poi convogliata nei capillari profondi.

I tronchi linfatici che provengono dalle regioni inferiori sono i due lombari e quello intestinale che insieme vanno nella cisterna del chilo, dalla quale nasce il dotto toracico. Esso risale dalla cavità addominale, attraversa la cavità toracica ponendosi nel mediastino posteriore e, infine, si apre nel punto in cui si uniscono la vena succlavia e la vena giugulare di sinistra, dopo aver raccolto anche la linfa proveniente dalla parte alta sinistra del corpo (tronco succlavio, regione bronco-mediastinica, regione giugulare). La linfa che viene drenata dai distretti di destra della parte alta del corpo viene raccolta nel dotto linfatico di destra che si apre

La linfa drenata dal polmone di sinistra, sembra quasi interamente convogliata nel dotto toracico di destra.

Intercalati nelle vie linfatiche vi sono i linfonodi, considerati degli organi linfoidi secondari, al cui interno avviene l’incontro tra anticorpo e antigene. I linfonodi sentinella sono i primi ad essere testati quando si vuole verificare la presenza di metastasi.

LA RISPOSTA IMMUNITARIA Un’altra funzione molto importante della linfa è quella di veicolare le cellule immunocompetenti, in particolare i Tutte le cellule emopoietiche derivano da un precursore comune che si ritrova nel midollo osseo. Le cellule staminali pluripotenti, derivate a loro volta da una cellula staminale autorigenerante, danno origine a due linee di precursori: un precursore linfoide dal quale derivano linfociti B, T e Natural Killer, e un precursore mieloide dal quale derivano tutti gli altri costituenti del sangue: granulociti, monociti, megacariociti, eritrociti. La risposta immunitaria può essere innata o acquisita. L’immunità innata comprende dei meccanismi di difesa che non prevedono una maturazione postnatale, tra cui difese meccaniche, come la cute, le mucose, la flora batterica, difese di natura chimica, quali l’acidità di un distretto anatomico e meccanismi di difesa

linfociti B ed i linfociti T.

I macrofagi sono in grado di riconoscere il self dal non-self. Le cellule dell’immunità acquisita sono rappresentate dai linfociti B e linfociti T. La caratteristica di questo tipo di immunità è la specificità: le cellule dell’immunità acquisita hanno un ampio range di recettori, dunque vi è la possibilità di riconoscere un ampio range di agenti infettivi. Tutto questo è possibile perché i linfociti B e T esprimono sulla loro membrana plasmatica dei recettori molto variabili: i linfociti T esprimono sulla loro superficie i TCell Receptors (TCR), mentre i linfociti B esprimono dei recettori chiamati immunoglobuline o anticorpi. Il linfocita B dà una risposta immunitaria di tipo umorale: quando viene stimolato, esso si trasforma in plasmacellula che produce gli anticorpi.

I geni che codificano per le varie catene di questi complessi, sono geni altamente variabili e non vengono determinati nella linea germinale, ma subiscono un riarrangiamento genico-somatico post-natale. Questo giustifica l’enorme variabilità delle porzioni preposte al riconoscimento dell’antigene. Affinché i linfociti T e B possano svolgere la loro azione immunitaria devono interagire con le cosiddette cellule presentanti l’antigene (APC), le quali inglobano il batterio, lo degradano nel compartimento lisosomiale ed esprimono sulla loro superficie gli antigeni di quel batterio. Il complesso maggiore di istocompatibilità (MHC o HLA, Human Leukocyte Antigens) è un gruppo di proteine che permette la comunicazione tra i linfociti T e le cellule presentanti l’antigene (APC): l’MHC di classe I è espresso su tutte le cellule nucleate dell’organismo, mentre l’MHC di classe II è espresso sulle cellule presentanti l’antigene. A questo livello è operata una selezione positiva, poiché vengono selezionati solo i linfociti capaci di comunicare con le APC. I linfociti sono in grado di riconoscere il self dal non-self poiché sono andati incontro ad un processo di maturazione. Quando i linfociti non sono in grado di distinguere il self dal non-self si attua una risposta autoimmune, per cui è necessario selezionare negativamente quelli che non sono in grado di operare questa distinzione. Le cellule linfocitarie vengono prodotte TUTTE a livello del midollo osseo e nel fegato placentare, mentre la maturazione dei linfociti B avviene nel midollo osseo, quella dei linfociti T nel timo. Sia il midollo osseo che il timo sono considerati organi linfoidi primari. I linfociti B e T, una volta maturi, vengono riversati nel torrente ematico e per funzionare devono raggiungere gli organi linfoidi secondari, ovvero linfonodi, linfa, milza e MALT (tessuto linfoidale associato alle mucose).

