Riassunto + analisi di Amleto Shakespeare PDF

Title Riassunto + analisi di Amleto Shakespeare
Author Rita Malafronte
Course Istituzioni di storia del teatro e dello spettacolo
Institution Sapienza - Università di Roma
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Riassunto trama + analisi di Amleto di Shakespeare...


Description

AMLETO SHAKESPEARE 









TRAMA: Sugli spalti del castello di Elsinore compare lo spettro del vecchio Amleto, re di Danimarca da poco morto per un veleno che gli è stato versato nell’orecchio. Egli rivela al figlio, di nome anch’egli Amleto, di essere stato avvelenato dal proprio fratello, Claudio, che poi ne ha sposato la vedova, Gertrude, ed è diventato suo successore. Il principe Amleto deve perciò vendicarlo, ma da allora in poi fingerà di essere pazzo, per evitare il sospetto che egli voglia minacciare la vita del re Claudio. Subito dopo aver recitato il monologo più famoso della storia del teatro («Essere o non essere…» atto terzo, scena prima) – nel quale riflette sul destino umano, sul timore della morte, sulla sua incapacità di passare immediatamente all’azione – compare Ofelia, la giovane amata, alla quale il re Claudio ha dato l’incarico di spiare Amleto per comprendere la natura e le origini della sua follia. Con lei il principe è duro e ironico, nega di averla mai amata e la allontana da sé. L’arrivo di una troupe di attori a Elsinore gli offre l’occasione per verificare il racconto dello spettro: egli farà recitare, dinanzi al re un dramma che riproporrà le circostanze del delitto dello zio. Re Claudio, in preda all’agitazione, non sa dominare le proprie reazioni e si tradisce, rivelando così la propria colpa ad Amleto; allo stesso tempo, però, Amleto ha fatto capire allo zio di essere a conoscenza della verità circa la morte del padre. Da quel momento in poi, sia Amleto sia Claudio congiurano l’uno contro l’altro. In un drammatico dialogo con la madre, il principe Amleto la accusa di essere traditrice e incestuosa. Convinto che il re stia ascoltando dietro un arazzo, trae la spada e trafigge invece Polonio, padre di Ofelia. Claudio, deciso più che mai a sbarazzarsi di Amleto, lo invia in missione in Inghilterra con Rosencrantz e Guildenstern – che hanno ricevuto l’ordine di ucciderlo – ma il gruppo viene catturato dai pirati; Amleto si salva, gli altri muoiono. Ofelia, addolorata perché Amleto non solo l’ha ripudiata ma le ha anche ucciso il padre, impazzisce. Amleto, tornato dall’Inghilterra, scopre che Ofelia, impazzita e in preda al delirio per essere stata respinta da Amleto, si è lasciata scivolare nel fiume, morendo annegata. Il fratello di lei, Laerte, è giunto dalla Francia per vendicare la morte del padre e della sorella. Amleto e Laerte s’incontrano nel cimitero, dove si sta svolgendo il funerale di Ofelia. Claudio, fingendo di voler riappacificare Amleto e Laerte, propone loro di misurarsi in una specie di prova d’armi incruenta che suggelli il perdono. In realtà però la spada di Laerte ha la punta avvelenata, così come è avvelenato il vino da offrire ad Amleto. Amleto viene ferito, ma, avendo scambiata l’arma con quella avvelenata di Laerte, lo uccide; quindi colpisce il re suo zio e fa bere a lui il vino avvelenato. Anche Gertrude, che ha bevuto dalla stessa coppa destinata ad Amleto, muore. Prima di morire, Amleto affida all’amico Orazio l’incarico di narrare la sua storia tragica. Il dramma si chiude con l’arrivo di Fortebraccio, principe di Norvegia, che rende omaggio alla salma di Amleto concedendogli gli onori di un funerale militare. Sarà lui il nuovo sovrano della Danimarca. Amleto è senza alcun dubbio una delle tragedie di William Shakespeare più conosciute Il dramma si intitola, per intero, The Tragicall Historie of Hamlet, Prince of Denmarke (La tragica storia di Amleto, principe di Danimarca). La fonte principale dell’Amleto è il quinto volume delle Histoires tragiques (Storie tragiche, 1576) di un narratore francese, François de Belleforest, a sua volta basato sulle Historiae Danicae (Storie della Danimarca) scritte da Saxo Grammaticus in latino attorno alla fine del XII secolo. Non sembra che William Shakespeare conoscesse il testo di Saxo Grammaticus e probabilmente, dunque, la storia del principe di Danimarca gli è giunta tramite il volume di Belleforest. L’Amleto fu scritto fra il 1600 e il 1601. Esso apre una nuova fase della carriera teatrale di William Shakespeare, in cui vanno annoverate le tragedie Otello, Re Lear e Macbeth. Il testo venne pubblicato per la prima volta nel 1603. Questa prima edizione a stampa non era stata autorizzata dalla compagnia drammatica di Shakespeare. La compagnia di Shakespeare s’affrettò allora a dare alle stampe la versione “autentica” del testo, che apparve verso la fine del 1604. Dell’Amleto esiste un’ulteriore e finale redazione pubblicata nel 1623 dalla compagnia di Shakespeare sette anni dopo la sua morte e che raccoglie tutte le sue più importanti opere teatrali. L’Amleto è una tragedia in cinque atti, in versi e in prosa. È la più lunga delle opere drammatiche di Shakespeare



