Re lear William Shakespeare trama e analisi PDF

Title Re lear William Shakespeare trama e analisi
Author Francesco De Paolis
Course Letteratura inglese-liceo linguistico
Institution Liceo (Italia)
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Trama e analisi del re lear di William Shakespeare...


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13. Re Lear (3 maggio 2021) Anno di composizione: 1605-1606 Genere: tragedia Fonte: la tragedia è la riscrittura di un dramma di un poeta sconosciuto, risalente a qualche anno prima, intitolato “l’autentica cronaca storica di Lear e delle sue tre figlie”. Trama: il re di Britannia, Lear, ormai sopraggiunta la vecchiaia, è in procinto di abdicare: sua intenzione è quella di dividere il regno tra le sue 3 figlie, Regan, Gonerilla e Cordelia, ed assegnerà la porzione di regno più grande alla figlia che dimostrerà maggiormente il suo amore nei confronti del padre. Regan e Gonerilla, essendo due donne ambiziose e assetate di potere, lodano il padre con ogni forma di smanceria, mostrando tutta la loro ipocrisia. Cordelia, invece, unica fra le 3 ad amare il padre in modo sincero e disinteressato, afferma di volersi sottrarre a questa specie di “gara” dei sentimenti, giacchè il potere e le ricchezze non le interessano affatto . Lear, allora, percepisce questo come un segno di ingratitudine e insubordinazione, e disereda Cordelia, la quale, pur senza eredità, va in esilio in Francia, dove sposa il re. Il regno di Lear, dunque, viene diviso tra Regan e Gonerilla, le quali governano in modo tutt’altro che illuminato, visto che pensano unicamente a litigare fra loro per guadagnarsi le grazie amorose di Edmund, il figlio illegittimo del conte di Gloster. Lear, di fronte a questa situazione, si sente enormemente messo in crisi, dal momento che confidava di aver fatto la scelta giusta. È come se parte del suo organismo si ribellasse violentemente di fronte al palese errore compiuto, e inizia ad agire di volontà propria: all’improvviso, dunque, Lear Impazzisce, e, sotto una violenta tempesta (che indica anche metaforicamente il senso dell’evolversi di quella situazione), il re abbandona la reggia, seguito soltanto da due amici fedeli: il Buffone di corte (che, tra uno scherzo e l ’altro, però diceva sempre la verità) e il fidato amico, conte del Kent (che si è travestito da servo Caio). Contemporaneamente, anche Gloster vive una situazione di conflitto internamente alla sua famiglia: Edmund, infatti, che è scaltro e crudele (non a caso Regan e Gonerilla lo amano) inizia a calunniare il fratellastro Edgar (che invece è nobile di sentimenti), ripetendo continuamente a Gloster che Edgar sta complottando per ucciderlo. Edgar, dunque, per sfuggire alla rabbia di suo padre, che, in buona fede, si sente tradito e ferito, fugge travestito da mendicante. Gloster, intanto, che non ha perso la sua fiducia nei confronti del Re, vorrebbe cercarlo e salvarlo dalla perfidia delle due figlie, ma lungo la strada viene bloccato dal marito di Regan, che in duello riesce ad accecare Gloster, anche se lui stesso muore poco dopo. Privato della vista e disperato, Gloster pensa che non riuscirà più a salvare né il re, né se stesso: vorrebbe uccidersi, ma si imbatte proprio in Edgar, che lo salva e lo porta con sé: i due si dirigono verso Dover, per incontrare re Lear, che ormai è in preda al delirio. Anche Cordelia si sta dirigendo verso Dover, al comando di un esercito reclutato in Francia: infatti vuole strappare il regno alle malvage sorelle, per riconsegnarlo al padre (non sa che il padre ormai è fuori di senno). Si combatte dunque una violenta battaglia tra l’esercito comandato da Cordelia e quello comandato da Edmund, che è al servizio delle due sorelle