IL TIMO Il timo è un organo linfoide primario parenchimatoso, situato nel mediastino superiore e un po’ nel mediastino anteriore. Lo spazio anatomico che occupa prende il nome di loggia timica ed è delimitato anteriormente dalla fascia endotoracica e posteriormente dal sacco pericardico e dalla fascia cervicale media. Esso presenta due lobi (lobi timici) ed è rivestito da una capsula che invia dei sepimenti verso l’interno, che contribuiscono alla suddivisione lobulare. I lobi timici sono coperti dai seni costomediastinici. Ogni lobulo è organizzato in una corticale ed una midollare.

È importante che durante la maturazione dei linfociti T nel timo non avvenga l’incontro tra linfocita T immaturo e gli antigeni non-self presenti nel sangue, per cui si viene a creare una vera e propria barriera ematotimica: i vasi sanguigni vengono rivestiti da strutture, cellule o strati particolari per ridurre il più possibile l’interazione tra linfociti T immaturi e ciò che circola nel sangue. Ciò non vuol dire che non c’è mai il passaggio di sostanze attraverso la barriera endoteliale, infatti esistono zone in cui questo passaggio avviene grazie alle venule ad endotelio alto, ma non deve avvenire soprattutto nella corticale.

Il parenchima timico presenta vari tipi cellulari: linfociti T ancora immaturi, che prendono il nome di timociti, delle particolari cellule epiteliali, macrofagi e cellule presentanti l’antigene. I linfociti T si dividono in T helper, i quali aiutano gli altri linfociti a maturare e presentano il recettore CD4+, e T citotossici, che esprimono il recettore CD8+. La maturazione procede dalla corticale alla midollare. Nella corticale sono presenti cellule epiteliali stellate che formano un reticolato (presente anche nella regione midollare) in mezzo al quale si trovano i linfociti T, molto concentrati in questa regione. Nella porzione più esterna si trovano le cellule nutrici, cellule epiteliali modificate, che accolgono i linfociti T in delle invaginazioni e tramite la produzione di interleuchine ne stimolano o il differenziamento o la proliferazione. In

questa regione i linfociti T interagiscono con le cellule epiteliali, le quali presentano l’MHC. Solo i linfociti in grado di riconoscerlo sopravvivono, per cui si ha una selezione positiva. A questo livello inizia la maturazione ed i linfociti T esprimono entrambi i tipi di recettore. Nella midollare la concentrazione di linfociti T è minore e sono presenti macrofagi, cellule dendritiche che presentano l’antigene e cellule epiteliali che si organizzano a formare i corpuscoli di Hassal, aggregati in cui le cellule si dispongono a strati concentrici e questi sono considerati i punti in cui avviene la distruzione dei linfociti vecchi o non funzionanti. Nella porzione più bassa della midollare si trovano le cellule interdigitate, che sono cellule presentanti l’antigene. A questo livello avviene una selezione negativa: se il linfocita T lega l’antigene self, esso viene distrutto poiché potrebbe scatenare reazioni autoimmuni (la selezione negativa non è però assoluta e può avvenire anche a livelli successivi). Durante questa selezione tutti i linfociti perdono uno dei due marcatori, A questo punto i linfociti T maturi mantenendone solo uno. possono essere riversati nel torrente ematico, ma sono ancora INATTIVI, per cui vengono definiti naive, vergini. La loro attivazione avviene nel momento in cui incontreranno un antigene nonself, a livello dei linfonodi o delle mucose.