Il tono dell’Amleto è crepuscolare, cimiteriale, malinconico: il dramma ci parla continuamente di morte, di omicidio, di suicidio, e su di esso sovrasta la presenza costante dell’aldilà e dell’oltretomba. Del resto la tragedia è essa stessa il prodotto di un’epoca di dubbio: La gloriosa età elisabettiana andava incontro al declino.



il tema della vendetta ed il tema della morte: Sebbene l'Amleto sia una tragedia di vendetta, il suo personaggio principale non è capace di vendicare l'omicidio di suo padre. Per vari motivi continua a rimandare il suo intento. Amleto simboleggia persona dubbiosa, indecisa, il tipo di persona che pensa molto ed agisce troppo poco. Siamo nell’atto III scena I: Amleto entra sul palco credendo di essere solo ma in realtà è spiato da Polonio e dal Re Claudio che vogliono osservare il suo comportamento con la giovane Ofelia. Amleto inizia il suo monologo con le parole “Essere, o non essere, questo è il dilemma”, e fin dalle prime battute il discorso del principe sembra raziocinante ma allo stesso tempo carico di dubbi. Amleto dà vita ad un dibattito interiore sugli svantaggi e i vantaggi dell'esistenza e sulla opportunità di togliersi la vita, riferendosi in particolar modo alle persone scoraggiate dalla stessa esistenza che vivono. Amleto ritiene che gli svantaggi del vivere superano i vantaggi, ma è anche conscio che l’atto in sé, il suicidio, è condannato come peccato mortale dalla chiesa. Il punto cruciale del suo pensiero interiore è questo: vivere o morire, agire o non agire? Il giovane si strugge facendosi queste domande, perché non sa se scegliere di agire o non agire e presenta due posizioni a sostegno: da un lato un atteggiamento che gli suggerisce di sopportare tutto il male e le sfortune che gli capitano, e dall’altra la scelta, vista quasi come salvifica, del suicidio, che metterebbe fine a tutte le sue sofferenze. “To Be Or Not To Be” è quindi il dubbio di Amleto mentre medita sulla vita e sulla morte, tra l'essere (vivi) e il non essere, in quanto la vita è, presentata da Amleto come una battaglia fatta di pene e supplizi. La morte rappresenta l’unica salvezza, ma affrontarla comporta coraggio, perché significa sfidare l’ignoto e le proprie paure. Da qui l’incertezza: vivere o morire? Agire o tollerare? Uccidersi potrebbe essere un modo di ottenere il non essere, se non fosse che Amleto teme le conseguenze del suo gesto, vietato o comunque pieno di incognite. Shakespeare non ci fornisce una interpretazione negativa del comportamento di Amleto, non chiarisce se l'inazione è preferibile all'azione o viceversa. Infatti, i personaggi che agiscono non hanno fine migliore di quella di Amleto: Claudio, Gertrude, Laerte agiscono, e pagano le conseguenze delle loro azioni e, a differenza di Amleto si pongono meno problemi morali. Il tema della morte avvolge l'opera fin dal suo inizio, dove il fantasma del padre di Amleto introduce l'idea della morte e delle sue conseguenze. Il fantasma rappresenta la rottura dell'ordine sociale accettato. Il disordine è stato causato dalla morte non naturale del re, presto seguita da una serie di morti, suicidi, vendette e morti accidentali. Comunque sia, la storia della vendetta di Amleto era già conosciuta alla corte della regina Elisabetta tramite un presunto lavoro perduto di Thomas Kyd, una tragedia ispirata a Seneca in cui gli elementi realistici dell'opera erano stati congiunti con elementi contemporanei di carattere sovrannaturale, come l'apparizione del fantasma o il caratteristico avvelenamento di cui il vecchio re Amleto è vittima. Nella natura conflittuale dell'uomo, si vedrà il giovane Amleto intraprendere una profonda introspezione, tanto da farlo dubitare del mondo intero, di quanto pensava in passato e della sua stessa natura. Amleto è stato forzato a "sopportare gli oltraggi, i sassi e i dardi dell'iniqua fortuna": la morte del padre, lo scoprire che sua madre Gertrude è una donna di facili costumi, il rendersi conto che i propri amici di vecchia data sono opportunisti con la sola intenzione di "assorbire, dal re, incarichi favori e ricompense".