maggiori. Quest’ultimo riesce a vincere e ad imprigionare Cordelia. Anche re Lear viene imprigionato insieme a sua figlia, e finalmente quest’ultimo, recuperata la sua lucidità, si rappacifica con lei, dimostrandole tutta la tenerezza e l’amore di un padre anche in un momento così critico. Tuttavia il marito di Gonerilla , il duca di Albany, scopre che sua moglie ha una relazione con Edmund, e per questo decide di sfidarlo a duello. Durante il duello, a sorpresa, interviene Edgar, che uccide il fratellastro Edmund. In punto di morte, Edmund si ravvede, affermando di aver dato l’ordine di uccidere Cordelia, ma vorrebbe annullare quell’ordine. Troppo tardi: sulla scena appare re Lear che ha in braccio il cadavere della sua amorevole figlia, che è stata impiccata prima che l’ordine di Edmund venisse annullato. Dopo aver capito, finalmente, che Cordelia era l’unica figlia ad amarlo per davvero, Lear muore di crepacuore. A governare in Britannia rimangono Edgar, Kent ed Albany, i quali però sentono su di loro il peso del dolore che si è appena consumato, e, memori di questi drammatici avvenimenti, si ripropongono di provare a governare obbedendo a dei valori autentici, e non a quelli che avevano determinato i crudeli disegni delle due sorelle, o di Edmund. ANALISI: Hazlitt dichiara che non avrebbe neanche voluto provare a commentare questa tragedia, perché qualunque commento, finanche il più attento e profondo, non avrebbe reso giustizia alla grandezza di questa tragedia, che lui reputa la “miglior tragedia mai scritta da Shakespeare”, in quanto in essa vengono rappresentate le passioni più profonde e disperate nell’animo umano, sia nel bene sia nel male. In quest’opera troviamo tutto: l’amore sincero, la buona fede tradita, le ambizioni di potere, la verità contro la calunnia, la speranza e la disperazione. Hazlitt paragona la mente di Lear ad un veliero in balia delle onde: come l’imbarcazione che non è adeguatamente governata, anche Lear passa da una corrente ad un’altra, diviso com’è tra le sue buone intenzioni e la sua percezione (poi non vera) di essere stato tradito da una delle figlie: tuttavia, la nave, cioè la mente di Lear, non affonda dinanzi a queste onde, ma le cavalca, dimostrando in tutti i casi comunque una fortissima personalità, impetuosa e fiera, a tratti quasi esagitata. Lo spettatore finisce per avere pietà di lui, senza odiarlo: giacchè, come nel caso di Otello, anche qui i turbamenti del protagonista vengono consapevolmente foraggiati da persone di animo crudele: in questo caso, le sue prime due figlie, Regan e Gonerilla, che hanno molte caratteristiche in comune con Iago: ipocrisia, senso del calcolo, malvagità. Quando Cordelia, con rispetto, chiede alle sorelle di trattare amorevolmente il padre, loro rispondono odiosamente: “Non è tua competenza, prescriverci il nostro dovere”. Per molti versi, l’amante che queste due sorelle si contendono, ossia Edmund, è simile a loro, ma Hazlitt lo reputa comunque un personaggio meno negativo di Regan e Gonerilla, in quanto perlomeno Edmund è sincero: sa di avere un animo ignobile, di essere un caino e un

