Analisi - \"Sonnet 1\" - W. Shakespeare PDF

Title Analisi - \"Sonnet 1\" - W. Shakespeare
Author Deh Taverniti
Course Letteratura inglese a
Institution Università degli Studi di Torino
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Summary

Riassunto di testi per LETTERATURA INGLESE con CONCILIO A.A. 15/16, tema del dono....


Description

Sonnets William Shakespeare 2 « When forty winters shall besiege thy brow, And dig deep trenches in thy beauty's field, Thy youth's proud livery, so gaz'd on now, Will be a tatter'd weed, of small worth held; Then being ask'd where all thy beauty lies, Where all the treasure of thy lusty days, To say, within thine own deep-sunken eyes, Were an all-eating shame and thriftless praise. How much more praise deserv'd thy beauty's use, If thou couldst answer 'This fair child of mine Shall sum my count, and make my old excuse,' Proving his beauty by succession thine!

« Quando quaranta inverni assedieranno la tua fronte e nel campo della tua bellezza scaveranno profonde trincee, l'orgogliosa livrea della tua gioventù, così ammirata ora, sarà un panno cencioso, tenuto in poco conto. Allora, se ti si chiedesse dove giace la tua bellezza, dove tutto il tesoro dei tuoi ardenti giorni, dire nei tuoi stessi occhi infossati sarebbe vergogna che divora tutto e sprecato elogio. Quanto maggior elogio meriterebbe l'uso della tua bellezza, se tu potessi rispondere 'Questo mio bel figlio salderà il mio conto e scuserà me vecchio', provando la sua bellezza, per successione, tua!

This were to be new made when thou art old, And see thy blood warm when thou feel'st it cold. »

Questo sarebbe esser rifatto nuovo quando sei vecchio, e veder caldo il tuo sangue quando lo senti freddo. »

 Il tema della necessaria procreazione trovato nel Sonnet 1 continua in questo sonetto, che affronta il tema della bellezza degli esseri umani, destinata a rovinarsi con il passare del tempo. Secondo il poeta, l'unica soluzione all'invecchiamento è avere figli: la loro bellezza "proverà" la bellezza appassita dei loro padri. Il poeta consiglia alla donna di non preoccuparsi per lo sfiorire della sua beltà, ma di gioire perché la rivedrà nella sua prole.  Verso 1/2: il tempo scorre ed è visto come un nemico che scava trincee profonde, ossia le rughe sul viso.  La prima parte del sonetto spiega come sia vergognoso dire che la bellezza finisce.  Verso 8: “Thriftless praise”: nella seconda parte del sonetto si passa ad un discorso di tipo economico dato dall’uso di termini come ‘thrift’, guadagno economico.  Il couplet finale è impostato su opposizioni: sentirsi giovani anche se si è vecchi, sentire il sangue caldo anche se è freddo.  Il metro caratteristico è il pentametro giambico, il blank verse. Le rime sono ABAB CDCD EFEF per le quartine e gg per il distico finale che è epigrammatico.  Questo sonetto fa parte dei primi 17 sonetti di Shakespeare che presentano come tema principale il matrimonio e il generare figli ("Marriage Sonnet").

12 « When I do count the clock that tells the time, And see the brave day sunk in hideous night; When I behold the violet past prime, And sable curls, all silvered o'er with white; When lofty trees I see barren of leaves, Which erst from heat did canopy the herd, And summer's green all girded up in sheaves, Borne on the bier with white and bristly beard, Then of thy beauty do I question make, That thou among the wastes of time must go, Since sweets and beauties do themselves forsake And die as fast as they see others grow; And nothing 'gainst Time's scythe can make defence Save breed, to brave him when he takes thee hence. »

« Quando conto l’orologio che racconta il tempo, vedo il giorno superbo sprofondato nell’odiosa notte; quando osservo la viola non più in fiore, e riccioli neri tutti di bianco inargentati; quando alberi sublimi vedo nudi di foglie che già al gregge schermarono la calura, e il verde dell’estate, tutto stretto in covoni, portato sul carro con bianca ed ispida barba; allora sulla tua bellezza mi vado interrogando, che tra i resti del tempo te ne dovrai andare, poiché dolcezze e bellezze smarriscono se stesse e muoiono veloci come altre ne vedono crescere veloci; e niente contro la falce del Tempo può offrire difesa, se non la prole che lo sfidi, quando ti toglierà di qui. »