Trama → Nel XVI secolo, sulle torri che cingono Elsinore, capitale della Danimarca, due soldati s'interrogano sul fantasma che nelle ultime sere sta facendo la sua comparsa, aspettando il cambio di mezzanotte. Al cambio, insieme alla sentinella arriva anche Orazio, amico del principe, chiamato dalla guardia a vigilare sullo strano fenomeno. Lo spettro compare per la prima volta poco dopo la mezzanotte e si fa subito notare da Orazio per la somiglianza con il defunto sovrano; rimane però muto, e poco dopo scompare. I due restano in attesa di altre apparizioni. Orazio spiega così a Marcello che il figlio di Fortebraccio sta riunendo un'armata ai confini della Norvegia, per riprendersi i territori che il padre ha perso in un duello con il defunto re. Prima dell'alba riappare il fantasma, ma quando è sul punto di parlare in seguito alle continue richieste di Orazio, canta il gallo e con questo suono il fantasma

scompare. La scena si sposta ora nel consiglio reale da poco apertosi. Sono presenti il re Claudio, la regina Gertrude, Amleto, il ciambellano Polonio, suo figlio Laerte, i due ambasciatori Cornelio e Voltimando, e altri. Nella riunione viene per prima discussa la questione del figlio di Fortebraccio, e viene deciso di mandare i due ambasciatori dal re di Norvegia per convincerlo a indurre il nipote a più miti azioni. Poi Laerte chiede al re di poter partire alla volta della Francia e questi glielo permette. Orazio, nel frattempo, raggiunge Amleto per metterlo al corrente delle apparizioni di uno spirito con le sembianze del padre e del proprio presentimento che questi voglia parlare solamente con lui. Decidono quindi d'incontrarsi sulle mura verso le undici. Giunti sulle mura lo spirito fa la sua apparizione e chiede subito di parlare con il solo Amleto. Questi, intuendo che si tratta dello spirito del padre, accetta senza esitazioni. Quando rimangono soli, lo spettro svela ad Amleto questa tremenda verità: suo zio, ambendo al trono e al matrimonio con la Regina, lo aveva ucciso, versandogli nell'orecchio un veleno mortale a base di giusquiamo mentre dormiva in giardino. Alla fine della tragica storia lo spettro chiede al giovane di vendicarlo, ed egli accoglie la richiesta senza indugiare. Tornato tra i suoi amici (Orazio e la guardia Marcello), nonostante le richieste di questi di svelare loro il contenuto del colloquio, Amleto resta muto e li fa anche giurare, aiutato in questo compito dalla voce dello spettro, di non parlare con nessuno delle apparizioni. Dopo l'incontro Amleto diventa ancora più tetro, e i sovrani preoccupati mandano a chiamare Rosencrantz e Guildenstern (due amici dell'università) affinché indaghino sulla malinconia del principe e riferiscano tutto. I due parlano a lungo con Amleto, che però non si fida di loro, intuendo che siano d'accordo con il re. Questi tentano comunque di rallegrare il principe sfruttando l'occasione dell'arrivo di una compagnia teatrale. L'idea rende Amleto euforico, non per lo svago che gli si prospetta, bensì perché la rappresentazione teatrale gli offre la possibilità di mettere in pratica un piano ideato per verificare se le informazioni dello spettro del padre siano vere o se egli sia piuttosto una visione