I capillari che si dispongono nella giunzione cortico-midollare sono delle venule ad endotelio alto, caratterizzate dall’espressione di recettori che permettono ai linfociti di abbandonare il parenchima ed entrare nel torrente circolatorio per diapedesi o extravasazione leucocitaria, processo mediante il quale una cellula attraversa la parete endoteliale ancorandosi alle pareti del vaso. L’interazione che si realizza tra il linfocita T e le cellule endoteliali dei vasi è mediata da 4 classi di proteine: - le selectine, che sono lectine selettive per il passaggio dei leucociti; nei linfociti T naive è espressa la L-selectina, che andrà a riconoscere alcuni recettori sulle cellule epiteliali; le addressine, che sono espresse sulle cellule epiteliali e vengono riconosciute dalle selectine; le più importanti sono CD34 e Gly-CAM-1; - le integrine, come LFA1; - le immunoglobuline, come I-CAM;

Il linfocita T naive abbandona il timo grazie alle interazioni tra L-selectina, CD34 e GlyCAM-1.

LA MILZA

La milza è un organo linfoide secondario, pieno, situato nella regione sottodiaframmatica, nell’ipocondrio di sinistra, al livello della nona e decima costa. Essa viene ricoperta superiormente, lateralmente e posteriormente dal diaframma. Contrae rapporto inferiormente con rene e surrene; la faccia viscerale contrae rapporto con la parete posteriore dello stomaco, mentre in prossimità dell’ilo si va a posizionare la coda del pancreas. L’ilo si trova tra la faccia gastrica e la faccia renale, che costituiscono la faccia viscerale. Anche la milza presenta una capsula di rivestimento che invia internamente all’organo dei piccoli setti i quali si arrestano subito dopo la loro origine, per cui il parenchima NON risulta organizzato in lobi. Essa è divisa in una polpa rossa, che occupa l’80% del parenchima e svolge la funzione di emocateresi, ovvero avvia la distruzione dei globuli rossi che terminerà nel fegato, e in una polpa bianca, che occupa il 20% del parenchima e si presenta come aggregati sparsi nella polpa rossa,

che si occupano della risposta immunitaria. Le zone di transizione tra le due polpe si chiamano zone marginali.

L’arteria splenica o lienale nasce dal tripode celiaco e si ramifica in prossimità dell’ilo della milza, dando origine a dei rami che penetrano nel parenchima. Le arterie trabecolari si pongono nei setti, e si ramificano nelle arterie centrali, le quali si trovano nella polpa bianca. Le arterie centrali vengono avvolte da un manicotto di linfociti T detto PALS (guaina linfoide periarteriolare), mentre i linfociti B si dispongono più all’esterno. Lungo il percorso dell’arteria centrale si trovano dei follicoli, distinti in follicoli primari, al cui interno sono presenti linfociti B naive, e follicoli secondari, caratterizzati dal centro germinativo disposto nel centro ed al cui interno vi

Quando il linfocita B viene attivato, non rimane nel follicolo secondario, ma lo abbandona per diventare o cellula B di memoria o cellula B effettrice. Dopo esser uscita dalla polpa bianca, l’arteria centrale prende il nome di arteria penicillare, da cui nascono i capillari con guscio, chiamati così perché presentano un guscio esterno costituito probabilmente da macrofagi. I capillari con guscio danno origine a due tipi di circolazioni: un circolo aperto, cui il sangue trasportato dai capillari con guscio viene riversato nel parenchima tra ammassi che prendono il nome di cordoni splenici, i quali contengono al proprio interno cellule della linea emopoietica, ed un circolo chiuso, in cui il sangue resta all’interno di strutture vascolari e poi viene riversato nei sinusoidi splenici. Anche il sangue del circolo aperto verrà comunque raccolto nei sinusoidi splenici in un secondo momento. Nella milza le cellule endoteliali si dispongono parallelamente all’asse longitudinale del capillare e sono avvolte da un connettivo reticolare, che costituisce anche lo stroma dell’organo, il quale fornisce sostegno al parenchima. Per queste ragioni i sinusoidi venosi prendono il nome di capillari a doghe di botte o sinusoidi a doghe di botte, dove le doghe sono rappresentate dalle cellule endoteliali, mentre intorno vi sono le fibre reticolari che tengono unite le cellule endoteliali. Tra queste ultime ci sono degli spazi e frammiste ad esse ci sono dei macrofagi. Dopo i sinusoidi, il sangue continua ad attraversare i vasi venosi nella vena trabecolare, all’interno delle trabecole, ed infine nella vena splenica o lienale che fuoriesce dall’ilo della milza. Nella zona marginale arrivano direttamente dei rami dell’arteria centrale, i quali non diventano arterie penicillari. All’interno di questa zona, quindi, troviamo un sistema di vasi che circondano uno strato di cellule presentanti l’antigene. In tal modo è possibile presentare ai linfociti gli antigeni esposti da questo strato di cellule ed è così che la milza svolge il suo ruolo di organo linfoide secondario. In particolare, le