 l sonetto si divide in tre parti: le due quartine iniziali contengono delle considerazioni generali; la terza quartina scende nel particolare; il distico finale chiude il componimento con una considerazione dignitosa.  Versi 1/8: La prima quartina si apre con l'immagine del tempo con ‘clock’ e ‘time’, svelando subito il tema del sonetto che ricade ancora sugli effetti del tempo.  La ripetizione dell’incipit nelle prime due quartine, dell’avverbio “when”, legato al concetto di tempo, viene interpretato in 3 modi differenti:  Il tempo come scansione meccanica: “When I do count the clock that tells me the time”. Il fatto che Shakespeare nomini l'orologio consente di rilevare una delle poche individuazioni storiche presenti nei Sonnets (la diffusione degli strumenti meccanici per contare il tempo prendeva piede proprio nel secondo Cinquecento).  Il tempo come elemento della natura: “The violet past prime, barren of leaves, summer’s green, all girded up in sheaves”.  Il tempo come alleato della morte: “Gainst time’s scythe”. Il tempo veniva rappresentato da un uomo con la falce. Unica difesa è la prole.  I versi 2-8 contengono sguardi su elementi naturali (gli alberi spogliati dell'autunno) e umani (i capelli neri ingrigiti dalla vecchiaia) che alludono a un generale destino di morte di tutte le cose, così per il ciclo naturale come per la vita umana, senza possibilità alcuna di riscatto.  Versi 9/12: nella terza quartina, in cui il poeta si interroga su quale sia la fine della bellezza, spiega come questa muoia con la stessa velocità con cui se ne vedono altre crescere. La terza quartina, scendendo nello specifico, si rivolge a un ‘tu’ (thy, thou), quel tu che nel Sonnet 1 è presentato al lettore come ‘tender churl’ (tenero avaro), la cui avarizia porta alla morte della bellezza, causa la mancanza di prole: qui il medesimo tema è richiamato attraverso le immagini insistite dell'incoercibilità della morte, a cui l'intero cosmo è irrimediabilmente votato.  Versi 13/14: Il distico si pone come sententia: da tutto ciò che è stato visto e detto sopra il poeta evince che nulla dalla falce del Tempo può salvare se non prole a sfidarlo[1], proprio nel momento in cui è la morte ad avere il sopravvento sul tu (takes thee hence). Il distico finale, dunque, riassume la tesi della caducità e fugacità del tutto, lasciando però la consueta speranza nella procreazione, che quel "tu" (il fair youth) si ostina a negare al mondo.

20 « A woman's face with nature's own hand painted, Hast thou, the master mistress of my passion; A woman's gentle heart, but not acquainted With shifting change, as is false women's fashion: An eye more bright than theirs, less false in rolling, Gilding the object whereupon it gazeth; A man in hue all 'hues' in his controlling, Which steals men's eyes and women's souls amazeth. And for a woman wert thou first created; Till Nature, as she wrought thee, fell a-doting, And by addition me of thee defeated, By adding one thing to my purpose nothing. But since she prick'd thee out for women's pleasure, Mine be thy love and thy love's use their treasure. »

« Volto di donna Natura ha dipinto al re-regina della mia passione; cuore gentile di donna ha respinto ciò che false donne incostanti pone; occhio più chiaro e meno falsa occhiata che muta in oro ciò su cui si posa; da forma di uomo ogni cosa è formata, ruba occhio d’uomo e a donna anima sposa. come donna in origine nascesti, natura nel crearti subì emozione, io privato da ciò che tu prendesti, un’aggiunta che per me è sottrazione. Se ti eresse al femminile piacere sia mio l’amare e per loro il godere. »

 Questo è l'unico dei Sonnets, insieme all'87, ad avere tutti i versi con chiusura femminile, cioè non accentati sull'ultima. Questo aspetto di femminilità formale si allinea al contenuto, dove l'io lirico descrive la bellezza femminea del fair youth, sotto la quale però si cela la sua natura tutta maschile. Questo sonetto è stato portato come prova sia a carico che a discarico della presunta omosessualità dell'autore, laddove le prime due quartine sarebbero a carico mentre gli ultimi sei versi a discarico.  Il sonetto è costruito interamente sull’opposizione tra l’amore sublime e quello passionale.  Versi 1/12: tre quartine sono essenzialmente una descrizione della bellezza del giovane. C’è ambiguità tra identità femminile e maschile (Master/Mistress indizio più chiaro perché si individua un ‘Padrone/Padrona’ dalla connotazione sessuale incerta), in un articolato gioco formale, stilistico, linguistico e contenutistico.  Il fair youth ha tutti gli attributi positivi delle donne, anzi, posto a confronto con loro risulta superarle tutte, mancando dei difetti di loro tipici.  Verso 2: “The master mistress of my passion”: riferimento ambiguo perché la passione potrebbe essere riferita alla poesia.  Il distico finale, introdotto si pone come avversativo, dando un'apparente soluzione al problema della donna con un pene, delle tre quartine: l'io infatti tiene per sé “thy love” ("il tuo amore", cioè l'amore del fair youth), mentre lascia alle donne “thy love's use” ("l'uso del tuo amore", cioè l'uso sessuale del fair youth), secondo la scelta della natura, di dotarlo di attributi maschili, pur in un corpo dalla femminilità che attrae gli uomini. Il giovane rappresenta quindi l’amore sublime, mentre le donne quello sessuale.