demoniaca che lo spinge all'assassinio dello zio. I due compagni vengono intanto richiamati dal re per sapere se hanno scoperto qualcosa sulla crisi di Amleto e su come si possa riportarlo ai vecchi svaghi. È presente anche Polonio che, quando vede che i due non riescono a spiegare la causa dei problemi del principe, propone al re di verificare se la tristezza di Amleto derivi dal non vedere più Ofelia. Quindi, congedati Rosencrantz e Guildenstern e notando l'arrivo d'Amleto, Polonio, il re e la regina si nascondono lasciando sola Ofelia affinché si possa incontrare in modo “casuale” con Amleto. Amleto però giunge in quel momento in preda ai furori causatigli dalla rivelazione dello spettro, cosicché rifiuta ogni idea di vita coniugale e alla povera Ofelia, che gli ricorda le vecchie promesse d'amore, consiglia di farsi suora, terminando il loro dialogo con la tetra frase "Non avverranno più matrimoni e degli sposati uno morirà". Lo zio, sentendo questa frase, sospetta che Amleto possa aver intuito qualcosa dei suoi crimini, e comincia quindi a prospettare l'idea di esiliarlo in Inghilterra con la scusa di qualche incarico amministrativo. Amleto, dopo ciò, va dagli attori per raccomandare loro una buona interpretazione nello spettacolo della sera. Il suo piano infatti consiste nel verificare se le accuse dello spettro sono vere, inscenando un dramma, "L'assassinio di Gonzago", simile a quello accaduto e osservando le reazioni del re: se il re si fosse mostrato turbato, ciò avrebbe significato che le accuse del fantasma erano fondate. L'idea riesce al meglio: infatti, durante la scena dell'avvelenamento, il re esce incollerito dal teatro. Dopodiché la madre, per placare la collera del re, chiama Amleto in camera sua per indurlo a spiegarsi con lo zio sui motivi della rappresentazione di quel dramma. La regina stabilisce insieme a Polonio che, mentre lei parlerà con il figlio Amleto, questi (Polonio) si nasconda nella sua camera, cosicché possa riferire al re le parole di Amleto. Amleto, mentre sfoga la sua collera con la madre, scambia Polonio per il re e lo uccide al grido di "un topo, un topo!", e alla fine porta senza alcun rimorso il corpo con sé per seppellirlo velocemente. Saputo di quest'atto, il re conviene che si deve affrettare la sua partenza per l'Inghilterra e manda Rosencrantz e Guildenstern a sollecitarlo per partire subito con la scusa del vento favorevole. Ofelia intanto giunge al palazzo in uno stato di completa pazzia perché, essendo venuta a sapere da alcune voci che il padre Polonio è stato ucciso, è stata sopraffatta dal nuovo dolore, aggiuntosi alla delusione amorosa inflittale da Amleto. Amleto, intanto, in cammino verso il porto per imbarcarsi in direzione dell'Inghilterra, incontra le armate di Fortebraccio che passano sul territorio danese per attaccare la Polonia. Informatosi presso i soldati dell'importanza del territorio, viene a sapere che è un terreno brullo e strategicamente inutile, ma che loro lo conquisteranno, anche se ben difeso dai polacchi, solamente per l'onore che deriva da una conquista. Ciò induce Amleto a riflettere sulla propria meschinità che gli fa lasciare invendicato l'assassinio del padre nonostante la sua