cellule presentanti l’antigene si pongono tra i seni venosi marginali ed i seni venosi perimarginali. La milza attiva la risposta immunitaria quando gli antigeni circolano nel sangue.

IL LINFONODO Il linfonodo è un organo linfoide secondario, pieno, provvisto di una capsula di rivestimento che ne permette la divisione in vari segmenti. Il linfonodo fa avvenire l’incontro tra le cellule immunocompetenti che vengono trasportate dal sangue e gli antigeni che invece provengono dalla linfa, per cui i linfonodi attivano la risposta immunitaria specifica quando l’antigene è presente in un distretto diverso da quello ematico.

Sono distribuiti nella maggior parte dei distretti corporei, poiché la linfa drenata da tutti i distretti periferici passa attraverso i linfonodi posti nelle vicinanze. È importante che la linfa, prima di rientrare nel circolo venoso, venga controllata al livello dei linfonodi. I linfonodi si accumulano a livello della testa-collo, a livello ascellare, a livello inguinale e nella fossa poplitea. Nel linfonodo vi è una superficie convessa dalla quale entra la linfa. Ogni linfonodo è caratterizzato da numerosi vasi linfatici di tipo afferente definiti collettori prelinfonodali. I vasi linfatici che porteranno la linfa all’esterno saranno soltanto uno o

due, definiti collettori post-linfonodali, i quali escono attraverso l’ilo sulla faccia concava. La linfa entrante viene riversata nello spazio sottocapsulare o seno marginale o seno sottocapsulare. Essa poi attraversa varie porzioni del parenchima linfonodale e, se avviene l’attivazione dei linfociti B o T che si trovano nel parenchima stesso, questi vengono messi in circolo in maniera tale che possano raggiungere la sede dell’infezione. Il parenchima viene suddiviso in una zona corticale, una paracorticale ed una midollare. La corticale è una zona B-dipendente, in cui sono presenti dei follicoli. I follicoli primari rappresentano aggregati di linfociti B naive, mentre nei follicoli secondari è presente un centro germinativo all’interno e dei linfociti B naive all’esterno. Vi sono anche dei linfociti T helper che aiutano la maturazione dei linfociti B. In un follicolo attivato i linfociti B maturi abbandonano la zona del centro germinativo per spostarsi per diapedesi nella paracorticale, grazie alla presenza di venule ad endotelio alto. La paracorticale è una zona T-dipendente in cui sono presenti linfociti T attivi ed inattivi e cellule presentanti l’antigene, tra cui macrofagi, cellule interdigitate e cellule dendritiche che provengono dall’epidermide (cellule a velo o cellule di Langerhans), le quali sono in grado di captare l’antigene sull’epidermide e trasportarlo alla stazione linfonodale più vicina. Dopo aver abbandonato l’epidermide, le cellule a velo diventano cellule interdigitate I linfociti B e T inattivi raggiungono il linfonodo attraverso la via ematica, grazie alle venule ad endotelio alto. Prendendo il percorso linfatico, il linfocita può essere attivato o no. Se non viene attivato, abbandona il linfonodo come linfocita naive e può passare in un’altra stazione linfonodale finché non avviene il riconoscimento di un antigene portato dalla linfa. La linfa alla fine va nel sangue venoso. Se avviene il riconoscimento dell’antigene, il linfocita si attiva, rimane nel circolo linfatico e poi viene reintrodotto nel circolo ematico in corrispondenza della vena cava superiore. Perciò, la cellula una volta attivata può andare nel circolo ematico, raggiungere i vari distretti, dove è necessario combattere l’infezione, ed abbandonare nuovamente il circolo...


Similar Free PDFs