prepotente, e non fa nulla per nasconderlo, o per cercare inutili ed ipocrite scuse. Citiamo a tal proposito un passo in cui Edmund deride sarcasticamente coloro che credono che il carattere degli uomini, o le loro fortune siano colpa degli astri, o dello zodiaco: “EDMUND: è questa la suprema stupidità del mondo: quando la sorte è avversa (magari perché siamo stati noi ad ingozzarla), ecco che incolpiamo il sole, la luna e le stelle, come se noi diventassimo canaglie per un giuoco di destino. Che mirabile scappatoia, per un puttaniere, accusare le stelle per la sua libidine caprina! Ma per il sangue di Dio, sarei stato quello che sono, anche se l’astro più puro di tutto il cielo avesse benedetto la mia bastardaggine”. Il Buffone di Corte, come spesso avviene nel teatro, è una figura antitetica rispetto al suo ruolo effettivo: dovrebbe far ridere raccontando storie strampalate e senza senso, invece il senso c’è eccome: egli sembra avvisare re Lear delle disgrazie che stanno per avvenire, ma lo fa parlando a suo modo, in una maniera che solo apparentemente ha la forma di una storiella: “Chi butta via la crosta e la mollica, poiché stufo di ogni cosa, prima o poi avrà fame”. Questa frase sembra voler far capire a Lear che sta commettendo uno sbaglio a prendersela con Cordelia: prima o poi lo rimpiangerà (e in effetti entrambi moriranno a causa di ciò). Anche nel personaggio di Gloster convivono rabbia e pietà filiale, cecità (come quella di Lear) e apprensione: Gloster è un personaggio dotato di sani principi: anche lui come Cordelia è fedele al suo re, e vuole aiutarlo. Tuttavia, al contempo, si fida delle persone sbagliate: dunque dà ascolto al malvagio Edmund e castiga il povero Edgar. Nel momento decisivo, si vedrà chi dei due ha davvero valore: Edgar, che salva il padre cieco dal suicidio (ma ormai è tardi, perché Gloster ha ormai perso gran parte delle sue forze e delle sue possibilità per aiutare il re). Analogamente, anche re Lear si rende conto troppo tardi della verità: tutta la sua tensione, i suoi modi impetuosi, si sciolgono in un dolcissimo senso di pietà filiale, quando riabbraccia la figlia, caduta prigioniera, che è scesa in battaglia solo per amore del padre. Così si esprime Lear: “Vieni, andiamo in prigione! Là canteremo insieme, noi due soli, come uccellini in gabbia; e quando tu mi chiederai la mia benedizione, io m’inginocchierò davanti a te per implorare invece il tuo perdono: così vivremo, cantando e pregando, e raccontandoci antiche favole, e sorridendo guardando le farfalle volare e sentendo le voci dei poveri vagabondi, anch ’essi in catene; e anche noi parleremo con loro… di chi perde e di chi vince”.

Questa speranza si trasforma in disperazione, ma sempre con un grande amore di fondo, nel momento in cui si scopre che la povera Cordelia è stata giustiziata. Il dolore di re Lear è davvero palpabile: La mia piccina… Impiccata? Non c’è più vita in lei, niente vita, niente vita! Ma perché un cane, un cavallo, un topo possono ancora godere della vita, e tu nemmeno un soffio di essa? Perché non tornerai mai più?

Anche a proposito di quest’opera, come già aveva detto per il “sogno di una notte di mezza estate”, Hazlitt è convinto che sia impossibile da recitare. A contatto con la fisicità del palcoscenico, infatti, Hazlitt ritiene che lo spettatore sia portato unicamente a vedere l’infermità mentale di re Lear, quasi come se fosse una figura grottesca e caricaturale. Dunque aumenterebbe la distanza tra uomo e uomo-personaggio. Invece, leggendola, il lettore non solo arriva a comprendere re Lear, ma arriva ad immedesimarsi in lui: come Lear, anche noi, spesso, siamo portati a puntare i piedi in obbedienza a principi, situazioni e persone che si riveleranno assai rovinose per noi, mentre invece trascuriamo o addirittura disprezziamo il bene che ci passa accanto. Le considerazioni finali di Hazlitt in merito all’analisi di questo dramma sono 4: 1) la poesia è un contenitore magnifico che ospita al suo interno ogni aspetto della vita umana: un uomo che disprezza la poesia, disprezza dunque se stesso; 2) la poesia è un’arte più evocativa della pittura, perché gli uomini ricordano più le sensazioni che provano, rispetto agli oggetti che vedono (ecco perché la lettura di questa tragedia è preferibile alla “visione”); 3) che il genio del poeta si mostra nel momento in cui si descrivono le passioni più estreme; 4) che il piacere nel vedere una tragedia sta nel seguente fatto: più si vede operare a fin di male, più si ha un crescente desiderio di fare e subire opere buone. Che più sofferenza vediamo proiettata sulla scena, meno desideriamo vedere sofferenza su di noi o sul nostro prossimo....


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