richiesta di vendetta. Laerte intanto, cui sono giunte delle false voci secondo le quali suo padre è stato ucciso dal re, messosi alla guida di un'accozzaglia di criminali e avventurieri giunge in Danimarca, sbaraglia l'esercito danese e si presenta davanti al re, chiedendogli conto sia della morte di Polonio sia dei mancati onori funebri. Il re, dopo un lungo colloquio durante il quale compare anche Ofelia, riesce a illustrare al furente Laerte tutta la verità, omettendo naturalmente il motivo della furia del principe. Intanto arriva a Orazio una lettera di Amleto in cui gli dice che di tutto l'equipaggio della nave lui solo è stato catturato dai pirati, e gli ordina di portare una lettera, allegata a quella che sta leggendo, al sovrano. Orazio manda subito al re un corriere, che giunge verso la fine della sua discussione con Laerte. La missiva annuncia al sovrano l'imminente ritorno di Amleto in Danimarca. Il re propone allora a Laerte, come mezzo di vendetta, di sfidare Amleto a duello. I due concordano che Laerte userà una spada con la punta intinta in un potente veleno. Per sicurezza, il re decide anche di offrire al nipote, durante il duello, una bevanda avvelenata. Nel frattempo Ofelia, ormai pazza, si è uccisa gettandosi in un lago e due becchini le stanno scavando la fossa. Amleto, trovandosi a passare di lì con Orazio, s'interroga su quale nobildonna (perché solo una nobildonna potrebbe avere una sepoltura cristiana anche uccidendosi) debba esser seppellita lì. Quando vede il corteo funebre capisce tutto e non può fare a meno di accorrere sulla bara di Ofelia. Laerte, pieno di collera contro di lui, lo riempie d'insulti e lo sfida a duello. Il giorno seguente Amleto viene chiamato nella sala del re per la sfida che sarà all'ultimo sangue. Amleto però, prima del duello, si riconcilia con Laerte per mezzo di sincere scuse e dimostrazioni di stima. Comincia il duello e Amleto sta avendo la meglio, così il re gli offre la coppa di vino avvelenato. Ma il giovane la rifiuta, ed è invece la regina a berla, con orrore del re. I duellanti intanto, nella foga, si scambiano i fioretti, cosicché ognuno si ferisce con quello avvelenato. La prima a soccombere è la regina. Allora Laerte, pentito di aver escogitato un così ignobile piano, rivela tutto ad Amleto e poi muore per il veleno che lo ha ferito. La furia del principe si abbatte allora sul re che è trafitto da Amleto con la spada avvelenata, rivelandone i delitti e offrendogli anche la coppa avvelenata, da cui il re beve, morendo. Amleto è in fin di vita quando Orazio gli annuncia che Fortebraccio è appena tornato vittorioso dalla Polonia. Amleto allora lo propone come nuovo re appena prima di morire. Fortebraccio, giunto quindi al castello, sale sul trono in quanto detentore dei maggiori diritti a reclamarlo, e dispone grandi funerali per il defunto principe....


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