130 « My mistress' eyes are nothing like the sun; Coral is far more red, than her lips red: If snow be white, why then her breasts are dun; If hairs be wires, black wires grow on her head. I have seen roses damask'd, red and white, But no such roses see I in her cheeks; And in some perfumes is there more delight Than in the breath that from my mistress reeks. I love to hear her speak, yet well I know That music hath a far more pleasing sound: I grant I never saw a goddess go,— My mistress, when she walks, treads on the ground: And yet by heaven, I think my love as rare, As any she belied with false compare. »

« Gli occhi della mia donna non sono come il sole; il corallo è assai più rosso del rosso delle sue labbra; se la neve è bianca, allora i suoi seni sono grigi; se i capelli sono crini, neri crini crescono sul suo capo. Ho visto rose variegate, rosse e bianche, ma tali rose non le vedo sulle sue guance; e in certi profumi c'è maggiore delizia che nel fiato che la mia donna esala. Amo sentirla parlare, eppure so che la musica ha un suono molto più gradito. Ammetto di non aver mai visto camminare una dea, ma la mia donna camminando calca la terra. Eppure, per il cielo. ritengo che la mia amata sia straordinaria come ogni altra donna falsamente cantata con immagini yyesagerate. »

 Il sonetto 130 si divide in due parti principali: le tre quartine in cui l'io descrive le qualità negative della propria donna e il distico, dove, con il meccanismo dell’inaspettato, afferma di amarla proprio per la sua rarità .  Il sonetto ha principalmente due interpretazioni:  Idealizzare la donna come angelo, che spesso non si è mai realmente amata, o addirittura è un personaggio inventato, di fantasia, o comunque della quale si narrano delle qualità più immaginarie che reali.  Identificazione della dark lady con la morte.  Prima quartina: spende i suoi pentametri giambici nel raffronto con la donna idealizzata della poesia petrarchista, con la quale è messa in confronto la propria dark lady, polemicamente e ironicamente. Nel secondo Cinquecento il modello italiano basato sull'imitazione dei sonetti delPetrarca dilagava nella letteratura inglese: Shakespeare vi si oppone, condannando gli eccessi di fairness delle donne troppo idealizzate e prive d'imperfezioni.  Seconda quartina: l'io porta la propria personale esperienza, spiegando, senza soluzione di continuità, come la sua dark lady sia meno bella degli standard poetici contemporanei.  Terza quartina: pur proseguendo nell'affermazione della bruttezza della propria donna rispetto ai canoni, l'io fa un piccolo riconoscimento dell'amore che comunque prova, preludendo così al riscatto nel distico conclusivo, dove arriverà a dire “I think my love as rare, as any she belied”.

144 « Two loves I have of comfort and despair, Which like two spirits do suggest me still: The better angel is a man right fair, The worser spirit a woman colour'd ill. To win me soon to hell, my female evil, Tempteth my better angel from my side, And would corrupt my saint to be a devil, Wooing his purity with her foul pride. And whether that my angel be turn'd fiend, Suspect I may, yet not directly tell; But being both from me, both to each friend, I guess one angel in another's hell:

« Due amori ho, conforto e disperazione, come due spiriti sempre mi suggestionano: è un uomo bello e biondo l'angelo migliore, donna di mala tinta è il peggior spirito. Per scagliarmi all'inferno, quella femmina, vuole strappare l'angelo migliore dal mio fianco, insidiando purezza con lussuria, corrompere in un diavolo quel santo. Che s'indemoni l'angelo, tu dici; se pure lo sospetto, non lo affermo; poiché entrambi lontani, e tra di loro amici, intuisco l'angelo in lei e nel suo inferno.

Yet this shall I ne'er know, but live in doubt,

Ma non lo saprò mai, vivrò assillato

Till my bad angel fire my good one out. »

finché angelo malvagio il buono avrà scacciato. »

 Il Sonnet 144 fa parte dei sonetti convenzionalmente dedicati alla dark lady. Vede protagonista, assieme a quest'ultima, anche il fair youth, nella veste di vittima dell'adulazione della donna, a discapito dell'amore dell'io lirico.  Nel sonetto il poeta mette a confronto i due amori con il sospetto di una relazione tra i due. Entrambi vengono rappresentati come spiriti: lui un angelo e lei uno spirito cattivo. Richiama il teatro medievale e il Faust di Marlowe, tentato dal diavolo. Qui però il cattivo non corrompe il poeta ma l’angelo buono....


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